tradimenti

Francesca


di ettoregrem
07.08.2017    |    33.272    |    23 9.6
"Tuttavia io riuscivo sempre a stemperare la situazione con una battuta o una presa in giro che riusciva a sciogliere la tensione e riportarle il sorriso..."
Io e Antonio siamo cresciuti insieme, nati nello stesso paese, abbiamo frequentato la stessa classe fino al termine delle medie, abbiamo fatto parte della stessa compagnia.
Crescendo, anziché perderci di vista, la nostra amicizia si è consolidata: stesse compagnie, stesse sessioni di studio per preparare i rispettivi esami universitari e lavori estivi cercati e trovati insieme.
Eravamo amici nel senso più autentico del termine, più che fratelli.
Avete presente la persona alla quale sapete di poter telefonare alle tre del mattino per condividere ‘ansia che vi tiene svegli? Beh, per me era Antonio e io lo ero per lui.
Francesca era la donna di Antonio, da sempre.
Da ragazzi, al liceo, erano già fidanzati. Quando io ero un single impenitente, loro erano la classica coppietta a posto.
Questo, in gioventù aveva reso un po’ complicati i miei rapporti con Toni: o usciva con Francesca o niente, lei era piuttosto gelosa, un tantino possessiva e per nulla incline a consentire al suo ragazzo comportamenti deplorevoli quali erano quelli a cui io mi abbandonavo.
Poi crescemmo, anch’io mi trovai una ragazza fissa ed iniziarono le uscite a quattro.
Francesca era un tipo particolare, ok era gelosa, ma non era antipatica, anzi.
Frequentandola avevo imparato a volerle sinceramente bene, a capire alcuni aspetti spigolosi del suo carattere. Era una ragazza un po’ insicura e si difendeva con atteggiamenti, a volte, sopra le righe.
Alcune delle sue sfuriate, contro il povero Toni, erano leggendarie. Tuttavia io riuscivo sempre a stemperare la situazione con una battuta o una presa in giro che riusciva a sciogliere la tensione e riportarle il sorriso.
Insomma, col tempo, il rapporto tra me e Francesca divenne molto bello: avevamo esteso tra noi quell’amicizia e quella spontaneità che c’erano con Toni.
Francesca era una bella ragazza: viso quadrato, zigomi alti, grandi occhi nocciola che si illuminavano quando era divertita, capelli castani lunghi e mossi, bel sorriso e risata contagiosa. Una bellezza mediterranea che contrastava con la sua carnagione chiara.
Era alta, non grassa… per carità…, ma non sarebbe mai stata una modella, aveva i fianchi un tantino troppo generosi e le gambe un po’ troppo tornite per essere una silfide. La sua figura, però, era proporzionata: non la bellezza sfacciata che ti fa girare per strada ma un’armonia discreta impossibile da non cogliere, se non al primo sguardo, quantomeno al secondo.
Già da giovane prediligeva un abbigliamento sobrio: gonne o vestitini appena sopra il ginocchio, camicette bon ton, trucco semplice. Calzava immancabilmente scarpe con un tacco appena accennato (d’altronde lei era alta come il suo compagno e una zeppa da dieci centimetri avrebbe accentuato la cosa…)
Quando Francesca e Antonio decisero di sposarsi, ovviamente, io e la mia fidanzata fummo i testimoni di nozze e, un paio d’anni dopo, quando fu il mio turno di convolare a nozze i miei due amici contraccambiarono.
Il loro matrimonio navigava in ottime acque, era bello, solido, complice. Io un po’ li invidiavo perché con mia moglie non andavo così d’accordo.
Comunque la vita andava avanti, arrivarono i figli: un bimbo e una bimba splendidi per me e una bambina altrettanto deliziosa per Toni.
La gravidanza aveva reso Francesca radiosa: pelle luminosa, seno pieno. Anche dopo il parto, avevo notato che essere madre le donava, le aveva regalato una sorta di dolcezza in più, aveva arrotondato alcuni spigoli del suo carattere e questi aspetti si traducevano in una bellezza più serena.
Dal canto mio, la costante tendenza a avventure extraconiugali non aiutava il rapporto di coppia. Anche da fidanzati non ero stato un campione di fedeltà, ma mia moglie aveva sperato che il vincolo coniugale avrebbe avuto l’effetto di farmi mettere la testa a posto… niente di più sbagliato.
Infatti, dopo meno di tre (difficili) anni dalla data delle nozze, mi separai. Inutile dire che non fu bello.
Lei tenne i figli, io non volli creare troppe difficoltà: mi riconoscevo la gran parte delle colpe. Alla fine ci lasciammo in modo civile, in fondo le volevo bene, era una brava ragazza, ma non era quella la vita che faceva per me.
Toni e Francesca mi sostennero e mi furono vicini, so che Francesca e la mia ex in quel periodo si videro e parlarono, d’altronde erano amiche da un parecchio tempo… ma, si sa, quando le coppie si dividono è naturale che gli amici scelgano di stare con uno o l’altro dei coniugi, Toni e Francesca scelsero di stare con me.
Riprendemmo a frequentarci, o meglio, io ripresi a frequentare la loro casa, visto che come neo single il mio appartamento non era un gran che.
Fui invitato, con la ragazza che frequentavo al tempo, ad un party di halloween a casa loro. La festa era in costume e, come spesso accade, le donne colsero in gran parte l’occasione per declinare una mise relativamente horror in una versione decisamente sexy.
Era un bel vedere di diavolette e vampire sexy, non c’è che dire.
La mia accompagnatrice si chiamava Valentina. Era una ragazza più giovane di me di dodici anni che avevo conosciuto in palestra. Era minuta, con un fisico asciutto e tonico, una sportiva convinta, con piccoli seni impertinenti e un culetto duro come il marmo.
Era molto, molto carina: una massa di riccioli scuri (spesso ribelli) e occhi neri che luccicavano sotto due sopracciglia ben disegnate, labbra piene e una adorabile fossetta sul mento, caratterizzavano un viso a cuore, da fatina, in cui spesso compariva un’espressione divertita e maliziosa tutta sua.
Valentina era una forza della natura. In palestra era una macchina e, fuori dalla palestra, passava tutto il tempo libero in attività fisica: ciclismo, arrampicata, corsa, pallavolo, nuoto…
Francamente era troppo impegnativo anche per me, che pure ho sempre amato e praticato con regolarità lo sport a livello agonistico, però questa sua iperattività si estendeva anche alla camera da letto: era come andare con una gatta selvatica, instancabile, passionale, curiosa e sperimentatrice. Cosa chiedere di più?
