Prime Esperienze

La Zia


di Satiro
23.10.2023    |    578    |    3 10.0
"Istintivamente toccavo le mammelle, me ne riempivo le mani, le baciavo, le leccavo..."
La Zia

Le Primavere che si assommano, sugli esseri viventi tutti, forniscono esperienze legati ai ricordi.
Da qualche tempo noto, considerando le mie molte Primavere, che ogni giorno si aprono dei cassetti dai quali affiorano tanti ricordi.
Qualche giorno fa, mi è venuto in mente quando andai a fare il garzone in una bottega, di proprietà di una Zia, per parte di papà.

Finita la scuola media inferiore, quindi siamo nel 1973, dissi alla mamma che nel periodo estivo volevo lavorare, per aver un gruzzoletto per le mie spese.
Detto a papà, furono orgogliosi della mia decisione, mi dissero che ero proprio un ometto.
Papà, disse che aveva un’idea dove potevo andare a lavorare.
Poi seppi, che disse della mia decisione ad una sua cugina, la quale gestita una bottega di generi alimentari.
Luciana, la cugina, manifestò subito la volontà di avermi in bottega, anzi disse a papà che aveva proprio bisogno di un ragazzo, per il magazzino e per le consegna a domicilio.

Ecco che, un lunedì mi presentai in bottega. Luciana mi squadrò, constatò che ero un ragazzo abbastanza forte e, subito mi accompagnò nella visita dei locali, spiegandomi le mansioni.
Nei giorni seguenti cominciarono a consegnare in bottega le merci. Subito mi misi all’opera nella sistemazione sugli scaffali di legno e in magazzino.
Luciana mi osservava con attenzione. Alla fine della prima settimana di lavoro mi disse, con un sorriso bello grande, che era ben soddisfatta per come avevo svolto i miei compiti, per la mia forza nel caricare gli scatoli e poi, stranamente, disse che gli piacevo caratterialmente.

Bene, la seconda settimana fu cruciale. Infatti, svolgevo sempre i miei lavori, cominciai con le consegne a domicilio, incassando le prime mance.
Fatte le consegne, subito tornavo in bottega. Quando non avevo nulla da svolgere stavo in magazzino seduto su delle balle di strofinacci.
Luciana quando entrava in magazzino mi osservava, dicendomi sempre qualcosa e sorridendomi con gioia.
Un giorno, mentre sistemavo i barattoli dei pomodori sugli scaffali mi si avvicinò, per prendere delle scatole da portare in bottega, in quell’occasione si avvicino al mio orecchio e sottovoce disse: sei proprio un bell’ometto.
Nei giorni seguenti, i complimenti si andavano moltiplicando, per poi aggiungersi le carezze sui capelli, sulla nuca. Mi prendeva le mani per indirizzarle sugli scaffali per la sistemazione delle merci, accarezzandole.

La terza settimana, si aprirono le porte dell’Eden. Era un martedì pomeriggio afoso. Per rivedere gli ordinativi e le consegne, ci sedemmo attorno ad un tavolo da lavoro in magazzino. Io, leggevo le date di consegna ed i quantitativi, zia Luciana spuntava sul brogliaccio. Nel corso di quella operazione contabile c’era un dato che non combaciava. Lei, per meglio vedere fra i documenti che spulciavo, poggiò la sua mano sulla sedia fra le mie gambe, ricordo benissimo che cominciai a sudare freddo e diventare rosso in viso.
Mi guardò compiaciuta e, spostò il braccio sino a strusciare sul cavallo dei pantaloni.
La reazione era già avvenuta, il cazzo si era tirato su quasi ad uscire dalla cintola.
Compiaciuta, con il pollice e l’indice si intrufolò dentro i pantaloni per la cintola e, si mise ad accarezzare il glande, tanto che nel giro di pochi minuti incominciarono a venir fuori rivoli di piacere.
Strofinandovi il pollice, il dito se ne inzuppò e con l’indice cominciò a strofinare contro il pollice, inzuppatosi le dita le portò alla bocca; esclamò: dolcissimo, gioia.
Continuando, si abbassò e con la lingua asciugò i rivoli che ne uscivano. Poi, si alzò dal tavolo per tornare nei locali della rivendita. Tornata in magazzino, mi trovò ancora seduto al tavolo, con il cazzo ancora più teso e ingrossato all’inverosimile, tanto da avere la sensazione che stava per scoppiare.
Con voce suadente e accarezzandomi la patta dei pantaloni sussurrò, domani pomeriggio il negozio è chiuso, tu vieni lo stesso, devi dire a casa che dobbiamo controllare la merce e poi, con un sorriso malizioso ordinò, non mettere le mutande sotto i calzoni, mi raccomando.

