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Lui & Lei

La fioraia


di FIREFORCE52
19.11.2019    |    16.196    |    4 8.9
"Madonna santissima, pensai "che fuoco avrà tra le gambe questa maiala" Mattino dopo in Ufficio sento un whatsapp, mi accingo a guardare e vedo..."
Tu non immagini quanto sia porca, ma non adesso e non questa sera. Ti chiamo io”.

La conobbi per caso nel parcheggio situato sotto la mia abitazione. Vidi che scaricava un'infinità di buste dalla sua monovolume e pensai ad un gesto di cortesia offrirle una mano d'aiuto.
Appena vicino, mi colpirono subito il suo viso, solcato da rughe evidenti di femmina matura e le abbondanti tette che mamma natura si era sprecata nel donare al suo corpo.

Lei di fronte al mio gesto, rimase un attimo interdetta, ma accettò di buon grado, e mi fece cenno di seguirla.
Davanti a noi una scala irta e tortuosa ed io, la invitai a precedermi.
Mi girò' le spalle per cominciare la salita ed io rimasi a bocca aperta nell'ammirare il suo bel culo grosso ad un passo dal mio naso.

Indossava una maglietta aderente, con un'ampia scollatura, a V, sul davanti che lasciava poca immaginazione sul reale contenuto e un pantalone di pelle che racchiudeva tutto di quanto più eccitante desiderasse un uomo

Arrivati in cima tra una chiacchiera e l'altra mi confidò di essere sola e Vedova e un'improvvisa libidine s'impadronì del mio corpo.

Chi almeno per una volta nella vita, non ha desiderato un'avventura con una donna, vedova, formosa e ancora piacente e il sol pensiero di averla lì di fronte a me mi mandava in fibrillazione.

Tentai in ogni modo, di prolungare il discorso per saperne di più sulla sua vita e suoi interessi.
Mi confidò di avere due figlie sposate, e che in quel periodo, alloggiava con una delle due, in attesa del restauro del suo appartamento.

Il tempo scorreva veloce e nessuno dei due sembrò accorgersene, quando ad un tratto fummo interrotti dallo squillo di un cellulare, proprio mentre mi accingevo a chiederle quale fosse il suo nome.
Un'esclamazione improvvisa, un'imprecazione e di lì a poco, la vidi scappar via.

*Ho dimenticato di prelevare mio nipote da scuola", mi gridò mentre correva.

Ehi ma come ti chiami? La spesa la lasci qui a terra?

Feci appena il tempo a scrivere il suo numero di cellulare gridato a gran voce, mentre la vidi catapultarsi giù dalle scale e volare via col vento.

Nei giorni seguenti non mancai di farle un whatsapp ricco di complimenti per la destrezza con cui fosse riuscita a svanire lungo le scale senza rompersi una caviglia e mi dilungai con gran gioia per la sua vanità, nel formularele lusinghieri apprezzamenti, per quel suo fisico ancora piuttosto avvenente.
Che tette!!!! E che culo. Quella donna, dalle forme generose era diventato il mio sogno erotico, tanto che ogni volta che ci pensavo mi veniva così duro al punto di crearmi imbarazzo, quando mi trovavo in compagnia.

Cercai di dominarmi e non la chiamai per un paio di giorni, ma una sera lo squillo del cellulare mi destò dal mio torpore. Riconobbi la sua voce dall'altro capo del telefono, quando pronunciò il mio nome.
Si scusò anzitutto della fretta di qualche giorno prima e man mano che la conversazione procedette continuò a confidarmi la sua situazione familiare, ma ad un tratto l'interruppi per invitarla a fare due passi insieme l'indomani.

Arrivai all'appuntamento non proprio puntuale, ma notai subito che lei era già ll e che agitava le mani, nel tentativo di farsi riconoscere.
Laura, sembrò piuttosto rilassata nel chiacchierare ma la serata sepppur, piacevole, non brillava di grandi interessi ed emozioni.
I nostri riferimenti sociali, culturali e politici provenivano da estrazioni abbastanza diverse e il colloquio dopo un pò, divenne piuttosto monotono e gravoso.
Tutte le aspettative dei giorni precedenti, sembrarono svanire nel nulla, una bolla di sapone e nient’altro, pronta a scoppiare al primo alito di vento.Non era scattata la scintilla ed io non sentivo alcun impulso celebrale che mi attirasse verso quella donna.

