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Lui & Lei

In fondo al vicolo


di LeoneDiana
13.05.2018    |    14.182    |    4 8.9
"E anche lui si rimette in movimento..."
È una giornata primaverile, tiepida anche se il tempo è variabile, né carne né pesce, un po’ come ti senti tu, da un po’. Finalmente hai potuto abbandonare il cappotto invernale e ti sei coperta con una giacca leggera, sopra a un maglioncino di cotone. Sotto, gonna, calze e scarpe con un tacco medio, che ti consentono di rientrare a casa a piedi, con passo tranquillo e sicuro. Ripensi alla giornata in ufficio… a quanto sia stata noiosa: ti sei dovuta districare in un groviglio di telefonate, e-mail, conti che non tornano… non si può dire che non ci fosse da fare, eppure ti sembra di non aver fatto nulla di interessante.
Sei così assorta nei pensieri che non ti accorgi che davanti a te un piccolo gruppo di persone sta attendendo di attraversare la strada e quasi finisci addosso a una signora. Ti fermi appena in tempo e rientri nella realtà, ma subito ti senti avvolta da una strana sensazione. È il tuo istinto, che ti fa avvertire la presenza di un uomo, appena dietro di te. Non riesci a scorgerne i dettagli, capisci solo che è alto e robusto, ma soprattutto che è ingiustificabilmente troppo vicino a te. È vero che c’è un po’ di calca, ma puoi avvertire il suo respiro sui tuoi capelli e sentire l’odore del suo giubbotto di pelle, probabilmente anche quello appena uscito dall’armadio per il cambio di stagione.
La luce verde ti rinfranca, potrai subito toglierti questa sensazione imbarazzante di dosso e riprendere il tuo cammino verso casa. Vivi da sola, non c’è nessuno ad attenderti, eppure non vedi l’ora di arrivarci e chiudere la porta dietro di te, e abbandonarti al relax, magari cucinando qualcosa di buono per cena… Già, la cena! Non hai quasi nulla in frigo, ti eri ripromessa di fare la spesa… Che noia, non hai voglia di ritardare il tuo rientro! Ma ecco che poco più avanti, sulla strada, ti si presenta la soluzione: scorgi le cassette di verdura esposte sui tavoli esterni di un fruttivendolo. Un’insalata leggera è un’ottima soluzione per inaugurare la stagione dei piatti freddi, e poi così non rischi di appesantire i tuoi fianchi… la prova costume non è così lontana!
Mentre passi in rassegna le primizie che offre il verduraio, il tuo occhio nota, qualche decina di metri più indietro, l’uomo con il giubbotto di pelle. Si è fermato e sembra guardare nella tua direzione. “Sembra” perché indossa degli occhiali da sole, abbastanza immotivatamente visto che è appena tramontato. La tua mente annota qualche dettaglio in più: capelli castani di lunghezza media, barba… ma soprattutto rimanda velocemente un segnale di disagio, che ti scende fino allo stomaco. Ti senti una stupida a ritrovarti a pensare che ti stia seguendo: probabilmente avrà i suoi motivi per essersi fermato, forse starà aspettando qualcuno esattamente in quel posto… un luogo strano, però, visto che non corrisponde ad alcun punto di riferimento: né un negozio, né una fermata del bus, nemmeno una porta di casa. Forse ti farà sentire ancora più stupida, ma la pancia e la testa decidono che l’unico modo per far scomparire quella sensazione sia ricominciare a camminare. Così abbandoni lattuga e pomodori e ti avvii lungo la strada. E anche lui si rimette in movimento.
