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Lui & Lei

la collega e il privè (storia vera)


di giuseppe1964
28.02.2014    |    13.973    |    3 7.5
"Il capufficio, bontà sua, decise di farla sistemare nella mia stanza e, soprattutto, di dare a me l’incarico di spiegarle i primi rudimenti del lavoro..."
LA COLLEGA E IL PRIVE’ (STORIA VERA)

Era ormai da un anno che mi trovavo in quella città del Nord e i rapporti sociali non erano certamente paragonabili a quelli che avevo lasciato nella mia cittadina di origine dove ero perfettamente inserito in una vera e propria comitiva di amici. Qui le relazioni si erano rivelate immediatamente meno facili, non tanto per la “freddezza” tipica dei settentrionali, ma per il numero esiguo di dipendenti presenti nell’ufficio quasi tutti più anziani di me (all’epoca ero appena trentenne) e con vincoli di carattere familiare.
Avevo tentato diverse volte di invitare per una pizza il sabato sera Livia, l’unica collega giovane presente nell’ufficio, ma aveva sempre declinato l’invito adducendo l’esistenza di impegni già presi e sottolineando l’esistenza di un suo fidanzato. Malgrado non fosse una miss, provavo una certa attrazione per lei e avevo a volte fantasticato sulla possibilità di ottenere i suoi favori quando mi avvicinavo al suo computer per vedere le varie schermate che lei mi mostrava per spiegarmi il lavoro da svolgere. Inevitabilmente mi venivo così a trovare, essendo io in piedi e lei seduta al pc, col mio uccello a pochi centimetri dalla sua bocca e non poche volte immaginavo quello che lei avrebbe potuto fare da quella posizione se solo lo avesse voluto. Inoltre la mia posizione risultava particolarmente favorevole per delle furtive sbirciate all’interno della scollatura che lasciava intravedere un paio di belle tette bianche e grosse che avrei volentieri fatto oggetto della mia attenzione a suon di carezze, palpatine e gustose leccate. Mi attardavo allora volutamente in quella posizione chiedendo ulteriori approfondimenti fino ad avere una vera e propria erezione, non so se mai notata da Livia, che, sorridente, e con voce squillante mi descriveva le varie schermate che spesso non riuscivo a seguire essendo i miei pensieri rivolti a ben altro. Con la fantasia immaginavo che me lo prendesse in bocca facendomi esplodere fiotti di sperma sul suo seno caldo ed accogliente. Confesso che qualche volta sono stato costretto a farmi una sega nel bagno dell’ufficio per placare l’eccitazione che Livia mi aveva provocato più o meno inconsapevolmente.
Ma da qualche giorno la mia mente era diretta alla nuova collega che sarebbe arrivata di lì a poco. proveniente come me da una regione del Sud Italia e avevo sperato che fosse libera da legami familiari quantomeno per intraprendere un rapporto di amicizia. Avevo messo in conto il fatto che fosse sposata, o una cicciona insignificante, ma c’era anche la possibilità che si trattasse di una ragazza interessante. Finalmente il giorno della sua presa di servizio arrivò. La incontrai lungo le scale dell’ufficio. Era arrivata qualche minuto prima di me e capii subito che era lei la nuova arrivata. Superava addirittura le mie aspettative. Era veramente una bella ragazza alta e slanciata. Indossava un bell’abito arancione che metteva in mostra le sue bellissime e lunghissime gambe e valorizzava il suo superbo seno.
Mi disse il suo nome, Alessandra, con un bel sorriso e io feci altrettanto. Il capufficio, bontà sua, decise di farla sistemare nella mia stanza e, soprattutto, di dare a me l’incarico di spiegarle i primi rudimenti del lavoro. Le cose si mettevano nel migliore dei modi e ovviamente io andai in brodo di giuggiole, anche perché venne fuori che era single e che stava cercando un appartamento nel quale sistemarsi.
