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Tenersi al passo con i tempi


di cuckold211
27.11.2023    |    8.304    |    13 9.1
"" e, per accompagnamento, il rumore del letto..."
Quello che vi apprestate a leggere è ancora un racconto trasmessomi dagli amici siciliani. Essi hanno formato un gruppo, sono tutti amanti del libertinaggio e, di tanto in tanto, si riuniscono e raccontano avventure scabrose vissute. Da ultimo, è entrata a far parte del gruppo una nuova coppia e quello che segue è il racconto di presentazione che ne fa la moglie.

Mi chiamo Anna, ho 50 anni. Da ragazzina non ho avuto molte esperienze, solo qualche sega ai miei coetanei, finché, a 19 anni, conobbi quello che è diventato mio marito. Stiamo assieme da oltre 20 anni, con lui ho avuto 2 figli, oggi sposati, che vivono distanti da Palermo.
Mio marito è stato il primo uomo che mi ha scopato; è un uomo con mentalità anni 50: uno che pensava che il pompino fosse qualcosa che dovevano far solo le prostitute; che vestire provocanti era da donnacce; non potevo, né dovevo indossare perizomi o depilarmi la figa, in parole povere, sono stati venti anni di carcere e di sopportazione del classico marito padrone.
Si scopava solo alla missionaria e con la luce spenta; appena godeva lui, senza dir una parola, si girava e già russava. Quando mia figlia ha conosciuto il suo attuale marito, ci ha presentato i consuoceri, con i quali, in virtù di qualche cena o occasione particolare, siamo diventati amici.
Invero lo son diventata io con lei, mia coetanea; a volte, mi raggiungeva a casa di mattina, dopo che erano andati tutti via e, pian piano, si arrivava a far discorsi, lei con me ed io con lei, fino a toccare argomenti piuttosto intimi. Il sesso era per me un tasto molto delicato, visto che non lo conoscevo per niente, mentre, intimamente, mi sentivo ribollire come una pentola piena d'acqua sul fuoco.
Quando mi sono aperta con lei, confessandole come era la mia vita sessuale, lei, quanto mai sorpresa, mi dice:
"Cazzo, stai davvero messa male?!"
Così mi racconta che, da molti anni, lei cornifica il marito con un collega di lui; che, proprio un paio di giorni prima, avevano scopato in macchina e lui le aveva sborrato in bocca.
Questi discorsi mi facevano eccitare come una ragazzina, mi incuriosivano e, ogni volta che ci vedevamo, quasi ogni giorno, i nostri discorsi finivano sempre su quegli argomenti.
Avevo preso l'abitudine di masturbarmi appena lei andava via, finché non mi propose un'uscita a quattro: il suo amante avrebbe portato un amico. Io vado nel panico, le confesso di aver paura e che nemmeno sapevo come presentarmi; con mio marito era tutto tabù e non mi potevo permettere di indossare un completo intimo sexy.
Lei mi propone di andare a casa sua, più o meno avevamo la stessa taglia, di vestirmi lì, per poi uscire assieme. Mio marito era così limitato nelle sue capacità intellettive che, se sapeva che ero con la consuocera, era tutto ok, altrimenti avrebbe piantato grane senza fine, perché sospettoso di tutto.
Quando sono arrivata, lei era sotto la doccia e mi apre con indosso un accappatoio che le arrivava due dita sotto le chiappe. Non sono lesbica, ma vedere quella donna mezza nuda, mi ha fatto un certo effetto. Come età, eravamo entrambe sotto i quaranta e, sia io che lei, apparivamo come due figone da far girar la testa.
Quando entriamo in camera sua, indossavo un jeans con maglietta e, sotto, mutandine e reggiseno; lei mi dice di spogliarmi e, quando vede la biancheria intima che indosso, si mette a ridere: mi afferra le mutande e me le abbassa, mi dice di togliere tutto; poi mi guarda la figa e dice:
"Andiamo in bagno, ci vuole una bella depilata a questa patata!"
Avevo paura che, quando mio marito mi avesse vista senza pelo, potesse farne una tragedia immaginando chissà cosa, ma lei mi rasserena dicendomi che non toglierà tutto, come ha fatto per sé stessa e, così dicendo, apre l'accappatoio, e così posso vedere, per la prima volta, una figa depilata. Sembrava una bambina con quelle labbra senza pelo, ma il distinguo stava nel fatto che le sue erano grosse e prominenti.
