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Lui & Lei

Pari e patta


di drag76021
03.07.2022    |    177    |    2 7.0
"Sei bagnata, ma per accoglierlo per intero serve qualche prima infilata parziale..."
Il risveglio è repentino, come fossi richiamato ferocemente alla lucidità.
Invece della solita sveglia, mi ritrovo proiettato nei ricordi della notte passata.
A guidarmi ci sono ancora le tracce e gli odori di noi due, mischiati e ancora intensi, come se per tutta le notte avessero proseguito per conto loro.

E così ancora assonnatto, mi ritrovo spontaneamente a ripercorrere i momenti di questo incontro…….

Un messaggio un po’ casuale nella comunità, proseguito poi via chat; qualche chiamata per fare conoscenza e chiarire se ci sono i presupposti per incontrarci: “non sono una svuotapalle”, “non faccio il pornostar”, etc… tanto per smontare tanti degli stereotipi che ci sommergono ogni giorno.

E alla fine un incontro programmato con un po’ di anticipo; proponi di venire tu a casa mia. Penso che ci voglia anche un certo coraggio, ma non mi ha stupito troppo, perché dalle chiamate mi sei parsa una donna decisa, certa delle proprie scelte.
Per me giocare in casa è più semplice, ma non è comunque facile come può sembrare.

Arriva il giorno, scorre con la solita routine che mi porta fino all’ora concordata. L’accordo era niente fronzoli, regali, cene, giri di parole, tutti suppellettili inutili. E sono stato ai patti.
Hai suonato all’ora precisa, forse eri già lì a decidere se entrare o andare.
Ho aperto e finalmente ti vedo per intero, in tre dimensioni, decisamente più grandi di un cavolo di schermo del telefono.
Una donna normale. Non per sminuire la tua capacità di attrarre, ma proprio per rimarcare la bellezza intrinseca della femminilità che porti in te così, senza fronzoli; così ti sei presentata e mi piace.
Noto anzi che sei quasi troppo vestita, data la circostanza, ma non importa, se sei a tuo agio.
Il viso, le mani, il seno, i fianchi, tutto descrive una donna matura; il passo elegante e fermo, mentre ti accomodi in soggiorno.

Passiamo qualche minuto a ribadire quello che ci siamo detti, perché non ci siano fraintendimenti, e perché negli occhi possiamo constatare se il messaggio è recepito oppure è solo la risposta di rito che si presume garantisca il premio.
Mi colpisce in particolare la tua frase “che ci sia parità tra i ruoli”, ma lascio cadere e vedo che non ci tieni ad approfondirla.

Chiarito tutto, puntiamo alla camera e, mentre entri in bagno, mi chiedi di farmi trovare già nudo sul letto.
Arrivi con un intimo decisamente in linea con la situazione, di quelli che coprono quasi tutto tranne quel che serve, e che non dovremo perder tempo a togliere. Il pensiero “Ecco cosa nascondevano i tuoi vestiti” non fa in tempo a passarmi per la testa e ad arrivare alla parola, che sali sul letto e ti metti cavalcioni sopra la mia faccia.

Il messaggio è più che chiaro, vuoi essere leccata.
Non mi dispiace affatto, adoro leccare e assaporare un figa, a prescindere da tutto quello che può venire dopo.

Il suo sapore mi assale, a tratti eccessivo, intanto che la bocca si abitui, come è normale che sia; ed è dannatamente eccitante.
Come altrettanto normale ed stimolante è avvertire l’aroma cambiare, man mano, con le mille variazioni che l’eccitazione porta con sé.

Le tue gambe bloccano le mie braccia, per cui non posso far altro che leccare e leccare; ti sposti avanti e indietro decidendo ogni volta quale parte vuoi sia stimolata, il clitoride, le labbra, affondare nel tuo buco, o il perineo.
Da parte mia cerco di accompagnare i tuoi desideri, adattando lingua, labbra, bocca.
Finalmente mi liberi le braccia e così posso aumentare i punti di stimolo; ti muovi meno, così posso stringere, accarezzare, premere e stimolare il clitoride e delicatamente l’ano, mentre la lingua affonda dentro di te o gioca sul margine della tua vagina.
La cosa non ti spiace, gli occhi sono chiusi, e le mani appoggiate al muro sostengono il tuo corpo che freme, cercando di non sottrarsi a nessuno dei miei giochi.
Sento montare la tua eccitazione; nell’intensità degli umori che bagnano il mio viso; nei movimenti del tuo ventre, che sorreggo con una mano. E arriva l’esplosione del tuo orgasmo, il gusto del piacere che lecco, e lecco, e voglio continuare a leccare, mentre sei scossa da mille spasmi di godimento.

