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Lui & Lei

Solitudine a due


di HELLINHEAD
26.11.2010    |    15.114    |    0 7.2
"Mi diressi verso il bagno più vicino alla cucina..."
Le vacanze di Natale passarono veloci. Come ogni anno, io e la mia famiglia ci eravamo riuniti insieme al resto dei nostri parenti nella grande casa patriarcale di nonno Vincenzo (nel meridione spesso è usanza chiamare il primo nipote col nome del nonno paterno). Ovviamente, i parenti non facevano altro che chiedermi della mia vita a Napoli. Risposi cortesemente alle loro domande dicendo che mi trovavo bene e che anche lo studio proseguiva senza grossi problemi. Naturalmente omisi di parlare di ciò che era successo l’ultima sera. Passato il capodanno, decisi di ritornare a Napoli il 4 di gennaio, in modo da avere un po’ più di tempo per organizzarmi e ripetere le lezioni poiché i corsi stavano per finire e gli appelli di Febbraio erano ormai vicini. Come al solito, arrivai davanti al portone d’ingresso tirandomi dietro su per le scale l’ingombrante trolley piuttosto pesante visto che era pieno delle cibarie natalizie. In particolare, salami, soppressate e prosciutti freschi tutti “donati con generosità” dal porco scannato, come da tradizione il 27 di dicembre. Infilai le chiavi nella serratura e girai. Con mia grande sorpresa, la porta era stata chiusa solo con una mandata e non quattro. Dedussi che qualcuno dei miei coinquilini doveva avermi preceduto ed essere già tornato. Entrai guardandomi in torno, l’orologio segnava le 4 e 20. Nel corridoio non vi era nessuno, l’attaccapanni era vuoto. Allungai l’orecchio in cerca di rumori, ma non ne sentii. “Forse non c’è nessuno” pensai. Aprii la porta della mia camera, posai il trolley affianco al letto e spalancai sia il balcone che la finestra poiché la puzza di chiuso era più che fastidiosa. Mi diressi nella cucina. Passando notai che la stanza di Loretta era ancora chiusa a chiave, quindi non doveva essere in casa. La cucina era come l’avevamo lasciata, naturalmente dopo un’accurata lavata, prima di partire. Aprii il trolley iniziando a poggiare sul tavolo i vari salumi che conteneva prima di riporli o nel frigorifero o nel mio vano. Iniziai a sentire l’esigenza di andare in bagno. Dopo un viaggio in autobus lungo quasi quattro ore una bella pisciatina era più che apprezzata. Mi diressi verso il bagno più vicino alla cucina. Girai la maniglia ed entrai facendo attenzione a non inciampare nello scalino. Purtroppo, per distrazione non mi ero accorto che il bagno non era libero e non appena alzai lo sguardo dal pavimento i miei occhi incontrarono il corpo nudo di Alessandra che si stava lavando nella vasca. “Che cazzo fai!” mi gridò coprendosi subito con un braccio le tette nude “Sei ammattito”. Diventai subito rosso e scappai fuori. “Che figura di merda. Mi dispiace, sono appena tornato e non mi sono reso conto che eri dentro. Scusami, davvero non volevo. Perdonami.” “E va bene. Per questa volta lasciamo perdere, ma la prossima volta fai più attenzione. Bussa.” Dopo averle ancora chiesto scusa mortificato, mi diressi nel secondo bagno, quello di fronte alla porta di Loretta, ancora imbarazzato per ciò che era appena successo. Mi chiusi in camera e fino alle nove di sera non ebbi il coraggio di farmi vedere in giro, ma sciaguratamente i morsi della fame si facevano sentire. Quatto-quatto mi affacciai dall’uscio della porta sbirciando nel corridoio. Era vuoto anche se le luci provenienti dalla cucina mi dicevano che non era vuota. “Pazienza, ho già detto che è stato un incidente e poi, pensandoci bene, avrebbe dovuto chiudere la porta a chiave.” Trovai il coraggio di uscire e dirigermi in cucina. Seduta al tavolo intenta a mangiare, probabilmente filetto di platessa, c’era Alessandra. Indossava il pantalone blu del pigiama non troppo aderente ed una camicia da notte di colore rosa. La salutai con un gesto della mano, ero ancora imbarazzato e non riuscivo né a parlarle né a guardarla. Presi dal frigo un pezzo di capicollo e lo tirai fuori tagliandone una fetta bella spessa che poi ridussi a dadini, insieme a due uova. Mi era venuto in mente di prepararmi un po’ di carbonara a modo mio, visto che pancetta non c’era. Ci vollero pochi minuti, il tempo di buttare la pasta e soffriggere la carne. Mescolai il tutto con le uova sbattute direttamente nella pentola ancora sulla fiamma e servì nel mio piatto. Mi sedetti di fronte ad Alessandra che era passata alla frutta. Iniziammo a chiacchierare. “Sono tornato prima per gli esami, non mi aspettavo di trovare qualcuno. Tu da quanto tempo sei qui?” per fortuna la mia tensione andava sciogliendosi.