Mi porta nel bagno e mi fa sedere sul bordo della vasca; con una forbicina, prende a tagliare il pelo e, quando lo ebbe fatto abbastanza corto, prese un po' di schiuma da barba e mi insaponò la figa. Sentire quelle mani di donna che me la frizionavano, mi fece bagnare; subito dopo, con un rasoio, mi rase per bene, lasciando una striscia a partire dalle labbra fin sul monte di Venere, asserendo che, se mio marito se ne fosse accorto, avrei sempre potuto inventare la scusa di avere un'irritazione da curare.
Una volta terminata la depilazione, mi invita a fare un bidè, poi andiamo in camera da letto e mi dà un perizoma bianco ed un reggiseno trasparente dello stesso colore; mi fa sedere e prende a truccarmi con un velo leggero, ma che ha cambiato totalmente la mia fisionomia. Poi prende la piastra per i capelli e mi dà una stirata; ancora dopo, mi dà un tubino nero, che era trattenuto su da un laccio, aggrappato ad una spalla, mentre l'altra spalla era lasciata nuda.
Avevamo anche lo stesso numero di scarpe, così me ne fa calzare un paio con tacco 12 che, in vita mia, non avevo mai portato, tranne quando mi son sposata e poi in viaggio di nozze, e già li erano cominciate le prime liti con mio marito, che mi angustiava ritenendomi troppo provocante.
Quando mi son guardata nello specchio, non mi riconoscevo: ero completamente cambiata, ero diventata un'altra.
Quando siamo scese, siamo partite con la sua macchina. L'appuntamento era in un bar dall'altra parte della città ed io ero in fibrillazione fra paura ed eccitazione dovuta alla novità.
Lei non perdeva occasione per infondermi coraggio, in quanto era evidente che si sentiva serena e tranquilla. Aveva indossato una gonna nera aderente, con sopra una camicia bianca, che lasciava in vista un bel décolleté. Quando siamo arrivate, i maschi erano già lì, ad aspettare: l'amante di lei, un ragazzo sui 35 anni, alto circa m.1.85, un gran bel figo, e l'amico, più basso, un tipo che, si vedeva, faceva molta palestra.
Dopo le presentazioni, ci sediamo ad un tavolo: io me ne stavo sulle mie, non mi riusciva di aprir bocca. Mentre eravamo sedute, gli sguardi più intriganti scattavano fra l'amico della mia consuocera e me: era chiaro che si era creata un'attrazione reciproca. Dopo aver consumato, ci propongono di salire a bordo della loro auto, un bel SUV; io non avevo capito dove stavamo andando: la timidezza della mia prima volta mi bloccava anche nel parlare. La mia amica era molto più loquace: era come se già conoscesse il programma.
Una volta saliti sull'auto, la mia amica ed il suo amante prendono posto sul divano posteriore, mentre io ero davanti con l'altro, che si era messo alla guida. Il tempo di uscire dal parcheggio e quelli dietro si abbracciano, limonando come pazzi; il ragazzo accanto a me, sorridendo, mi prende la mano e mi dice:
"Non perdono tempo i piccioncini...! Vedere quella scena, mi ha fatto un certo effetto: sott'occhio vedevo che lei, mentre lo baciava, gli stringeva il pacco.
Mi sentivo confusa, una forte eccitazione si era impadronita di me; il tipo accanto a me mi aveva messo un mano sul ginocchio e tendeva a salire sempre più su; ero tentata di spostare quella mano, ma eravamo lì per questo e non volevo far la figura della bigotta. Mentre sto a lambiccarmi il cervello, sento fermare la macchina e guardo fuori: eravamo davanti ad una villetta. I due dietro si staccano, quando mi volto, lei stava sistemando una tetta dentro il reggiseno e lui stava richiudendo la patta.
Una volta scesi dall'auto, il ragazzo che guidava apre la porta e ci fa entrare; siamo in una stanza con camino, con davanti due divani, su un lato una cucina e sull'altro una scala che portava nella zona notte; il tutto era munito di bagno, sia sotto che sopra, oltre due camere da letto.
Dopo aver chiuso la porta, la mia consuocera con l'amante, salgono di sopra e, facendomi l'occhiolino, dice:
"Noi saliamo."
Si muoveva con scioltezza e languore; di sicuro conosceva il posto. Noi ci sediamo sul divano e subito lui mi prende il mento in una mano e mi dice:
"Sei bellissima."
