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Il Destino Di Matteo,......Diventato Lucrezia! Capitolo 7 - Epilogo


di Annalisa70
06.11.2023    |    659    |    1 8.7
"I tre non se lo sono fatto ripetere e con una furia da belve mi hanno scopata nel culo ed in bocca senza ritegno e ne rispetto..."
Per le nostre colleghe eravamo diventate, ormai, quasi dei modelli di riferimento per l’ambito sessuale: non mancavamo mai di definire ogni dettaglio delle nostre avventure e loro ci ascoltavano il più delle volte stranite e incuriosite.
L’unica che aveva lo stesso vigore sessuale, nei suoi racconti, rimaneva Cristina, che, con Alfredo, oltre ad essere abitualmente sbattuta, era costretta (con sua estrema compiacenza) ad incontri con altri uomini. Alfredo si era dimostrato un vero porco perverso, al quale piaceva veder anche la propria donna scopata da altri uomini. Quando ancora ero nei panni di Matteo, all’inizio della mia transizione, mi ripugnava e lo ritenevo soltanto un depravato. Ma ora che il mio lato femminile era uscito allo scoperto, soprattutto in tutta la sua inaspettata troiaggine, apprezzavo sempre di più quel suo lato da maschio dominante che usava la sua donna per soddisfare tutti i propri istinti, anche i più selvaggi.
Sono stata più volte tentata di chiedere a Cristina di essere coinvolta nel loro menàge, ma oltre a chiedere qualche dettaglio piccante in più, non mi sono mai spinta oltre. Il mio timore era che Cristina, nonostante Alfredo fosse piuttosto libertino (in diversi sospettavamo che si scopasse altre donne), volesse, all’interno dell’ufficio, una sorta di esclusività.
Parlandone con Simona, il suo suggerimento è stato quello di tastare il polso di Alfredo senza coinvolgere Cristina: Alfredo, per comodità e per non creare complicazioni, non avrebbe coinvolto Cristina nella cosa.
Soltanto che il problema ora sarebbe stato l’approccio, perché tutte le volte che lui ci aveva provato con me, io mi ero sempre dimostrata riluttante ed offesa. Come potevo dimostrare di aver cambiato radicalmente idea nei suoi confronti?
L’occasione si è presentata quando Cristina, per lavoro, si è dovuta assentare qualche giorno dal villaggio.
Senza perdere tempo, la stessa sera, mi sono agghindata da vera mignotta con tacco 12, abitino corto e lingerie provocante. Alfredo al termine del lavoro era solito frequentare un piccolo locale qui vicino con alcuni amici brasiliani. Mi ci sono recata verso le 21.00 e il mio toro era là, bello e arrogante, a fare il protagonista in mezzo agli altri. Mi sono seduta su un tavolino laterale, ma ben visibile, ed infatti, poco dopo, mi ha notata ed ha subito intuito il motivo della mia presenza facendo lo spaccone come suo solito perché ha esordito ad alta voce in brasiliano: “Ragazzi vi presento un mio amico,……ah ah ah ah scusate un’amica...; sapete, nonostante quelle magnifiche tette che vedete, sotto si nasconde un bel cazzo;….chissà però la ragazza è cambiata, tempo fa il mio cazzo non le piaceva……….”
Cogliendo l’occasione ho ribattuto “Allora mettimi alla prova!”
“Ohoho! Vedo che siamo meno schizzinose………, chi ti dice che sia io, adesso, a non voler più sfondare quel tuo culo da frocetto??”
Sempre sola in quel tavolino e circondata da tutti quei maschi rozzi e assatanati gli ho risposto: “Se non provi non sai cosa ti perdi!” e nel frattempo quella situazione imbarazzante in cui venivo maltrattata da tutti loro iniziava ad eccitarmi non poco.
“Allora visto che sei così sfrontata e troia e visto che oggi è il compleanno del mio amico Josè, ho deciso che ti regalerò a lui e gli farò compagnia! nel frattempo gli altri amici potranno guardare!”
