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Sono felice. La mia vita è tanto
pari al mio sogno: il sogno che non varia:
vivere nella natura in una casa solitaria,
senza passato più, senza rimpianto:
appartenersi, meditare… Canto
l’esilio e la rinuncia volontaria
Sono tornata da me,
perché sono stanco di cercare qualcosa che non so,
di chiedere a chi non può offrire
o di aspettare chi è già occupato a illuminare se stesso,
di desiderare un corpo che non è mio,
di avere aspettative che mai arriveranno
perché comunque lontane dalla mia natura,
di fingere di capire o essere sempre tollerante e disponibile
con chi non comprende il mio valore.
Sono tornato da me,
perché non posso più dedicare il mio tempo, occhi e speranza
in cuori che non desiderano battere con il mio,
a chi non crede nella magia,
a chi dedica il suo momento e il suo pensiero a lamentarsi di ciò che non va,
o ad anelare cose che non gli appartengono,
e a criticare in ogni dove.
Sono tornatao da me,
come unica destinazione possibile,
come strada disponibile,
come quel ritorno a casa
in sospeso da tanto tempo.
Sono tornato da me,
ho visto quanto ho corso contro il tempo,
i dolori della mia anima assetata di verità
in cerca di acqua.
Mi sono ospitato e sono entrato,
mi sono chiamato
mi sono abbracciato e accarezzato,
e mi sono imbattuto in una me stesso.
Mi stavo aspettando con il cuore ricolmo di speranza,
diverso è vero ma sano.
Ho visto che ero comunque intatto e non frammentato come pensavo di essere,
ho ritrovato la magia nei miei occhi,
e l’ho voluta rivedere ancora e ancora.
Ho scoperto di aver sempre posseduto le chiavi,
ed è stato bellissimo ritrovarmi.
Da qui, da dove abito scelgo me,
scelgo chi e scelgo cosa desidero,
muoio e resuscito ogni giorno e sono pur sempre vivo.
Ho capito che questa è resilienza
e la trovo solo dove abita me stesso.
pari al mio sogno: il sogno che non varia:
vivere nella natura in una casa solitaria,
senza passato più, senza rimpianto:
appartenersi, meditare… Canto
l’esilio e la rinuncia volontaria
Sono tornata da me,
perché sono stanco di cercare qualcosa che non so,
di chiedere a chi non può offrire
o di aspettare chi è già occupato a illuminare se stesso,
di desiderare un corpo che non è mio,
di avere aspettative che mai arriveranno
perché comunque lontane dalla mia natura,
di fingere di capire o essere sempre tollerante e disponibile
con chi non comprende il mio valore.
Sono tornato da me,
perché non posso più dedicare il mio tempo, occhi e speranza
in cuori che non desiderano battere con il mio,
a chi non crede nella magia,
a chi dedica il suo momento e il suo pensiero a lamentarsi di ciò che non va,
o ad anelare cose che non gli appartengono,
e a criticare in ogni dove.
Sono tornatao da me,
come unica destinazione possibile,
come strada disponibile,
come quel ritorno a casa
in sospeso da tanto tempo.
Sono tornato da me,
ho visto quanto ho corso contro il tempo,
i dolori della mia anima assetata di verità
in cerca di acqua.
Mi sono ospitato e sono entrato,
mi sono chiamato
mi sono abbracciato e accarezzato,
e mi sono imbattuto in una me stesso.
Mi stavo aspettando con il cuore ricolmo di speranza,
diverso è vero ma sano.
Ho visto che ero comunque intatto e non frammentato come pensavo di essere,
ho ritrovato la magia nei miei occhi,
e l’ho voluta rivedere ancora e ancora.
Ho scoperto di aver sempre posseduto le chiavi,
ed è stato bellissimo ritrovarmi.
Da qui, da dove abito scelgo me,
scelgo chi e scelgo cosa desidero,
muoio e resuscito ogni giorno e sono pur sempre vivo.
Ho capito che questa è resilienza
e la trovo solo dove abita me stesso.