Quando tutto è passato, sono ancora lì che lecco, con attenzione, ma tu scappi.
Non parli.
Mi fai alzare e ti sdrai dov’ero fino a un attimo prima. “Ora tocca a te”, le prime parole che sento da quando abbiamo iniziato.
Il mio cazzo è duro e molto molto bagnato, non ci avevo badato preso dal tuo, e mio, desiderio di una figa leccata come si deve.

Mi metto sopra di te, ci ritroviamo così a parti inverse rispetto a pochi minuti prima.
Lo avvicino alle tue labbra, lecchi tutto quel che è colato per la sua lunghezza, per andare poi alla punta che ti metti in bocca.

Inizio piano piano a spingerlo dentro.
Titubante come sempre in questa fase, per via delle mie dimensioni, non da fenomeno ma comunque quel sopra la media che mi fa procedere con cautela; e perché sinceramente non capisco il piacere del cercare di infilarlo chissà fino a dove, roba che lascio volentieri agli attori porno.

Tu però accompagni il movimento con una mano sul mio culo, a guidarmi fino dove è piacevole anche per te.
Permettendoti così di giocare con la lingua sul mio prepuzio, cercare il buco da cui continuano ad affluire secrezioni di voglia. Con le labbra abbracci il glande, mentre la mani stringono e tirano la pelle fino a liberare completamente la cappella, per poi tornare su e ricominciare.
Ora sono io che mi sostengo al muro, per alzare il bacino quanto basta da farti giocare agilmente anche con i testicoli. Essere succhiato, ora con un mano, ora con due; leccato dalle palle in su per tutta l’asta resa dura e scorrevole dalla tua saliva e dal mio piacere.
Un movimento continuo, che ogni volta è sempre un po' diverso, finché la contrazione è tale che sta per scoppiare, allora il mio movimento si riduce, mentre il tuo segarmi aumenta; le mani stringono forte e la bocca non fa che succhiare.
E come fosse l’invito che aspettava, finalmente vengo, completamente nella bocca. Una mano che continua a stringermi impedendomi di muovermi, e l’altra che strizza e stira i testicoli, a facilitare lo svuotamento. I fiotti di sperma continuano, li segui con la mano per tutta la lunghezza.

Quando mi liberi e mi scosto, ti sollevi e le tue dita affondano nella bocca a raccogliere una parte del seme, che ti spalmi sul petto, sui capezzoli, e scendi lungo la pancia per affondare le dita dentro di te con quel che resta.

Ho bisogno di sdraiarmi, preso dall’affanno dell’eiaculazione, e della tensione che ancora non si rilascia del tutto.
Ma i tuoi piani sono altri.
Ti seguo mentre ti sposti verso il basso, e inizi leccare ancora e a masturbare con delicatezza, senza fretta. L’effetto è di passare in qualche minuto dal parziale rilassamento post-venuta, ad una nuova erezione.

Era quel che volevi direi, perché saggiata la consistenza, ti metti a cavalcioni a farti penetrare per bene.

Sei bagnata, ma per accoglierlo per intero serve qualche prima infilata parziale. Da lì in poi il gioco è nuovamente tuo.
Mi cavalchi, decidendo tempo e movimento; mani sul mio addome, sul mio petto, ripiegata indietro; lavori sulla punta, o per tutta la sua lunghezza. E’ uno spettacolo vederti abbandonata nella ricerca del piacere.

Da parte mia posso godermi finalmente una vista su di te, finora troppo limitata a scorci, interessanti ma sempre limitati.
Posso vedere il tuo seno, consistente e imperfetto come dev’essere un seno vero; i capezzoli e le areole, palesemente irrigiditi ed evidenti dal sesso; la forma delle tue spalle e del tuo collo, una parte estremamente sensuale, che la modernità ha accantonato a favore di mille ritocchi insensati. I fianchi, il condensato della sessualità femminilità, forse per l’idea di ciò che racchiude, o banalmente per il piacere di stringerlo e violarlo durante l’amplesso.

Tu intanto continui a godere.
I gemiti e la frequenza aumentano e rallentano, quando ad un tratto non rallentano più, restano sospesi per un attimo che pare prolungarsi, e giunge il tuo secondo orgasmo; stavolta più profondo, come onde che scendono e salgono, mentre ti muovi piano assecondandole.
Sono lo spettatore rapito della tua estasi, cercando di seguire le sensazioni che mi trasmetti, contraendo o rilassando il mio cazzo duro dentro di te.

Ma appena ti lasci andare, è la mia eccitazione che reclama; sentirti venire mentre sono dentro è come diffondere un unico messaggio incontrovertibile a tutte le mie cellule: scoparti ancora.
Ti faccio alzare e ti metto a pecorina, e mi infilo scivolando sicuro nella tua venuta di poco fa.
E inizio a sbatterti, le mani che fanno presa sui tuoi fianchi.
Il messaggio è totale, non c’è spazio per altri pensieri: scoparti, sbatterti, sentire il mio pube che sbatte contro di te mentre affondo, ancora, e di nuovo.

La durezza dell’erezione ora riduce la sensibilità, per cui diventa un ritmo frenetico; le braccia e le spalle devono fare forza per contrastare le spinte; ad ogni affondo lasci andare un gemito e ti spingi contro, ad invitarmi ancora più dentro di te.

Continuo a scivolare avanti e dietro con foga.
La tua schiena catalizza il mio sguardo, ci appoggio le mani mentre col bacino incollato al tuo culo, il movimento diventa più profondo e la punta strofina intensamente contro il tuo interno.
La stimolazione ha il suo effetto, le prime contrazioni sono l’avvisaglia; e come da un silenzio che dura da ore arriva la tua seconda frase “non azzardarti ad uscire; vienimi dentro”.

Tra i miei pensieri non c’è nemmeno lo spazio per pensare a qualcosa di diverso da quella concessione.
Posso solo reagire e assecondare, afferrando nuovamente i tuoi fianchi, non capisco più nemmeno con che forza; voglio solo esplodere, e così è.
Venire, riempirti, venire ancora, riempirti di più; il movimento avanti e dietro continua per inerzia, smorzandosi piano piano.
E tu ti muovi con me, e contrai l’interno della tua vagina in quel modo che per noi maschi rimane sempre un po’ incomprensibile, quasi a massaggiare ancora il mio cazzo per farne uscire ogni singola goccia. E così, per me inaspettato, godi ancora, una terza volta; breve e morbido, semplice epilogo che non vuole lasciare nessuna occasione di provare godimento.

Ci stacchiamo e rimaniamo distesi sul letto qualche istante, ignorando quel che cola da una parte o dall’altra, assaporando quella pausa di libertà da ogni pensiero che segue il sesso.

Passato un tempo indefinibile per una mente spenta, esci dal letto e per andare in bagno.
Poi è la mia volta. Ci ricaviamo qualche minuto di silenzio ancora distesi, poi qualche frase di convenevoli e ognuno si dirige verso i propri vestiti.

Niente fronzoli.
Ti accompagno e un saluto amichevole rimane ad occupare lo spazio della porta una volta che sei andata. Non ci siamo detti nulla di specifico, commenti o giudizi; come era negli accordi.
Però sono stato contento di scorgere nei tuoi quella luce di piacere soddisfatto, quello che credo (e spero) non siate in grado di simulare.

Esausto e con la mente vuota, torno nel letto e mi addormento di un sonno che so già sarà profondo, accolto dal tepore residuo dei nostri amplessi.


….ho rivissuto tutto come se fosse necessario a fissarlo nella memoria.
Perché altrimenti sarebbe andato perso come un sogno che ricordi appena sveglio e poi dimentichi per sempre.
Ma questo è reale.
A testimoniarlo la stanchezza, la dolce sensazione di fastidio al pene, il senso di svuotamento; tutte quelle sensazioni che seguono una nottata di buon sesso.

E mentre cerco di rimettere insieme questi pensieri, mi ritrovo con le mani sul cazzo, e un’erezione in crescita.
Sono bastati pochi istanti, le sensazioni recuperate dalla notte scorsa, l’aria pregna ancora del desiderio, e vengo per una terza volta. Un sborrata limitata, data la situazione, accompagnata dal fastidio di una punta molto sollecitata; ma non per questo meno appagante.

E d’improvviso mi torna in mente la tua frase “che ci sia parità….”
Non se era questo che intendevi, o se questo possa valere, ma così siamo tre a tre….
.......................................................................................................……..PARI E PATTA.

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