La compagnia di porci è scoppiata in grida di felicità e non smetteva di ringraziare il loro magnaccia che gli aveva procurato la donna da sbattere.
Non era quello che avevo in mente, anche perché una scena così eclatante sarebbe arrivata presto alle orecchie di Cristina, ma quella indescrivibile emozione di donna-oggetto usata esclusivamente per soddisfare gli istinti animali di una sera mi faceva già bollire dall’eccitazione!
Alfredo mi ha afferrata per un braccio e trascinata su per le scale fino ad una stanza, che, visto l’arredo, sembrava destinata alla sola funzione di soddisfacimento delle voglie sessuali dei clienti del locale.
Tre amici di Alfredo si sono posizionati vicino alla porta di ingresso, seduti su tre sedie e con sguardi perversi hanno iniziato a massaggiarsi il pacco in attesa dello spettacolo; il “fortunato” Josè invece era già quasi completamente nudo ed Alfredo si stava per spogliare lì vicino al letto.
Josè, tra l’altro piuttosto bruttino, mi si è avvicinato con il cazzo in mano e con un gesto esplicito mi ha intimato di iniziare a succhiargilelo; io, dopo un attimo di riluttanza, anche per un certo odore di urina che emanava, ho incrociato lo sguardo di Alfredo che con severità mi imponeva il suo volere, così ho afferrato quell’uccello quasi duro ed ho cominciato a leccare cappella, asta e palle.
Alfredo nel frattempo, nudo e con il cannone al vento, mi stava slacciando l’abitino e, dopo quello, mi ha tolto pure il reggiseno liberando le mia quarta di poppe: da vero porco me le ha afferrate entrambe massaggiandomele vigorosamente da dietro, mentre spompinavo il suo amico, e, guardando il resto della combriccola ha commentato “Ah Cazzo! guardate che belle mammelle!! e pensare che due anni fa non esistevano! Adesso ci voglio affondare dentro l’uccello!”.
A quella vista i tre spettatori si erano calati pantaloni e mutande ed avevano iniziato delle vere e proprie seghe.
Alfredo adesso reclamava la sua parte e lasciatami con le sole autoreggenti ed i tacchi a spillo, mi ha posizionata alla pecora sul letto ordinando al suo amico di inumidirmi per bene il buchetto del culo mentre lui si faceva ciucciare il bastone da me.
Finalmente avevo tra le mie mani il cazzo di quel bel maiale e senza pensarci due volte l’ho afferrato alla base e dopo uno sguardo malizioso al verro, con la lingua mi sono messa a leccare il mio tanto agognato premio.
Alfredo aveva un bel tarello, sui 18/20 cm, ma con un diametro consistente; bisognava fare ben attenzione, quando lo si affondava tutto in bocca, a non toccarlo con i denti: dovevo spalancare le fauci il più possibile.
Ma ormai posso dire di essere diventata una pompinara esperta e quindi maneggiavo l’arnese con grande maestria.
La dimostrazione della mia abilità era che quel magnifico bastone mi stesse crescendo in bocca diventando sempre più duro e vigoroso svettando come l’asta di una bandiera sul mio viso.
L’eccitazione tra i presenti stava raggiungendo livelli sempre più elevati: Alfredo, verificato che il buchino fosse pronto ha intimato Josè di prepararsi a sfondarmi. Allora quello mi si è posizionato dietro, a gambe larghe, afferrandomi i fianchi con una mano e con l’altra guidando il suo uccello verso il mio orifizio. Quando è riuscito, dopo due o tre tentativi, ad incularmi, gli amici porci lo hanno applaudito con quella complicità da camerata tipica degli uomini e lo hanno invitato a pompare sempre più forte. Io, da vera troia, in brasiliano, lo incitavo a sfondarmi sempre di più:
“Ahahahhaaaaa, ohh sìììììì, ti prego sfondami le chiappe bel toro! Ohh sììì daììì, spingi più forte, ti prego!!!”