Eravamo entrati subito in sintonia, entrambi troppo smaliziati per credere alla favoletta dei fidanzatini, avevamo impostato il nostro rapporto in quello che chiamavamo “compagni di scopate sportive”. C’è chi si dà appuntamento per una partita a tennis e chi, invece, preferisce fare incontri con il punteggio determinato dal numero degli orgasmi, noi eravamo nella seconda categoria.
Il termine inglese “friends with benefits” rende l’idea, ma il rapporto che si era instaurato con Valentina era qualcosa di più complice di una scopata in mancanza di meglio: c’era complicità, la profonda condivisione dell’amore entusiasta per il sesso e per le sensazioni che ci poteva regalare.
Valentina non si poneva limiti, le piacevano gli uomini ed era fondamentalmente etero, ma la curiosità l’aveva portata in più occasioni a stare con una donna. Apprezzava la bellezza e la sensualità di un corpo femminile quanto me, e io trovavo adorabile quando capitava che incrociando per strada una femmina particolarmente sexy, ci voltassimo entrambi per ammirarle il sedere scambiandoci poi un’occhiata di intesa.
Con lei avevo sperimentato per la prima volta il sesso a tre, coinvolgendo una sua amica più vecchia, tatuata e decisamente porca, che aveva tendenze lesbiche piuttosto accentuate. Fu bello, ma non tanto quanto mi ero aspettato. L’altra pareva molto più interessata a Valentina che a me e, alla fine, fu a Valentina che ci dedicammo entrambi, io che le venivo in bocca mentre l’altra le succhiava il clitoride.
Comunque… questa era Valentina: un rapporto aperto e difficile da definire, stavamo bene insieme (anche fuori dal letto), ma non avevamo nessuna intenzione di impegnarci reciprocamente.
Con Toni e Francesca, tuttavia, non scendevo in particolari, li lasciavo nella convinzione, tutta loro, che con Vale vivessi una sorta di fidanzamento in cui io, per le cicatrici lasciate da un matrimonio fallito, mi ostinassi a tenerla ad una certa distanza. Durante le uscite a quattro Francesca si sentiva in dovere di lanciare qualche suggerimento al mio indirizzo:
- Beh… potreste andare ad abitare insieme…-
Vale, guardandomi con malizia, rispondeva:
- Vero? Diglielo Fra… quand’è che mi renderai una donna onesta? –
Perfettamente conscio che oltre al mio prendeva almeno un altro paio di cazzi con regolarità, e che non avrebbe mai scambiato la sua libertà per la convivenza con un tipo come me, stavo al gioco:
- Vale… amore mio… è solo che non ho ancora trovato il diamante giusto per l’anello di fidanzamento…-
Bene, torniamo alla sera della festa di halloween…
Vele si era vestita da sposa cadavere e malgrado il trucco bianco era sempre molto figa…
La mia attenzione, tuttavia, fu subito calamitata dalla padrona di casa: Francesca era una strega particolarmente sexy, l’abito nero e stretto alla Morticia Addams, con un generoso spacco laterale e un’altrettanto generosa scollatura, evidenziava magnificamente curve generose dei fianchi e del seno, il trucco e rossetto scuri con la manicure nera stavano d’incanto con la sua carnagione chiara. Calzava un paio di stivali tacco dodici che la slanciavano, sagomandole i polpacci e la rendevano più alta di suo marito di almeno tre dita.
- Wowww… Fra… che gnocca che sei… - il complimento mi uscì spontaneo mentre la baciavo sulle guance salutandola e le consegnavo la bottiglia di champagne ghiacciato che avevo portato.
- Grazie… che gentile… siete bellissimi anche voi… -
La serata era un successo, la compagnia piacevole e coinvolgente, le donne belle e allegre e gli uomini simpatici.
Francesca era scatenata e su di giri, ballava in modo provocante, giocando a fare la sexy con atteggiamenti che non le avevo mai visto. La compagnia molto sciolta, il fatto di essere a casa, qualche bicchiere e la libertà dai figli, l’avevano messa dell’umore giusto.
Mi ritrovai a guardarla con occhi diversi, dedicandole più attenzione che alla mia compagna.
Vale se ne accorse:
- Che porco che sei… Non dirmi che ti faresti anche la Fra… - Mi sussurrò maliziosa in un orecchio mentre ballavamo un lento.
- Beh… se non fosse la moglie del mio amico… -
- Te l’ho detto che sei un porco… lei ti considera come un fratello… -
- Non c’è niente di male a guardare… -
- Beh… magari dovresti chiedere che ne pensa Toni… -
- Non penso di volerlo sapere… ma devi ammettere che la Fra stasera è molto carina…-
- Carina? E’ proprio un pezzo di figa… me la farei anch’io…-
- Sei la mia donna ideale… - risposi baciandola.
La serata procedeva, le ore passavano. Stanco mi sedetti su un divano sorseggiando un calice di spumante ormai tiepido.
Francesca, si lasciò cadere accanto a me:
- Ahhhh… sono distrutta… - Esclamò.
Il viso ed il decoltè erano arrossati per il ballo, i capelli leggermente spettinati e gli occhi leggermente lucidi rivelavano come avesse in corpo qualche bicchiere di troppo.
- Ti diverti? – mi chiese.
- Sì, tanto. Festa molto bella… -
- Davvero… era un sacco di tempo che non ne organizzavamo una… oddio, questi tacchi mi stanno uccidendo… - Così dicendo si chinò, aprì la zip e sfilò gli stivali, raccogliendo le gambe sotto di sé.
La manovra mi offrì lo spettacolo dei suoi piedi ben modellati, che avevo ammirato in più di un’occasione, decorati con lo stesso smalto nero delle mani. Piegando le gambe sotto il sedere, la gonna risalì e lo spacco dell’abito si aprì a sufficienza da permettermi di cogliere la carne della sua coscia biancheggiare nel buio della sala dove terminava il pizzo della calza autoreggente.
- Mamma mia… sono a pezzi… ho bevuto troppo… - così dicendo si avvicinò ed appoggiò il capo sulla mia spalla. – Valentina è molto bella stasera… - aggiunse guardando in direzione della mia ragazza che, scatenata come una diavolessa, monopolizzava ancora la pista da ballo, circondata da più di un maschietto evidentemente igrifato.
- Si è vero… è proprio carina, ma la più bella è la padrona di casa…-
- Grazie… sei un paraculo… - Sorridendo mi schioccò un bacio sulla guancia.
Averla vicino, respirare il suo profumo e l’odore del suo sudore, il solco dei suoi seni, il bordo di pizzo delle sue calze e il candore della sue gambe dove queste terminavano, mi faceva un effetto strano.
