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Lui & Lei

Appuntamenti di sguardi


di Ullallero
09.02.2023    |    4.794    |    3 9.7
"Frequentavo una comitiva che in estate si ritrovava in uno stabilimento balneare del litorale romano..."
Frequentavo una comitiva che in estate si ritrovava in uno stabilimento balneare del litorale romano.
La spiaggia era molto chic e i cosiddetti giornalieri erano filtrati dalla gestione del bagno che cercava di evitare famiglie con troppi bambini per evitare di infastidire la clientela abbonata.
Naturalmente le coppie e le singole venivano tranquillamente fatte entrare e potevano godersi l’area centrale della spiaggia proprio di fronte alle 2 cabine occupate dalla nostra comitiva.
Fra le persone che spesso si facevano vedere in spiaggia c’era una ragazza molto magra, molto alta e molto abbronzata che, dopo esser scesa lungo la passerella ancheggiando su zoccoli sempre decisamente alti, vestita con abitini estivi, si posizionava sullo spiazzo più o meno ad una trentina di metri dal nostro capannello di lettini, stendeva il suo telo e si metteva per ore a prendere il sole, spesso in topless. Aveva pochissimo seno ma con dei capezzoli impertinenti a punta che a mio avviso erano estremamente erotici.
Le ragazze della comitiva l’avevano soprannominata la gru per le sue fattezze così longilinee e soprattutto per il timore che qualcuno dei maschi della comitiva la avvicinasse.
A me però la tipa piaceva moltissimo e come a me piaceva sicuramente anche a qualche altro maschio.
La comitiva comunque durante le ore più calde era ridotta a pochissime persone per rinfoltirsi soprattutto dalla metà pomeriggio in poi. Ed era il momento giusto per farmi notare da lei guardandola da dietro gli occhiali da sole. Al principio non capivo se la tecnica di approccio fosse giusta o meno, poi però mi accorsi che gli sguardi venivano a distanza ricambiati.
Cominciava ad alzarsi dal lettino, si girava, alcune volte si toglieva solo a seguito dei miei sguardi il pezzo di sopra del costume, altre volte andava verso la riva del mare e tornava per continuare il gioco di sguardi per me estremamente arrapanti. Era diventato un appuntamento di sguardi.
Un giorno le si avvicinò certo non casualmente il bagnino di salvataggio ma durò poco vicino a lei. Mi sembrò che quasi lei lo avesse allontanato con una certa decisione. Di certo per me fu il segnale di darmi una mossa in qualche modo.
Così quel pomeriggio la tenni maggiormente sotto controllo e quando, verso le 5, mi accorsi come suo solito che cominciava a rivestirsi per andarsene, mi infilai t-shirt e infradito e, fra la sorpresa generale dei presenti, con una scusa, me ne andai prima del solito.
Uscito dallo stabilimento andai in macchina e mi posizionai dall’altro lato della strada in seconda fila in modo da poter vedere l’ingresso.
Non sapevo in che modo arrivasse al mare: in bici? In autobus? In macchina?
Invece no. Nel momento in cui uscì dal cancello, si fermò guardando prima nella borsa, poi guardò sinistra e infine a destra e fu in quel momento che mi venne il lampo di genio di darle due colpi di abbaglianti. Lei se ne accorse e fece un sorriso. Mi sporsi con un braccio fuori dal finestrino e con il braccio le feci cenno di avvicinarsi.
Si sistemò gli occhiali e attraversò la strada e come niente fosse aprì lo sportello ed entrò in macchina.
Le sorrisi, lei ricambiò e il suo volto era ancora più bello di quanto a distanza avevo notato.
“Sembra che avevamo un appuntamento”
“Ti ho visto uscire prima di me e l’ho immaginato che mi aspettavi”.
“Quindi inutile chiederti la domanda che mi ero preparato”
“Cioè?”
“Ti serve un passaggio”
“Sì, è completamente inutile. Mi va di imboscarmi con te”
Presi la strada verso la pineta di Castelfusano e svoltato su una stradina sterrata arrivai in uno slargo dove mi fermai.
Ci guardammo e all’istante cominciammo a baciarci con ferocia. La sua lingua mi arrivava in gola e la roteava intorno alla mia. E mentre con la mano le ero arrivato sulla patata completamente depilata, lei si slacciò i laccetti del costume sui fianchi liberandosene e scivolò sul sedile in modo da allargar bene le lunghe gambe e farsi penetrare bene con le dita che da due divennero ben presto tre a rovistarla.
Cominciai poi a succhiarle il capezzolo destro che si allungò enormemente. Tre centimetri di punta almeno.
“Continua, ti prego. Continua! Mi fai venire!!”
Uno schizzo potente mi inondò la mano e poi un secondo e lei cominciò a tremare come una foglia.
“Non fermarti ora. Fammi venire ancora”
Ricominciai a ravanarla, a baciarla, a morderle i capezzoli. E ancora venne. Il suo viso si era stravolto.
“Avevo voglia di te” mi disse.
“Adesso se vuoi ti porto a casa” le dissi.
Mi guardò un po’ stupita, “No. Ora penso io a te. A casa fra poco arriva dal lavoro mio marito”
“Ah sei sposata?”
Ma non fece in tempo a rispondere che aveva tutto il mio cazzo in bocca. I pompini cominciano sempre un po’ lentamente e delicatamente. Non il suo.
Le lo pompava su e giù. Gola-labbra, gola-labbra, ripetutamente. Ed ero talmente gonfio e carico che non ci mise molto a farmi eruttare. Sborra e ancora sborra. Direttamente in gola fino all’ultima goccia. Poi mi baciò la punta della cappella dopo avergli dato l’ultima ciucciatina.
“Ora possiamo andare” mi disse “hai un bellissimo cazzo e ho voglia di farmi scopare ma non oggi e non qui”.
La portai nei pressi di casa su una strada laterale per non farsi vedere.
Scendendo mi lasciò il suo telefono su un bigliettino con sopra scritto anche “chiamami solo la mattina, Elena”.
Già, non ci eravamo nemmeno presentati.
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