Mentre venivo montata sempre più forte da dietro, Alfredo mi ha riafferrato il viso con energia e in un colpo solo mi ha ficcato il cazzo in bocca dicendomi “Zitta zoccola! adesso godi ciucciandomi la verga!”.
Così tra un mugugno di piacere e l’altro godevo come una cagna nell’essere presa contemporaneamente davanti e dietro.
“Guardate questo travone, prima era un campione di morale e adesso,………..si farebbe sfondare il culo anche da un cavallo”. Alfredo mi umiliava con estrema serenità e senza pudore suscitando le risate e la stima, nei suoi confronti, degli amici.
Josè era sempre più ingrifato ed eccitato, tanto che dalla sua bocca sentivo cadere gocce di saliva sulle mie chiappe e in più aveva preso a sculacciarmi con sempre maggiore forza. Intanto Alfredo, da porco esperto, mi faceva muovere la testa a suo piacimento così da leccargli bene il tarello.
Josè, al culmine del piacere, afferrandomi entrambe le chiappe e spingendomi a sé, mi ha inondato le viscere di sperma mugugnando il suo piacere.
A quel punto Alfredo ha deciso che era il suo turno di sfondarmi, così mi ha girata in modo da centrare il mio culo tra le sue gambe e senza pensarci mi ha infiocinata intimandomi di finire il lavoro a Josè,..”Dai amico, mettiglielo in bocca che te lo fa tornare lucido e pulito, così tua moglie non si accorge di niente!!” e giù tutti a ridere con complicità.
Così ho eseguito e mi sono bevuta le ultime gocce di sborra che il brasiliano aveva sul cazzo e gli ho lustrato asta e cappella a colpi di lingua. Ma il vero piacere lo sentivo tra le chiappe con il bastone di Alfredo che nel frattempo mi pompava come una mucca e ansimava come un animale.
“E’ incredibile come in poco tempo tu sia diventata una gran troia da cazzo! non hai neppure più dignità! per il cazzo ti stai facendo scopare da persone che neppure conosci! Troia, bagascia e puttana da strada, questo sei diventata!!!”
“E visto che subisci così bene ho deciso che ti sfonderanno il culo anche gli altri”, spaventata da questa affermazione ho controbattuto “No! non riesco, io ero venuta qui solo per te e………”, ma non ho fatto in tempo a finire che, mentre mi scopava, mi ha tirato uno ceffone in faccia zittendomi! “Zitta puttana, sei qui perché ti piace il cazzo e ne hai una fame spropositata e siccome i miei amici invece hanno voglia di svuotare i coglioni, tu adesso, senza fiatare, gli lecchi l’uccello e ti fai sborrare dentro, chiaro!?!” .
Non avevo mai sentito una sensazione simile,..era un misto di timore ed eccitazione illimitata. Da un lato temevo quei tre uomini, perché oltre ad essere un po' esausta a forza di essere scopata da i primi due, li vedevo come cacciatori ansimanti della preda e soprattutto ben dotati di cannoni non indifferenti: il mio buchetto e la mi bocca cominciavano ad indolenzirsi. Ma l’idea di essere trattata da cagna dal proprio padrone mi inebriava il cervello!
Ubbidiente, ho così iniziato a leccare a rotazione i tre uccelli degli spettatori, mentre Alfredo continuava a stantuffarmi. Gli uccelli liberi li tenevo “in forma” masturbandoli con le mani. Ero completamente presa da quattro cazzi durissimi ed enormi.
Come Josè, anche i tre amici non erano particolarmente puliti, sia nel fisico che nell’uccello, sporchi di urina e sudore, ma ormai dovevo eseguire gli ordini del mio Bull.
Improvvisamente ho sentito Alfredo aumentare i colpi nel mio retto aumentando anche le urla di godimento, intuendo che stava per eruttare. Anticipandomi, ha tirato fuori il cazzo e come si governa una vacca, mi ha afferrato il muso ficcandomelo in bocca con forza; menandoselo con due o tre colpi secchi ha iniziato ad inondarmi di lava bianca bollente le tonsille! Non finiva più quella calda sborra e, continuando a guardarlo negli occhi, me la sono bevuta tutta.
