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Gay & Bisex

Il maglione di lana


di Curiosone72
17.12.2023    |    11.241    |    15 9.8
"Decido che è il caso di ricambiare e bagno per bene il medio, riprendo in bocca il ciuccio e gioco tutto attorno al suo buco..."
Non amo particolarmente spostarmi per lavoro, la pigrizia mi terrebbe fermo nei soliti posti, ma il mio impiego consiste nel formare colleghi ad utilizzare i macchinari nuovi. Capita così che mi debba portare lontano da casa per qualche giorno, per fortuna non troppo spesso.
Questa volta sarei dovuto andare una settimana nei dintorni di Bologna, lo sapevo già da un mese, e come sempre me ne sarei rimasto volentieri in sede, con la mia tranquilla routine fatta di lavoro, riposo e svago serale. Beh, poteva andarmi peggio, i colli sono un bel posto dove stare: atmosfera rilassante, buon cibo e buon vino; insomma la settimana sarebbe potuta passare presto.
Il lunedì della partenza sveglia all’alba, colazione veloce e tappa alla stazione di Mestre per caricare il collega che mi avrebbe affiancato. Non lo conoscevo, ma è abitudine aziendale affiancare persone sempre diverse, quindi nessuna preoccupazione, solamente speranza di trovare qualcuno col quale andare d’accordo visto che si deve trascorrere molto tempo assieme.
Arrivato alla stazione con largo anticipo, attendo in auto Marco (così si chiamava) ascoltando la radio. Il treno è fortunatamente puntuale, lui mi chiama al telefono e ci incontriamo al bar per caffè e cornetto.
Bell’uomo, coetaneo quarantenne, altezza media, capello corto castano scuro, occhi gioiosi e bel sorriso. Facciamo due chiacchiere e ci dirigiamo alla macchina per la partenza. Durante il viaggio scopro con piacere che è di buona compagnia, incline alle chiacchiere e al buon umore, cosa che mi da piacere, perché per lavorare fianco a fianco una buona intesa aiuta non poco,
Alle otto e mezza eravamo già a destinazione e, una volta fatte le presentazioni, abbiamo cominciato a lavorare di buona lena. C’era un bel po’ da fare, e le sei di sera sono arrivate in fretta, così siamo risaliti in macchina per recarci all’ hotel che si trovava ad una decina di minuti.
Lungo il tragitto si scherzava, e ad un certo punto Marco ridendo ad una battuta mi ha appoggiato per un attimo la mano sulla gamba. E’ stato appunto solo un momento, ma ho avuto l’impressione che quella mano non ci fosse finita per sbaglio sulla mia coscia, anzi, quasi era sembrato l’avesse pure lievemente mossa verso su. O magari era solo una mia impressione, per non dirmi sfacciatamente speranza, visto che il collega era un bel tipo.
Quindi preferisco sorvolare, per il timore di aver equivocato ed infilarmi in una situazione imbarazzante. Raggiungiamo l’hotel, prendiamo possesso della camera e ci prepariamo per la cena.
“Vuoi andare in bagno prima tu” ?, gli chiedo;
“ No grazie, vai pure tu, io intanto mi rilasso sul letto, è stata una giornata lunga”, mi risponde.
A quel punto ringrazio ed entro per darmi una rinfrescata, quando esco sono in maglietta e pantaloni della tuta con l’asciugamano dimenticato sulla spalla, un’abitudine che mi porto dietro dall’infanzia. Il letto di Paolo è proprio di fronte alla porta del bagno, lui è steso con addosso una tuta biancastra, le gambe un po’ aperte ed il telefono in mano, quando mi vede uscire sgrana scherzosamente gli occhi: “Però, che fisichetto”!
Lo ringrazio per la bugia, lui si alza e mi si avvicina: “Ma questo te lo vuoi portare anche a cena”?, mi appoggia la mano sulla spalla e prende divertito l’asciugamano. La mano anche questa volta si sofferma quell’attimo in più, quel pizzico per risultare ambigua, ma troppo poco per essere chiara, così anche questa volta lascio correre. In realtà solamente all'esterno, perché quel tocco quasi accarezzato mi provoca un’ eccitazione immediata, tanto che mi devo mettere di tre quarti per timore che la tuta faccia intravedere il rigonfiamento tra le gambe.
E’ il turno di Marco, io mi stendo sul letto e ormai i pensieri sono tutti alla sua mano, inizio a toccarmi da sopra i pantaloni, penso alle sue labbra sul mio cazzo, me lo immagino baciarlo partendo dall’asta e via via salire fino al glande, leccarlo e poi farlo sparire nella bocca… Ma basta così, meglio non fantasticare troppo.
