Lui & Lei

Ines


di Membro VIP di Annunci69.it moebius
22.08.2020    |    4.087    |    5 9.0
""A volte mi pare che hai paura di me, o sbaglio?" Mi dice, e l'ultimo pezzo di frisella mi va di traverso..."
Circa dieci ulivi e io nel mezzo, steso sopra un'amaca, quasi un taglio di luna tra gli alberi, mentre leggo per la terza volta L'isola di Arturo. Alle carezze del vento si alternano alcune punture di zanzara, mentre un coro fitto di Cicale definisce lo spazio intorno. Dondolo leggero nella lettura fino a quando, oltre le pagine, scorgo di lato Ines, attraversare scalza la piccola aia di fronte alla casa.
Ha un'ampia gonna nera, e due cavigliere che tintinnano ogni volta che muove un passo. Non posso negarlo, mi piace Ines, coi suoi capelli neri di pece, lunghi fino a sfiorarle l'osso sacro. Mi piace quando li lega in una treccia, scoprendo il collo, o quando li tormenta con un dito e li arriccia a tavola, durante una conversazione. Ines siede spesso con un piede a terra e l'altro puntato sulla seduta, così da poter appoggiare un braccio sopra il ginocchio piegato. Fuma Marlboro rosse, con gusto. Le aspira lentamente, così come lentamente soffia fuori il fumo dalla bocca e dal naso, socchiudendo i suoi occhi profondi. Poi la sigaretta le rimane tra le dita, immobile, e come una matita disegna in aria forme che riescono a ipnotizzarmi. "Pietro, ma ti sei incantato?" Mi chiede sempre Ines con un sorriso ironico. Ogni tanto divide con gli altri una cannetta e il processo si fa ancora più articolato, e per me eccitante. Con le sue dita affusolate pesca il tabacco da una busta di cuoio, per poi spargerlo con sapienza lungo la piega di una cartina.
Da un barattolo di vetro tira fuori un poco d'erba, e la sbriciola accuratamente sopra il tabacco. Con gli occhi bassi rolla la cartina, e con la lingua ne bagna un'estremità così da poter chiudere la sua sigaretta perfetta. Col suo zippo l'accende, aspira intensamente, e io svanisco un attimo dopo, come in un sogno di fumo denso.
"Pietro, ma ti sei incantato?"
Ines sta con Mirco, fratello di Paolo e mio caro amico fin dalle scuole superiori.
I fratelli Canosa. Bellissimi e misteriosi, al liceo erano due celebrità. Li osservavo e studiavo con attenzione, il loro portamento, la loro magrezza elegante. I cappotti scuri e le sciarpe colorate marocchine, i loro capelli nervosi di boccoli, le labbra carnose. Un giorno, mentre aspettavo l'autobus per tornare a casa, dopo la scuola, Paolo frenò col suo vespino bianco a un palmo dalle mie gambe. "Fratello, se vai in quella direzione, ti do uno strappo." Da quel momento niente fu come prima. Scoprii la poesia, la pittura... le ragazze. Conobbi poi Mirco, i suoi genitori, il padre scultore e la madre musicista. A cena da loro ho potuto conoscere poeti, pittori, registi... Casa Canosa pian piano sarebbe diventata la mia nuova famiglia. Un rifugio, un'isola sognata che finalmente si faceva reale.
"Terra!!" gridavo ogni volta che seduto dietro il vespino di Paolo cominciavo a intravedere la grande casa colonica sbucare dopo l'ultima curva.
A loro devo tutta quanta la mia educazione sentimentale e artistica.
Adesso i fratelli Canosa sono gli eredi di questa piccola masseria nei dintorni di Ostuni, dove sono arrivato tre giorni fa con un treno regionale da Firenze, ed è qui che ho passato con loro le ultime estati.
Appena sono arrivato ho lasciato cadere il mio zaino al centro dell'aia, ho guardato la casa con un sorriso e ho gridato: "Terra!! Fratelli, sono arrivato! sono venuto dal culo del mondo in nome della nostra antica amicizia!"
Mi aspettavo di veder sbucare da una finestra Mirco, o Paolo, e invece dall'ombra della porta è uscita Ines, con una mano sulla fronte per ripararsi dal sole e nell'altra un bicchiere di vino nero. Erano le cinque esatte del pomeriggio, e per la prima volta le ho sentito dire "Pietro, ma ti sei incantato? "
"Piacere comunque, io mi chiamo Ines, e il tuo nome lo conosco già perché Mirco è da giorni che non fa che parlare di te" Mi dice sorridendo e afferrandomi la mano destra in una stretta decisa. "I ragazzi sono al mare, volevano pescare qualcosa per festeggiare il tuo arrivo, ma da quello che prevedo dovremo accontentarci di una pasta alle zucchine..." Mi dice ridacchiando.
"Vieni, seguimi, porta lo zaino dentro."
E così da quel momento Ines si è presa tutta la mia attenzione. Ogni sua parola o movimento ora mi pare esatto, sensato. I suoi riti di fumo, il suono dei suoi passi, i suoi capelli neri d'inchiostro, il vino forte che beve come se fosse acqua. Ines è una tempesta, una mareggiata d'agosto. Devo stare molto attento. "Ricordati che è la compagna del tuo più grande amico" mi ripeto deciso, prima di perdermi nell'incanto.
E dunque eccomi qui, come una parentesi aperta tra due ulivi, mentre vedo Ines attraversare l'aia bianca di sole, e sparire nell'ombra, dietro la porta della masseria.