Ovviamente io mi misi subito all’opera per cercare di rendermi simpatico e affabile sia sul lavoro, ma soprattutto nei fine settimana nei quali eravamo entrambi liberi e con molto tempo a disposizione per stare insieme. Prendemmo così l’abitudine di uscire per fare delle escursioni nei paesini del circondario. inoltre essendo in piena estate passavamo intere giornate in spiaggia, circostanza che mi dava la possibilità di apprezzarla in costume. Come avevo capito era veramente notevole. Le parti del suo corpo che mi piacevano e attraevano maggiormente erano le cosce e il seno prorompente che spiccava sul corpo longilineo e che lei non perdeva occasione per mettere in mostra. Già da queste forme di esibizionismo avrei potuto capire il tipo di donna che era. Oltre che sulla spiaggia mi piaceva osservarla quando, stando seduta al mio fianco in automobile, mi dava occasione di guardarle, le cosce lunghe e abbronzate rese visibilissime dalla gonna appena sollevata. Le teneva leggermente aperte e più volte mi sono dovuto trattenere dalla tentazione di allungare una mano per carezzarle risalendo poi fino all’interno. Stesso discorso per il seno, spesso esaltato e messo in vista da generose scollature o compresso fino a scoppiare da maglie aderentissime.
Ma Mi trattenevo per timore di rovinare subito tutto con la mia fretta ed esuberanza, apparendo comunque Alessandra come una ragazza seria e certamente non abituata a relazioni di tipo occasionale. Inoltre il rapporto lavorativo mi costringeva ad un certo contegno. Non si trattava di una ragazza conosciuta in discoteca o sulla spiaggia con la quale ci si può anche bruciare nel convincimento di non rivederla più. Era una collega con la quale dividevo anche la stanza dell’ufficio. Bisognava attendere e capire quale mossa fosse la migliore. Nel frattempo, in attesa dell’occasione giusta, mi godevo quel “panorama” eccitandomi ancora di più di quanto mi fosse accaduto precedentemente con Livia. Del resto Le occasioni di starle vicino erano numerose e non solo sul luogo di lavoro. le mie seghe serali cominciarono così ad essere dedicate alla nuova arrivata. Immaginavo masturbandomi quello che avrei potuto fare con quelle due poppe abbondanti eccitandomi al pensiero di poterle schizzare col mio caldo sperma. A volte la immaginavo sola, come me, a toccarsi la fica bagnata e desiderosa di un bel cazzone pulsante e questo pensiero mi faceva eccitare sempre di più. Qualche volta ,in preda all’eccitazione, fui pure tentato di telefonarle per raccontare quello che facevo pensandola e invitarla a toccarsi anche lei .
La svolta, come sempre in questi casi, avvenne in una situazione insolita. Più volte avevo ovviamente fantasticato e immaginato di scoparmela in ufficio, in macchina, a casa sua, invece il destino mi riservava una sorpresa. Sonia, un’amica un po’ spregiudicata che avevo conosciuto per caso, mi confidò che per pura curiosità aveva trascorso una serata particolare in un club privè della città. la cosa naturalmente mi incuriosì. Sapevo vagamente dell’esistenza di questi locali, ma non ero mai andato, né conoscevo qualcuno che li frequentasse. Chiesi allora dei dettagli e Sonia mi rispose che si trattava di una specie di discoteca con divani e tavoli intorno alla pista. I clienti stavano seduti sui divani a bere qualcosa, ballavano o, se si presentava l’occasione giusta, potevano usufruire di ambienti più riservati dove era consentito fare sesso a proprio piacimento. Sonia mi spiegò che nella serata del sabato era previsto uno spettacolo erotico con ragazze che si spogliavano sulla pista e che, a volte, coinvolgevano gli avventori in veri e propri rapporti che avevano la funzione di eccitare gli altri clienti seduti ai tavolini. In alcuni casi, se c’era intesa ci si spostava nei locali più appartati. Sonia precisò che lei e la sua amica, nonostante gli inviti di altri clienti, erano rimaste solo a guardare lo spettacolo e a bere un drink.
L’idea cominciò a intrigarmi. Perché non proporre ad Alessandra di passare una serata in quel locale? Poteva essere l’occasione per farla capitolare o, in subordine, per essere coinvolto in una situazione che finora avevo visto solo nei film porno. Il rifiuto era quasi scontato, ma decisi di fare il tentativo
buttai lì la proposta, fra il serio e il faceto, precisando subito che si poteva benissimo stare solo a guardare, come aveva fatto Sonia e che comunque ce ne saremmo potuti andare in qualsiasi momento se qualcosa le avesse dato fastidio. Con mia sorpresa Alessandra accettò. Probabilmente eccitata dal senso di libertà che le dava quella situazione che mai avrebbe potuto vivere nella sua cittadina del Sud o forse perché inconsapevolmente voleva avere anche lei l’occasione per manifestare i suoi ardori sessuali.