“Bevi vacca! che ne hai bisogno, tra poco verrai sfondata da altri tre uccelli”; infine gli ho ripulito per bene il cazzo in attesa della sua approvazione, proprio come un cagnolino quando vuole la carezza del suo padrone.
Ancora nudo si è andato a sedere su una sedia occupata in precedenza dai tre amici e sorridendo loro li ha intimati di godere di me perché voleva vedersi lo spettacolo.
I tre non se lo sono fatto ripetere e con una furia da belve mi hanno scopata nel culo ed in bocca senza ritegno e ne rispetto. Alla fine, distrutta, sul letto, mi sono vista puntare i loro tre bastoni addosso e mi sono vista letteralmente coprire di sborra su tutto il corpo. Ero talmente stanca che non sono riuscita ad accennare una benché minima reazione lasciandoli fare ciò che volevano.
Il colpo di grazia finale me lo ha inferto sempre Adolfo quando ha chiesto ai suoi quattro amici, compreso Josè, di non lasciarmi lì sporca sul letto, ma di lavarmi bene, prima di andarsene: mi hanno così portata a braccia nella vasca del bagno adiacente e messisi in fila davanti a me, tutti e cinque, hanno iniziato a pisciarmi addosso la loro urina calda, sulle tette, sulle gambe, sulla pancia e soprattutto su capelli e viso. Un non ancora del tutto spiegabile istinto da mignotta mi ha portata ad aprire la bocca e a berne qualche sorsata, portando Alfredo a sentenziare: ”Sei proprio una latrina umana, se ti cacassimo in bocca, la mangeresti tutta! Cagna rotta inculo che non sei altro!”.
Finito di scaricare la vescica, i cinque si sono visti invitare da Alfredo a bere qualcosa per festeggiare l’impresa e così mi hanno lasciata lì nuda, nella vasca, inondata di urina e sfiancata dalle loro scopate! Ci ho impiegato una buona mezz’ora a rialzarmi, lavarmi un poco e rivestirmi alla meglio, prima di tornare a casa. Quando sono scesa nel bar, camminando con estrema fatica passo dopo passo, era rimasto solo il barista e i cinque se ne erano già andati; mi ha accennato un sorriso malizioso e perverso come a giudicare la mia prestazione della quale probabilmente sapeva già tutto.
Lungo la strada, camminavo con le gambe leggermente divaricate per il dolore che sentivo al mio buchetto e perché le gambe stesse mi reggevano con fatica, indolenzite e spossate dall’interminabile cavalcata dei cinque tori da monta. Ma dentro di me covavo ancora quell’indescrivibile eccitazione di essere stata posseduta in quel modo: lo avrei rifatto altre mille volte! Quello che volevo, lo avevo ottenuto, forse anche meglio di come me lo aspettassi.
Ovviamente, da quel giorno, per Alfredo sono diventata una vacca buona soltanto per soddisfare i suoi istinti animali e quelli dei suoi amici: mi apostrofa sempre in modo volgare e mi palpeggia come una cavalla da riproduzione, ma a me, questo mi fa impazzire e, per quanto mi è possibile, non nego mai le mie prestazioni da prostituta da bassifondi.
Cristina deve aver intuito qualcosa perché è più fredda con me, nei rapporti personali, ma non me ne importa nulla. Pur di avere dentro di me l’uccello di Alfredo sono disposta a tutto!
Ho valutato che, con il tempo, completerò probabilmente la mia transizione da uomo a donna; perché mi sento femmina in tutto e per tutto e anche perché l'idea di provare la doppia penetrazione mi stravolge dall'eccitazione. Questa sono io in fondo! Una donna disinibita e libera che vuole godersi ogni istante della propria vita: Hic et Nunc come dicevano i latini. Come detto, avrei dovuto essere Lucrezia molto tempo prima, ma i contesti sociali mi ci hanno portato a questa età e, ora, il mondo è mio!
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