Avvicina le labbra e ci baciamo con fervore. Mentre il bacio si fa più appassionato, lui mi infila una mano sotto il vestito, costringendomi ad allargare le gambe; mi infila due dita nella figa e, quando vede che mi sto abbandonando all'estasi, si stacca un attimo, si abbassa pantaloni e mutande insieme, e mi induce ad abbassare la testa per succhiarglielo.
Per un attimo, vado in panico, non ero preparata, non immaginavo, ma nemmeno volevo far la figura della pivella, così mi piego un po' e mi lascio guidare. Dopo averglielo preso in mano, lo guardo un attimo: aveva un gran bel cazzo, grosso, non troppo lungo e molto venoso; tiro fuori la lingua e gli do qualche leccata, tipo gelato. Lui mi dà una spinta dietro la nuca e me lo infila in bocca; comincio a far su e giù: avevo visto diversi video porno e poi ne avevo parlato a lungo con l'amica. Ricordandomi i consigli da essa ricevuti, mi do da fare a produrre molta saliva, finché prendo possesso e sicurezza e mi lancio a capofitto in quel mio primo pompino. Avverto scosse al cervello, per la forte eccitazione.
Dopo un bel po' di quel lavoro, lui mi fa distendere sul divano, mi fa alzare le gambe in aria e, dopo avermi tolto il perizoma, si mette fra le mie gambe; con una mossa da atleta, mi infila il cazzo in figa: ero bagnata al pari di una troia quando mi ha penetrato, ed è stato un bene perché mi è sembrato che mi stesse aprendo in due: non avevo mai preso un cazzo diverso da quello di mio marito e non c'era paragone circa le misure.
Dopo quasi dieci minuti, non ce l'ho fatta più e, con un grido, mi abbandono ad un orgasmo bestiale, mai provato in vita mia. Avevo macchiato il divano, ma lui continuava a fottermi come un treno, con i pantaloni alle caviglie e le scarpe ancora ai piedi. Quando anche lui ha raggiunto l'acme, se ne esce e mi sborra sulla pancia, sporcando anche il vestito
Siamo crollati e ci siamo guardati, per poi baciarci a fior di labbra.
Eravamo stati molto irruenti ed ora potevamo sentire l'altra coppia di sopra, con lei che non smetteva di dire:
"Sì, sììì, ancora..." e, per accompagnamento, il rumore del letto. Avevano lasciato di proposito la porta aperta; ci siamo guardati ridendo, quando lui afferma:
"Aspetta, ti prendo dei tovaglioli."
Ero tutta imbrattata di sborra; mentre lui si era allontanato a prendere i tovaglioli, con un dito prendo un po' di sborra da sopra una coscia e la porto alla bocca: aveva un gusto acidulo, ma mi è piaciuto e così mi son leccata il dito.
Quando lui ritorna, mi asciugo la pancia e tutti gli schizzi che trovavo; lui con i tovaglioli, in piedi, davanti a me. si stava asciugando il cazzo; allora mi viene spontaneo, levargli i tovaglioli delle mani, e finire l'operazione di pulizia al suo pene. Mentre ce l'ho in mano, lui mi suggerisce:
"Perché non lo fai con la bocca?"
Nel contempo mi preme sulla nuca. Apro la bocca e lo accolgo tutto dentro. Questa volta, senza indugio, mi metto a succhiare. Il cazzo mi si ingrossava in bocca, finché divenne di nuovo al colmo della sua potenza.
Io, seduta sul divano, lui in piedi davanti a me, per istinto gli porto le braccia attorno al bacino e lui comincia a far dei movimenti, come se mi scopasse la bocca. Tutto dura circa quindici minuti, finché non avverto che, prima gli diventa ancor più duro, poi comincia a vibrare e sputare sborra dentro la mia bocca; mi ha tenuto bloccata, finché non si è calmato e mi ha eruttato tutto, fino all'ultima goccia. Lo estrae, mentre avevo ancora tutto in bocca; non ho avuto il coraggio di mandar giù, per cui, presi i tovaglioli, già pieni della prima sborrata e vi sputo anche questa.
Dopo di che, ho avuto bisogno del bagno e lui me lo indica; mentre vado in bagno, ingoio ciò che era rimasto in bocca, poi, in bagno, mi sistemo alla meglio. Nel frattempo, da sopra scende l'altra coppia e, fra ammiccamenti e risate, ci facciamo il caffè, per, infine, tornarcene a casa.
Appena giunte alla nostra macchina, lui mi chiede il numero di telefono.