Strano, ma naturalissimo: il mio cazzo reagì prima della mia coscienza, mettendosi sull’attenti.
Le passai una mano sulla spalla, in un gesto fraterno che di fraterno non aveva nulla, e le diedi un bacio sulla testa, respirando il profumo dei suoi capelli.
Cosa stavo facendo?
Lei era la moglie di Toni, la mia amica Francesca, una sorella quasi… Antonio era dall’altra parte della sala che mostrava ad un paio di invitati l’impianto stereo del quale era, giustamente orgoglioso, ed io ero qui con l’uccello barzotto a sbavare sulla sua donna.
Mi sentii in colpa, e visti i miei trascorsi la cosa non era scontata…
Per fortuna Valentina, finalmente stanca, mi raggiunse accomodandosi al mio fianco libero.
- Stanca? – chiese all’indirizzo della Fra quasi addormentata sulla mia spalla.
- Hummm …. Già – rispose l’altra.
Il ballo e l’eccitazione intorno a lei avevano messo addosso a Valentina il suo umore porco, conoscevo quello sguardo, mi baciò mulinando la lingua e mordendomi il labbro inferiore, la sua mano mi strinse il pacco sopra i pantaloni. Trovandomi già eccitato sollevò un sopracciglio con fare interrogativo:
- E questo? E’ per me? –
- Sì… - risposi - …anche… -
Mi morse il lobo in modo quasi doloroso e mi sussurrò:
- Te l’ho detto che sei un porco… andiamo a casa adesso… o mi scopi tu o mi faccio scopare da un altro… i tuoi amici sono piuttosto intraprendenti sai? –
- Sì, lo so… ma piuttosto di farti rovinare una famiglia mi sacrifico… -
Ci accomiatammo in fretta, ringraziammo Francesca (che non riuscì ad alzarsi dal divano) e Toni, un breve saluto agli altri e fummo fuori nell’aria fredda di novembre.
Vale si strinse a me rabbrividendo, ma la temperatura non raffreddò il suo desiderio: appena giunti in auto mi salì a cavalcioni e si fece scopare, rapidamente e con furia. A casa lo facemmo di nuovo sotto la doccia.
Quella sera, però, mentre infilavo l’uccello nella fichetta stretta di Valentina, e stringevo il suo corpo nervoso, mentre succhiavo i suoi piccoli capezzoli appuntiti, erano le immagini delle cosce bianche di Francesca, il ricordo del suo odore, della sua naturale prorompente, incosapevolmente erotica femminilità ad eccitare la mia fantasia.
Da quella sera Francesca iniziò ad abitare i miei sogni in modo sistematico.
Raramente il sogno riguardava un rapporto con penetrazione o anche solo un atto sessuale, si trattava soprattutto di situazioni morbose e insolite nelle quali coglievo la sua intimità: la intravedevo nuda mentre andava in doccia, sbirciavo mentre seduta faceva pipì, scorgevo l’immagine della sua fica sotto le gonne mentre si chinava a prendere qualcosa ed era senza mutande (poco sensato, lo so, ma pur sempre di sogni si trattava…).
Al risveglio, con il cazzo duro come il marmo, le dedicavo immancabilmente una sega prima che quelle immagini iniziassero a farsi meno definite nella mia memoria.
Non riuscivo più a guardarla come prima: per me era diventata un oggetto di desiderio, la protagonista delle mie fantasie, la donna alla quale pensavo mentre mi masturbavo.
Ovviamente mi sentivo in colpa.
Avevo scopato con mogli e fidanzate di conoscenti, colleghi ed amici.
Avevo scopato anche con due delle mie cognate: la moglie di uno dei miei fratelli e la sorella più giovane di mia moglie.
Però a Toni volevo davvero bene, sapevo quanto amasse Francesca e, anche se non avevo fatto nulla oltre a fantasticare, sentivo che il mio non era un comportamento corretto.
Sapevo che stavo sbagliando, ma sapevo anche che non sarei riuscito a fermarmi: anche quella volta il mio cazzo mi avrebbe inguaiato…
Comunque ero abile nel dissimulare: continuavamo a frequentarci, anzi, a volte facevo anche il babysitter. La loro bimba continuava a chiamarmi zio e per lei i miei figli erano dei cugini. Nulla era cambiato, salvo quel breve istante in più quando l’abbracciavo per baciarla sulle guance salutandola e mi beavo del suo odore, o l’attenzione che ponevo ai suoi movimenti che mi permetteva di non perdermi, con la coda dell’occhio, lo spettacolo delle sue gambe mentre sistemava il collant o si sedeva tenendo le ginocchia leggermente dischiuse… piccole disattenzioni che mi facevano venire l’acquolina in bocca.
A questo bisogna aggiungere che una volta, uscendo in quattro, io accompagnato da Valentina, alla naturale esuberanza della mia ragazza, fatta di baci appassionati dati a tavola e confidenze intime rivelate con un candore disarmante, la risposta di Francesca, rivolta al marito, fu:
- Vedi? Guarda che passione… ma non è che solo perché due sono sposati da tanto devono per forza vivere come fratello e sorella… -
- Beh… non è mica facile coi bambini che dormono a letto con te… - rispose Toni.
Inizia a pensare cha la Fra patisse una certa insoddisfazione sessuale, cosa che, se da un lato mi spiaceva per le possibili tensioni tra coniugi, dall’altra mi eccitava per l’energia repressa e la frustrazione che doveva covare in lei.
Iniziai ad immaginare che si sfogasse masturbandosi, magari in vasca da bagno… o a letto, col marito addormentato al suo fianco… pensava a me come io pensavo a lei? Ero ospite delle sue fantasie?
Pensieri pericolosi.
Nel frattempo mi accorsi che cercavo ogni occasione per poter stare con lei, presente o meno Antonio.
Capitavo all’improvviso a casa loro per un caffè, mi offrivo di accompagnarla in centro o a fare commissioni se Toni era impegnato, le tenevo volentieri la bambina per avere l’occasione di incontrarla.
Il suo comportamento, comunque, era sempre inappuntabile: cordiale e amichevole, del tutto a suo agio mi trattava come il fratello che non aveva mai avuto, con una confidenza priva di malizia che non poteva essere fraintesa.
