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Diario erotico di un patriota - 5 (fine)


di jeepster
07.12.2023    |    3.350    |    4 9.6
"FINE Nota dell’autore: LA VERA GENESI DEL “DIARIO EROTICO DI UN PATRIOTA” Ad Aprile di quest’anno, per una questione legata al mio lavoro, mi è capitato..."

Ripubblico questa parte finale senza i tagli inopportuni operati in precedenza e ho voluto aggiungere una mia nota personale.

16 LUGLIO 1855
Domani due dei nostri compagni di cella ricoverati in infermeria torneranno con noi; il terzo dovrà starci ancora un po’: pare che per lui le conseguenze dell’intossicazione siano un po’ più serie.
Se da un lato sono molto contento che almeno per due di loro non sia stato nulla di grave, dall’altro non posso fare a meno di rammaricarmi per l’inevitabile fine della piena intimità di cui abbiamo goduto io e Rino in questi due giorni.
Di sicuro non potremo continuare a lavarci l’un l’altro oppure a dormire nello stesso letto nudi e abbracciati com’è stato la notte passata. Perciò abbiamo deciso di approfittare di queste ultime ore di completa libertà per ripetere a parti inverse, quello che avevamo fatto la sera prima; per altro in ossequio a quella che Rino chiama “reciprocanza”, a cui tiene tanto.
Devo dire che mi ha trovato pienamente d’accordo, perché oltre alla necessità di lavarmi per bene grazie al suo aiuto, avevo il desiderio di provare a mia volta quelle sensazioni, visto il piacere ch’egli ne aveva tratto. Eppure quando è arrivato il momento ho incominciato ad avere qualche dubbio. Appena finito di cenare, esitavo ad alzarmi per togliere il tavolo di mezzo ed organizzarci coi secchi d’acqua come la sera avanti. Mentre mangiavamo mi chiedevo se volevo davvero farlo, se ero davvero pronto per fare questo passo. Ripensavo alle tante letture fatte di testi Greci che parlavano di pederastia, di quello che oggi viene chiamato il “vizio greco” se per pudore non si ha il coraggio di chiamarlo “sodomia”. Per essi questa pratica era accettata, se non benvoluta, soltanto a patto che ci fosse un rigoroso rispetto dei ruoli: deve essere il più maturo che possiede il più giovane. L’inversione dei ruoli era un segno di depravazione.
Quindi era così che questo carcere maledetto mi aveva fatto diventare: un depravato?
Appena Rino si è accorto della mia titubanza mi ha preso la mano e sorridendo me l’ha stretta. Poi si è alzato ed è venuto a baciarmi. Naturalmente ho risposto al bacio, come sempre, così lui si è inginocchiato al mio fianco e poggiandomi una mano sulla spalla e l’altra sulla coscia mi ha detto: «Caro Gigi, mio amico amatissimo, non è detto affatto che si debba fare le stesse cose di ieri; se tu lo vorrai io ne sarò felicissimo ma lo sarò altrettanto anche se solo mi consentirai di aiutarti a lavarti».
«Oh Rino, come fai ad essere così bravo a leggere nei miei pensieri come se io fossi per te un libro aperto?» ho detto io.
«Non devi avere di queste esitazioni, mai vorrò che tu faccia qualcosa che non ti aggrada, e so che è lo stesso per te».
Allora mi sono alzato e lui con me e così in pochi minuti abbiamo predisposto tutto per la mia abluzione. Mi sono spogliato nudo e lui come me; ha voluto sia bagnarmi che insaponarmi e la cosa mi dava un grande piacere e sollievo. Quando è passato alle parti basse i suoi gesti non avevano alcun intento erotico ma io non ho saputo dissimulare l’eccitazione che mi provocavano. Lui tuttavia l’aveva ignorata e si accingeva a passare alle gambe ma io gli ho messo una mano sulla spalla e così lui alzando gli occhi dalla mia espressione ha capito quel che desideravo. Con mia grande soddisfazione ha iniziato un lavoro di bocca che ha aumentato di molto la mia eccitazione. Dopo un po’ l’ho interrotto e gli ho fatto capire che volevo che si alzasse. L’ho baciato e l’ho abbracciato, stringendolo più forte che ho potuto; ho sentito il suo sesso duro premere sul mio basso ventre e questo mi ha fatto capire che anche lui era assai eccitato. Senza indugiare mi sono voltato e lui ha subito preso a detergermi e a passare la saponetta in mezzo ai glutei; poi con le dita ha iniziato a saggiare la mia disponibilità a farlo entrare, quindi ha fatto un primo tentativo ma il mio gemito di dolore lo ha fatto desistere. Ha ripreso quindi ad insaponare il buco e di nuovo ha provato con le dita mentre io cercavo di rilassare i muscoli dell’ano; quindi un altro tentativo e stavolta è riuscito ad entrare. Ho provato una sensazione di dolore e piacere insieme ma ho lasciato che continuasse; poco dopo il dolore ha lasciato posto al piacere soltanto.
Mentre Rino mi penetrava nelle carni ho provato uno stato di totale abbandono, arrivando a una sorta di godimento estatico quando è sopraggiunto quello fisico grazie alla sua sapiente stimolazione del mio membro, e intanto sentivo il suo caldo seme riempirmi il retto mentre anch’egli godeva insieme a me.
Dopo esserci ben lavati, risciacquati e asciugati, ci siamo distesi sul mio giaciglio e lui da dietro ha iniziato a baciarmi e ad accarezzarmi con estrema dolcezza per tutto il corpo con la punta delle dita: sulle braccia, sul petto, e quindi le cosce, soffermandosi un po’ anche sul mio sesso ormai esausto, per poi risalire verso l’addome e su fino ai capezzoli. Che bellissime sensazioni ho provato grazie al suo tocco delicatissimo… e quanta tenerezza!
Ho vissuto dei momenti bellissimi e indimenticabili; paragonabili per intensità solo a quelli che a volte ho provato con mia moglie, benché trattasi di emozioni totalmente differenti.
Questa cosa mi ha enormemente sorpreso: mai avrei potuto immaginare che giacendo con un uomo si potesse arrivare a tali livelli di comunione di corpo e di spirito.
Tutti questi pensieri ho pensato di doverli fissare subito nella memoria e allora mi son messo a scrivere queste pagine. Rino è rimasto a letto e credo che ormai si sia addormentato; adesso vado a sdraiarmi accanto a lui per questa ultima notte di completa intimità.
FINE