Il giorno seguente c’è un bel da fare tra schede e documenti, che passiamo tutta la mattina seduti uno di fianco all’altro alla scrivania. Abbiamo una buona intesa, si procede bene fin quando col gomito faccio sbadatamente cadere l’evidenziatore. Istintivamente tutti e due facciamo per prenderlo da terra: “Lascia, faccio io”, mi dice, così sposta la sedia, mette la mano sinistra sulla mia coscia ancora una volta ed appoggiandosi bene si china a raccoglierlo.
L’erezione è immediata, lui rialzandosi sposta il palmo verso su e mi finisce giusto sull’arnese,ma subito si rialza e continuiamo come nulla fosse. Sono turbatissimo, non può non averlo sentito mi dico, da quel momento ho in testa solo Marco con il mio cazzo in mano, non riesco a pensare ad altro.
Così decido che alla prima occasione la mano sulla coscia gliela metto anch’io, e l’occasione non tarda: “Guarda questi valori”, mano sinistra ad indicare il monitor e mano destra che va diretta sulla gamba.
“Mh..”, controlla perplesso, io intanto faccio un piccolo movimento a mo’ di carezza. Lui continuando a studiare i dati appoggia il palmo sulla mia mano. “Ecco, adesso mi ferma”,penso, invece la tiene morbida, così posso andare su e giù un altro paio di volte, e l’ultima di queste mi avvicino pericolosamente all’inguine, continuo ad avvicinarmi fino ad arrivare ai “confini”, sento il suo respiro farsi più profondo, allora lo guardo rapidamente in viso, faccio finta di nulla e mi tolgo.
Anche lui fa come nulla fosse, ma stavolta dubbi ne rimangono pochi…
Non vedevo l’ora di tornare in hotel, il pomeriggio sembrava non finire mai, avevo in mente soltanto il suo corpo, il suo odore, mi vedevo già in camera a spogliarlo un vestito alla volta.
Finalmente arrivano le sei, allegramente saliamo in auto e torniamo. In camera come ieri; prima in bagno io, poi lui. Lo guardo togliersi i pantaloni e rimanere in maglietta e mutande nere attillate prima di entrare, è proprio un bel pezzo d’uomo. Ero indeciso su cosa mettermi per andare a cena, la mia idea era di mostrarmi più casual che elegante, poi in tavola bere chiacchierando quel mezzo bicchiere in più che magari avrebbe aiutato a sciogliersi una volta risaliti.
Così dall’armadio tiro fuori il mio maglione preferito, in lana blu e col collo alto: adoro indossarlo, aderisce al corpo molto bene e la lana dà quell’effetto avvolgente che ti riscalda, quasi coccola.
Marco esce dal bagno ancora in mutande con un maglioncino marrone leggero e si siede sul divanetto sotto al televisore: “Manca più di mezz’ora, ti va di guardare un po’ di tv”?, chiedendolo allarga il braccio destro per invitarmi a sedere al suo fianco. Io in pantaloni e maglietta grigia mi presento col maglione blu in mano:”Mi diresti come mi sta ? Sai, mi piace molto, ma ho paura sia un pelino corto e che mi tiri un po’”.
Così mi ci pianto davanti e lo indosso. Marco fa un viso che sembra addirittura ammirato, si alza e mi viene di fronte: “Ti sta da dio, sembra fatto apposta per te”, con la mano accarezza la lana all’altezza della pancia, poi si sposta sul petto e la mano si fa più sicura, la sento calda muoversi su tutto il torace. A quel punto mi scappa un lieve mugolio, non ce la facevo più a trattenermi, e sprofondiamo nel divanetto assieme.
Guardiamo la tv, con Marco che continua il suo gioco di carezze al maglione ed io che fingo nonchalance, il suo palmo scende lentamente girando attorno l’ombelico, scende ancora con una lentezza che mi manda in estasi, facendo un movimento circolare che tocca l’inizio del pantalone, poi furbescamente si intrufola tra lana e maglietta e pian piano risale sul petto. La sua carezza è caldissima, sono alle stelle, il cazzo sembra mi stia per esplodere.
Non ci siamo ancora detti nulla, ma è chiaro che della cena ci importi poco…
Accarezzando il petto sotto ai vestiti mi tiene il braccio aderente al corpo, così che scendendo il gomito si avvicina sempre più pericolosamente lì: io non ne potevo più, per due volte me lo ha sfiorato, ma alla terza finalmente lo ha sentito bene. Ora è il gomito a comandare, tocca la cappella, le va sopra, la preme, poi la risfiora, la sposta, ci va delicato, poi deciso.
Lo attiro a me e lo bacio, lui ricambia e la sua lingua è velluto caldo; mi bacia la barba dicendomi che la adora e la sua mano esce dal maglione per posarsi sul pacco: lo avvolge poi lo stringe. “Era ora, sono due giorni che ti voglio qui, hai fatto il furbetto” gli dico, la mano di Marco per tutta risposta si infila sotto ai pantaloni, prende il cazzo e inizia la sega più dolce del mondo alternando baci in bocca a strusciate sulla barba. Mi sfila pantaloni e mutande, io faccio per togliermi il maglione ma: “No, tienitelo addosso, mi fai impazzire così” e nel frattempo scivola giù dal divano piantandosi col viso di fronte al cazzo. Se lo struscia sul viso, poi gli da baci lungo tutta l’asta, tira fuori la lingua e lo lecca per la lunghezza.