Mentre lo facevamo, la consuocera mi consiglia di registrare quel numero sotto falso nome, magari femminile. Quando ci salutiamo, lui mi stringe e mi bacia in bocca. Appena in macchina, la consuocera mi chiede com'è andata; la guardo e le confesso che ho perso davvero tanti anni accanto ad un cafone, mentre oggi mi son sentita veramente una femmina, con tutte le sue voglie e desideri. Arrivate a casa sua, mi dice:
"Dammi subito il vestito, che lo metto in lavatrice, prima che rientri mio marito: devo eliminare tutte quelle macchie."
Poi mi consiglia di andare in doccia e lavare i capelli, perché, mi dice:
"I cornuti potrebbero sentir l'odore delle corna."
Questa frase mi ha fatto, lì per lì, sorridere e mi son sentita, per la prima volta, quasi superiore a mio marito; non ero più succube delle sue prepotenze psicologiche, imponendomi il tipo di mutande da indossare o se dovevo, o meno, depilarmi la fessa.
Dopo essermi cambiata ed aver indossato gli indumenti della moglie morigerata, mentre ci salutavamo, mi confessa che si sentiva tutta rotta, perché l'amante l'aveva chiavava fino a farle uscire di bocca ogni botta che le dava.
Quando arrivo a casa, ancora non è rientrato nessuno; mi spoglio, indosso il solito grembiule e mi metto ai fornelli per preparare il pranzo. Il primo ad entrare è mio marito; dopo il classico bacino sulla guancia, va in bagno. Poi arriva mia figlia e, per ultimo, mio figlio. Dopo la solita tiritera del marito che si lamenta di tutto, si fa l'ora di rientrare al lavoro: allora mi son sentita come liberata dalla sua presenza.
La sera, a letto, nemmeno gli do l'occasione di sbirciarmi la figa; l'indomani mattina, mentre sono in bagno e sto per tirar su le mutande, lui mi vede la figa, mi scruta negli occhi e mi blocca la mano. Mi chiede spiegazioni sul perché abbia tagliato il pelo; per la prima volta, gli rispondo in tono arrabbiato e gli dico che dovevo metter della crema, a causa di un po' d'infiammazione, e che, comunque, non ero tenuta a dover chiedere il permesso a lui per tagliare un po' di pelo.
Lui prende per buona la mia scusa, annuisce e, come un cane bastonato, va via; ho avvertito un senso di orgoglio.
Verso le 10:00, mi chiama la consuocera, parliamo un po' e mi racconta che si era sentita con l'amico, che le aveva avanzato la proposta di rivedersi.
Subito mi assale la voglia, ma anche un po' di paura: comunque la voglia era di gran lunga più forte.
Mi faccio coraggio e mando un messaggio al ragazzo che mi ha scopato; un semplice ciao e, in tempo record, mi risponde dopo il saluto, dicendomi che desiderava tanto rivedermi, che non si era fatto sentir lui per discrezione, non conoscendo gli orari in cui poteva esserci mio marito accanto. Dopo aver chattato per circa una mezz'ora, rimaniamo con la promessa di organizzarci di nuovo. Dopo aver chiuso la chat, chiamo la consuocera, mettendola al corrente di tutto; lei mi esorta ad iniziare una storia con questo ragazzo, che, tutto sommato, era una persona per bene, molto riservato e, da quanto aveva potuto constatare, ci sapeva fare.
Mi eccitavo molto a pensare di far cornuto quel malpensante di mio marito, ma la paura delle conseguenze era davvero molta. Organizziamo un nuovo incontro a quattro e si ripete lo stesso copione della volta precedente, ma, questa volta, la figa me la preparo io a casa, ed elimino anche qualche pelo dal culo, per presentarmi bella liscia. Il perizoma me l'ero comprato e lo nascondevo in casa, in modo da non farlo vedere a mio marito. Dall'amica cambio solo il vestito che, anche questo, avevo comprato io: un tubino a fiori sopra il ginocchio, aderente, che mi modellava divinamente il corpo.