Sulla strada del ritorno, guidava lei ed io esonerato da impegni, mi soffermai ad osservare quelle tette tanto evidenti.
Non so se fu il mio sguardo catalizzatore o l'intuito di lei che interruppe i miei pensieri e a bruciapelo la sentii asserire di averle avute anche più grandi in passato e che ogni mattina, un nuvolo di uomini, fa capolino nel suo negozio in via del Corso, nella speranza di ammirarla.

Stizzito dall'idea di passare per uno dei tanti arrapati senza speranza, mi affrettai a cambiare discorso.

Cercai di non essere banale, dandomi comunque un carattere di distinzione, invocando una stupida battuta sul peso che la sua settima misura determinasse sulle spalle e sull'intera colonna vertebrale.

Cazzate a cui nemmeno io credevo, ma fui lesto a, portare la mia mano in esplorazione, prima a toccare l'una poi l'altra, tetta poi a stuzzicare i capezzoli e quando mollai il tessuto per tentare l'affondo tra il canaletto di separazione delle due mammelle, fui fermato.

Più tardi però, ripensandoci, passai al contrattacco, ammettendo che un vero maschio non può esimersi dal far finta di non guardare e pensare di toccarle.
Non finii la frase che una risata fragorosa le partì.
“Mi stai facendo fare la figura dell'idiota”, esclamai e questa volta deciso, allungai la mano a toccare il mammellone più vicino alla mia postazione.
Che impatto, la mia mano ne copriva neanche la metà, sembrava quasi un airbag supplementare.
Mi aspettavo una incazzatura, con una bella ramanzina per essere stato così audace già alla prima sera ed invece, fui fulminato da quella.frase che mi impressionò' così tanto da rimanere senza parole.

"Tu non immagini quanto sia porca, ma non adesso e non questa sera. Ti chiamo io.
Madonna santissima, pensai "che fuoco avrà tra le gambe questa maiala"

Mattino dopo in Ufficio sento un whatsapp, mi accingo a guardare e vedo il suo messaggio "Dove vaii a pranzo? Se torni a casa ti raggiungo
Ho poco tempo ma .se vuoi mangiamo insieme.
Neanche a pensarci, non aspettavo altro avrei voluto dirle ma presi tempo, adducendo a improrogabili impegni di lavoro, ma che avrei tentato di liberarmi.
'Vedo quello che posso fare e ti richiamo più tardi", tagliai corto, "ma sappi che, piacerebbe anche a me fare quattro chiacchiere in compagnia"l

Che arte il corteggiamento. Lei certamente immaginava che io mentivo e che non stavo nella pelle, all'idea di mangiarmela come un capretto al forno ed io nel pensare che la pupa, non avesse alcuna intenzione di fare quattro chiacchiere in compagnia e Geneva dalla voglia di degustare un salame in compagnia.

Già mi immaginavo la mia lingua, immersa nella sua ficona calda, lambire le grandi labbra e il grilletto del clitoride, sentire i suoi mugolii di piacere ei affondare il.cazzo in quella sua gola.profonda, versando litri di sborra.

Chiusa la conversazione cercai di concentrarmi sulle carte che stavo esaminando ma il pensiero era altrove.e più allontanavo da me .l'idea di farne la figura del pesce che abbocca all'amo, più combinavo danni a quelle carte.

Pesi il telefono e confermai l'invito a pranzo.

Messa la pentola sul gas, chiesi a Laura di darmi una mano nel cercare il sale.
Laura sii diede subito una scossa credendo veramente di dover cercare il prezioso ingrediente e quando si girò le cinsi la vita facendole sentire il calore delle mie labbra sul collo e la mia virilità contro il culo.

Non ci diede troppo peso, ma sembrò gradire asserendo però che il troppo fuoco brucia e che sarebbe stato più prudente pazientare,
"Nei.prossimi giorni, ci sarà certamente più tempo per tutto. Facciamo le cose con calma, Tu mi piaci ed è per questo che sono qui"

Servii in tavola, e mangiaii in fretta, per la troppa eccitazione.
Il rossetto che aveva messo su quelle labbra carnose faceva sognare pompino favolosi.

