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Formazione (6) familiare. Lo zio


di xsea3
28.02.2021    |    1.865    |    9 8.1
"Lo zio mi schiaffeggiò col suo cazzo..."
Non so esattamente quanto tempo rimasi li.
Era stato quasi uno shock essere scopato così rudemente da "papà". Era stato molto carino e gentile tutto il giorno. Anche tutto ciò che era successo prima era stato permeato della sua dolcezza. Ma quell'ultima scopata era stata violenta.
Ero appoggiato al muro della sala da pranzo, stanco, ancora con lo sperma che colava dal mio buchetto e cercavo di capire. Capire cosa provavo.
"Papà" era stato rude. Mi aveva preso con forza, con violenza. Avevo sentito dolore, fastidio. Ma avevo goduto. Ricordavo come un sogno vago il momento in cui ero venuto. Le contrazioni del mio corpo. Quella sensazione travolgente. Il suo cazzo piantato dentro di me che mi faceva male eppure bene, tanto da godere facendo venire anche lui.
Mi trovò dove mi aveva lasciato, appoggiato al muro, con le gambe semi divaricate, la mano che si accarezzava distrattamente il buchetto aperto ancora colante del suo seme.
Mi sorrise, si chinò su di me e mi diede uno dei suoi baci avvolgenti.
"Cucciolo, sei stremato, ma sei stato bravissimo" mi accarezzò i capelli corti.
"Vieni, bisogna pulirsi un po' e poi devi riposare".
Mi lasciai tirare in piedi come un automa.
Lui mi guidò su per le scale, una mano su una natica che accarezzava guidandomi.
Entrammo nella mia stanza, poi nel mio bagno.
Mi spinse sotto la doccia.
"Papà, sono stanco" mormorai.
Lui era ancora nudo.
Entrò con me e aprì l'acqua.
Il fresco mi risvegliò, evitammo tutti e due il getto, finchè non fu della temperatura giusta.
Poi lui mi avvolse in un abbraccio. Lo lasciai fare, appoggiai la testa sulla sua spalla e lasciai che mi coccolasse, mi insaponasse, mi lavasse.
Poi mi girò dolcemente di fianco e mi fece appoggiare le mani al muro.
Gemetti.
Ma lui impassibile chiuse l'acqua. Mi baciò il collo e infilò disinvoltamente la canula d'argento nel mio culetto.
Ormai ero allenato. Il diametro del tubicino non mi spaventava, ma sentivo l'ano teso, irritato. Ero stanco e non avevo voglia di quel trattamento.
E tuttavia lasciai che l'acqua calda al punto giusto mi riempisse il culetto.
La mano di papà scivolò sulla mia pancia, mentre l'altra accarezzava il mio pisello che non voleva reagire.
Lui sembrò capire. Il trattamento fu veloce.
L'acqua che uscì la prima volta era un po' sporca, ma già al secondo giro era pulita.
Al terzo era chiaro che non serviva altro.
Mi aiutò a lavarmi e poi mi asciugò.
Mi portò in camera, mi fece stendere sul letto sfinito.
Ormai non reagivo.
Sentii che armeggiava in un cassetto e poi la ben nota crema scivolarmi nel culetto.
Mi diede un bacio su una chiappa.
"Hai bisogno di riposare un po' " mi disse.
Mi aiutò ad entrare sotto le coperte, mi baciò in fronte e io mi addormentai.
Mi svegliai penso dopo poco. Un film scorreva a basso volume sulla tv della stanza. Un porno gay di un’orgia di giovani ragazzi.
Non lo badai e sentii papà armeggiare alle mie spalle. Poi qualcosa di fresco e duro penetrarmi. Gemetti con poca convinzione mentre il solito plug mi riempiva. Poi lui mi coprì e mi lasciò solo.
E io mi addormentai.
Era stata una mattinata intensa.
Caddi in un sonno profondo nonostante la strana sensazione del plug nel culo. E dormii profondamente.
Qualcosa mi svegliò ad un certo punto. Del movimento.
Capii che era Papà. Lui si infilò nudo sotto le coperte. Temetti volesse scoparmi ancora. Invece si limitò ad abbracciarmi. MI accoccolai tra le sue braccia, a cucchiaio, col suo cazzo morbidamente posato sulle mie chiappe e mi riaddormentai.