Quando ci incontriamo, stavolta andiamo con la macchina dell'amante della mia amica, io e l'altro, dietro. Appena siamo in viaggio, lui mi prende la mano e, pian piano, si avvicina a me; ci ritroviamo a baciarci, la mia amica davanti era appoggiata con la testa sulla spalla dell'amante. Mentre ci baciamo, lui infila la mano sotto il mio vestito e, spostato il perizoma, gioca con il dito, finché lo infila in figa. Io non capivo più niente, non pensavo più a quelli davanti; in un momento di lucidità, vedo la mia amica abbassata e il suo boy che, mentre guida, attraverso lo specchietto, guardava me. La mia amica faceva su e giù con la testa: stava chiaramente facendo un pompino. Intanto anche il mio boy, tira fuori il cazzo e mi ci spinge la testa sopra. Tutto d'un tratto, mentre sono concentrata su quello che avevo in bocca, sento che la macchina si ferma; ho avuto l'impressione che fossimo arrivati in contemporanea. Si alza anche la testa della mia amica e vediamo che, intorno a noi, c'è solo campagna. Il boy ci dice che è meglio fermarsi a fare il primo spuntino, altrimenti potevamo rischiare di andare a sbattere. Ridiamo tutti e loro riprendono a premerci sulla testa; io, dietro, abbassata e con il cazzo in bocca, non vedevo nulla, ma il boy della mia amica si gustava sia il pompino di lei che la visione di noi. Il mio boy aveva alzato il vestito e, mentre lo succhiavo, lui teneva la mano dentro le mie mutande.
Dopo un po' sento un mugolio che mi avvertiva:
"Sto venendo, non mi far sporcare i pantaloni, altrimenti sono cazzi amari con mia moglie." Un minuto dopo sento vibrare il cazzo in bocca e lui, che mi tiene la testa bloccata, mi esplode un'enorme cascata di sborra in bocca. Ho dovuto trattenere quella che non mi è riuscito di ingoiare, proprio per non sporcare i suoi pantaloni.
Dopo esserci sistemati un po', lui rimette in moto e ci avviamo al villino; eravamo un po' più sereni, anche se noi donne non avevamo goduto, ma avevamo già fatto godere loro. Quando arriviamo a destinazione, erano le 10:00 di mattina; avevamo disponibili un paio d'ore. Il padrone di casa ci propone una colazione a base di caffè e, dopo aver preparato il vassoio, ci sediamo nei divani in salotto. Non so se gli uomini l'avevano progettato prima, ma credo che la mia amica non era alla sua prima esperienza a farlo in quattro; così, dopo aver fatto colazione, cominciamo a pomiciare.
I divani erano uno di fronte all'altro, con un tavolino basso in mezzo. Mentre lui mi bacia, vedo la mia amica che gli slaccia la cintura, gli sbottona i pantaloni, glieli cala giù e poi si abbassa di nuovo a succhiare. Quella scena mi manda il sangue al cervello: la imito subito e riprendo il cazzo in bocca, ma, questa volta, avevo lo sguardo rivolto a lei, che si alza, si spoglia e, subito dopo, gli sale sopra. Qualche manovra per imboccare il cazzo in figa e prende a saltellare; io la guardavo ed avevo anche notato che il suo boy era molto più dotato del mio. Ma la posizione non mi permetteva di guardare verso di loro; davo le spalle, quando son salita sopra il mio boy. Lui vedendo che mi giravo per guardare, mi fa alzare e, come se tutto fosse già programmato, ci fanno sistemare accanto, in ginocchio, sul divano con la testa appoggiata alla spalliera. Loro si mettono dietro e cominciano a chiavarci; potevo vedere la consuocera che emetteva dei lamenti molto flebili, mentre incitava il suo boy. Dopo circa quindici minuti, si danno il cambio: quando mi penetra il boy della mia amica, ho avvertito la differenza di dimensioni del fallo e mi scappa un "Ahhhiiiii".
Mi sposto in avanti quasi a sottrarmi, ma lui mi teneva per i fianchi; la mia consuocera mi dice:
"Hai sentito che sberla di minchia?"
Dopo un po', gridavo come una cagna, finché non ho cominciato a squirtare, bagnandolo tutto. Schizzavo come una fontana. Lui è andato in estasi, tira fuori il cazzo e mi dice: "Girati, subito!" e mi fa una doccia di sborra.
Mai provato nulla di simile in vita mia. Quando son arrivata a casa, ho preso la decisione di cambiar vita: amavo troppo il sesso e non volevo più sprecare tempo; avevo deciso di separarmi da mio marito e vivere senza dover dar conto a nessuno della mia vita.
La separazione è stata pesante; non è facile affrontarla dando spiegazioni a figli, parenti e quant'altro.
Però, dopo un po', mi son sentita assolutamente libera, priva da tutte quelle condizioni di soggezione: ero finalmente singola.

