Ultimamente al centro di un vortice di polemiche che sembra inarrestabile, affascinante, sexy, creativa, tormentata e con quel tocco di tasgressione che rende irresistibile una donna, Asia Argento resta un'artista poliedrica che raramente passa indifferente, capace di spaziare in diversi campi creativi.
Indipendentemente dai recenti scandali che l'hanno vista protagonista (per il caso Weinstein e Jimmy Bennet che le è costata l'uscita dal programma X-Factor e dal movimento #metoo, e la relazione con Fabrizio Corona), vogliamo giudicarla come artista. Noi di Annunci69.it abbiamo scovato un suo racconto erotico, pubblicato da un Blog francese, dal titolo: "Il ginecologo".
Il Ginecologo
di Asia Argento
"Deve essere successo circa sette anni fa. In un primo momento ho sentito un dolore profondo all'addome. Stavo girando un film con un orribile regista francese, ma non avevo voglia di lamentarmi; così ho continuato nonostante il dolore segreto, e nonostante fosse molto difficile indossare quel maledetto corsetto. Dio, odio i film d'epoca e quello schifo di costumi sbagliati.
Ricordo che quell'anno c'era un mio film a Cannes. Ricordo che una domenica vennero a casa mia, in Francia, con tutti quei meravigliosi abiti, ma non riuscì a provarli. Il giorno dopo, strisciai a lavoro a quattro zampe. Alla fine la produzione decise che sarebbe stato meglio portarmi in ospedale. Appena arrivata confessai di indossare uno IUD, un dispositivo intrauterino, e che, a causa delle scene a cavallo che avevo dovuto girare per il film, probabilmente si era spostato o qualcosa di simile.
Sembravano prendere le cose con leggerezza. Mi esaminarono. Mi chiusero in una stanza.
C'era una finestra di vetro, le pareti ed il pavimento color tegola erano macchiati di piscio.
Mi dissero che avevo qualcosa ai reni. Fecero un'ecografia, ma non trovarono nulla. Mi fecero un'endovena. Prudeva. Così ho scoperto di essere allergica ad alcuni antibiotici, e sperai di ricordarlo sempre. Poi divenne tutto rosso.
Dove sono i tuoi amici quando le cose diventano difficili?
Nessuno sarebbe venuto a trovarmi, tranne quella cagna di cineasta francese che sedeva accanto al mio letto di morte e che mi disse che se avessi rinunciato al film, non sarei mai più stata scritturata. Avevo la febbre alta, una febbre che non sarebbe scesa per almeno una settimana. Mi bombardarono di clisteri rettali, ma non riuscivo ad espellere la mia merda. Mi girai, tutto divenne verde. Giallo, anche.
Infine, arrivò il regista del mio film e mi diede carta, matite e pennarelli colorati per realizzare i miei ultimi disegni. Un giorno Jean-Marc Barr venne a trovarmi con uno spinello.
Trascinai il mio povero corpo fuori dall'ospedale per fumare con la mia endovena al braccio. Ero malata dentro e molto vicina alla morte, lo sapevo. Poi arrivò il medico che lavorava sul set e quando vide che ero fuori a fumare, pensò che avrei potuto lasciare l'ospedale entro un giorno o due e tornare a lavoro.
Quando il mio presunto amico se ne andò, ebbi una visione. Lo IUD. Si era mosso. Ed aveva provocato un'infezione, che si era diffusa ovunque. Vidi piccole formiche che cercavano di raccogliere in gabbie minuscole il pus giallo che sorgeva dal mio ventre. Chiamai l'infermiera. Le raccontai quello che avevo visto, ma non mi credette; naturalmente pensava che fossi una pazza delirante. Non c'erano ginecologi in ospedale. Non fino a Lunedi. Era Giovedi.
Quindi ho iniziato a scrivere il mio testamento. Le mie vene erano così straziate dagli antibiotici che rifiutavano altri aghi. Ma non volevo lamentarmi. Era una mia prerogativa.
Le lacrime scescero in silenzio dagli occhi, quando l'infermiera cercò di piantare l'ago nelle reduci vene, sia a destra che a sinistra. Nessuno mi chiamò. Né mio padre né mia madre, né il mio ex ragazzo.
Quando la mattina mi svegliai, viddi la luce del giorno e chiamai la mia agente francese per chiederle se conoscesse un buon ginecologo. Mi mise in contatto con il migliore di Parigi.
Parlai con lui al telefono. Gli spiegai la mia situazione. Mi disse di lasciare l'ospedale e raggiungerlo nella sua clinica.
Scappai dall'ospedale come un fuggitivo, presi un taxi mantenendo la flebo bene allineata al mio braccio destro. Quando il ginecologo mi visitò, si sorprese di trovarmi ancora in piedi sulle gambe. Mi disse che avrei potuto morire in poche ore. L'infezione intrauterina si era diffusa ovunque a causa delle corse a cavallo, ed aveva raggiunto l'intestino, a causa di tutto quel dannato olio che mi avevano spruzzato in culo.