Pensai a quanti favolosi pompini fossero usciti da quelle labbrone voluttuose.
Quale sarà la sua speciali, Del tipo aspirato? O, col risucchio? Oppure a bocca aperta? O a ventosa.?

Non riuscì più a trattenermi e le chiesi di togliere la maglietta per vedere tutta la maestosità di quelle.mammelle formose e polpose come una giumenta.
Un sorrisino malizioso incorniciò le.sue labbra e sollevatasi dalla sedia si rizzo' in piedi, tirò su la maglietta e vennero fuori due tettone, favolose, lattiginose e morbide, libere dalla costrizione del reggiseno..
Mi avvicinai per toccare e mi schiaffeggio la mano, con fare canzonatorio, poi si girò e, lentamente si abbassò i pantaloni, fino a scoprire del tutto il culo grosso e sodo.
Vennero alla luce due chiappone, incorniciate da un paio di mutandine brasiliane, che addosso a lei sembravano un perizoma, dato che a mala pena, contenevano le natiche. Una peluria nera irrorata da goccioline di eccitazione, faceva capolino tra le gambe.
L'aggiuntai e mi impadronìi delle tettone, immersi le mani nelle coppe e.liberai prima una e poi l'altra e affondata la testa tra le due.
Leccavo e succhiavo i capezzoli, come un.bimbo, ossessionato, dalla paura di perdere il suo principale veicolo di sostentamento.
"Ti piaccio allora? " "Come trovi le.mie tette"?
Avrei voluto dirle che per tutta la vita avevo sognato, di godere in un'irresistibile spagnola, ma mi limitai ad annuire e fare un cenno di approvazione con il pollice, continuando a ciucciare..
Lei rideva ed ilo mi eccitavo ancora di più e afferrata la sua mano presi la.direzione del letto.
Qui la troia si sedette sul bordo e tirandomi dalla sua parte mi afferrò l'uccello ormai fuori controllo e prese a succhiare.
Dopo un paio di su e giù si soffermò sul glande e stringendolo tra le labbra con la lingua lo ripassò per bene quasi a volerlo divorare e ad ogni affondo un da gemito accompagnava il dolce rituale.
Sentivo di non essere abbastanza soddisfatto nel godere della sua bocca se e non avessi fatto anch'io qualche giochino che appagasse il mio istinto altruista e le feci cenno di cambiare posizione.
Mi misi sopra di lei in un irriducibile 69, e più la scopavo in bocca e più sentivo che lei provava un gusto enorme a mangiare il mio cazzo.
Intanto la mia lingua, faceva effetto sulla sua miciona perché i rantoli di lei si facevano sempre più intensi e ogni mugollio, rappresentava un tripudio alla mia virilità
Il succo che le usciva dalla fica sapeva di nettare
La desideravo tanto, ma volevo tanto provare qualcuno dei giochini dei.miei sogni più perversi.
Afferrai la troia mangia cazzi e stavolta senza indugi le dissi di invertire il 69 perché desideravo il suo culo tra le mie.mani e la sua fica sulla mia bocca.
Repentinamente, si girò ma appena liberata la bocca, mi gridò "Chiavami, scopami, voglio il tuo cazzo" io imperterrito, seguivo il mio obiettivo. Sapevo di non poter resistere a lungo con il testosterone a mille e le palle gonfie, pronte ad esplodere, così,irrigidite le mie mani intorno alle sue chiappe tirai il suo culone a me e immersi la lingua in quella nera foresta di goduria.
Con il cazzo ormai preda dei suoi giochi linguistici, le infilai dapprima un dito e subito dopo l'altro nel culo e quando la sentii sculettare con l'intento di agevolare la penetrazione, ci fu un"esplosione di liquidi per entrambi.
Versai litri di sborra calda che accettò volentieri senza perderne nemmeno una goccia e quando tutte le stelle del firmamento si fermarono per me, vidi che lei era ancora intenta a leccare le ultime gocce e a masturbarsi la fica..
Pensai ad un sogno, ma quando mi ripresi mi confidò che godeva e sbrodolava veramente come una cagna in calore, nel sentirsi la bocca piena di sborra calda da ingoiare.





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