Da parte mia, invece, la malizia c’era… In un’occasione l’avevo spiata dalla serratura quando a casa mia aveva chiesto di usare il bagno: l’immagine di lei seduta sulla tazza con i collant e le mutandine bianche arrotolate a mezza coscia, il suo viso che si rilassava guardando in alto mentre il suono cristallino dello zampillo di pipì che schizzava nella tazza riempiva la stanza erano uno spettacolo indescrivibile. Rialzandosi offrì alla mia vista un cespuglio nero che, rigoglioso, si estendeva da uno coscia all’altra e risaliva diradandosi fin sotto l’ombelico.
Vi assicuro che vedere quella meravigliosa foresta sotto il suo pancino leggermente sporgente, anche solo per un secondo, mi riportò all’adolescenza, quando spiare le mie zie e le amiche di mamma in simili condizioni, mi forniva materiale per settimane di seghe.
Una sera che mi trovavo a cena da loro, sempre con la scusa di andare in bagno, mi ero infilato di soppiatto in lavanderia. Con il cuore a mille avevo cercato nella cesta dei panni sporchi qualche capo della sua biancheria, trovando due paia di slip ed un reggiseno.
Li annusai, sentendo per la prima volta l’odore della sua fica. L’odore di femmina mi riempì le narici penetrandomi alla base del cranio come un chiodo rovente. Avevo sempre avuto un debole per il suo odore, l’avevo sempre trovato molto erotico, ma su quei capi di biancheria l’aroma animale della sua sessualità era così forte da farmi tremare le ginocchia.
Cercai di ricompormi e tornai di là, per tutto il resto della sera fui così sconvolto che Francesca mi chiese:
- Cos’hai? Non stai bene? –
- Mah… è tutto il giorno che ho mal di testa… -
Sinceramente non ricordo tutti gli episodi che punteggiarono quell’inverno. In ogni caso tutto si era fermato a livello delle mie fantasie: fantasie che esitavo a mettere in pratica a causa dell’affetto e del rispetto che, mio malgrado, provavo per Toni e Francesca e per il loro matrimonio.
Venne l’estate.
La mia famiglia possiede una casa nelle Marche, un bell’appartamento spazioso con un’incantevole terrazza sul mare, io e i miei fratelli la usiamo a turno per le vacanze.
Quell’anno l’avrebbe dovuta usare mio fratello maggiore con la famiglia, ma un imprevisto problema di salute della suocera lo costrinse a casa. Mio fratello minore aveva già prenotato una crociera, sicché io mi ritrovai la casa libera.
Non avevo ancora organizzato nulla, anche perché i miei figli erano in viaggio con la madre e il suo compagno, e mi ero programmato un’estate casalinga, ma la disponibilità dell’appartamento mi indusse a modificare i piani.
Chiamai Toni:
- Hei... che fate le prossime due settimane? – Chiesi.
- Lavoro… il nuovo capo è uno stronzo… quest’estate mi ha dato, finora, solo quattro giorni di ferie… e praticamente è già agosto… -
- Mi spiace… non riesci a prendertene un altro po’? –
- Macché… impossibile… perché? –
- No… è che ho la casa al mare libera… doveva andare mio fratello ma non riesce… Siccome non ho i bambini, volevo chiedervi se vi andava di venir giù con me…-
- Anche noi non abbiamo i bambini, sono a in montagna coi nonni, la Fra è in ferie… magari facciamo una scappata nel fine settimana, che dici? –
- Si, certo, molto volentieri… -
Ci accordammo così.
Io ero solo, anche Valentina non era riuscita a prendere ferie con così poco preavviso, scesi un giovedì sera. Il pomeriggio dell’indomani Toni e Francesca mi raggiunsero.
Ero contento di vederli, con Toni condividevamo tanti bei ricordi di gioventù ambientati in quella casa e su quelle spiagge, Francesca era bella come sempre.
Il sabato, in spiaggia, me la guardai per tutto il giorno, cogliendo ogni particolare del suo corpo coperto solo dal bikini: Il sedere generoso, con appena un accenno di cellulite, le gambe lunghe e muscolose con caviglie sottili e piedi perfetti, il seno appesantito dalla maternità, qualche pelo che sbucava impertinente dallo slip, l’areola che faceva capolino dal pezzo sopra del costume abbassato mentre si era addormentato al sole.
L’insieme era la quintessenza della femminilità, una quarantenne, per me, magnifica nel pieno del suo splendore.
Per tutto il giorno sperai che il costume da bagno a pantaloncino mascherasse abbastanza la mia perenne erezione. La sera, rientrati a casa, forse per il fatto che al mare si sentiva più libera, Francesca non si fece problemi a girare in reggiseno e mutandine bianche, mentre mi invitava ad osservare come si fosse arrossata il sedere mostrandomi il segno del costume ed invitando Toni a massaggiarla con una crema dopo sole.
Non so cosa mi trattenne dal propormi per il massaggio…
Andammo a cena in un eccellente ristorante sul mare, fu una serata piacevolissima.
Francesca disse:
- Però… che palle tornare in città… ci saranno quaranta gradi e un’afa da morire… mi toccherà stare chiusa in casa con l’aria condizionata tutto il giorno… -
- Vai in montagna dai miei… vai a trovare i bambini… - Propose Toni.
- Amor… non ti offendere, ma dopo una giornata in montagna coi tuoi… penso al suicidio come a una liberazione… lo sai che la montagna mi deprime… e i tuoi, anche se gli voglio un gran bene, non sono proprio la compagnia più allegra…-
- Stai qui allora… E’ un problema? – Chiese allora Toni rivolgendosi a me, io risposi alzando le sopracciglia e scuotendo il capo come a dire “figurati… nessun problema”, Toni proseguì:
- Stai qui… io venerdì pomeriggio esco dal lavoro e vi raggiungo diretto… -
Francesca era titubante, io avevo il cuore in gola. Non volevo sbilanciarmi, se qualcuno di loro avesse capito quanto stavo desiderando con ogni fibra del mio corpo (specie con le fibre che formavano il mio uccello) che accettasse, avrei sicuramente compromesso ogni cosa.
Mi limitai a dire:
- Se non l’hai mai fatto potresti prendere un biglietto per il giro sotto costa con il battello, parte lunedì mattina… è una gita molto carina, si ferma in alcune spiagge raggiungibili solo dal mare… -
Io e Toni avevamo fatto quell’escursione molte volte da ragazzi, lui avallò la mia idea:
- Sì… è vero! Mamma mia che ricordi… è proprio un bel giro Fra… dovresti provare… -
- Beh, ok allora… dovrò andare a far compere domani pomeriggio… mi sono portata roba per un paio di giorni…-
La cosa era andata. Avrei avuto Francesca cinque giorni tutta per me.
Quella sera faticai a prendere sonno, le prospettive di realizzare la mia fantasia mi spaventavano. Avrei avuto il coraggio di andare fino in fondo? Cosa sarebbe successo?