Quando mi svegliai cominciava l’imbrunire.
La tv continuava a mandare immagini di un’orgia appassionata.
Il calore del corpo sodo dietro di me era rassicurante. Non sapevo cosa fare.
Ci eravamo accordati per un weekend ma ora non sapevo se volevo rimanere o andarmene.
Come se mi avesse capito, lui si mosse, allungò una mano e cominciò a giocherellare col mio pisello. Questa volta la reazione fu immediata. Il cazzo mi divenne d’acciaio tra le sue dita.
Sentii che anche il suo si faceva duro e istintivamente allungai la mano a toccarlo. Mi piaceva questa confidenza, questa libertà di fare ciò che veniva in mente.
Lui prese a baciarmi il collo. Brividi mi percorsero la schiena.
Un gemito, quando mi sfilò il plug. Mi aspettavo riempisse subito il vuoto con il suo cazzo. Ma non lo fece.
Si limitò a togliere il giocattolo e a sfiorarmi il buchetto con la punta delle dita, mentre mi leccava l’orecchio e continuava a giocare col mio cazzo.
Il mio bacino si muoveva da solo, andando incontro a quelle dita, sperando che mi penetrassero.
Ma lui non dava cenni di simili intenzioni.
MI voltai e le nostre bocche si incontrarono, la sua mi avvolse, la lingua mi entrò in bocca. Lo strinsi come potevo per tenerlo su di me. Quando si scostò fissandomi negli occhi non resistetti “Papà mettimi un dito dentro ti prego” sussurrai.
Lui fece un sorriso misto di orgoglio e trionfo e finalmente iniziò a infilare un dito dentro di me. Alternava il pollice l’indice e il medio. Li spingeva a fondo, facilitato dalla crema rettale con cui mi aveva unto prima che mi addormentassi, li girava, frugava alla ricerca della mia prostata e poi usciva, mi massaggiava il buchetto e infilava il dito seguente.
Io spalancavo le gambe stando sul fianco, gemevo, tremavo, gli stringevo il cazzo, godevo.
Finchè mi resi conto che arrivare così sarebbe stato uno spreco. E diressi il suo cazzo verso il mio buchetto.
“Ha la mia troietta” mi sussurrò pieno di godimento.
Mi strusciai la cappella sul buco per un attimo, poi la appoggiai e spinsi verso di lui.
“Bravo, impalati da solo cucciolo, prendi il cazzo di papà nel pancino” mi sussurrò in quel suo modo che mi eccitava da matti.
La resistenza del mio buchino era ormai minima. Presto sentii la cappella superare l’anello. Come sempre sussultai mentre affondava. Mi fermai un momento per abituarmi all’intruso e poi spinsi ancora.
“Avanti prendilo tutto, voglio accarezzarti le chiappe con le palle, fai vedere quanto ti piace un cazzo duro nel culo” mi incitava papà.
E io diligentemente spinsi, contraendo il viso in una smorfia, finchè non sentii il suo addome piatto poggiarsi sul mio culetto.
Allora sospirai e lui prese a muoversi piano.
Era piantato a fondo dentro di me, mi avvolgeva con le sue braccia, la bocca mi sfiorava il collo, l’orecchio, le labbra e si muoveva lentamente, ritirandosi di pochi centimetri e riaffondando, senza mai smettere di accarezzarmi i capezzoli, la pancia, il pisello duro e umido.
Ero suo, godevo, la punta del suo cazzo affondava in un punto dentro di me che pareva sciogliersi al suo tocco. Cercavo di rilassare completamente il culo, perché facesse di me ciò che voleva, poi a volte lo stringevo, strappandogli un mugolio di piacere o un complimento “Bravo cucciolo, stringi bene il cazzo di papà, tienilo bene dentro di te! Lo senti? Lo senti com’è duro?”
E lo sentivo, quel cazzo d’acciaio era uno spettacolo. Ne potevo avvertire la forma dentro di me.
E pian piano sentivo l’orgasmo montare.