“Anche io sono tornata oggi, poco prima di te. Il viaggio mi ha stancata parecchio e così ho deciso di farmi una doccia, prima che arrivassi tu” disse guardandomi sarcasticamente. “Comunque lasciamo perdere, ho capito che è stato un incidente.” Ho telefonato a Chiara. Dice che tornerà dopodomani e Loretta prima di partire mi ha detto che la sua scuola riapre direttamente l’11. Quindi, non credo che tornerà presto. Saremo soli per almeno un altro giorno.” Lo disse con uno sguardo così malizioso che sentii una leggera pressione nei calzoni. La cosa stava diventando piccante. Dopo cena come al solito ci spostammo nel salottino di fronte per vedere un film alla TV. Non c’era molto da vedere, qualche replica del solito DR. House, un documentario naturalista e un talk show monotono. Lasciammo sintonizzato su una televisione locale, c’era un vecchio film Americano degli anni ’80 ma non è che lo seguivamo più di tanto. Ci mettemmo a parlare delle vacanze natalizie. Anche Alessandra le aveva passate in famiglia. Era originaria di Cosenza, si era iscritta al corso di giurisprudenza alla “Federico II”. Mentre stavamo parlando, dalla televisione partì una strana sigla. Era passata la mezzanotte e non ci eravamo accorti che il film era finito, lasciando il posto al programma della notte. Immagini erotiche di film pornografici tagliati si alternavano nello schermo. La sigla finì ed iniziò un film chiaramente vietato ai minori. Mi alzai per cambiare canale, ma Alessandra mi fermò dicendo “No lascia. Non sapevo che questo canale trasmettesse questi film. Non sei curioso di vedere di che si tratta? ”. Io, come mio solito imbarazzato non aggiunsi parola. Ci sedemmo entrambi sul divano a guardare il film. Non che questo avesse una trama, era tutto tagliato ma si capiva parlava delle avventure “ hard” di una giovane ragazza che voleva emergere nel mondo della moda. Alessandra non pareva a disagio, anzi, ad ogni scena sottolineava quanto le attrici fossero scadenti e che si vedeva che gli amplessi erano finti. Ad un certo punto mi guardò fisso negli occhi chiedendomi se il film mi mettesse a disagio e volevo cambiare. Risposi che non c’erano problemi e che poteva lasciarlo. “Ma ti senti eccitato? Dammi la mano, fammi sentire se è diventata calda.” Imbarazzato le passai la mano, lei la prese tra le sue col palmo alzato ed iniziò ad accarezzarmi dolcemente con le dita. A scaldare la situazione fu una scena del film piuttosto familiare in cui una modella sorpresa nel bagno veniva poi scopata da un omone nero col cazzo credo di almeno 25 cm. Certamente io e Alessandra dovevamo avere pensato alla stessa cosa perché ci guardammo in faccia prima di iniziare a ridere. “Ti sarebbe piaciuto vedere di più oggi in bagno eh?” Me lo disse guardandomi negli occhi, non l'avevo mai vista così maliziosa, mi piaceva. “Certo che mi sarebbe piaciuto” le dissi“ ma ho il presentimento che se restavo un altro po’ uscivi dalla vasca e mi prendevi a schiaffi” Le posai le mani sulla spalla. “Dimmi una cosa. Confessa, l’altra sera ci hai spiate. Abbiamo trovato la moquette sporca. Inoltre, dopo che ti sono venuta a bussare, ho visto come eri eccitato. Porcellino.” “Sì, lo confesso. Mi sono nascosto a guardarvi mentre scopavate. Mi sono eccitato e mi sono fatto una sega.” Alessandra sorrise, “Hai visto le mie tette? Forse non ti piacciono?” E nel dirlo con una mossa veloce fece scivolare le spalline della camicia da