Sabato ero eccitatissimo. Andare in un locale del genere e con una strafica come Alessandra non era certamente una cosa che capita tanto spesso. Naturalmente nei giorni precedenti mi ero informato telefonicamente con il gestore del locale che mi aveva confermato, grosso modo, quanto raccontatomi da Sonia, compreso lo spettacolo dal vivo.
All’ora stabilita mi presentai sotto casa di Alessandra in giacca e cravatta e anche lei era particolarmente elegante e sensuale, senza essere mai volgare. Fino a quel momento io, seppure eccitato, ero convinto che ci saremmo limitati a guardare lo spettacolo e avevo anche messo in conto un certo senso di fastidio manifestato da una ragazza per bene come Alessandra, certamente non abituata alla frequentazione di locali del genere.
Appena entrati nel locale ci furono chiesti i documenti e ci accomodammo nell’ampia sala. C’era una musica di sottofondo e luci soffuse. Prendemmo posto in uno dei divani e ordinammo qualcosa da bere, mi guardai intorno, il locale era ancora quasi vuoto. C’erano un paio di coppie mature e un gruppo di cinque o sei persone anche queste ultracinquantenni. Tre uomini e una donna stavano seduti ridendo e scherzando mentre un’altra donna del gruppo, matura ma piacente, simulava uno spogliarello alzandosi la gonna e lasciandosi toccare il culo e le cosce dai suoi amici che ridevano a crepapelle incitandola e facendo commenti spinti. Le due coppie invece sembravano in attesa di una situazione intrigante o semplicemente si limitavano a guardare. Notai pure che gli uomini di entrambe le coppie ogni tanto carezzavano le cosce delle loro compagne.
Un paio di singoli gironzolavano per la sala con un bicchiere in mano e guardavano insistentemente Alessandra. Probabilmente avevano notato che non era una cliente conosciuta o, semplicemente , erano attratti dalla sua avvenenza e si interrogavano sulla sua disponibilità.
Ad un certo punto la pista si illuminò, la musica da soft si trasformò in disco ed entrarono nella pista alcuni ragazzi e ragazze che cominciarono a ballare. A poco a poco le ragazze cominciarono a spogliarsi, a volte lasciandosi aiutare dai ragazzi finchè non rimasero a seno nudo. L’atmosfera si stava riscaldando. Uno dei single di prima si avvicino, sempre col bicchiere in mano, a quella che era la protagonista che, con disinvoltura, gli aprì la cerniera facendogli un pompino in piena pista. Gli altri applaudivano sempre più eccitati. Dopo l’orgasmo l’uomo si avviò appagato e disinvolto verso i divani e gli altri clienti gli fecero delle battute sul fatto che era sempre il primo a mettersi in mostra. Evidentemente fra di loro si conoscevano un po’ tutti.