Il lunedì successivo l’uscita in battello fu perfetta, il mare era calmo, la giornata bellissima e le spiagge erano state conservate in modo impeccabile. Francesca era al settimo cielo e aveva seguitato a mandare foto dei paesaggi incantevoli che vedeva al povero Toni, costretto ad una scrivania.
Il pomeriggio la accompagnai a comperare biancheria e costumi da bagno. Vederla entrare e uscire dalla cabina di prova per chiedermi un consiglio su quale costume le stesse meglio era un autentico tormento:
- Questo? Cosa dici? – mi chiese mentre piroettava con un due pezzi color corallo piuttosto succinto. Senza attendere la mia risposta scosse il capo guardandosi allo specchio e rivolta alla sua immagine riflessa:
- Hummmm… no… decisamente no… questo è un costume da ragazzina… non per una vecchia come me… Starebbe bene a Valentina, non trovi? Magari due taglie meno di questa… - Mi disse con un sorriso complice.
- Secondo me ti sta d’incanto… te lo puoi permettere alla grande e, se vuoi proprio che sia sincero… sono convinto che tu lo riempia molto meglio di quanto Valentina possa fare… -
Arrossì e rispondendo un sorridente:
- Ma va là… - Rientrò in cabina.
Comunque acquistò il costume e anche un paio di sandali in sughero con un tacco molto più alto del suo standard allacciati alla caviglia, le stavano d’incanto evidenziando le gambe abbronzate, l’armonia delle caviglie e dei polpacci.
Notai un paio di ragazzini che la osservarono a lungo mentre camminavamo per il centro, lei vestita con un corto e leggero prendisole bianco.
Evidentemente la sua naturale carica erotica non stava solo nella mia mente.
L’assenza di Toni in casa la rendeva un po’ meno disinibita: niente passeggiate in mutande, per intenderci. Tuttavia l’atmosfera restava complice e disinvolta.
Decidemmo di cenare a casa, stanchi per la giornata in barca. Mi offrii di preparare la cena mentre lei faceva la doccia. Resistetti alla tentazione di spiare dal buco della serratura, un po’ perché la disposizione del bagno non era delle più favorevoli, un po’ perché non desideravo che qualche rumore imprevisto la mettesse sul chi vive e rovinasse l’atmosfera, così mi concentrai su pomodorini, spaghetti e frutti di mare.
Cenammo in terrazza, mentre le ombre della sera si allungavano sul mare, misi un paio di candele alla citronella in tavola: la scusa era allontanare le zanzare, l’intento creare l’atmosfera giusta.
La pasta era buona, il vino fresco e piacevole, lei deliziosa. La serata perfetta. Dovevo continuamente ricordarmi che Francesca era la moglie del mio migliore amico, ma col passare del tempo anche questo mantra perdeva efficacia.
La lasciai chiacchierare, le versai da bere, la feci ridere. Lasciai che si sfogasse delle frustrazioni sul lavoro, la portai confessarmi qualche confidenza intima:
- Beh… naturalmente tra me e Toni le cose non sono più come una volta… cioè a letto… cioè… non come tra te e Valentina…-
- E’ normale… penso. Non credo c’entri l’amore… o il desiderio… è solo che la quotidianità diventa una specie di ostacolo… poi i figli… Poi c’è da dire che Antonio è sempre super impegnato col lavoro… - Cercai di difendere Toni.
- Si lo so… lo so… Oddio… non vorrei che pensassi che mi sto lamentando… o peggio… - Mi guardò con occhi sgranati, temendo che io leggessi un secondo fine in quelle confidenze. Mi afferttai a rassicurarla:
- Fra… se non dici a me ste’ cose… con chi ti puoi confidare? Lo sai che voglio bene a Toni come e più che a un fratello… e a te come a una sorella… - La rassicurai mentendo, almeno per quel che riguardava la sorella…
Chiacchierammo a lungo, io la contemplavo alla luce della candela, lei aveva appoggiato le gambe su una sedia vicina ed i suoi piedi puntavano verso di me. Era molto bella, così naturale, coi capelli raccolti, senza trucco, piacevolmente stanca dopo una giornata di mare e sole, una dea.
La situazione diventava pericolosa, non sapevo come l’avrei gestita.
Mi alzai ed iniziai a sparecchiare, Francesca si offrì di aiutarmi, seguendomi in cucina.
Iniziai a lavare i piatti, passandoglieli per asciugarli, la cucina era uno spazio stretto e stavamo fianco a fianco, a contatto, averla vicino, scalza… il calore della sua pelle sulla mia spalla, il profumo del vino e del caffè nel suo alito.
Lei seguitava a raccontare, a confidarsi, era un fiume in piena. Improvvisamente fece una pausa, mi guardò e disse:
- Lo sai… ti voglio proprio bene… - Mi abbracciò forte e mi diede un bacio sulla guancia.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Spostai le labbra ed intercettai le sue. La baciai delicatamente, una due volte.
Eravamo entrambi paralizzati, a disagio, la tensione era palpabile.
Lei si ritrasse, sciolse l’abbraccio e si girò verso il muro per non guardarmi.
- Perdonami… - sussurrai - … non so cosa mi è preso… io… credo di aver bevuto troppo… davvero, davvero, mi spiace…-
- No.. niente, niente… scusa, è meglio che vada a letto… - Rispose lei, poi senza aggiungere altro corse nella sua camera.
Bella cazzata, pensai. Avevo frainteso?
La notte rimuginai a lungo sull’accaduto, il mattino dopo mi alzai per primo, preparai il caffè.
Lei mi raggiunse in terrazza mentre facevo colazione, era evidentemente tesa, taciturna.
- Senti, Fra, non accetto che una cazzata come quella che ho fatto ieri sera rovini questi giorni, la reciproca compagnia o la nostra amicizia… - da lei silenzio, seguitai:
- Abbiamo passato i quaranta tutti e due… non siamo ragazzini… non è successo niente, capisci? Niente… Mi conosci, sono un dongiovanni, ero un po’ bevuto… ho agito senza pensare, avevo una bella donna vicino, l’atmosfera giusta… che ti devo dire? Mi sono reso conto di quello che ho fatto solo dopo averlo fatto…- ancora silenzio.
- Beh… in fondo è colpa tua…- Stavolta mi guardò corrucciata - … sì è colpa tua: abbronzata sei troppo bella… nessun uomo normale avrebbe saputo trattenersi… -
Sorrisi, e lei sorrise di rimando, la tensione iniziava a sciogliersi.