notte liberando i suoi seni. Potevo vederle le tette, vedevo chiaramente i capezzoli un po' induriti svettare da quei seni. Non mi aspettavo una sua mossa così...ero rimasto senza parole. “Allora, non ti piacciono?” E si girò verso di me per mostrarmele meglio. “Certo che mi piacciono...hai delle tette davvero belle...” Mi prese una mano portandola sul suo seno, aveva la pelle liscia, cominciai subito a palpargliela. Erano morbide ma anche un po' sode, bellissime. Non resistetti alla tentazione e le presi le tette con entrambe le mani, mi abbassai e cominciai a baciarle, mi soffermavo con le labbra sui capezzoli. Lentamente la mia lingua cominciò a leccarglieli. “Mmmm si mi piace” e si vedeva, aveva portato una mano fra le gambe e si massaggiava da sopra i pantaloni. Con la mano liberà cominciò a palpare il pacco del mio cazzo diventato chiaramente durissimo. Aveva uno sguardo da porca, non l'avevo mai vista così, mi eccitava ancora di più. Quasi in estasi le dissi: “Cosa stai facendo?” “Questo..” rispose e con entrambe le mani prima mi sbottonò i pantaloni, poi abbassò i boxer. Rimase qualche secondo a guardare il mio cazzo duro davanti alla sua faccia e poi disse “Mmm. Ma che bella sorpresa, fammi assaggiare ” e con la lingua cominciò a leccarmi il cazzo partendo dalle palle per arrivare fino alla cappella. Lo prese con una mano e continuò a leccarmelo, la sua lingua calda si soffermava a giocare con la mia cappella. Io rimasi in piedi davanti a lei, sempre più eccitato mentre il mio uccello cominciava a scomparire fra le sue labbra, era davvero brava, lo succhiava mentre la sua lingua roteava attorno alla mia asta. Con una mano cominciai a palparle di nuovo le tette e con l'altra accompagnavo il movimento della sua testa. Era fantastico, con una mano cominciò ad accompagnare il pompino e con l'altra si toccava fra le gambe. Allargò le gambe per facilitarsi la penetrazione, sentivo che ansimava con il mio cazzo in bocca, ogni tanto si fermava per leccarmelo tutto e poi riprendeva a succhiarlo. Stavo scoprendo che Alessandra era una gran pompinara. Senza mai fermare quel fantastico su e giù con la sua bocca si levò pigiama e slip mostrandomi la sua figa tutta bagnata. Poi sempre succhiandomelo mi guardò negli occhi ed aprì ancora di più le sue gambe e senza mai smettere di fissarmi si infilò due dita dentro al sua fighetta grondante di umori. Era davvero porca, e quella visione mi eccitò ancora di più, stavo ormai per venire e la avvisai. Lei di risposta prima aumentò il ritmo della pompa poi lo fece uscire tenendolo sempre saldamente in mano, poggiò la cappella sulla punta della sua lingua e cominciò a farmi una sega sempre più veloce. Voleva che le sborrassi in bocca, era evidente, e questo mi eccitò ancora di più. Il suo sguardo malizioso era un invito a godere e non resistetti più. Le sborrai copiosamente in bocca. Lei continuò quella sega fino all'ultimo schizzo, poi lo riprese in bocca ripulendolo tutto. Ancora ansimante per l’orgasmo avuto, la tirai su per i capelli e la bacia ficcandole la lingua direttamente giù nella gola. “Sei fantastica, ti desidero ancora. Sono affamato di te”. L’afferrai per la schiena, la caricai sulle spalle e la portai in camera sua dove la gettai sul letto. Chiusi la porta alle nostre spalle, in fondo il tempo passava e noi avevamo ancora un giorno. Soltanto un giorno di solitudine.
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