La mattina del giorno seguente, fu un giorno di lavoro intenso e di sguardi amorevoli e ammiccanti della zia.
A fine giornata, prima d’andare a casa mi ricordò dell’impegno contabile del mercoledì pomeriggio.
Nel primissimo pomeriggio, di un mercoledì afoso, caldissimo, andai in bottega. Trovai la saracinesca alzata a metà, mi abbassai ed entrai. Dal magazzino mi arrivò la voce di zia Luciana: abbassa completamente la saracinesca; cosa che feci.
Con un po’ di paura entrai in magazzino. Vidi zia con un prendisole giallo con i girasoli, aperto a dismisura davanti. Si vedevano le belle mammelle, restai a bocca aperta, d’altronde ero un quindicenne che stava per essere svezzato. Sentivo, palpavo nell’aria una sensazione quasi mistica. Eccitante. Andai fuori di testa.
Ecco che mi accarezzò i capelli e subito dopo, la mano andò a sbottonare i pantaloni. Non avevo indossato le mutande. Il cazzo uscì fuori come fosse una molla, duro, purpureo.
La prima cosa che disse fu: fatti tuccari figghiu beddu (fatti toccare figlio bello).
Lo accarezzava, dal basso verso l’alto. Lo strinse in pugno, facendo scoprire il glande, si abbassò a pecorina e cominciò a baciarlo prima con delicatezza, poi come se lo volesse divorare.
Lo ingoiò. La punta del cazzo percepiva che era all’ingresso dell’esofago, vidi la sua testa abbassarsi di botto, con una steccata lo ingoiò tutto e, con la lingua cercava di accarezzarmi lo scroto.
Esclamai: minchia!

Zia Luciana sollevò la testa, uscì il cazzo dalla bocca. Lo vidi lucido per la saliva mischiata al primo liquido trasparente che usciva dal cazzo.
Era appiccicoso, scivoloso.
La zia guardandomi negli occhi esclamò: è pronto infilalo nella tana. Non capivo. Lei percepì l’impreparazione del novellino.
Si sdraiò sui sacchi degli strofinacci, mi tirò a se con una mano, afferrò il cazzo e se lo mise dentro.
L’istinto mi faceva andare avanti e indietro. Ricordo che la fica era larga, bagnata, accogliente.
Mi guardò ancora una volta negli occhi e, disse: dov’è la tua minchia; risposi “do sticchiu, zia”. Sorrise.
Lei subito ribatté: ficca figghiu ri buttana (scopa figlio di puttana).
Continuai. Lei ansimava, si toccava dappertutto, sentivo i suoi mugolii. Istintivamente toccavo le mammelle, me ne riempivo le mani, le baciavo, le leccavo. Lei si muoveva sempre con maggiore intensità, rantolava, mi teneva stretto a se.
Sentii un sospiro profondo, con le mani ni allontanò da lei. Si rigirò e si mise in ginocchio sugli strofinacci. Come un automa, mi avvicinai a lei. Prese la mia testa e la diresse verso la fica: allicca figghiu di arrusa (lecca figlio di jarrusa). Dopo che mi ebbi imbrattato il viso dei suoi umori e gustatati, con la mano prese la minchia e la rimise dentro. Avevo imparato. La presi per i fianchi e continuai ad andare su e giù.
Zia Luciana ancora una volta, tentava di soffocare le grida di piacere, sollevava la testa, si dondolava, si inarcava. Sentivo che per ogni sollecitazione, ogni cambiamento, il cazzo andava sempre più giù. Avevo la sensazione che non avrei mai più rivisto il mio uccello, perché scompariva totalmente in quel buco che dava piaceri ancestrali.

Alla fine, sentii che stava per salire su la mia sborra. Lo dissi a zia. Lei subito ordinò di tirarlo fuori, si girò e lo mise in bocca. Dopo che le labbra l’avvolsero sentii i fiotti di sborra venire su. Mentre lei continuava a toccarsi la fica.
Sborrai, lei aprì la bocca facendomi vedere che era piena piena, vedevo solo la punta della lingua che si muoveva come a volerne gustare meglio i sapori. Poi, inghiottì tutto, leccandosi le labbra e togliere i rivoli del nettare dal mento.

Finito, zia Luciana mi spiegava che quanto era avvenuto non doveva essere rivelato ad altri, nemmeno ai compagni di scuola. Se mi comportavo bene, come si conviene ai bravi ometti, altri mercoledì pomeriggio darebbero stati ancora più belli.
Mi baciò e mi disse, a domani gioia.
Satiro.

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 10.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La Zia:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni