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Daisy - Un fiore lordo


di Eriaku
05.05.2024    |    2.582    |    3 9.2
"E lo fa così bene che vengo gemendo sulla sua lingua instancabile..."
“Daisy, inutile puttana di una tossica, cosa cazzo vuoi a quest'ora?”

Freno l'impulso di tirare un bel calcio in mezzo alle palle di Oleg, non è
proprio il caso di litigare di venerdì sera con l’ultimo spacciatore che la
polizia non ha ancora tolto di mezzo. “Oleg dammi un po' di coca, e di quella
buona, così mi levo di torno e amici come prima.”

Invece di rispondermi, mi squadra dalla testa ai piedi dall’alto del suo
metro e ottanta, i suoi occhi sembrano spogliarmi. Non che ci voglia molto,
visto come sono vestita. Sono uscita di casa con l'idea di prendere un po’ di
coca per darmi la carica, per poi raggiungere la mia migliore amica e il suo
ragazzo in una nuova discoteca aperta in centro, dove pare ci sia della gran
bella gente, leggasi piena di soldi, così ho messo un miniabito quasi inguinale
per mettere in risalto le mie belle gambe.

“Ho quello che vuoi, ma non so se te la voglio vendere, a meno che..." Lascia la frase in sospeso, come un dannato commediante.

"A meno che cosa? Dai Oleg!" Tu guarda questo stronzo, penso.

"...Non ti togli quel ridicolo vestitino e ti fai scopare, anche perché vestita così è chiaro che vai in cerca di cazzo, quindi perché mandarti in giro quando qui ci sono io in cerca di compagnia?"

Ho di nuovo voglia di prenderlo a calci nelle palle, ma poi penso che in fondo non abbia tutti i torti. Inoltre, messo da parte il fatto che è un spacciatore dalla dubbia ascendenza europea, Oleg è davvero un bel figo tutto muscoli e tatuaggi. Il pensiero che mi voglia al punto da rinunciare a dei soldi mi fa inturgidire i capezzoli. Li sento come chiodi sul vestito. Prima di cedere, cerco di capire quanto posso sfilargli: "Facciamo finta che accetti, quanto saresti ben disposto a darmi? E non provare a fare il furbo perché al contrario di quello che hai detto, non sono una delle tue puttane tossiche.”

“Due buste, però ti scopo come dico io.”

Senza rispondergli, passo sotto il suo braccio teso e mi infilo nell'appartamento trovandomi in un salotto spartano ma sorprendentemente pulito e ordinato. Lo sento chiudere la porta con uno sbuffo e raggiungermi. Prima che possa toccarmi slaccio il filo che tiene su il mio abito che mi scivola sul corpo fino a raccogliersi in una pozza argentata ai piedi lasciandomi vestita, si fa per dire, con solo un minuscolo tanga e le mie immancabili scarpe col tacco a spillo.

Mi volto togliendomi il capriccio di vederlo ad occhi sgranati. Potrò non
avere che una prima scarsa ma il mio culetto e le mie gambe sono il sogno di
ogni maschio.

“Una che gira con quei due fili al posto delle mutande cerca davvero solo il
cazzo." Mi sovrasta con la sua altezza, poggiandomi una mano proprio in
mezzo alle gambe. Vorrei rispondere qualcosa ma la fichetta si sta aprendo
sotto il suo tocco e l'unica cosa che riesco a produrre è un gemito ad occhi
chiusi.

Li riapro allarmata non appena mi sento sollevare di peso, pochi istanti e mi ritrovo buttata sul divano bianco al centro della stanza.

Lo vedo prendere due bustine dai pantaloni e poggiarle su tavolino in bella vista poi, cogliendomi di sorpresa, s'inginocchia e abbassa la testa allargandomi le gambe con le braccia muscolose. Mi lecca dapprima attraverso il tanga e la sensazione di attrito mi fa tremare. Continua a farmi godere anche quando m’infila due dita dentro dopo avermi tolto il tanga.

Le allarga, le ruota, le spinge dentro fino alle nocche mentre con lalingua mi titilla il clitoride.

"Hai un proprio un bel fiorellino Daisy" Lo dice come fosse un
complimento, fra una lappata e l'altra, senza sapere che "Fiorellino"
è il nomignolo che ho lasciato a casa. Sono sempre stata il "Fiorellino di
papà", dolce e pura per la mia famiglia e la piccola comunità rurale della
cittadina dove sono nata ventidue anni fa.

Ora nella grande città, dove sono solo Daisy, sono a gambe aperte e farmi mangiarmi la fica da uno spacciatore.

E lo fa così bene che vengo gemendo sulla sua lingua instancabile. A quel
punto sono io a voler scopare, così mi metto seduta e gli alzo la testa per
poterlo baciare, la sua bocca ha il magnifico gusto dei miei umori.

“Vuoi che ti scaldi un pochino?” gli dico togliendogli la maglia sotto la
quale mostra un fisico scultoreo.

“Accomodati pure.” mi risponde sbottandosi i pantaloni che cadono a terra e
facendo uscire la sua mazza dato che non porta alcun tipo di mutande. Allungo le mani per potergli prendere i testicoli, in modo d’arrivare più comodamente a ciò che desidero di più, un bel membro lungo e lucido che sembra quasi supplicarlo di prenderlo in bocca.

Mettersi fra le labbra la sola cappella è un gioco da ragazzi ma, a quanto
pare, Oleg non è uno che ama le cose semplici, così mi spinge quel bastone
dentro la bocca per quanto sia possibile, facendomi sbavare all’inverosimile.
Con le mani strette alle sue cosce, succhio come se non ci fosse un domani
lasciando vorticare la mia lingua intorno al cazzo.

“Ma guarda quant’è brava Daisy a fare pompini! Se non fosse che voglio scoparti te lo lascerei in bocca sino a domani.”

Sono ansiosa di sentirlo dentro anche io, così non protesto quando mi rigira
rudemente sul divano. Alle mie spalle lo sento armeggiare per qualche istante
prima di sentire finalmente il suo randello fra le gambe.

“Quanto è stretta! Lo sapevo che lo volevi da pazzi, senti quanto sei
fradicia, cazzo!"

Oleg si mostra subito per quel che è, uno con un gran cazzo che sa come usarlo, ed infatti fa di me quel che vuole. Soprattutto quando mi mette in piedi per poi farmi piegare in avanti per sbattermi con ancora più forza e violenza. Mi tiene per le anche costringendomi ad una posa arquata, aggrappata al divano per reggere le sue botte di bacino. Io però non ho di che lamentarmi, anzi. Provo immenso piacere ogni volta che fa scorrere la sua mazza dentro di me, slargandomi la passerina.

 Sto per venire ancora quando Oleg rompe la cantilena dei mie lamenti: “Ora voglio mettertelo dietro” dice tirando fuori di colpo il cazzo da dentro di me.

“No! Abbiamo parlato solo di scopare, quindi il culo scordatelo” rifiuto
piccata, ribandendo il patto iniziale.

“Aggiungo un'altra busta e ora zitta e lasciati fare il culo” mi urla contro
dopo aver preso un’altra dose dalla tasca dei pantaloni e averla messa sopra le
altre due.

“Va bene però fa piano.”

La mia è una preghiera più che una speranza, e non essendo affatto religiosa devo averla recitata male, perché Oleg da vero bastardo appoggia la cappella e con una sola spinta, sfonda le difese del mio sederino. Mi sfugge un urlo rauco, cerco di sottrarmi per riflesso ma ovviamente non me lo permette. Tenendomi saldamente per i fianchi Oleg si fra strada nel mio didietro senza pietà.

“Però, per essere una mezza troia hai il culo stretto” ghigna nel mio orecchio, quando ha finito di mettermelo dentro. Non gli rispondo perché cerco solamente di rilassarmi per sentire un po’ meno dolore, ma non appena inizia a muoversi provo solo un grosso bruciore che mi arriva dritto al cervello.

Ma quanta resistenza ha? Saranno almeno dieci minuti che mi sta scopando il
culetto, eppure Oleg non accenna a venire. Sento solo i suoi sbuffi, come un
mantice, mentre indefesso mi incula. Il bruciore è ormai diventato un eco di
piacere, mi sento come appesa sul punto di godere ma lui, quasi lo sapesse, mi
tiene le braccia bloccate lasciandomi a subire la scopata anale. Sono distratta
dal mio supplizio solo dall'arrivo di un altro ragazzo.

“Cazzo fratello, ti scopi una e non mi chiami?” Sento dire dal nuovo
arrivato che s’avvicina sempre più.

“Gourav, bentornato! Se vuoi te la puoi fare anche tu. Due buste per la fica etre per il culo e la cara Daisy ti ci mette anche un bel pompino.”

“Se è così, perché no?”

Oleg libera le mie viscere martoriate ed io a fatica giro il viso in tempo
per vedere il nuovo arrivato tirar fuori due bustine dalla tasca per metterle
insieme alle altre, scalciare le scarpe e pantaloni per mettere in mostra una
mazza ancor più grande di quella del suo amico, che anche da moscia fa quasi
impressione. Oleg si fa da parte ed io finisco in ginocchio a succhiare la
nerchia di Gourav, che diventa dura in men che non si dica, con la conseguenza che mi ritrovo sul divano a gambe aperte e lui davanti.

Per fortuna non è una bestia come Oleg, me lo mette dentro lentamente senza fretta, mi sembra quasi arrivi alla cervice ma è solo un momento perché inizia un lento dondolio che mi manda in visibilio.

“Sai che ho sempre voluto scoparti?” Mi dice tutto serio mentre lo fa “Sei
una bella fica, tu e la tua amichetta, quella rossa, se volete una volta vi
sbatto tutte e due, però mi dovete fare lo sconto.” Ride della sua stessa
battuta e inizia ad accelerare il ritmo. Sto ansimando come la troia che Oleg
mi ha detto di essere quando Gourav mi schiaccia il clitoride con il palmo
della mano facendomi partire per la tangente dell'orgasmo.

"Ahhh, ahhh, ancora, ancora, fallo ancora!" Supplico Gourav in
preda al godimento sotto gli occhi Oleg che si gode la scena.

"Ma bravi, vedo che avete rimediato la serata." Una nuova voce mi
strappa dalla beatitudine quando Aleksandr, detto Lo Storto non ho idea del
perché, entra nel salone. “Senza che dici nulla, due buste per la fica, tre per
il culo, il pompino è gratis.” lo accoglie Oleg che forse non aspettava altro
che il suo ingresso per ributtarsi su di me. “Io ne metto tre però prima
preparo due piste” gli risponde il mettendo subito in pratica i suoi propositi.

Nonostante il grosso uccello che mi squassa la passerina e il cervello, A
quel punto ho un po' di paura realizzando di essere alla mercé di tre
spacciatori che non avranno alcun riguardo nei miei confronti, ma mi rendo
anche conto che non ho nessuna possibilità di fuggire, e quindi devo stare al
loro gioco cercando di non uscirne troppo a pezzi.

Aleksandr prepara quattro piste di coca usandone quasi un grammo e Gourav si sfila da me permettendomi di raggiungere il tavolino.

“Prima le signore.” mi dice l'ultimo arrivato con un sorriso a dir poco
maligno, porgendomi una banconota da venti dollari. Tiro la mia pista tutta in una botta, ed è una mazzata di quelle che si sentono, poi fa lo stesso lui e a
seguire gli altri due.

Quando Aleksandr tira fuori la mazza questa è già eretta, e capisco il
perché del soprannome. Il suo cazzo non sarà grosso come quello dei suoi amici ma in compenso è largo e curvo verso destra. Senza indugio lo infilo in bocca.

Lo succhio con metodo, lo succo con foga, insalivandolo tutto, sperando basti questo almeno con uno dei tre ma lui è d'altro avviso: "Uh…Sei proprio brava con la bocca Daisy ma adesso voglio romperti in due quel culo da favola che ti ritrovi" così dicendo dopo un paio di minuti mi mette a carponi sul bracciolo del divano e me schiaffa nel didietro senza alcun riguardo.

Il salone si fa di nuovo pieno dei miei lamenti, Oleg e Gourav si seganoosservando il loro socio incularmi. Nonostante non abbia un gran fisico,
Aleksandr mi solleva d'un tratto mettendosi poi in piedi, facendo sì che di
fatto mi sodomizzi da sola col mio stesso peso.

"Hai il culo perfetto per ricevere il cazzo, sai? Stretto ma morbido
come il velluto" Il commento di Aleksandr mi arriva come ovattato alle
orecchie.

