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La mia prima volta con un uomo


di tralemiegambe
24.06.2015    |    18.073    |    2 8.1
"Ma proprio mentre stavo cercando di scacciare questo pensiero, le mie ginocchia si piegarono e io mi trovai in ginocchio a pochi centimetri da quella sua..."
Era un giovane me quello che, per la prima volta, osò sperimentare il piacere del sesso orale con un uomo.
Giovane età, poche inibizioni, caldo opprimente ed enorme stanchezza fisica furono i fattori determinanti.
A quel tempo ero cameriere in un grande e lussuoso hotel di Rimini e le motivazioni che mi avevano portato a scegliere questa esperienza piùttosto che una stupida vacanza di pochi giorni con gli amici erano: la remunerazione, la lontananza da casa e SOPRATTUTTO l'enorme territorio di caccia, e la quantità industriale di figa abbronzata e disponibile, che una località balneare come quella offriva ad un giovane nella mia situazione ormonale.

Quello che non avevo calcolato era la mole di lavoro che un cameriere affronta nei periodi di altissima stagione.

Io e il mio collega e compagno di stanza, che chiameremo Mario, fin dai primi giorni, abbiamo capito di avere gli stessi obbiettivi quindi l'affiatamento, anche sul lavoro.

Il fatto di avere una camera doppia, e chi ha fatto questo mestiere lo sa, era una cosa del tutto singolare; in genere il personale di un hotel viene stipato in numero esagerato in alloggi minuscoli e fatiscenti. Ma noi eravamo stati fortunati. Quando uscivamo la sera, uno portava la sua ragazza in camera nostra, e l'altro finiva con l'amica nella loro. A parte quando succedeva di finire tutti e 4 nella stessa (una volta addirittura solo in 3... ragazza fortunata quella!).

Mario era un ragazzo alto, leggermente mulatto e con un carattere d'oro. Sempre sorridente e non perdeva mai un colpo quando si trattava di spalleggiarmi in un approccio e io, di conseguenza, con lui.

Il fattaccio è capitato una notte d'Agosto quando, nonostante la voglia di trombare che avevamo entrambi, avevamo trascorso una giornata devastante tra il servizio normale e i preparativi per la giornata di Ferragosto e, ne eravamo coscienti, quella successiva sarebbe stata anche peggiore.

L'idea era quella di una doccia veloce e, almeno, una birra in centro. Tuttavia quella doccia fu fatale. Quando io uscii lui, che l'aveva fatta prima di me, era steso sul suo letto con le palpebre a mezz'asta. Aveva acceso la tv e mi guardò scuotendo la testa. Io, in effetti, non ero da meno. Il getto d'acqua mi aveva rilassato tutti i muscoli e adesso non avevo quasi più le forze nemmeno per alzare le braccia. Mi stesi sul mio letto ancora parzialmente bagnato e crollai.

Mi svegliai intorno alle 4 del mattino sentendomi perfettamente rilassato... ed eccitato. Avevo un'erezione mostruosa che mi tirava l'asciugamano, che tenevo intorno alla vita quanto mi ero addormentato, come una tenda canadese. Me ne liberai, trovandomi completamente nudo ed eccitato in una stanza buia.
In una qualsiasi altra notte di quell'estate, accanto a me ci sarebbe stata una bella turista altrettanto nuda e io non avrei esitato dal svegliarla dolcemente e poi ricominciare da dove avevamo lasciato o, ancora meglio, entrando delicatamente dentro di lei mentre ancora dormiva.

Intorno a me c'era solo una stanza illuminata dai soli raggi solari ed il mio amico che dormiva sul suo letto con solo un lembo di lenzuolo a coprirgli la zona dell'inguine. L'uccello mi pulsò.

Mi sorpresi a indugiare su quel lembo di lenzuolo. Scossi la testa per riprendermi perchè, il pensiero che mi aveva attraversato la mente era assurdo. Mi rimisi sotto il mio lenzuolo, assaporando il solletico del cotone sulla mia pelle nuda e la morbida resistenza che opponeva il mio uccello alla stoffa.

Tentai di masturbarmi, ma mi sembrava che tutti i rumori, in quella camera, silenziosa, fossero amplificati a 1000. Mi liberai del lenzuolo, rimanendo nudo ed eccitato, era una sensazione ancora più eccitante. In quel momento Mario si mosse, io scattai a coprirmi nuovamente, imbarazzatissimo, ma lui si era solo girato sul fianco.

Ora potevo vedere il suo culo e questo mi fece eccitare ancora di più, lo guardai per diversi minuti massaggiandomi il cazzo lentamente e immaginando che fosse il culo di una ragazza (al buio.. poteva anche sembrare); la cosa strana è che continuai a massaggiarmelo, sentendomi ad un passo dall'orgasmo, per un sacco di tempo, ma non eruttavo mai.

Quando Mario si girò un'altra volta, intravidi la sua asta e, se prima un pensierino timido, ambiguo e omoerotico aveva semplicemente fatto capolino nella mia mente, adesso era vestito da "konx" e fece irruzione nella mia mente sfondando la porta con un calcio e cominciando a sparare con il mitra.

Avevo visto Mario nudo ed eccitato molte volte durante le nostre serate porno, con le turiste tedesche, ma non lo avevo mai visto dal punto di vista gay, ANZI, più lui faceva gemere la sua ragazza, più io cercavo di far godere la mia ed era un modo per accrescere le nostre prestazioni a vicenda. Lui era molto ben dotato e le ragazze lo apprezzavano molto (chcchè ne dicano) ma nessuna si lamentava mai nemmeno di me. Molte volte la situazione ci portava anche a creare delle magnifiche architetture di corpi nudi in cui due ragazze e due ragazzi avevano sempre qualcosa che li teneva impegnati nelle parti intime.