Lui se ne accorse, i suoi movimenti si fecero più lunghi ma sempre lenti. Mi sorpresi a stralunare gli occhi.
“TI piace? Godi? Dillo al papà che godi!” e io lo dissi. Lo dissi iniziando a muovere il bacino verso di lui, per rendere i colpì più profondi sia al cazzo che nel culo, ma lui non mi permise di accelerare.
L’orgasmo saliva lento ed estenuante, cominciai a tendermi quasi a tremare.
Gemetti.
E lui si sfilò.
Lo fece di colpo, mollandomi il cazzo e alzandosi dal letto.
“Che fai?” ero allibito.
“Abbiamo ospiti cucciolo, ricordi? Lo zio viene a trovarci per cena! Dobbiamo preparare un bell’aperitivo!”
“Ma scusa, finiamo prima di scopare!” sbottai.
Lui si avvicinò a me col cazzo ancora teso, splendido, bagnato del suo precum e dei miei umori.
Mi posò una mano sulla testa attirandomi verso di lui.
“Baciami il cazzo!” ordinò. E io obbedii
Lo baciai e poi lo leccai e poi lo succhiai con passione, mentre con un dito mi solleticavo il buchetto.
Poi di nuovo lui si scostò.
“Per adesso basta così, un po’ di carica sessuale aiuterà a godersi al meglio lo zio non trovi?”
Alzai gli occhi al cielo. Avevo capito quel suo modo di fare. Caricarmi caricarmi e poi fermarsi, per riprendere dopo. Non potevo negare che avesse un effetto stravolgente aumentando sia la ma carica erotica che l’intensità dei miei orgasmi. In quella giornata avevo fatto cose che non mi sarei mai sognato.
Mi alzai dal letto e iniziai a mettermi i calzoni della tuta.
“Hey cucciolo birichino! – mi riprese lui – e il tuo gioiello?”
Sospirai. Lui mi osservava con aria di bonario rimprovero.
Trovai il plug tra le coperte. Lo appoggiai al buchetto, ancora dilatato dal suo cazzo e con un piccolo sforzo me lo infilai. Poi mi vestii.
“Bravo il mio ragazzo, con quello dentro cammini più dritto sai?”
Scendemmo in soggiorno. Tutto era in ordine.
Lui accese la tv e partì l’ennesimo porno gay.
Lo accompagnai in cucina
“Senti papà, io non so se sono pronto a conoscere lo zio” esordii…
Lui mi abbracciò con forza, mi baciò e nel mentre mi prese le chiappe tra le mani iniziando a massaggiarle, non senza sfregare contro il plug che stava là in mezzo.
“Vedrai che ti divertirai! In fondo è il primo weekend che passiamo insieme dopo tanto tempo, voglio che sia indimenticabile! Ti stai divertendo?”
La domanda era molto seria. Difficile rispondere con il suo cazzo duro che svettava sotto la tuta e premeva contro la mia pancia, quelle sue mani grandi che mi accarezzavano la schiena e le natiche e la sua bocca che continuava a baciarmi.
O forse no, non era difficile “Si mi sto divertendo papà, è bello stare con te!”
Lui sorrise e mi lasciò iniziando a prendere dei bicchieri e delle ciotole.
Preparammo degli stuzzichini e li portammo in soggiorno.
Proprio allora suonarono alla porta.
Trattenni il fiato mentre papà apriva.
Lo zio era un uomo sulla cinquantina, alto come papà ma più robusto. Non grasso, ma massiccio. Vestito in Jeans e camicia da boscaiolo. Aveva capelli scuri e barba folta.
Abbracciò papà in maniera molto intima, premendo tutto il corpo contro il suo e attirandolo a sé, poi gli passò una bottiglia, infine alzò gli occhi su di me.
Arrossii, sentendomi squadrato come un oggetto, ma lo zio mi sorrise calorosamente “Ma che bel figlioletto che ti sei fatto! Non dai un abbraccio allo zio Ben?” Mi avvolse tra le sue braccia possenti e mi strinse a lui come aveva fatto con papà. Aveva un odore intenso di deodorante e dopo barba, fresco e classico, forse un po’ da supermercato.
La sua pancia soda e il suo petto parevano caldi anche attraverso la camicia.