Seguitai a scherzare sulla sua bellezza, non era difficile per me farle complimenti in tal senso, garantendole in ogni caso il mio assoluto rispetto e il mio amore fraterno per lei e Antonio.
Durante tutta la giornata le feci notare come gli uomini la guardassero e come, senz’altro, mi invidiassero pensando che fosse la mia donna.
Lei si scherniva, dicendo che la mia ragazza era molto più giovane, più magra e bella di quanto fosse lei. Le davo ragione ma non perdevo occasione di farle notare come quanto a fascino e femminilità desse parecchi punti sia a Valentina che alla gran parte delle ragazzette pimpanti che si trovavano in spiaggia.
La giornata trascorse spensierata, sole, bagni, giochi in acqua.
Mentre giocavamo a racchettoni sul bagnasciuga dopo una nuotata, intravvedere i suoi capezzoli turgidi sotto il costume bagnato mi causò un’erezione, lei se ne accorse e la vidi arrossire sotto gli occhiali da sole. La cosa però non modificò il suo comportamento complice e divertito. Lo presi come un buon segno.
Proposi di cenare fuori.
Lei indossò un vestito bianco con una minuta fantasia di farfalle blu che, annodato dietro la nuca, le lasciava le spalle e la schiena scoperte sotto, probabilmente, non indossava alcun reggiseno.
La gonna ampia e morbida scendeva sotto il ginocchio, ma due spacchi laterali lasciavano intravedere le lunghe gambe sode e abbronzate. Ai piedi calzava i sandali acquistati il giorno prima che mettevano in mostra unghie dallo smalto blu intenso coordinato a quello della manicure.
Non indossava gioielli, a parte la fede ed una vera di diamanti all’anulare sinistro e due grandi orecchini d’argento ad anello che, con i capelli sciolti e l’abbronzatura le davano un’aria vagamente gitana.
Mentre mi superava uscendo dalla porta di casa, la scia del suo profumo fatto di colonia fresca e pelle riscaldata dal sole, mi diede un brivido.
Il locale era una piccola taverna che avevo scoperto anni prima e che si confermò una garanzia, la cena fu squisita: gamberi crudi marinati all’arancia, insalata di mare tiepida e orata alla griglia, bagnate da una bottiglia di muller thurgau, seduti sotto un fresco pergolato.
Francesca era entusiasta, fotografò i piatti e condivise le immagini con Toni a casa “per farlo morire d’invidia”, mentre commentava con “hummm… delizioso” i primi assaggi delle portate che arrivavano in tavola.
La cena fu la degna conclusione di una splendida giornata, lei conversava in modo brillante e spiritoso, rispondendo con il suo bel sorriso e la sua risata contagiosa alle mie battute. Entrambi ci rammaricammo dell’impossibilità di Toni di essere presente. L’episodio della sera prima, con l’imbarazzo seguito al bacio, pareva del tutto dimenticato.
Alla prima bottiglia di vino seguì una seconda di passito di pantelleria che accompagnò il dolce. Mentre attendevamo l’arrivo del caffè Francesca, facendosi aria con il tovagliolo, disse ridendo:
- Oddio… credo di essere ubriaca… mi sa che dovrai portarmi a casa di peso… -
Risi alla battuta, ma l’idea di averla tra le braccia mi eccitò:
- Fra… con quello che hai mangiato stasera mi sa che avrò bisogno di aiuto per trasportarti! –
- Ma senti! Prima mi fai i complimenti per tutto il giorno e poi mi dai della balena! –
- Resti comunque la balena più sexy dei sette mari! –
Rise, e risi anch’io, pagai ed uscimmo.
Il ritorno a casa era una piacevole passeggiata lungo il porto, Francesca mi perse a braccetto:
- Dammi una mano… con questi tacchi e quel che ho bevuto rischio di slogarmi una caviglia! -
Si appoggiò a me, sentii la pressione del suo seno sul braccio. L’aria del mare era più fresca a quell’ora della sera, lei rabbrividì:
- Brrrr… mi sa che mi dovevo portare un golf… - Disse stringendosi più strettamente al mio braccio per cercare un po’ di calore. Il mio sguardo si posò sul suo seno, i capezzoli inturgiditi dal venticello fresco tendevano la stoffa del vestito.
Infilai la mano libera in tasca e cercai, con la massima noncuranza, di posizionare meglio nei pantaloni l’erezione che rischiava di diventare decisamente evidente.
Francesca aveva abbandonato ogni atteggiamento difensivo, e sembrava di nuovo in vena di confidenze intime:
- Sai, ieri sera…-
- Se ti riferisci al mio comportamento… ti chiedo di nuovo scusa… -
- Si, beh… forse non so… dovevo essere più chiara… forse ti ho, come dire… fatto pensare che lo volessi…-
- No… davvero. E’ che sono fatto così. E’ una sorta di abitudine… inizio il gioco della seduzione prima di accorgermene… sono single da una vita…-
- E Valentina? –
- Valentina è fantastica, davvero. Ma il nostro rapporto è, diciamo, un po’ fuori dagli standard… -
- Cioè? –
- Cioè… l’esclusività non è il fondamento della nostra relazione… -
- Quindi vai anche con delle altre? –
- Beh… si. Ma la cosa vale anche per lei…-
- Valentina ha altri uomini? – Mi guardò sinceramente stupita.
- Si, certo. –
- E la cosa non ti dà fastidio? –
- Sarebbe quantomeno ipocrita da parte mia… poi, ti dirò, la cosa mette un certo pepe nella relazione… -
- Davvero, non capisco…-
- Beh, a me non dispiace quando mi racconta delle sue “avventure”, e lei vuole sempre sapere delle mie… -
- Ma dai! – Sbottò, schiaffeggiando con una mano il braccio a cui era avvinghiata.
- Giuro! Lo troviamo eccitante… -
- Quindi lei ti racconta quello che fa… con gli altri, e tu quello che fai con le altre? –
- Esatto. –
- Mi pare un po’ perverso…-
- Vero… non è per tutti… -
Passeggiammo un po’ in silenzio. Francesca era pensierosa, poi chiese:
- Quanto spesso la tradisci? –
- Non è davvero un tradimento… -
- Ok… quanto spesso ti capita di avere “avventure”? –
- Beh… non c’è una regola… diciamo che frequentando ambienti giusti le occasioni non mancano…-
- L’ultima volta, quando è stato? –
- Fammi pensare… sabato scorso…-
- Davvero? E cos’è successo? –
- Cosa vuoi sapere? –
- Mah… chi era… come è capitato…-
- … E cosa abbiamo fatto? –
- Certo… anche cosa avete fatto… - Mi rispose lei con un sorriso malizioso dandomi una stretta al braccio.