Alessandra guardava sorridente lo spettacolo per nulla turbata o infastidita. Le proposi così di ballare e lei accettò. In pista non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo seno possente che sobbalzava a ritmo di musica. Il desiderio di prenderla era sempre più intenso. Ero frastornato dall’ambiente, dalla musica, dalla situazione e sentivo che i freni inibitori che finora mi avevano tenuto a bada stavano venendo meno. Intanto i ragazzi cominciavano a ballare sempre più vicino alle ragazze strusciandosi vistosamente contro il loro culi. Qualcuno carezzava e palpeggiava spudoratamente le tette della partner che sorrideva estasiata ed eccitata. Guardai Alessandra. era sorridente e mi guardava senza manifestare fastidio per quello che stava succedendo intorno a lei. Era praticamente l’unica donna, oltre alle “ballerine” a stare in pista. Mi resi conto che la situazione non la infastidiva, ma anzi le piaceva e la eccitava. Ad un certo punto decisi di giocare il tutto per tutto: mi misi dietro di lei e cominciai a toccarle le tette come avevo tante volte desiderato. Erano grosse e dure. La guardai per vedere la sua reazione. Continuava a sorridere invitante toccandosele pure lei. Ero eccitatissimo. Le tirai le tette fuori dal vestito che apparvero in tutta la loro maestosità esposte agli sguardi e ai desideri di tutti i presenti. Adesso era con le tettone in bella mostra come e meglio delle ballerine e se le toccava davanti a tutti sorridendo e guidando la mia mano sopra i capezzoli. Cominciai a leccargliele mentre continuava a ballare strusciandomi sul suo culo col cazzo che mi scoppiava dentro i pantaloni. Non avevo mai vissuto una situazione così eccitante. La porca stava divertendosi ed eccitandosi a farsi vedere e toccare le tettone davanti a tutti. I ballerini si misero a cerchio intorno a noi a battendo le mani all’indirizzo di Alessandra che diventava così la protagonista assoluta della serata incitandola a continuare. Il mio cazzo era durissimo, visibilissimo nella sua erezione anche attraverso i pantaloni. Non ce la facevo più. Presi per mano Alessandra che, sempre a seno nudo, mi segui sorridente verso uno dei salottini più intimi. Con la coda dell’occhio mi accorsi che due uomini ci seguivano e ne provai fastidio. Ci sedemmo ad un divano e i due si avvicinarono con aria interrogativa. Volevano capire ovviamente quali fossero le intenzioni di Alessandra, sperando di rimediare almeno un pompino o una sega, feci segno di allontanarsi perché capii che la loro presenza dava fastidio ad Alessandra che, appena si furono allontanati, si inginocchiò davanti a me e si cominciò a strisciarmi le tettone dure sul cazzo attraverso i pantaloni. Stavo scoppiando. Continuai a toccarle le tette e cominciai a baciarla con la lingua. Eravamo tutti e due eccitatissimi. Evidentemente anche lei aveva voglia del mio cazzo come io avevo voglia di lei. Mi sbottonai i pantaloni e il cazzo, finalmente libero da costrizioni, si manifesto in tutta la sua erezione. Mi sembrò grandissimo probabilmente per il grado di eccitazione provato. Alessandra cominciò a menarlo dolcemente e a passarselo sulle tette, indugiando sui capezzoli e mettendolo in mezzo alle due bocce che sembravano fatte proprio per una spagnola. Ero in estasi: finalmente vedevo e toccavo quelle meravigliose poppe che tanto avevo desiderato, masturbandomi la sera nel letto, ma volevo qualcosa di più: ero troppo arrapato. Delicatamente abbassai verso la cappella la testa di Alessandra che capì e cominciò a leccare golosamente il cazzo duro all’inverosimile guardandomi negli occhi con uno sguardo da porca eccitato e provocante. Si vedeva che le piaceva leccarlo e menarlo tenendolo stretto in mano, era eccitata come una cagna in calore. Comincio a pompare dolcemente mentre io continuavo a stuzzicarle i capezzoli che erano duri come chiodi. Ad un certo punto non potendo più resistere, infilò una mano sotto il vestito cominciando, sempre in ginocchio, a toccarsi la fica sempre più velocemente. Era proprio eccitata e voleva godere. Sotto gli abili colpi di lingua di Alessandra il cazzo esplose nell’orgasmo. Le venni copiosamente in bocca, eruttando tanta crema calda che, per un attimo, le fece perdere il fiato. Ma si riprese subito ingoiando tutto senza battere ciglio, continuando a masturbarsi come una forsennata. Poi con la lingua continuò a roteare sulla cappella per assaporare fino all’ultima goccia il seme, pulendo il cazzo ancora eretto e rendendolo lucido con la saliva. subito dopo venne anche lei gemendo e ansimando come una troia. Le presi la mano bagnata fradicia dei suoi umori e la leccai con voluttà aspirandone l’odore di fica che da troppo non sentivo. Mi alzai per rimettere i pantaloni e mi accorsi che uno degli uomini ci guardava da dietro un vetro masturbandosi eccitato dallo spettacolo che gli avevamo offerto.
Ci ricomponemmo e andammo verso l’uscita. in un altro dei salottini scorsi il gruppetto di maturi che si divertiva in una vera e propria orgia su un letto a forma di cuore tappezzato di raso rosso.
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