“Se è per questo, anche la fica non è male” gli fa notare Gourav alzandosiper infilarci due dita dentro.

“Sarà ma per me queste puttanelle sono solo da inculare, e se poi hanno il
ragazzo tanto meglio" la risposta de è affaticata ma non accenna a
mettermi giù. I due continuano a parlottare come se fosse normale farlo, mentre si ripassano una ragazza nel salotto.

“Invece di fare i cretini perché non ci scopiamo questa troia come si deve!”
Esclama all’improvviso Oleg evidentemente stanco di stare con l’uccello in
mano. Aleksandr quasi fosse stato richiamato all'ordine mi poggia sul divano di fatto mettendomi a disposizione del capobanda e in un lampo mi ritrovo a
cavallo di Oleg, il suo uccello piantato nella fighetta e in un folle
saliscendi che mi fa impazzire dal godimento.

Non l'ho mai fatto con tre uomini e questi poi sembrano davvero
instancabili, sono schiava dei loro randelli e del piacere che mi danno, anche
se Oleg continua a comportarsi da vero animale. Quando mi scopa lo fa con
rabbia, ed a nulla servono le parole dei suoi compari che l’invitano a non fare
la bestia.

Il peggio di sé lo dà sodomizzandomi carponi, perché oltre a spingere come
un forsennato mi schiaffeggia il sedere a mano piena. Sotto di lui mi sento una cagna, non più un fiorellino. Gourav e Aleksandr mi riempiono la bocca a turno, spezzando il ritmo dei miei guati. Ho la fica gonfia, che pulsa, sarà la coca sarà l'eccitazione ma il bruciore di prima è solo un ricordo. Come ho la bocca libera, grido euforica chiedendone ancora.

“Si! Sii! Mi piace, come mi scopate, scopatemi tutta! Voglio sentire i vostri
cazzi! Fatemi godere!”

“Sentila la troia!” mi risponde Oleg “Ora sì che mi piaci, vedrai che ti
mandiamo a casa che non riesci a chiudere le gambe.”

Lui e Aleksandr si danno più volte il cambio abusando dei miei buchetti,
Gourav invece è fisso nella mia bocca, il suo cazzo viscido di saliva ogni
tanto mi sfugge sotto le botte degli altri due e allora me spalma sul viso
prima di rimetterlo fra le mie labbra e pompare all'unisono ora con l'uno, ora
con l'altro. Alla discoteca ormai non penso più, voglio altro che farmi
sbattere e loro lo stanno facendo benissimo.

Nel susseguirsi degli orgasmi sono solo una bambola nelle loro mani, che fanno di me ciò che vogliono, prendendomi quasi sempre in due alla volta, tirando altre piste direttamente dal mio corpo. Alla fine, mi ritrovo per l’ennesima volta carponi sul divano, con uno di loro dietro che mi fotte dove meglio crede, e gli altri due che si contendono la mia bocca.

Nonostante sia sfinita vorrei che quella piccola orgia non finisse mai,
perché godo senza sosta come non credevo si potesse fare.

Quando mi fanno inginocchiare capisco che è giunta la fine, e uno dopo
l’altro schizzano il loro orgasmo sul mio volto, ricoprendolo di sperma dal
sapore peccaminoso e rovente.

Gourav mi passa dei fazzolettini di carta e con quelli cerco di ripulirmi, poi
Aleksandr mi indica il bagno, così prendo il mio vestito e mi chiudo dentro. Mi guardo allo specchio e mi faccio schifo da sola, non tanto perché ho fatto la puttana, ma perché in fondo m’è piaciuto, e a quel punto poco importano lebuste di coca che ho nella borsetta.

Me ne vado senza dire nulla, mentre loro m’invitano a tornare, magari portando qualche amica per divertirsi ancora di più. Nonostante la coca tirata sono fisicamente a pezzi e decido di tornare a casa per farmi una lunga doccia.

Prima di addormentarmi scorgo i messaggi sul telefono e me ne salta all'occhio uno di mio padre: "Allora, come sta il
mio fiorellino, nella grande città?"

Ripenso istantaneamente alla mia immagine riflessa nello specchio del bagno di quei tre e mi chiedo come reagirebbe mio padre nel sapere che il suo puro fiorellino di campagna, la sua piccola margheritina, andando nella grande città è diventato lordo di coca e sborra.
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