- Beh, ero ospite sulla barca di un amico di Andrea… ti ricordi Andrea? – Le chiesi, lei annuì, io proseguii:
- … Classica festa “stile Andrea”: champagne, poco cibo, molte ragazze… più o meno giovani e più o meno disponibili... Bene, quel pomeriggio le ragazze erano molto più numerose dei maschietti e, sai… quando ti accennavo al frequentare gli “ambienti giusti”, questo era uno di quelli: dopo un pomeriggio passato a ballare al sole in costume, con il giusto tasso alcolico… la maggior parte dei partecipanti, sia maschi che femmine, ha in mente di chiudere il party con una scopata…-
Feci una breve pausa, lei mi spronò a proseguire:
- E quindi? –
- C’era questa ragazza, si chiamava Monica… mi pare… alta, magra, capelli neri… ricordo che aveva un tatuaggio su un fianco che partiva da sotto il seno e proseguiva sul costato: una frase in corsivo… e un altro, una sorta di ramo fiorito sul dorso del piede, una perlina all'ombelico… era carina… -
- Beh… come è andata? –
- E’ andata che ci siamo guardati, abbiamo fatto due chiacchiere, niente di impegnato… la festa era iniziata da poco e c’era tempo. Io sono sceso sotto coperta per andare a fare un bisognino, quando sono uscito dal bagno… lei era lì sotto ad aspettarmi nella dinette…-
- E… -
- Le ho chiesto se si fosse persa, lei mi ha risposto di si… poi si è avvicinata e mi ha baciato. Penso che avesse considerato la quantità di ragazze a bordo, avesse dato una rapida occhiata ai maschi disponibili, mi avesse scelto e avesse deciso di buttarsi prima che lo facesse qualche altra… tutto qui…-
- Ed è finita così? Con un bacio? –
- Beh… no… insomma…
- Ah… mi avresti deluso… beh, dai, racconta…-
- Ma… insomma, sono in imbarazzo… cosa vuoi sapere? –
- Tutto… i particolari… - Di nuovo il sorriso malizioso, poi si morse il labbro superiore, strizzò un occhio e aggiunse:
- Non siamo amici? Dai… raccontami… la mia vita è così noooooiosa…. –
- Ok, se vuoi i particolari… beh, ci siamo baciati qualche minuto, solita cosa: lingua, morsi alle labbra, baci e morsi sul collo, sulle orecchie… Ho infilato la mano sotto il suo reggiseno ed ho giocato con il suo capezzolo…-
- Era messa bene? Come seno, intendo… -
- Era magra, non piatta... una seconda poco generosa diciamo… belle tettine, però… -
- Poi? –
- Poi sono sceso a baciarle i capezzoli, mi sono inginocchiato e ho seguitato a baciarla mentre scendevo, la pancia... l’ombelico… le ho abbassato lo slip del costume, aveva una fichetta completamente rasata… -
- Si… va di moda adesso… anche alcune mie amiche… - Disse lei. In quel momento mi apparve l’immagine del suo cespuglio scuro che avevo intravisto una volta spiandola in bagno e dissi:
- Beh… è una moda che non condivido… sai, io preferisco una patata al naturale… -
- Davvero? –
- Si… davvero… mio gusto estetico personale… -
- Beh, e quindi? –
- Quindi ho iniziato a baciarla là sotto… le ho dischiuso le labbra, ho stuzzicato il clitoride con la lingua, mentre con le dita la penetravo e le stimolavo cercavo il punto g… -
- Sai trovarlo quindi? –
- Anni di esperienza... me la cavo, diciamo… vado avanti? –
- Certo! –
- Quando ho sentito che era bagnata per bene e che il suo grilletto spuntava come una perlina rosa tutta dura e pulsante… Mi sono alzato e ho abbassato il costume, lei non si è fatta pregare… si è messa in ginocchio e me l’ha preso in bocca…-
- Wowww… era brava? –
- Sì… in effetti era brava… -
- E dopo? –
- Sapevo dove l’amico di Andrea teneva i preservativi, un cassetto nella cuccetta di prua… Prima di venire mi sono sfilato dalla sua bocca… ho fatto un salto di là, ho infilato un goldone e l’ho piegata su tavolo da pranzo… l’ho scopata da dietro…-
- E’ stato bello? –
- Aveva una fichetta stretta… sì… è stato bello… più per la situazione, per il suo prendere l’iniziativa che per la scopata di per se… -
- Finito così? –
- No… l’ho pompata per bene… sai avevo bevuto e mi ci è voluto un pochino per venire… l’ho sentita venire: ha inarcato la schiena, sollevato un piede e si è puntellata coi palmi aperti alla parete oltre il tavolino, ha sussultato in silenzio al ritmo degli spasmi dell’orgasmo… poi le ho chiesto dove voleva che finissi… -
- Cosa? –
- Dove voleva che… insomma… venissi io… -
- E lei? – Francesca mi guardò con occhi sgranati, era piuttosto scioccata ma curiosa da morire di informazioni su quel mondo che non conosceva, mi accorsi che iniziava inequivocabilmente ad eccitarsi: i capezzoli duri come chiodi anche se ci eravamo allontanati dall’aria del mare, il viso ed il collo arrossati, il respiro accelerato e mi pareva di sentire il battito del suo cuore sul braccio a cui era stretta.
- Lei mi rispose che la voleva in bocca… così uscii dalla sua fichetta, mi sfilai il preservativo, lei si rimise in ginocchio e spalancò la bocca… io gli sborrai in gola e lei ingoiò fino all’ultima goccia… -
Quell'ultima parte non era vera: avevo concluso sborrando nel preservativo, proprio mentre veniva anche lei… Ma la vista dell’eccitazione di Francesca mi aveva spinto a raccontare un finale, diciamo, più hard.
Francesca deglutì e commentò:
- Sembra un film porno… -
- Perché… ne guardi? –
- No… cioè ho visto qualcosa su internet… come tutti… -
- Non so che dirti… in certe occasioni le cose sono molto naturali… sai se due persone sono appena un po’ disinibite ci sono un sacco di sensazioni da sperimentare e condividere… almeno io la penso così…-
- E’ un punto di vista interessante… - si fece silenzione per qualche passo, poi chiese:
- Quanto manca per arrivare a casa? –
- Una decina di minuti, dobbiamo salire per quella via laggiù, svoltare la terza a destra e poi siamo arrivati...–
- Scusami… ma non ce la faccio proprio… mi pareva fossimo più vicini… devo fare pipì... super urgentemente… - Mi confessò lei.