Mi schioccò un bacio sul collo e mi lasciò.
“Dagli un po’ di tempo Ben, non ti vede da anni ed è rimasto un po’ timido, vero cucciolo?” il papà mi fu affianco e mi accarezzò gentilmente la natica aumentando il mio imbarazzo.
“MMM l’ho già visto quello!” sentenziò lo zio alludendo al porno in tv.
“Anche io, ma non stavamo guardando… era più per avere un sottofondo musicale” scherzò papà alludendo ai gemiti che si levavano dai due stalloni che scopavano selvaggiamente su una spiaggia.
“Hai sempre caldo qui” Lo zio si sbottonò la camicia.
Non era esattamente il mio tipo. Anche il pelo sul petto non mi è mai piaciuto e non ricordava troppo l’atletico fisico di papà. Eppure c’era qualcosa in lui di caldo e avvolgente, di ammaliante.
Aprimmo una birra a testa e la sorseggiammo.
La mano dello zio si posò sulla mia coscia. Deglutii.
“Non fare così – mi rimbeccò papà vedendomi teso – lo zio vuole solo coccolarti, non ti vede da un secolo. Forse dovresti dargli un bacio Ben, per fargli sentire il tuo affetto”
Lo zio sorrise bevendo un altro sorso di birra.
“Hai ragione, vieni qui nipotino” Mi prese per la nuca e mi baciò
Le sue labbra erano carnose, sapevano di birra. La barba era morbida ma folta e faceva una strana sensazione. La sua lingua mi forzò subito le labbra.
Mi appoggiai a lui e in men che non si dica mi trovai a cavalcioni con le sue mani che mi stringevano le chiappe con decisione strappandomi qualche gemito.
“MMMM ma sei proprio carino” e cosa c’è qui?” domandò quando si fermò per prendere fiato accarezzando con le dita tozze il solco delle mie chiappe.
Papà venne verso di me mi baciò e mi mise di schiena allo zio “Fai vedere il tuo gioiellino allo zio, coraggio!” mi disse e abbassò i pantaloni della mia tuta.
Lo zio fece un sospiro, bevve un altro sorso di birra e poi prese a toccarmi il culetto.
Papà mi prese il mento tra le mani e mi guidò sulla sua bocca.
Prese a baciarmi con dolcezza, mentre le mani tozze dello zio scorrevano sul mio sedere e sulla schiena.
Gemetti tra le labbra di papà quando lo sentii afferrare la base del plug e iniziare a tirare.
Papà mi teneva il viso tra le mani, ero inarcato offrendo il culetto allo zio.
Il plug fu estratto.
“Ah, ma che meraviglia il mio nipotino!”
Papà mi sorrise orgoglioso, mi prese una mano e se la mise sul cazzo.
Chiaro che lo zio non aveva finito la sua ispezione.
Infatti lo sentii prendere un sorso di birra e poi gettarsi sul mio buchetto.
Strinsi forte il cazzo di papà. Lo zio non leccava, succhiava il mio culo. Lo avvolgeva con le labbra carnose mentre la barba mi solleticava le cosce e il perineo, succhiava, leccava, infilava la lingua. Era assatanato.
Presto dovetti scendere con la schiena e mi ritrovai il cazzo del papà svettante davanti agli occhi.
Proprio mentre cominciavo a prenderlo in bocca, un dito ruvido e deciso si unì alla lingua nel mio culo.
Guaii, ma papà con una mano sulla testa mi impedì di sfilarmi il suo cazzo e protestare. Mi accarezzò e spinse leggermente il bacino facendomi capire di fare il bravo e continuare il mio pompino.
Un secondo dito entrò dentro di me. La lubrificazione della saliva e la solita crema rendevano il tutto scivoloso, finchè d’un tratto lo zio non sfilò le dita, appoggiò le labbra e mi inondò il buchetto con la birra che avevo in bocca.
Spalancai gli occhi e scattai su, ma papà mi afferrò il viso e mi baciò, la bocca piena di birra, prima che potessi dire qualcosa.
Il liquido ci sfuggì di bocca e mi colò sulla maglietta.
“Ah questi giovani! Non sono abituati a bere la birra come uomini!” sentenziò lo zio.