< A questo punto interviene il marito e prosegue il racconto secondo la sua visione delle cose>

Mi chiamo Carlo, non sono e non mi ritengo un gran scopatore, né tantomeno un tipo che piace alle donne; sono una persona normalissima, ma, dentro di me c'è un lato molto trasgressivo, quasi schiavo del sesso in tutte le sue modalità. Sono sempre stato un cuckold nel mio intimo, ho sempre avuto la mania di guardare chi scopava; mi eccitavo, da piccolo, a guardare, dal buco della serratura, i miei genitori e, qualche volte, anche mia sorella, quando si appartava, in camera, con il ragazzo. Quando ho conosciuto mia moglie Anna, da fidanzati, la portavo in discoteca e mi eccitavo a vederla ballare qualche lento con qualche altro ragazzo; io, con una scusa, mi allontanavo dalla pista, per vederli amoreggiare. Poi, dopo sposati, nel viaggio di nozze in crociera, con la scusa di non sentirmi bene, l'avevo mandata da sola ad una serata particolare; ma lei, anche se è sempre stata una bella figa e, a letto con me, era sufficientemente porca, non era andata mai al di là di quanto permesso dalle consuetudini. Negli anni, il nostro matrimonio era diventato una tomba, sepolti vivi: avevo cominciato a girar da solo, in cerca di coppiette che si appartavano, per spiarli di nascosto, finché ci siamo resi conto che non era più il caso di insistere e, così, ci siamo separati. Nel mentre, avevo fatto qualche amicizia,
ero entrato nel giro dei libertini; poi, una sera, mi fu indicato un locale frequentato da single, separati, sia uomini che donne; mi era stato detto anche che era molto facile trovar la persona giusta. Mi ricordo che quella sera andai con un amico di merende, un guardone incallito, che conosceva tutti i posti.
Quando siamo entrati, vedo Anna con una sua amica; era seduta su un divanetto, con un drink in mano; indossava un vestito sopra il ginocchio e, nell'accavallare le gambe, metteva in mostra una magnifica porzione di coscia. Ci siamo guardati! Io, per l'occasione, mi ero tirato a lustro; per qualche ora, siamo stati di fronte e, ogni tanto, i nostri occhi si incrociavano, finché arriva un bell'uomo, alto, fisico da nuotatore, le si avvicina e la bacia sulla guancia. Non so perché, ma mi son sentito ferito, deluso, era come se mi fossi svegliato da un sogno.
Dopo un po' l'ho vista alzarsi e dirigersi verso il bancone del bar. L'amico mi aveva detto che nel locale c'erano bagni molto grandi e lì, a volte, ci andavano le coppie per imboscarsi e, in qualcuno di questi, era stato creato qualche buco, in quanto le pareti erano realizzate in compensato. Intanto seguivo sempre Anna con lo sguardo, finché notai che, posati i bicchieri vuoti, si avviarono verso i bagni. Li seguii come un segugio, facendo ben attenzione a non farmi notare. Entrarono nell’antibagno, mentre la porta si richiude lentamente; ciò mi permette di vedere che si imboscano nel terzo cubicolo, quello più in fondo. Appena chiudono la porta, mi infilo in quello adiacente. Sento le loro voci e cerco se c'è qualche buco da cui poter vedere, ma mi accorgo che, sia il mio, che quello adiacente, erano separati da muri in mattoni, in quanto bagni enormi, per handicappati.
A quel punto, salgo sul grosso water e, quando sto per sbirciare da sopra il muro, noto che in quello dove si trova la mia ex moglie, vi è una finestra aperta a V. Il vetro, sotto la luce, riflette tutto quello che succede lì dentro come uno specchio. Mi appoggio al muro e li osservo. Ora si baciano e lui le palpa il culo, insinuando le mani sotto il vestito.
Lei geme e lui la fa abbassare.
“Dai, succhiamelo, che Carmelo dice che sei brava con la bocca.”
Vedo, riflesso nello specchio, il suo cazzo bello grosso, non lungo ma di notevole spessore: in pratica il doppio del mio. Lei lo lecca e lui, impaziente, le mette una mano sulla testa e le infila la cappella in bocca. Lei lo succhia un po' e poi torna a leccarlo. Scende lungo l’asta ed arriva alle grosse palle, che lui ha estratto dai pantaloni. Lecca e succhia, poi risale verso la punta e lui le impone di prenderglielo tutto in bocca. Non ci riesce, perché è troppo grosso.
Lui pero non demorde, insiste veementemente.
“Tutto dentro lo devi prendere! Tutto, fino in fondo!”