Nota dell’autore:
LA VERA GENESI DEL “DIARIO EROTICO DI UN PATRIOTA”
Ad Aprile di quest’anno, per una questione legata al mio lavoro, mi è capitato tra le mani un libro: “I Neoplatonici” di Luigi Settembrini. Fino ad allora avevo sentito il suo nome solo perché a lui era intitolata qualche strada o qualche scuola ma dopo aver letto questo libro ho voluto approfondire la conoscenza di questo straordinario ma poco noto protagonista del nostro Risorgimento. Settembrini è un patriota che ha contribuito alle lotte che nella metà dell’ottocento hanno portato all’unità d’Italia, dapprima come combattente rivoluzionario poi come intellettuale e politico.
“I Neoplatonici” è un lungo racconto che, imitando lo stile delle favole milesie dell’antica Grecia, narra dell’amicizia di due uomini durata tutta la vita; da ragazzi il loro legame erotico-affettivo era di natura gioiosamente omosessuale ma questo non aveva impedito ai due di diventare adulti perfettamente integrati nella società, nonché valorosi guerrieri, mariti e padri esemplari; approdando infine a una bisessualità serena e consapevole.
Vista la scabrosità del contenuto, l’autore si è nascosto dietro la “traduzione” del testo di un inesistente scrittore ellenico. Il manoscritto di questo racconto è stato ritrovato nel 1937 ma la pubblicazione è avvenuta solo nel 1977, a un secolo dalla morte di Settembrini. Verosimilmente si ritiene che il motivo di un così prolungato oblio sia dovuto alla peculiarità e modernità con cui viene trattato il tema dell’omosessualità, per certi versi troppo avanti rispetto a quello che era il comune sentire della società e perciò ritenuto inevitabilmente “scandaloso”, laddove neanche attualmente viene vista con favore una cosiddetta “fluidità” dei comportamenti sessuali.
È vero che non bisogna essere necessariamente omosessuali o aver avuto esperienze in tal senso per trattare il tema dell’omosessualità ma di fatto esiste un dibattito sulla presunta bisessualità di Settembrini.
Personalmente, prendendo spunto dalla sua opera più importante, le “Ricordanze”, una voluminosa raccolta delle sue memorie dove parla a lungo della sua permanenza nel carcere dell’isola di Santo Stefano, ho provato ad immaginare quali esperienze potesse aver avuto per acquisire una tale apertura mentale e sensibilità rispetto a un tema allora così scottante. Parliamo della metà dell’ottocento, quando la parola “omosessuale” neanche esisteva e chi aveva rapporti carnali con partner dello stesso sesso rischiava di andare in prigione o in manicomio. Tramite l’espediente letterario del manoscritto ritrovato (escamotage tra l’altro abbastanza usato proprio nel 1800, quando si voleva trattare temi scabrosi), ho inventato questo diario parallelo a quello ufficiale. Perciò quanto ho raccontato è totalmente frutto della mia fantasia, tuttavia “ogni riferimento a fatti e persone reali NON È puramente casuale”.

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