Mi voltai, era ormai a torso nudo, una bottiglia di birra in una mano e l’altra poggiata sul mio culo e che guardava con desiderio.
“Mettiamoci vicino al fuoco” propose papà “così se rovesciamo un po’d i birra non facciamo troppo casino!”
“Ottima idea- concordò lo zio – nipotino tu vai a prendere in frigo altre 2 birre?”
Obbedii smarrito. Mi girava un poco la testa. Lo zio era qualcosa di così strano... ma ero solo con due uomini vogliosi e la cosa, non potevo negarlo, mi eccitava.
Quando tornai li trovai che confabulavano vicino al camino.
Sul pavimento c’era un telo sotto al quale immaginavo un tappeto soffice, perché salendoci se ne sentiva il morbido al posto del pavimento in legno.
Porsi una birra allo zio. Lui la prese, mi afferrò per un braccio tirandomi a sé e mi baciò in modo travolgente divaricandomi le chiappe infilandomi un dito nel culo.
Gemetti con la sua lingua in bocca e papà arrivò alle mie spalle, premendomi il cazzo duro attraverso i pantaloni sulla schiena e baciandomi il collo.
Mi sentivo stordito, mi sfilarono la maglietta e il contatto con la loro pelle, zio davanti, papà sulla schiena, mi fece impazzire. Lo zio giocava col dito dentro di me, spingendolo, affondando, girandolo. Papà mi accarezzava dovunque, baciandomi il collo.
Lo zio si interruppe per bere un sorso di birra e poi mi baciò. Di nuovo la birra passò nella mia bocca. Questa volta ne colò di meno. Un sorso fu offerto a mio papà, che mi voltò la testa e mi baciò.
Quasi tutta la birra mi colò addosso. E loro presero a leccarla.
Gettai la testa indietro e mi arresi a loro. Era troppo. La birra venia presa in bocca, fatta colare sul mio corpo e poi leccata. I pantaloni della tuta scomparvero presto. Il mio cazzo svettante fu bagnato di liquido ambrato e fresco e poi leccato dallo zio. La schiena toccò a papà che poi scese sulle chiappe.
Ad un tratto mi trovai appoggiato alle spalle massicce dello zio per non perdere l’equilibrio mentre lui mi succhiava il cazzo e papà mi leccava il buco. Ad un tratto lo zio si fermò, sorrise, si alzò davanti a me, mi porse la bottiglia di birra e iniziò a slacciarsi i jeans.
Papà si era alzato e ora mi abbracciava gentilmente da dietro, premendomi il suo cazzo duro contro il solco delle chiappe.
Lo zio sfilò i jeans. Sotto non portava mutande solo un cazzo che mi lasciò a bocca aperta.
Era più grande di quello di papà e più grosso, con una cappella viola imponente e grosse vene in rilievo.
Un anello di metallo ne cingeva la base.
Lo zio lo fece ballonzolare davanti a me, scappellandolo e massaggiandolo lascivamente.
“Te lo ricordi il cazzo dello zio, nipotino? Vuoi assaggiarlo?”
Io annuii un po’ spaventato.
Si avvicinò, mi prese la birra di mano, ne bevve un sorso e lo sputò sul suo torace.
Io capii al volo, mi protesi e iniziai a leccarla.
Il secondo sorso arrivò alla pancia.
Il terzo mi diede l’occasione di inspirare l’odore di quel cazzo.
Era pungente, si sentiva l’odore del sapone, ma la cappella profumava di sesso. La leccai e la saggiai.
Ma lo zio non aveva pazienza “Succhia!” ordinò.
E io obbedii.
Quel cazzo era imponente. Duro, succoso, grosso. Dovevo aprire bene la bocca per succhiarlo senza grattare coi denti.
Intanto papà continuava a leccarmi il buco. Ad un tratto fece come lo zio, prese un sorso di birra e me la sputò nel buchetto, per poi leccarla dalle mie chiappe.
Lo zio faceva scorrere sorsate di liquido ambrato sul petto che scendevano alla panica e all’inguine. Allora io toglievo il cazzo di bocca e leccavo tutto.