Le spinge il grosso fallo in bocca. Lei ha dei conati di vomito, ma lui non la lascia e, alla fine, lei gli batte i pugni sul petto. Lui lo sfila e rivoli di bava le promanano dalla bocca. Ha gli occhi lucidi di lacrime per lo sforzo fatto, poi però lui insiste nel suo intento di volerglielo infilare tutto nella bocca. Le tiene, con la mano sinistra, il capo all’indietro, mentre con la destra la schiaffeggia col cazzo sul viso.
“Fino in fondo lo devi prendere! Hai capito, puttana? Ti devo sverginare la gola!”
Le rimette la minchia in bocca e, adesso le tiene bloccata la testa con entrambe le mani. Glielo spinge dentro, con colpi duri del bacino, simulando uno coito. Lei cerca di sottrarsi, ma lui non le dà tregua.
“Puttana! Ho detto tutto dentro! Il tuo viso deve toccare il mio inguine!”
Non posso far a meno di assistere al vero e proprio stupro della gola di Anna e il mio cuore mi dice che dovrei entrare e far smettere quell'obbrobrio, ma la lussuria da cui ero preso mi fa restar lì ad ammirare quello che ho sempre desiderato vederle fare. Lei non resiste oltre e lui lo sfila di nuovo. Vedo il volto di Anna rigato dalle lacrime. Il rimmel le è colato lungo le guance ed ha lasciato lunghe strisce nere. Lui glielo infila di nuovo in bocca, ma con maggior cattiveria. Glielo spinge con un colpo secco e, alla fine, la faccia di lei va a sbattere sul corpo di lui, che esulta contento.
“Brava, puttana! Aveva ragione Carmelo quando mi ha detto che sei una vera succhiacazzi! Adesso che ti ho sfondato la gola, ti rompo anche il resto!”
Le tiene ancora un po’ il cazzo in bocca; poi lo sfila velocemente e la solleva, la gira, le fa appoggiare le mani sul grosso water. Così, piegata a 90°, le solleva il vestito da dietro, sposta il filo del perizoma e, con un colpo ben deciso, le infila dentro il cazzo, mentre la tiene bloccata per i fianchi. Lei ha un sussulto, inarca la schiena per reggere l’impatto di quella monta bestiale. Ad ogni affondo, la solleva da terra e la tira per i capelli, mentre la monta come una vacca.
“Sì, così, puttana! Lo senti come ti sfondo tutta! Sei una zoccola da sfondare ancor di più! Godi puttana!”
È troppo per me. Sborro, schizzando la mia crema sulle mattonelle del muro, mentre osservo lei come ho sempre sognato di vederla: sfondata da un vero toro da monta! Lei gode, lui la sculaccia compiaciuto.
“Sì, dai, che vengo! Scopami forte, che vengo!”
La sbatte più forte e la sfonda con particolare gusto.
“Sì che ti faccio godere, puttana! Sei una troia!”
Mentre lei è ancora scossa dall’orgasmo, lui velocemente si sfila e le mette il cazzo nel culo, con una sola spinta decisa. Lei urla di dolore, ma lui non demorde.
“…aahiii! Piano, me lo spacchi! Fa piano, che sei troppo grosso!”
Lui la sculaccia, ma continua a chiavarla con colpi durissimi.
“Zitta, troia! Carmelo mi ha detto che ti hanno scopato in due!”
La sbatte e lei comincia a godere, ma lui è al culmine. La scopa con più forza, poi si sfila e la fa inginocchiare davanti a sé
“Bevi, zoccola! Prendilo tutto in bocca e sulla faccia da troia, che ti ritrovi! Sei una puttana!”
Le schizza diverse bordate sia in bocca che sul viso. Le ricopre gli occhi tanto che lei è costretta a tenerli chiusi. Lui le mette ancora il cazzo in bocca per la ripulitura finale.
“Lecca e pulisci tutto, fino all’ultima goccia!”
Lei esegua ad occhi chiusi, poi lui si rimette il cazzo dentro i pantaloni ed esce, mentre lei, sconvolta, resta seduta sul grosso water.
La vedo stremata, provata. È ancora seduta sul water e cerca, ad occhi chiusi, di raccattare la carta igienica, per pulirsi gli occhi. Io, silenziosamente, entro nel bagno e, preso da uno strano raptus, le infilo il cazzo in gola. Lei ha un sussulto; non si aspetta un altro membro da succhiare.
“Ma... unhhum...che cazuumumu…?”
Le tengo il capo fermo e lei, dopo qualche istante, me lo succhia con gusto. Le vorrei sborrare in bocca, ma poi la sollevo e, mentre lei cerca, con la mano, di scoprirsi gli occhi, le sollevo una gamba, la metto appoggiata sul water e poi le infilo dentro il mio cazzo. La sento ben aperta e bagnata, ma sono cosi eccitato, che la cosa serve a travolgermi ancor di più. Poi lei apre gli occhi, mi vede e, stupita, cerca di sottrarsi, ma io la inchiodo al muro. Mi guarda furente, mentre io la sbatto e, alla fine, lei, con un gemito prolungato, viene.
“Porco bastardo! Non voglio, ma sto venendo! Sei un bastardo! Ti odio! Lasciami!”
Non le do ascolto. Sono cosi eccitato che le vengo dentro pure io. Restiamo immobili. Lei, inerte come una bambola di pezza, mi guarda sconvolta, mentre io la bacio con passione. Sento sulle sue labbra il sapore dello sperma dell’altro, ma questo mi fa eccitare ancor di più. La stringo a me e con il cazzo duro ancora dentro di lei, mi siedo sul water e lei si ritrova impalata su di me. Mi guarda furente, ma io le prendo il viso tra le mani e la bacio ancora. Per un po' resta immobile, poi si scioglie e risponde al bacio, mentre ora oscilla sul mio cazzo. Limoniamo e lei mi stringe le braccia al collo. Viene, gode come non aveva mai fatto per il passato. Si stacca da me, mi guarda, mentre è ancora infilata sul mio cazzo. I nostri occhi si incontrano e, forse, dopo tanti anni, riesco a rendermi conto di aver sbagliato tutto con lei. Lei è ancora adirata, pur rimanendo a cavallo del mio cazzo duro, piantato dentro di lei. Mi tempesta il petto di pugni.
“Sei un bastardo! Ti odio! Non mi dovevi far questo! Perché mi hai seguita? Che vuoi da me? Lasciami andare! Non sei più mio marito, quindi scopo con chi e come mi piace, e tu non mi devi assillare con la tua presenza!”
Parla, si agita, ma continua a chiavare, restando piantata sul mio cazzo. Io la guardo e la trovo stupenda! La bacio e lei risponde con furia. La sua lingua entra nella mia bocca di prepotenza e danza con la mia in un incredibile intreccio erotico. La sbatto ancora e lei gode di nuovo, mi sollevo e la metto a terra, lei si abbassa davanti a me che mi sego sulla sua faccia, per, infine, schizzarle le ultime gocce sul viso. Il tempo di concludere e lei mi succhia il cazzo; poi si alza e mi guarda con aria di sfida.
“Contento? Ti sei fatto una scopata; quindi adesso vattene! Non voglio più vederti! Ti odio!”
La prendo, la abbraccio e bacio, con furore cieco, poi le parlo di cose, che mai avrei pensato di poterle dire.
“Sono consapevole di meritare il tuo odio e, per questo, non ti biasimo; ma, solo ora, mi son reso conto di amarti ancora di più. Certo, siamo separati perché tu volevi tutto questo, ma, in realtà, era quello che volevo anch’io; sono stato troppo vigliacco per dirtelo. In fondo non è facile dire alla propria moglie "va, pure, a far la troia con chi vuoi, per poi venir da me a raccontarmi ogni cosa. Ora che ti ho visto godere con altri maschi, ho capito che questo è quello che voglio anch’io ed sarebbe quello di cui possiamo godere assieme, se torni con me. Sai, ai ragazzi farebbe piacere, ed io non ti proibirò nulla. Tu puoi scopare quando e con chi vuoi, dove vuoi. Io, se vorrai, sarò al tuo fianco o resterò lontano, ma pensa a come sarebbe bello, se poi tornassi da me ben farcita da altri e mi racconti chi e come ti hanno montato. Non voglio una risposta immediata; pensaci. Io ti aspetterò e ti accoglierò a braccia aperte, perché ti amo ancora.”
Non aggiungo altro, mi sistemo e con passo svelto, torno nella sala e poi esco.
Ho voglia di una boccata d’aria fresca. Mi avvicino alla mia auto e, mentre sto per aprirla, mi sento chiamare.
Mi giro e la vedo lì, davanti a me, con i capelli arruffati, il trucco sfatto ed un po’ incerta sulle gambe: mi guarda, mi sorride.
“Me lo daresti un passaggio, fino a casa tua?



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