Definirono la mia malattia una "sympalgite" o qualcosa di simile. Non ebbi paura di entrare in sala operatoria. Tranne che per l'anestesista, che aveva un herpes enorme sul labbro superiore che mi fece innervosire per almeno otto secondi.
L'operazione durò quattro ore. Introdussero una sonda dal mio ombelico alle profondità del mio ventre, facendo una piccola incisione, per non danneggiare il mio angelo tatuato.
Durante questa piccola morte, sognai di mangiare un pollo di plastica verde, davanti a un pubblico numeroso, come ne 'Il fascino discreto della borghesia'. Mi lavarono le budella con una soluzione salina ed estrassero lo IUD. E' tutto.
A quanto pare nel sonno delirante, insultai gli infermieri. Dissi cazzo e puttana, m'hanno raccontato. Ma io non ricordo.
Quando mi svegliai ero in una bella stanza, pulita e sterile. La prima cosa che feci, fu cercare di accendere una sigaretta. Quando entrò il ginecologo la nascosi nel cassetto del comodino. C'era un odore acre. E quando lui mi chiese cosa fosse questo strano profumo, feci finta di non sapere di cosa stesse parlando. Sembrava preoccupato. Forse pensava che l'odore di bruciato venisse dal mio pube? Lo guardai. Il suo nome era Harry.
Sembrava un cazzo.
Era piccolo, calvo. Eretto. Ed in pochi secondi mi innamorai di lui, il mio salvatore.
Quando se ne andò, scesi dal letto per andare a guardare fuori dalla finestra.
Lui stava lasciando la clinica con la sua molto maschile Porsche. Mi aggrappai al bordo della finestra per guardare la macchina scomparire.
Il giorno dopo venne da me e mi disse che, se volevo, potevo stare qualche giorno a casa sua, fino a quando non mi fossi sentita meglio. Dopo tutto, il mio appartamento parigino non era per niente adatto al mio recupero: con i suoi tre piani di scale, sarebbe stato troppo difficile per me salire e scendere senza assistenza. E, oh, la sua ragazza era un'infermiera. Così accettai con entusiasmo.
Mi portò a casa sua una mattina presto, e sistemò la mia piccola valigia blu nella stanza degli ospiti. Mi pare ci fosse un pianoforte.
Quando uscì feci il bagno, ed ebbi paura che i miei punti di sutura sarebbero esplosi.
Mi sentivo viva, come mai prima in vita mia.
Durante la pausa pranzo, il mio ginecologo mi visitò. Senza l'infermiera.
Era vestito come un buddista. Mi spogliò, in completo silenzio.
Il silenzio è sexy. Così sexy. Come la morte.
Mi baciò con trasporto. Il nano pelato divenne un enorme cazzo, che accolsi nella mia figa, ancora e ancora, e per la prima ed ultima volta nella mia vita lo feci per dieci volte di fila. Le ho contate. Non riuscivo a credere alle meraviglie del mio corpo. Una femmina. Lui si era come trasformato in un dildo gigante, con tutto il suo corpo immerso dentro di me, dalla testa ai piedi. Poi tornò a lavorare. Mi sentivo imbarazzata, ma felice.
Perché aveva voluto baciare la sua cavia? Salvarmi era stato solo un pretesto per scoparmi?
In serata, tornò con la sua fidanzata, la bella rossa infermiera. Guardammo la versione francese di X-Factor in TV. Sentivo che voleva un po' di azione, forse sognava di fare una cosa a tre.
Ma avevo dolore per i punti di sutura. Così ho fatto finta di essere molto stanca, e, all'alba,
me ne andai di casa, senza dire loro una parola. Nemmeno una frase di ringraziamento.
Il giorno dopo ero di nuovo sul set con il mio corsetto, facendo le stesse cose di sempre.
Il reparto di Ginecologia continuava a chiamarmi, ma non ho mai risposto al telefono.
Era come se fossi in balia di ossessionanti orgasmi multipli.
Dopo due settimane pensai che sarebbe stato meglio tornare in clinica per far rimuovere i punti di sutura addominali. Era mattina presto. L'ufficio del medico era già pieno di donne in attesa. Avevano tutti l'aria ansiosa, tutti sembravano aspettare qualcosa - qualcosa di speciale. Tutte quelle femmine mi guardarono con disprezzo quando l'infermiera mi chiamò per prima. Il ginecologo guardò dentro la mia figa rosa. Mi disse che non avrei più potuto avere figli (gli credetti, ma due anni dopo ero di nuovo incinta).
Immaginai che cercasse di fottermi con le gambe ben aperte prese sulle staffe, ma gentilmente rifiutai. Poi non l'ho più visto. Mi chiama spesso. Pensa che io sia la donna dagli orgasmi multipli. Io invece credo che sia il ragazzo dalla piccola coda che sembrava un grande cazzo, che usai come un dildo quando stavo per morire. E questo è quanto. Un dato di fatto".