Prese un sorso, mi afferrò il mento e mi sollevò per baciarmi con la birra. Risposi al bacio, deglutii, mi lasciai tirare a lui e poi sentii un dito allargarmi il buchetto.
Gemetti e fui rimesso in ginocchio, quel cazzo duro svettava per me, lo afferrai con una mano e iniziai a succhiare, accomodandomi in ginocchio sul tappeto.
Papà mi cinse da dietro, alzai gli occhi incontrando quelli nocciola dello zio che mi fissavano libidinosi.
Gli leccai il cazzo teatralmente.
“Non vedo l’ora di mettertelo in culo!” dichiarò
La paura mi prese ma papà, attento come sempre, mi baciò il collo ”Non preoccuparti, ora sei allenato, e prima ti apro io!” e così dicendo puntò la cappella sul mio buchetto.
Spinsi per farlo entrare.
Scivolò dentro di me facilmente.
Gemetti.
Lo zio mi schiaffeggiò col suo cazzo.
Papà prese a muoversi piano, ruotando il bacino per uscire quasi del tutto e poi ruotandolo per affondare senza pietà.
Con le mani mi teneva le gambe divaricate e mi accarezzava il cazzo che andava indurendosi.
Dopo un affondo bello profondo si chinò fino ad avere la faccia accanto alla mia. Lo zio estrasse il cazzo dalla mia bocca e glielo offrì e per un po’ lo succhiammo e leccammo assieme.
Lo zio ansimava soddisfatto, io pigolavo ad ogni affondo, papà mi baciava il collo.
Poi lo zio si scostò, fece un cenno a papà e lui mi tirò a sé facendomi mettere dritto senza smettere di muoversi nel mio culetto col suo cazzo d’acciaio.
Mi abbracciò da dietro stuzzicandomi un capezzolo.
Lo zio svettava col suo cazzo all’altezza della mia faccia.
“Apri la bocca nipotino, adesso ti faccio bere una birra mai provata!”
Obbedii, aspettandomi un'altra sorsata dalla bottiglia. Invece lo zio iniziò a pisciare.
Mi prese di sorpresa mentre il getto caldo mi arrivò in faccia. Contrassi il corpo strappando un gemito di piacere a papà.
“Lasciati andare!” il sussurro all’orecchio fu accompagnato da un nuovo affondo e da una carezza al capezzolo.
Lo zio spostò il getto proprio dove la mano di papà mi pizzicava.
Poi sull’altro e lì papà mi accarezzò.
Mi pisciò sulla pancia e poi sul cazzo e papà, sempre muovendosi dentro di me mi accarezzò il pisello.
Poi il getto risalì e mi arrivò in bocca.
Lo sguardo dello zio era perentorio e io non la chiusi.
Sentii il sapore forte dell’urina. Non volli berla, non avrei potuto, ma la lasciai colare dalle labbra finchè il cazzone dello zio non mi entrò in bocca. Succhiai con la bocca piena di piscio, facendo sciacquare il cazzo tra le mie labbra, lasciando colare il liquido su di me.
Lo zio smise di pisciare, mi accarezzò la testa “Buona la birra prodotta in famiglia vero?” domandò.
Io mi sorpresi ad annuire. Tirai fuori il cazzo e lo leccai goduriosamente “Che bella famiglia!” Mugolai.
E papà iniziò ad accelerare le spinte nel mio culo.
I colpi si fecero più intensi e io iniziai a gemere.
Lo zio mi sorprese, inginocchiato davanti a me mi abbracciò, la testa posata sulla sua spalla. Mi baciò dolcemente il collo e iniziò ad accarezzarmi con tenerezza la testa e la schiena “Forza cucciolo, rilassa il buchetto, fatti aprire dal papà…” quel misto di rudezza dei colpi del papà e di dolcezza dello zio era una di quelle cose che mi facevano impazzire.
Mi prese la faccia tra le mani fissandomi con i suoi occhi nocciola e baciandomi le labbra dolcemente “Ti piace il cazzo di papà che ti apre il culetto?”
“Si” mormorai.
Altro bacio “Sei un a troietta lo sai? Sai di piscio e di sesso” la lingua affondò nella mia bocca come per assaporare quanto appena dichiarato.
MI abbracciò, scese con le mani lungo la mia schiena e arrivò alle natiche e le divaricò per facilitare il lavoro al papà. Lo sentii sputare sul mio buchetto per lubrificarlo e poi aumentare il ritmo.
“Guarda che culo Ben! Devi provarlo, devi sentire com’è stretto e umido, sembra che si bagni da solo!”
I colpi accelerarono e io ripresi a mugulare aggrappandomi allo zio.
Lui lasciò le mie natiche, mi diede un altro bacio e poi mi condusse al suo cazzo.
Io lo leccai, lo presi tra le mani e iniziai a succhiarlo concentrandomi su di lui, dimenticando quel palo di carne che affondava dentro di me.
Poi papà si sfilò.
Sentivo il vuoto, il culetto in fiamme.
“Tocca a te”
Disse allo zio che si liberò dalla mia bocca.
Mi voltai vedendolo avvicinarsi al mio culetto.
Mi sembrava ancora più grande.
Lui mi accarezzò la chiappa, poi col pollice il buchetto ancora dilatato.
Prese del lubrificante e me lo sparò dentro, come fosse un clistere.
Gemetti e lui si un se il pisellone.
Papà mi costrinse a fissarlo negli occhi celesti.
“Di allo zio che vuoi il suo cazzone nel culo!”
“Ho paura che mi faccia male!”
“Devi dire la verità! I bravi ragazzi non dicono bugie e tu lo vuoi quel cazzo. Hai il culetto che freme dal desiderio! Dillo allo zio! Chiedigli di scoparti!” sottolineò le parole pizzicandomi i capezzoli.
L’odore del suo cazzo mi arrivava alle narici.
Mi voltai, lo zio si massaggiava lascivo in attesa del mio invito.
“Zio, per favore, fammi provare il tuo cazzone!” mormorai.
“Volentieri nipotino” sorrise strusciando la punta del cazzo sul buco. Istintivamente mossi il bacino, mi voltai a guardare papà e lo zio spinse.
Il culetto era già aperto dal papà, non poteva fare resistenza. Mi mancò il fiato. Mi inarcai spalancando gli occhi! Papà mi baciò “Ecco fatto, vedi che ci riesci?”
Lo zio era scivolato dentro di me in un colpo solo. “Tutto dentro al mio nipotino!” sentenziò tenendomi saldamente per i fianchi.
Ritrovai il fiato, alzai il sedere come per liberarmi e lui si tirò indietro e affondò di nuovo.
Gridai.
“Respira cucciolo, respira, non combattere!”
“E grosso papà! Mi arriva così dentro!” gemetti mentre lui mi accarezzava dolcemente e mi portava la faccia verso il suo cazzo.
“Tieni, prendi il ciuccio così ti sentirai subito meglio” sussurrò afferrandosi il cazzo duro e dirigendolo sulle mie labbra.
Lo zio prese a muoversi. Mi pareva di essere tornato alle prime scopate della mia vita. Il cazzo che sfregava dentro di me possente, facendomi non male ma fastidio.
Leccai il cazzo di papà e iniziai a succhiarlo mugolando ad ogni affondo.
Una mano dello zio arrivò al cazzo molle “Qui serve un intervento!” iniziò a toccarmelo e a coordinare le spinte nel culo alla sega che stava facendo.
Lentamente il piacere cominciò a crescere. Il cazzo che succhiavo salato di presperma, la mano sapiente e lubrificata che mi accarezzava il pisello, il grosso cazzo di cui potevo avvertire quasi le vene che si faceva strada dentro di me… Qualcosa cambiò, smisi di pensare, smisi di avere paura.
La mano del papà mi accarezzava la testa: “Bravo, bravo, così, arrenditi, lasciati andare, apriti ai cazzi che ti scopano, godi cucciolo mio, godi!” Iniziò a muovere il bacino facilitando il mio pompino.
E io cominciai a godere. Il fastidio sparì lentamente e io iniziai a muovermi istintivamente verso il cazzo dello zio. Mi piaceva.
Lui se ne accorse, strinse più forte il mio cazzo, affondò con più decisione, si stese su di me, schiacciandomi col suo peso, arrivando più a fondo.
Iniziò a leccarmi l’orecchio “Ti piace, vero? Adesso si che ti piace. Lo sento da come stringi il culo, sei bagnato come una fighetta! Di allo zio quanto ti piace!”
Tolsi il pisello di bocca e lo baciai “Si zio, così scopami così!” gemetti, non riconoscendo la mia voce e rimettendomi il cazzone di papà in bocca.
“Sei una così brava troietta che meriti un premio” mi sussurrò lo zio all’orecchio.
Si ritrasse e lo sentii uscire.
Gemetti inarcando il culo perché vi rientrasse.
Un rivolo caldo mi colpì nel solco delle chiappe.
Pensai che stesse venendo, ma il getto era troppo continuo. Sentii che mi centrava il buco e gorgogliava entrando.
Capii che stava di nuovo pisciando e continuai a succhiare papà. Ormai in loro potere.
Lo zio pisciava e strusciava la punta del pisello sul mio buchetto, per assicurarsi di centrare bene la mira, poi con un gesto fluido rientrò dentro di me.
Mi sollevai di scatto, ma lui mi strinse, col cazzo ben piantato nel mio intestino che continuava ad orinare.
Papà mi prese il mento tra le mani “Hai visto cosa sa fare lo zio? ci vuole una grande abilità.”
Io ero vicino alla follia. La sensazione era stranissima, quel cazzo che pulsava dentro di me e l’intermittente getto dell’urina che i invadeva la pancia. Lo zio mi massaggiava il cazzo con decisione gridandomi volgarità “Ti metto incinta col mio piscio nipotino svergognato! Ti piace il clistere eh!? Godi ad essere riempito!” io rispondevo con dei gemiti.
Papà si mise in piedi davanti a me e iniziò anche lui a pisciare, bagnando me e lo zio.
Aprii la bocca, preso da qualche demone che non conoscevo.
Leccai quel cazzo spinsi contro il cazzo dello zio che continuava a pisciare dentro di me, gemetti.
Papà mi mise il cazzo in bocca e io lo succhiai.
Lo zio fini di pisciare.
E iniziò a muoversi.
Il suo cazzo sciacquava nel mio retto pieno della sua pipì che colava dal buco ogni volta che si tirava indietro.
Ero bagnato dell’urina di papà.
Succhiavo il suo cazzo.
Il mio era tra le dita dello zio.
Lui accelerò.
Gridai.
Si tolse da me e la pipi rimasta dentro fuoriuscì in un getto. Mentre la faceva naturalmente sembrava molta di più.
Mi lecco il buco aperto e rimise dentro il cazzo.
Io ormai non pensavo più ero attaccato al cazzo di papà, lo leccavo, baciavo succhiavo.
Tiravo fuori la lingua e lo guardavo negli occhi, gemevo.
Poi sentii lo zio accelerare e ansimare. Capii che stava per venire.
La cosa mi eccitò da matti.
E mi montò l’orgasmo.
Venimmo tutti e tre assieme, per qualche miracolo della lussuria.
Sentii il cazzo dello zio ingrossarsi dentro di me e la cosa mi eccitò. Il pisello di papà pulsarmi in mano segno che stava pompando lo sperma, e il piacere mi travolse.
Mentre caldi schizzi mi riempivano la pancia, il dolce seme del papà esplodeva nella mia bocca e il mio cazzo eruttava densa sborra al ritmo delle spinte dello zio.
Stralunai gli occhi. Gemetti col cazzo in bocca. Iniziai a tremare.
E loro non si fermarono. Continuarono così per almeno un altro paio di minuti, finchè i cazzi non iniziarono a smollarsi.
Allora papà si chinò su di me e mi baciò con passione.
Lo zio si sfilò, si unì a noi, ci diede la mano sporca del mio sperma da pulire e insieme la rendemmo lustra.
Mi girava la testa.
Papà mi baciò soddisfatto poi baciò lo zio.
“Direi che ci siamo divertiti… proporrei una doccia per darci una sistemata.”
Disse.
Io mi stesi sul tappeto, tra il piscio e la birra. Ci voleva una doccia ma prima dovevo riprendere le forze. Non ero sicuro di riuscire ad alzarmi.
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