Io non riuscivo a fare niente, talmente lui mi mandava in orbita. Ora lo aveva in bocca, un po’ alla volta allungava l’affondo fino a che non l’ho più visto, scomparso come inghiottito. Un pompino divino, che dura ancora un paio di minuti, per poi staccarsi e tornare viso a viso, sentire la sua lingua che sa del mio sesso farsi strada nella bocca.
Lui è ancora in mutande e maglioncino, io nudo da metà in giù, lo prendo per mano e lo porto a letto, lo stendo ed ora tocca a me sentire un po’ di sapore buono. Marco è steso, io avvicino il viso al suo, lo bacio sul collo carezzandogli allo stesso tempo il cazzo ancora nelle mutande, ogni tanto stringo e mi avvicino di più alla bocca mentre trattiene piccoli gemiti; stringo ancora di più e mi piazzo labbra sulle labbra a sfiorarle, lui istintivamente mi bacia e io affondo la lingua un attimo e la tolgo rapidamente, la rimetto e la ritolgo ancora un po’. I suoi mugolii mi incitano, ora passo la mano dentro le mutande e afferro quel pezzo di carne caldo e durissimo, lo sego con lentezza misurata. Ogni volta che aumento la pressione si inarca e respira a fondo: è mio!
E’ arrivato il momento che adoro, il profumo di cazzo: sfilo le mutande, mi avvicino fino ad averlo a un palmo dalle labbra. Qui mi inebrio sempre, amo restare fermo così una decina di secondi, sentire l’odore e far crescere il desiderio di assaporarlo, poi mi poso a sfiorarne la punta, mi ci struscio con la barba due o tre volte con movimento circolare che termina sulla bocca: la apro poco poco e bacio la cappella, inizio così un pompino graduale alternando succhiate a lappate, e ogni volta che è bello intriso di saliva me lo passo su tutto il viso, poi lo riprendo in bocca e via da capo.
Mi alzo e mi sfilo il maglione, ma Marco lo prende , si spoglia e lo indossa lui, in un attimo siamo ancora attaccati, io in maglietta e lui nudo con la mia maglia addosso. Gli sta divinamente: a vederlo non riesco a resistere e mi appiccico nuovamente al petto mentre sento la sua mano prendere tutti e due i cazzi e iniziare una sega. Come ce lo fossimo già detti ci stendiamo sul fianco per un 69; io succhio con avidità, lui anche, la lana sul petto è inebriante e affondo più che posso il suo palo. Sento arrivare il dito attorno al buchino, se possibile mi viene ancora più duro, muovo il culo per sentire meglio ed eccolo che si fa strada dentro mandandomi in paradiso. Decido che è il caso di ricambiare e bagno per bene il medio, riprendo in bocca il ciuccio e gioco tutto attorno al suo buco.
Si vede subito che gradisce: “Entra, entra, lo voglio”
“Cosa, il dito”?
“No, te!”
Quelle parole sono la goccia finale; mi pompa con impeto, io altrettanto, sento di non averne ancora per tanto, il respiro si fa più pesante così mi sposto e me lo prendo per sborrare, ma lui mi da uno schiaffo sulla mano: “Eh no, faccio io”, con un sorrisetto indimenticabile. Mi sega di veemenza e quando sta per partire la fontana apre la bocca e se lo prende tutto dentro, questo per me è il colpo di grazia e mi lascio andare. Vengo di gusto come non succedeva da molto, faccio tre o quattro getti pieni che scompaiono nella sua gola, poi mi faccio continuare a succhiare per un altro po’,è proprio bravo.
Si stacca, non servono parole, con il dito raccolgo dalla guancia destra quel po’ di cremina sfuggita, glielo porgo e me lo succhia, poi ci baciamo e lo faccio stendere con le gambe allargate. Mi faccio strada col dito sul buchino; è così accogliente che non vedo l’ora di provarlo, con la sinistra lo sego. Quando affondo il dito, stringe come lo volesse imprigionare: “Lo sai che dovrai fare lo stesso quando te lo infilerò”?, gli dico.
“E’ da ieri che non aspetto altro”, mi risponde.
“Ti scoperò poggiando tutto il corpo su di te, mi sentirai su ogni centimetro”; così dicendo affretto la sega, lo sento che è in arrivo, ma non faccio in tempo a prenderlo in bocca, mi faccio venire sul viso e lui si presenta con la lingua.
Ci guardiamo e mi carezza, gli ultimi baci salati, è ora di rinfrescarsi ed andare a cena.
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