- Beh… se vai dietro quell’angolo, io ti faccio da guardia… - proposi.
- Grazie… grazie… Dio che vergogna! –
Sgambettando sui tacchi e cercando di tenere le gambe serrate, svoltò l’angolo.
Io presi la mia posizione da sentinella e notai come la vetrina di un negozio chiuso mi consentisse un’eccellente visuale di Francesca sull'altro lato, illuminata da un lampione e riflessa nel vetro.
La vidi posare la borsetta sul davanzale di una finestra, cercando qualcosa che parve non trovare, poi arrotolò la gonna sui fianchi mostrando le gambe nude, tenendola in posizione con una mano usò l’altra per abbassare le mutandine nere di pizzo che indossava.
Ebbi una nuova fugace visione del suo cespuglio sempre rigoglioso, anche se addomesticato per esigenze di bikini, prima che con un rapido movimento si chinasse e un getto dorato schizzasse sull’asfalto.
La vidi sospirare di sollievo e spostarsi leggermente per evitare che il rivolo le lambisse i sandali. Poi si rialzò, poggiandosi al muro sfilò le mutandine, prima una gamba poi l’altra. Usò il capo di biancheria per asciugarsi tra le cosce e lo gettò appallottolato nella borsetta.
Aveva ancora la gonna arrotolata sui fianchi e prima di abbassarla la vidi sfiorarsi il monte di venere con una mano, scendere ancora muovere le dita rapidamente, tenendo le gambe strette: si stava inequivocabilmente masturbando.
Penso che anche un uomo con molto più autocontrollo di me avrebbe faticato a contenersi in una situazione simile. Io, di certo, non ce la feci.
Svoltai l’angolo, la vidi dal vivo, circondata dalla luce gialla, le gambe mature e piene nude, tornite, abbronzate e la mano che si muoveva forsennata tra di loro, il petto che si sollevava al ritmo del suo respiro. Una creatura dalla carica erotica dirompente.
Lei sentì i miei passi, si girò senza ricomporsi, la bocca semiaperta e gli occhi sbarrati in uno sguardo di autentico terrore.
Spostò la mano e la gonna si abbassò, restando sgualcita.
- Sono venuto a vedere se andava tutto bene… eri qui da un po’… - Le dissi.
Lei non parlava, era pietrificata.
Mi avvicinai, presi la mano che sino ad un istante si stava carezzando e la avvicinai al naso aspirando a fondo. Sentii l’odore del suo sesso, fu come una scossa elettrica:
- Sembra che qualcuno si sia eccitato ascoltando la mia storia… - Le sussurrai, poi iniziai a succhiarle le dita ancora lucide di secrezioni.
Lei mi lasciò fare, inerme, incapace di reagire.
La baciai e lei dischiuse le labbra, la sentivo fremere, passai le mani sui capezzoli che sembravano voler bucare la stoffa, le sciolsi il nodo dietro il collo e, finalmente mi apparvero le sue meravigliose tette.
Non le avevo mai viste, ma superavano ogni più rosea aspettativa: due globi di carne bianca e soda, che faticavo a contenere nella mano, ancora tonici anche se appesantiti dall’età e dall’allattamento, contrastavano con il resto della pelle abbronzata.
I capezzoli erano piccoli e appuntiti e spuntavano da areole brune, spesse e grinzose.
Li succhiai con avidità.
Lei con il capo reclinato all’indietro si era appoggiata al muro, mi carezzava la testa infilando le mani tra i miei capelli.
Scesi verso il basso, le sollevai il vestito e ammirai da vicino la sua fica contornata da pelo scuro: l’odore di femmina eccitata per un attimo riuscì quasi a tramortirmi.
Dischiusi le piccole labbra scure che spuntavano dalla fessura e cercai il clitoride che luccicava rosa e bulboso spuntando dal cappuccio.
Le dedicai la stessa manovra che le avevo descritto poco prima: succhiandole il grilletto mentre con indice e medio la penetravo e solleticavo la zona più sensibile del canale vaginale.
Venne quasi subito, una copiosa quantità di secrezioni mi colò sul mento.
Senza darle tregua seguitai a leccare e succhiare.
Le allargai le gambe solleticandole con la lingua peineo e ano, poi infilai la punta di un dito nel suo culo stretto mentre tornavo con la bocca a succhiarle il grilletto, ebbe un leggero sussulto ma subito prese spingere in basso con il bacino, per agevolare penetrazione anale che le stavo praticando.
Venne una seconda volta, pensai che fosse venuto il mio turno.
La girai faccia al muro, slacciai i pantaloni ed estratto il cazzo la penetrai con un colpo secco, non incontrando alcuna resistenze nel lago di umori bollente che era la sua fica.
Ripresi la stimolazione anale entrandole nel culo con l’intero pollice destro. La mano sinistra la facevo scorrere tra i suoi seni ed il suo clitoride che spuntava impertinente ogni volta che passavo le dita sul pube.
Ora la sentivo gemere sommessamente:
- Ahhhh…. Ahhhh…. –
Poi, improvvisamente, si irrigidì e percepii un’ondata di pulsazioni trasmettersi da fica e sfintere, le sfuggì una sorta di basso ululato:
- Ooooooouuuuu…. Siiiiiiiiii…. –
Un altro orgasmo, lungo e violento la scosse da capo a piedi.
- Sei meravigliosa… - le sussurrai sentendo che, la sua eccitazione mi stava portando rapidamente a venire a mia volta.
- Dove la vuoi? – le chiesi.
Senza rispondere lei si sfilò il mio cazzo dalla fica e il mio dito dal culo, si accovacciò e alzando il mento aprì la bocca.
Le versai tra le labbra un fiume di sborra bollente, la vidi reprimere un conato ma ingoiò fino all’ultima goccia.
La sollevai tenendole le mani sulle spalle e la strinsi a me baciandola, sentivo il sapore dello sperma nella sua bocca, la cosa mi eccitava da morire, le carezzai un seno nudo, mi staccai guardandola fisso negli occhi e le dissi:
- E ora? –
Iniziavo a sentire un blocco freddo alla bocca dello stomaco: l’eccitazione stava scemando ed io stringevo tra le braccia la moglie del mio migliore amico, seminuda e coperta di sborra… avevo davvero passato il segno.
Una lacrima le rigava il viso, affondò la testa nel mio petto e rispose:
- Domani… ci penserò domani… stanotte è solo nostra… -
Fine.











Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Francesca:

Altri Racconti Erotici in tradimenti:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni