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Prime Esperienze

Lara, Carlo e la crema solare


di hershel
29.08.2022    |    6.995    |    4 9.3
"“Signora, mi scusi lei invece..."
Sorseggiavo una coca ghiacciata appena presa dal frighetto, la spiaggia era affollata di una moltitudine di anime intente a godersi il mare agostano, nel mio sdraio osservavo con sufficienza la confusione circostante, ero piuttosto seccata per il fatto che alla mia amica del cuore che doveva raggiungermi fossero state ritardate di una settimana le ferie e anche per essermi banalmente slogata il polso sinistro scivolando dalle scale dell’hotel in cui risiedevo.
Menomata com’ero dovevo anche trovare qualcuno che mi spalmasse la crema solare in quanto non non riuscivo con una sola mano a schiacciare il tubetto e a raccogliere la lozione.
“Signora Giusi, mi potrebbe spalmare la crema” urlai all’ombrellone accanto dove si trovava una rumorosa famiglia, vicini di imbrellone di vecchia data.
“Carletto, aiuta la Sandra che le fa male la mano!” abbaiò la signora Giusi a suo figlio che stava giocando a palla con gli amici.
“Signora Giusi, non importa” ci mancava un ragazzino che mi impiastricciasse di lozione.
“Tranquilla Sandra, Carletto sono anni che mi mette la crema per il sole.” strepitò la signora.
Carlo arrivò trafelato, un bel ragazzo di diciott’anni, alto, atletico, dall’aria imbranata e timida, aveva delle manone da scaricatore di porto che trovai molto stimolanti.
“Ciao Carlo, scusami, non volevo disturbarti!”
“Lo so, lo so, non si preoccupi signora Lara, devo spalmarle la crema?” Mi chiese con esitante rassegnazione.
“Guarda, tu me la versi e io me la applico, così non ti imbratti le mani”
“Eddai Carletto, spiaccica la crema come fai a mamma tua, è tanto bravo lui” strillò la signora Giusi che aveva il dono di non farsi mai gli affari suoi.
“Mi dia signora, faccio io” con aria mesta e visibilmente a disagio, Carlo, con delicatezza mi sottrasse il tubetto dalle mani e incominciò l’applicazione dalle mie gambe con movimenti rapidi e sicuri.
Buttata nel mio sdraio, mi accorsi di provare un certo piacere quando le manone del ragazzino con movimenti ampi e decisi salivano su per le mi cosce fino a lambire la zona del pube, era un formicolio che dal basso ventre prendeva a salire facendomi mancare per un attimo il respiro. Poi Carlo spostò la sua azione sul mio ventre provocandomi dei risolini per il solletico. Notai che Carlo era in piena erezione, e che erezione, ma pudicamente distolsi subito e a malincuore lo sguardo da quell’eccitante spettacolo.
“Se si gira signora le spalmo la schiena” la sua voce tradiva impaccio, di fatto però stava facendo un lavoro egregio.
“Mi slacci il top, per favore” gli chiesi mentre mi giravo.
Carlo obbedì diligentemente in pochi secondi terminò anche la schiena.
Forse l’atmosfera disinibita del mare, forse la noia, forse la mia malizia, forse le sue mani sexy, fatto sta che mi venne di chiedergli:
“Scusa Carlo, se non ti dispiace, dopo faccio topless sul balcone dell’hotel, mi potresti spalmare la crema anche davanti?”
“Come?” chiese perplesso Carlo.
“Guarda, mi alzo un po’ e dalla schiena vai un po’ giù...insomma, mi dai una passata sui seni. Non saprei proprio a chi chiederlo, naturalmente se te la senti”
Carlo non disse niente e con movimenti dissimulatori iniziò a spalmare la lozione anche sui miei seni, scendeva dalle spalle ai fianchi abbracciando con le sue manone anche le mie poppe.
Sentivo le sue dita deformare le mie mammelle, quando passavano sui capezzoli partiva una scossa che si irradiava per tutto il corpo. Ero eccitata, eccitata e vogliosa, ma anche nervosa, controllavo tutt’intorno per assicurarmi che nessuno facesse caso all’ambigua attività in corso, ma tutti erano indaffarati a creare quel casino immane che è una spiaggia adriatica in agosto.
Carlo si bloccò, emise un lamento a denti stretti; girai la testa per capire, avevo la sua erezione all’altezza dei miei occhi e notai una chiazza umida sui suoi slip.
“Scusi, scusi, scusi signora, io non volevo, mi sono bagnato tutto, e adesso cosa faccio?” Dal tono di soffocata disperazione della voce si capiva che in quel momento Carlo voleva solamente sprofondare.
Aveva avuto una abbondante eiaculazione, mi sentii in colpa e anche tanto stronza, cosa avevo combinato!
“Tranquillo Carlo, avvolgiti il mio asciugamano e vai alle docce a sistemarti, è una cosa normale.” Tentai di mantenere un tono di assoluta normalità.
Fece una corsa alle docce mentre io recriminavo contro la mia stupidità e la mia sventatezza.
Carlo ritornò dopo pochi minuti, con aria mortificata e con la vergogna stampata in volto mi porse l’asciugamano.
“Carlo, guardami, non c’è niente di cui vergognarsi, è stata colpa mia, io ti ho messo in imbarazzo!” mi sentivo tremendamente mortificata.
“Signora, mi scusi lei invece.”
C’era disagio ma anche rabbia nelle sue parole.
“Guarda Carlo, domani alle tre passa per il supermarket di fianco al mio residence che mi aiuti a portare su la spesa che poi parliamo un po’, ti va?”
Carlo non disse niente, si girò e se ne andò a testa bassa. Tutt’attorno brusio e animazione, nessuno aveva notato l’episodio, neanche la signora Giusi, intenta com’era a tirare fuori dal frigo ogni tipo manicaretto.
L’indomani alle tre ero davanti al supermarket; quando pensavo che Carlo non venisse più, lo vidi approssimarsi di corsa.
“Buongiorno signora, scusi il ritardo, sa, mia madre.”
“ Ciao Carlo, non preoccuparti, ho appena finito la spesa.”
Con solerzia mi portò le borse fino al pianerottolo, aprii la porta e gli dissi:
“Se me le posi sul tavolo ti ringrazio proprio, che ne dici di un caffettino”
Entrò titubante, posò le borse e rimase silente.
Si sedette in cucinino guardandomi mentre facevo il caffè.
“Sai Carlo, quello che succede a te succede a molti uomini, poi, col tempo, tutto si aggiusta.”
“Si, ma io ho 18 anni e non riesco a restare da solo con una ragazza, al minimo contatto io, beh, insomma, succede quello. Pensi la vergogna se poi lo raccontano in giro.”
“Ma tu quando guardi un video porno, vieni subito?” Notai titubanza nell’espressione del suo volto. “Guarda che li guardano tutti, anch’io sai.” Una piccola bugia bianca per mettere a proprio agio quel cucciolotto di ragazzo.
“No, no, certo.”
“Appunto, io avrei un’idea per risolvere il tuo problema, è un gioco che facevo da ragazza tanti anni fa.”
Sorseggiammo il caffè in silenzio, Carlo fissava il pavimento. Gli feci cenno di alzarsi, lo presi per mano e lo portai in camera.
Presi un foulard e coprii i mei occhi annodandolo alla nuca.
“Ti senti meno a disagio se io non ti guardo?”
“Beh, si,”
“Ora io inizierò a spogliarmi, non dirò più una parola, anche tu puoi spogliarti se vuoi, e puoi fare quello che vuoi, TUTTO quello che vuoi, io non protesterò, io non dirò di no.”
“Ma posso fare tutto, ma proprio tutto?” chiese incredulo Carlo.
“Tutto significa tutto, qualsiasi cosa ti passi per la testa.”
Iniziai a spogliarmi, mi tolsi la camicetta, la gonna, il reggiseno, gli slip.
Ero nuda sulle scarpe decoltè nere di vernice tacco 10 che avevo comperato la mattina apposta per l’occasione.
“Signora... lei è bellissima!” la voce di Carlo esprimeva stupore e incredulità. Io non risposi. Ero una donna di 45 anni, statura medio alta, corpo ben tenuto con una costante attività fisica, capelli alle spalle, neri e lisci un bel seno e un discreto sedere.
Per un paio di minuti non successe nulla, silenzio. Poi sentii una mano toccarmi una mammella. Non volevo ma trasalii, feci un sorriso per indicare che era tutto ok. Poi sentii la punta di una lingua titillare il mio capezzolo, istantaneamente sentii uno scroscio di piacere scendere dal capezzolo fino alla caviglia. Poi ci fu un morso sulla natica, le sue manone mi agguantarono le cosce. Libidine totale, ero talmente su di giri che ebbi un inizio di orgasmo ma non lo diedi a vedere.
Poi niente, poi, improvvisa, una mano mi strinse la vulva. Allargai istintivamente le coscie, una lingua morbida e umida incominciò a leccarmi il sesso come fosse un cornetto alla panna, beata inesperienza. Il mio corpo voleva reagire, avvinghiare l’uomo che mi stava davanti, volevo sentire dentro di me il suo fallo, ma non potevo.
Sentii Carlo che si spogliava. Mi sdraiai sul letto, a gambe divaricate con la ginocchia piegate e con i due tacchi a spillo piantati sul materasso. Sentii le natiche di Carlo sopra i miei seni e prima che potessi capire le sue intenzioni il suo fallo bussò con impazienza alle mie labbra. Le aprii e sentii una verga turgida, possente, prevaricante strisciare sul mio palato ed arrivare fino alla mia gola, mi mancava il respiro; poi la barra carnosa indietreggiò, sentii il glande pulsare sulla mia lingua.
Carlo si girò, rimise il fallo tra le mie labbra aperte e strinse forte le mani sui miei seni, strizzandoli. Ebbi un secondo, prolungato orgasmo. Con la mano premetti forte sul clitoride. Avrei voluto urlare il mio piacere, urlare a Carlo “sbattimi tutta!!!”
Il membro di Carlo, caldo, madido di succulento liquido seminale, iniziò un moto a stantuffo, dapprima lento, come se Carlo lo stesse osservando; poi l’azione sussultoria prese velocità, aumentò sempre più fino ad andare fuori controllo. Sentivo il fallo sbattere ora nel palato, ora in gola, in modo disordinato. Ogni spinta era un’iniezione di libidine che aumentava l’ebbrezza del mio sistema emozionale. I movimenti di Carlo diventarono convulsi, il pene usciva dalla mia bocca, subito dopo vi rientrava, sbatteva contro le mie labbra, andava giù in gola, si ritraeva, si bloccava, poi riprendeva. Carlo inizio ad ansimare, sempre più forte, poi ci fu un gemito soffocato seguito da un profluvio di liquido che si infranse sulla lingua e si divise in tanti rivoli sul mio palato, un nettare sublime che ingurgitai fino all’ultima goccia. Carlo rallentò l’azione, si fermò, poi riprese il movimento con lente avanzate e ritirate per godersi appieno il momento.
I movimenti cessarono, Carlo ritrasse il suo membro e si spostò, sdraiandosi al mio fianco.
Probabilmente era stanco e aveva bisogno di una pausa. Si distese al mio fianco, appoggiò il suo braccio sul mio seno, con un dito giocherellava con il mio capezzolo che si indurì; poi la sua mano scese sul mio ventre, lo strinse. Il solletico che provai mi procurò una spasmo che si tradusse in un zampillo di pipì, non potei trattenere un “oops!” divertito.
Carlo si bloccò, come un cucciolo che viene attratto da qualcosa di nuovo. Si mosse, poi sentii la sua lingua leccare le labbra della vagina in tutta la loro lunghezza, all’inizio delicatamente, poi con vigore. Grondavo delle secrezioni e di immenso piacere. L’attività si fermò, Carlo si trascinò in avanti , sentii il suo torso scolpito sopra di me, i suoi denti morserò i miei seni provocandomi un doloroso piacere. Poi sentii il suo grosso membro che cercava di farsi strada tra le labbra del mio sesso, spinse finché non trovò posto, lo sentii, sentii le pareti della mia vulva cedere di colpo a quel muscolo scivoloso, caldo, durissimo che sembrava arrivare fino al mio stomaco. Il pube di Carlo iniziò a sbattere con forza contro il mio ventre, le mie viscere erano scombussolate dal continuo assalto di quel corpo estraneo nel mio ventre alla ricerca del piacere supremo. Il mio orgasmo stava per arrivare, cercai di rilassarmi perché volevo arrivare alle vette del godimento assieme a Carlo. Lui si muoveva come un ossesso, la selvaggia aggressione ai miei seni continuava e io non volevo si fermasse, lo sentivo ansimare, sempre più rumorosamente. Poi incominciò a irrigidirsi, a muoversi con più fatica. Capii e mi lasciai andare, piantai le mie unghie sulla sua schiena e iniziai a sbattere il mio bacino sul suo pube. I nostri movimenti erano fuori sincrono, entrambi cercavamo il raggiungimento della massima goduria incuranti dell’altro. Io fui investita da uno tsunami di piacere, un brivido di freddo partì dal mio clitoride per arrivare fino al mio volto, fu un’onda d’urto travolgente, mi venne la pelle d’oca e, per quanto lo volessi, non riuscivo a muovermi. Sentii un fluido caldo inondare le mie viscere, era Carlo che aveva raggiunto il culmine della soddisfazione, mi stava stringendo, avvinghiandosi su di me per gustarsi ogni singolo spasmo di piacere. La sua verga voleva andare su e giù anche oltre il tempo consentito, nel tentavio di prolungare un’estasi che già iniziava a far parte del passato. Mi scese una lacrima di felicità, quel partner inesperto e rozzo aveva sconvolto i miei sensi, avevo toccato assieme a lui la vetta massima del piace come non ne ero mai stata capace.
Carlo si abbandonò sopra di me, facevo fatica a respirare, ma volevo che rimanessimo un sol corpo per sempre.
Dopo parecchi minuti si alzò, sentii il suo pene afflosciato sfilarsi da me. Si rivestì senza dire niente. Lo sentii che se ne andava.
“Se vuoi ti aspetto domani alle tre con la spesa.”
Non disse niente e lasciò l’appartamento.
Per altri quattro giorni ci sfinimmo di sesso, di puro e animalesco sesso, poi la sua vacanza finì e lui se ne andò per sempre.
Ci accomiatammo, asciugai una lacrima sulla sua guancia, non voleva separarsi da me, si era innamorato, io gli dissi che era tutto apposto, che avrebbe trovato una ragazza della sua età e che presto mi avrebbe dimenticata.
Rimasta sola, piansi.
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