Ma in quel momento quella piccola porzione di asta che intravedevo nel buio era una tentazione irresistibile. Indugiai per molto tempo, pietrificato ed, allo stesso tempo, eccitato da morire nel mio letto; sperando che si muovesse ancora quel poco che sarebbe stato sufficiente a rivelare tutto il suo uccello. Ma questo non accadeva.

Ad un certo punto, senza nemmeno essermi reso conto di come ci fossi arrivato, mi trovai in piedi a fianco del suo letto, con il mio uccello in mano e il fiato grosso.

Per un momento il pensiero di una tale intimità con lui mi sembrò addirittura un fatto positivo in quella che avrebbe potuto essere la successiva evoluzione quando ci fossero state altre ragazze. Ma proprio mentre stavo cercando di scacciare questo pensiero, le mie ginocchia si piegarono e io mi trovai in ginocchio a pochi centimetri da quella sua verga gigantesca.

Il mio corpo lo voleva e stava andando a prenderselo. L'aria estiva, nella posizione in cui mi trovavo, mi accarezzava in punti in cui non lo aveva mai fatto: aprii di più le gambe sentendola passare anche in mezzo alle chiappe e questo mi fece inarcare ancora di più la schiena e aprire, ancora di più le gambe.

Come un licantropo che vede la luna piena si trasforma in un lupo, io, alla vista di quell'uccello mi ero trasformato in una troia da spiaggia.

Presi il lenzuolo che copriva Mario con 2 dita e cominciai a farlo scorrere verso i suoi piedi. Mi sono reso conto solo dopo, che non lo stavo facendo per non svegliarlo, ma solo per godermi in pieno quell'apparizione.







Quando il corpo del mio amico fu libero dalle lenzuola, era come se quella cosa l'avessi fatta altre mille volte. Ero "bagnato" come solo una donna può esserlo.

Cominciai ad accarezzare quell'uccello che, fino a quel momento, avrei sognato di avere tra le gambe io, e mi accorsi che non desideravo altro che averlo in bocca.

La pelle era morbidissima e, non essendo in erezione, la sensazione era quella di un marchmellow. La mia carezza successiva smosse un po' la pelle che copriva la cappella e questo lo fece pulsare per una volta.

Mi sentivo come se mi stessi guardando dal di fuori del mio corpo, e in quel momento, mi vidi avvicinare il viso a quel membro così grande anche a riposo. Dalla mia bocca usci una punta di lingua che, prima lo sfiorò soltanto, e poi lo percorse dalle palle fino alla punta. Un'altra pulsazione.

Ormai la mia mutazione era completa. La lingua lo percorse di nuovo accarezzandolo con una superfice maggiore e poi ancora e ancora. L'uccello del mio amico pulsava ad ogni passata della mia lingua e, il sangue che vi affluiva, lo faceva diventare sempe più grosso e sempre più duro.

Quando lo presi in mano alzando la punta per poterla mettere in bocca, stavo scoppiando, sentii una goccia di sudore percorrermi la schiena dalla nuca al sedere, insinuandosi poi in mezzo alle chiappe per raggiungere l'ano.

Me lo infilai in bocca fino alle palle e, da quel momento, lo sentii crescere ed indurirsi sempre più fino a diventare come il marmo. A quel punto lo avevo guardato mentre lo scappellavo e lo avevo ripreso in bocca succhiandomi e muovendomi e sussultando come avevo sempre visto fare dalle attrici nei film porno, andando su e giù con la lingua e mulinellandola anche quando era tutto nella mia bocca.

Non so quanto il suo sonno lo abbia tratto in inganno, ma secondo me stava sognando di ricevere un pompino da una bella ragazza perchè, ad un certo punto, mi mise anche una mano sulla testa per guidarmi. Si svegliò (al 100%) solo al momento dell'orgasmo che, non mi era mai successo prima, fu contemporaneo al mio, nonostante io non mi stessi toccando.

Il momento imbarazzante fu quando mi vide ai suoi piedi mentre tutto il suo sperma colava sulla mia mano stretta sul suo cazzo. Io stavo pensando a cosa dire, ma anche tra le mie gambe era in corso una festa e non feci a tempo a dire nulla che lui era scappato fuori dalla camera con i vestiti in braccio, come un amante colto in flagrante dal marito ritornato anzitempo.

Ero troppo turbato ed eccitato per fare, dire o pensare qualsiasi cosa. Mi accasciai a terra nudo come un verme e rimasi lì ansimante e gocciolante. Milioni di pensieri mi urlavano nella mente, ma quelli più forti erano quelli che volevano rifarlo, pensavano che il problema del sesso era risolto anche nelle sere più faticose e immaginavano come sarebbe stato scopare una ragazza e spompinare il mio amico CONTEMPORANEAMENTE.

Purtroppo nessuno di questi pensieri ebbe mai più sviluppi. Mario quel giorno non si presentò al lavoro e, quando tornai in camera la sera, era sparito con tutte le sue cose.

Ancora oggi mi chiedo come sarebbe andata la mia vita se avesse avuto un po' più di coraggio anche lui

Dopo questa esperienza, invece, la mia vita continuò come era sempre stata e per ancora molti anni, sarebbe stata costellata solo da meraviglioso sesso eterosessuale... cosa di cui non mi sono mai lamentato e di cui non mi stancherò mai.
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