Pranzare con il porno non è reato

Guardarsi un porno in pausa pranzo non è reato e non può esser causa di licenziamento - sentenzia la Cassazione, respingendo il ricorso della Fiat, che chiedeva di applicare la sanzione nei confronti di un operaio del reparto manutenzioni di Termini Imerese. Il licenziamento dell'uomo risale al maggio 2008, e fu convalidato dal Tribunale nel luglio 2010. Secondo l’ipotesi dell’azienda, l’operaio avrebbe infranto regole e fiducia “svolgendo attività estranea alla prestazione lavorativa consistente nella visione di filmati a carattere pornografico”, aggiungendo di prendere in considerazione “la condotta tenuta dal lavoratore che, per prevenire le verifiche aziendali, controllava a mo’ di vedetta la presenza di personale nelle vicinanze del locale” dove si consumava la visione delle clip a luci rosse.

La Corte di Palermo, dopo il ricorso in appello, decretò l’illegittimità del provvedimento, con conseguente reintegra in azienda e pagamento di stipendi e contributi non corrisposti durante il periodo di allontanamento dalla fabbrica; e, in questi giorni, la sentenza è stata confermata dalla Cassazione.

Gli elementi raccolti, secondo il giudizio dell’Alta Corte, non bastano a “fondare la certezza” che l’uomo abbia visto il film sul posto di lavoro; inoltre pare che il lavoratore abbia guardato solo “uno scorcio” del video hot durante la sua "pausa-mensa", dunque non in orario lavorativo, particolare che avrebbe potuto giustificare il licenziamento.

In pratica - come teoricamente è giusto che sia - ciascuno è libero di gestire il proprio tempo libero come meglio crede. Siete d'accordo, porcellini? Voi, che siete tanto attivi sin dalle prime ore del giorno, avete il vizietto del porno sul lavoro? Scommettiamo proprio di si! ;)