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Laguz: Mia luce, cosa ti incuriosisce
di questo mondo?
Algiz: I segreti nelle pupille delle persone.
Laguz: Capisco. Forse questi segreti emergono
dove l'estraneo incontra il calore del nuovo?
Algiz: Sì, l'estraneità è ripida e cade sull'odore della
pelle, dietro gli occhi anche se chiusi.
Oppure la si può assaggiare, meticolosamente
leccare, e in questo scoprire fino a che punto è
maschio o femmina l'estraneità.
Quanti corpi si possono esplorare?
Laguz: Un corpo può contenerne molti e molti uno.
Sono le venature del piacere che determinano
quanto ripida è la china.
Algiz: Eppure a fianco degli abissi gementi del silenzio
possono stare trine lucide di parola e il piacere
impalpabile dell'intesa.
Studierei teatri di corde o scatole, interrati
o terrazzati, le aperture verdi dei boschi
o quelle grigie delle industrie. Così la scena
stessa può essere complemento parlante
dell'intimo.
Laguz: Algiz, il tuo dire è delicato e audace
ma solo il fuoco sa la poesia dei tuoi fianchi
che baciano la notte.
Algiz: Mi lusinghi. A proposito di poesia, eravamo
in Arcadia una notte e tu come un satiro mi
prendesti accanto al ruscello e mi parevi quasi
aguzzo al sommo, e le tue mani coprivano le
mezzelune delle mie natiche. Aguzzo come
gli angoli della tua bocca quando sorridi
o il brillio che affila il tuo sguardo.
Laguz: Ma Algiz, cos'è quell'espressione sul tuo volto?
Di quale sorpresa vibrano i tuoi iridi di civetta?
A quale gioia sono tese le tue labbra? Qualcuno
ci sta leggendo? Qualcuno o qualcuna ti sta toccando?
Algiz: Ma no Laguz! Chi vuoi che legga che non abbiamo
ancora pubblicato!? Piuttosto chiudi gli occhi e gioca
con me. < a parte > Ssh... vediamo se si accorge
che non sono io...
di questo mondo?
Algiz: I segreti nelle pupille delle persone.
Laguz: Capisco. Forse questi segreti emergono
dove l'estraneo incontra il calore del nuovo?
Algiz: Sì, l'estraneità è ripida e cade sull'odore della
pelle, dietro gli occhi anche se chiusi.
Oppure la si può assaggiare, meticolosamente
leccare, e in questo scoprire fino a che punto è
maschio o femmina l'estraneità.
Quanti corpi si possono esplorare?
Laguz: Un corpo può contenerne molti e molti uno.
Sono le venature del piacere che determinano
quanto ripida è la china.
Algiz: Eppure a fianco degli abissi gementi del silenzio
possono stare trine lucide di parola e il piacere
impalpabile dell'intesa.
Studierei teatri di corde o scatole, interrati
o terrazzati, le aperture verdi dei boschi
o quelle grigie delle industrie. Così la scena
stessa può essere complemento parlante
dell'intimo.
Laguz: Algiz, il tuo dire è delicato e audace
ma solo il fuoco sa la poesia dei tuoi fianchi
che baciano la notte.
Algiz: Mi lusinghi. A proposito di poesia, eravamo
in Arcadia una notte e tu come un satiro mi
prendesti accanto al ruscello e mi parevi quasi
aguzzo al sommo, e le tue mani coprivano le
mezzelune delle mie natiche. Aguzzo come
gli angoli della tua bocca quando sorridi
o il brillio che affila il tuo sguardo.
Laguz: Ma Algiz, cos'è quell'espressione sul tuo volto?
Di quale sorpresa vibrano i tuoi iridi di civetta?
A quale gioia sono tese le tue labbra? Qualcuno
ci sta leggendo? Qualcuno o qualcuna ti sta toccando?
Algiz: Ma no Laguz! Chi vuoi che legga che non abbiamo
ancora pubblicato!? Piuttosto chiudi gli occhi e gioca
con me. < a parte > Ssh... vediamo se si accorge
che non sono io...