Lo vedi con la coda dell’occhio, con passo calmo ma sicuro anche lui va nella tua stessa direzione. Mille pensieri passano nella tua testa, mentre la sensazione di imbarazzo si trasforma in ansia. Cosa può volere da te? Lo conosci? È un rapinatore? O piuttosto un maniaco sessuale? Il tuo passo accelera, insieme ai battiti del tuo cuore. Ti dici che sei pazza, che ti stai facendo solo una strana fantasia e, come prima, cerchi di darti torto: svolti la prima a destra, pensando che lui proseguirà dritto, facendoti sciogliere la paura in un’isterica risata. E invece no, piega a destra anche lui e i suoi passi sembrano più decisi. Si sta avvicinando. Ormai stai quasi correndo, e nella tua mente si avvicendano immagini premonitrici di quello che potrebbe essere il tuo destino. Rapinata dei pochi soldi a disposizione, con il rischio di essere picchiata o uccisa per il magro bottino. O violentata barbaramente da un uomo in preda ai suoi istinti più primitivi. Ti ritrovi nell’assurdo pensiero di decidere quale sia il finale migliore. E nell’ancora più assurdo pensiero di non avere dubbi. Cosa cosa cosa? Preferiresti la drammatica esperienza dello stupro alla perdita di pochi spiccioli? Anche perché l’eventualità dell’omicidio è effettivamente la meno probabile, perfino se dovessi avere la borsetta vuota. In questo paradossale dialogo con te stessa, riaffiorano le fantasie che accompagnano alcune tue sessioni di autoerotismo: l’uomo sconosciuto, che ti prende con la forza, fa di te la sua preda su cui sfogare tutto il suo istinto.
Ritorni alla realtà: stai camminando tra le case di un quartiere che non conosci bene, non ci sono bar e nessuno cammina per la strada. Puoi sentire i suoi passi, ormai ti ha quasi raggiunta. Con il cuore in gola e il respiro affannato, ti trovi a rallentare il passo, non solo per la stanchezza. Sarà l’eccesso di adrenalina, ma una strana confusione si è creata nella tua mente. Potresti suonare un campanello, o gridare aiuto, e invece svolti ancora una volta, e come nella sceneggiatura di un film ti ritrovi in un vicolo poco illuminato. Su un lato, il lungo muro perimetrale di una falegnameria, sull’altro le porte di quelli che sembrerebbero essere magazzini. Nessun’anima viva. Solo il tuo cuore che batte all’impazzata, e il corpo di lui che arriva potente a sbattere contro il tuo.
Ti copre la bocca con la mano e, così, capisci che le tue non erano solo fantasie. Cerchi di divincolarti e opporre resistenza, ma… è incredibile! Ti rendi conto che stai solo recitando una parte. Sei eccitata. E sei sicura che lui sia costretto a mascherare la sua incredulità quando con la sua mano sente le tue mutandine bagnate. O forse penserà che te la sei fatta sotto dalla paura?
Fatto sta che la tua vagina non vede l’ora che lui faccia quello che sta per fare. Ti gira con la faccia al muro, alza la gonna e abbassa le mutandine. Non lo puoi vedere, ma ti immagini che tiri fuori il suo uccello al massimo dell’erezione. Non fai più nulla per opporti, anzi appoggi le mani in alto, sul muro, e protendi il sedere indietro. E quando lo senti entrare, per poco non vieni subito.
Affonda dentro di te, con colpi decisi, ma lenti, almeno per il momento. E ogni colpo ti dà piacere. Ce l’ha abbastanza grosso da stimolare un po’ il tuo clitoride, o forse è il tuo clitoride che si è ingrossato così tanto da potersi sfregare sul suo pene. Lui sente i tuoi gemiti trapelare tra le dita della mano davanti alla tua bocca e, con un po’ di dispiacere da parte tua, la lascia libera per poterti afferrare meglio le natiche e accelerare il ritmo. Nel vicolo risuonano mugolii di piacere, se passasse qualcuno non penserebbe a uno stupro, ma a una coppia che è stata colta da un raptus di passione. Tu sei stordita più che dalla più forte delle droghe e un calore sempre più forte ti avvolge. Vieni urlando e dimenandoti come una forsennata, non lasciando scampo nemmeno a lui, che scoppia riempiendoti di sperma caldo, completando così uno degli amplessi più belli della tua vita. Il fatto che prendi la pillola ti rincuora almeno dal pericolo di non restare incinta, ma in realtà non pensi nemmeno agli altri rischi: ti senti solo e completamente soddisfatta, e non sai chi dei due sia più sorpreso quando, appena sfila via il suo pene, ti giri e lo avvolgi in un bacio profondo e passionale.
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