Due maschi in villa (1)

Improvvisamente si era prospettata quella possibilità che da tanto aspettava: farsi scopare da due maschi. Era eccitatissima, il buchino non smetteva di pulsare ed inumidirsi, passandoci sopra il dito tratteneva un po’ di quell’umore scivoloso che dopo aver annusato portava alla bocca con l’odore e il sapore inconfondibili della sua natura.
Distesa sul divano, in attesa dei suoi chiavatori, si godeva il lento dischiudersi della fessurina, che presto sarebbe stata oggetto delle attenzioni per niente delicate dei due maschi.
Lo sapeva.
In chat le condizioni erano state dettate molto chiaramente , loro l’avrebbero usata per i propri sfizi, lei nn avrebbe fatto alcuna resistenza, al contrario avrebbe assecondato ogni loro mossa, qualsiasi richiesta.
No rifuti e zero opposizioni.
Per il tempo dell’incontro lei sarebbe stata di loro proprietà.
Aveva detto di si a tutto.

Tiro’ leggermente la catenella che congiungeva il piccolo cockring al plug inserito nell’ano, che muovendosi le diede una scossa lungo le vertebre, le sfuggi un gemito.

Inarcò la schiena e piegando le ginocchia tirò su il bacino e quasi inconsapevolmente si ritrovò in quella posizione nella quale amava essere montata: culetto alto, testa bassa e il maschio da sopra in piedi le affondava dentro tutta l’asta, possibilmente tenendole un piede sul viso. In quel modo si sentiva totalmente realizzata, i colpi violenti del cazzo che la penetrava al contrario la rendevano più serena, si rilassava accogliendo la furia maschia, chiedendo di più, incitando a colpi sempre più profondi, leccando il piede che gli spingeva sul viso, godendo beata a batticuore.
Così fantasticava, e senza rendersene conto diede alla catenella un’altro strappo, più deciso questa volta e il plug, liberato dalla stretta dell’ano, scivolo’ tra le cosce umido e caldo.
Senti il vuoto.
La stessa sensazione di quando nel bel mezzo della monta le sfilavano il cazzo all’improvviso, lasciandola senza, facendola implorare, piangere finanche, per riaverlo.
Si accucciò su un fianco e cercando il plug con la mano lo rimise dentro, calmandosi immediatamente.

Scattò in piedi e vacillando sui tacchi altissimi, andò spedita alla finestra; il rumore delle gomme sulla ghiaia del sentiero. l’auto stava salendo verso la villa, la intravide tra gli alberi, per poi essere completamente visibile mentre passava il cancello e frenava sullo spiazzo davanti le scale.
Si apri uno sportello poi l’altro, quasi contemporaneamente scesero, entrambi in jeans stretti, sneakers e maglietta, quasi gemelli. Occhiali da sole, capelli rasati, i loro muscoli in tensione, mentre salivano le scale, disegnavano gli indumenti attilati.
Dalla finestra il suo sguardo mirò subito alla patta di uno e poi dell’altro. In quel momento uno di loro, salito l’ultimo gradino si sfilò la maglietta e restò a torso nudo, scuro di pelle e una generosa peluria, che sparsa sui pettorali, scendeva poi assotigliandosi in una linea verso l’ombelico e sotto, perdendosi sul pube.
Sentiva le voci basse dei due in una conversazione che le arrivava confusa, le gambe le tremavano un poco, si avviò verso la porta, la socchiuse fece qualche passo indietro e come avevano concordato si mise in ginocchio.