Dentro la casa è fresca. Supero l'ingresso e raggiungo scalzo la grande cucina, fermandomi appena davanti al tavolo in legno col piano di marmo. Dalle grandi finestre aperte continua ad arrivare il canto forte delle cicale. Le persiane sono accostate e Ines se ne sta china sulle ginocchia davanti al frigorifero aperto, assorta nella ricerca di qualcosa.
"Ines" la chiamo, e lei sobbalza dallo spavento. "Pietro, mi hai fatto paura! Pensavo tu fossi agli scogli, con Mirco e Paolo." "Ero a leggere tra gli ulivi, il sole è troppo forte a quest'ora, e...". "Allora aiutami" mi dice senza che io possa finire la frase "ho una fame da lupi! Ho colto del basilico e voglio preparare con questi pomodori qualche frisella e un'insalata". Appoggia tre grossi pomodori sul piano in marmo del tavolo, di fianco a un tagliere e a un grande coltello. Poi prende il suo pacchetto di Marlboro e ne sfila una con la bocca. La accende con un gesto automatico, e la lascia tra le labbra, mentre tira le prime bloccate e comincia ad affettare i pomodori. "Io taglio il basilico" dico cercando di rendermi utile, e lei mi guarda con una sorta di sorriso mentre il fumo della sigaretta le fa socchiudere gli occhi.
Indossa solo la sua gonna nera, le cavigliere, e il seno è avvolto dal pezzo alto di un costume nero, nero come i suoi capelli, nero come gli occhi.
"Mirco mi ha raccontato che dopo l'estate ti trasferirai a Milano..." Mi dice lei. "Si, ci provo. Ho cominciato a collaborare con una nuova galleria, e il mio trasferimento renderebbe tutto più semplice... ho solo una grande ansia, l'idea di svuotare lo studio di Firenze, spostare tutti i grandi quadri... A volte penso, e se poi salta tutto? E se i rapporti dovessero complicarsi?"
"Che palle Pietro, fa parte del gioco. Non ti conosco bene, ma l'ho notato in questi giorni, hai sempre l'ansia, hai sempre paura di sbagliare, o che tutto vada a puttane. Vivi il presente, cristo! Per esempio, ora stai qui con me e concentrati sul basilico."
"Ok, hai ragione" dico sorridendo, con gli occhi rivolti al tavolo, rimettendomi al lavoro.
"Non so se Mirco te l'ha detto, io parto domani. Raggiungo alcuni amici a Napoli, e poi m'imbarco per la Sicilia..." Mi dice Ines dopo un lungo silenzio, mentre addentiamo la prima frisella.
"Ma dai, parti già? "
"Si. E ti confesso che un poco mi dispiace... cominciavi a piacermi" e mentre lo dice, Ines, mi tira un cappero in testa, sorridendo.
La penombra per fortuna nasconde le mie guance che ora sono più rosse dei pomodori che colorano i nostri piatti.
"Con Mirco non va, lui è troppo preso da sé stesso, e io non riesco a stare più di sei giorni nel solito posto. La routine mi uccide. Io devo viaggiare, spostarmi, sono un'anima inquieta, uno spirito libero..." e mentre lo dice, Ines storce gli occhi e mi fa una linguaccia.
"Sono sorpreso, non lo avrei mai detto..." sussurro dall'altro lato del tavolo.
"Cosa non avresti mai detto, che sono un'anima inquieta?" Mi chiede lei.
"No, no, rispetto alla storia con Mirco. Sembrate perfetti insieme."
"Pietro, per favore, la perfezione non esiste..." replica abbandonandosi contro lo schienale della sedia, e sfilando dal pacchetto una nuova sigaretta.
Fuma adesso Ines e mi guarda dall'altro lato del tavolo con uno sguardo che sembra di sfida. "A volte mi pare che hai paura di me, o sbaglio?" Mi dice, e l'ultimo pezzo di frisella mi va di traverso. Ines mi versa del vino, e ne approfitta per riempire anche il suo bicchiere. "Facciamo un brindisi" propone, "Un brindisi e una promessa. Che una volta usciti da questa cucina non ci perdiamo, e tu la smetti di avere paura di me". Ines finisce con un sorso il suo vino nero.
"Adesso basta, Pietro." Con una mossa decisa Ines sale sul tavolo, come una lupa famelica, e avanzando carponi si spinge col suo viso a un centimetro dal mio. Da un ultimo tiro di sigaretta, trattenendo il fumo nei polmoni, e la spegne schiacciandola dentro al mio piatto.
Poi allunga leggermente il collo, e mi bacia, soffiando il fumo dentro la mia bocca.
Ancora avvolto in una nuvola la guardo scendere dal tavolo. "Aspettami qui" mi dice, e sento il suono delle sue cavigliere allontanarsi oltre la stanza.
Sono paralizzato sulla sedia di legno e il suono delle cicale adesso risuona dentro al mio cuore.
Ines riappare in cucina. Tiene nelle mani alcune fasce di tessuto nero.
"Ora stai fermo" mi dice, e le sue parole suonano come un ordine. Da dietro la sedia mi prende un braccio, poi l'altro. Comincia a legarmi i polsi tra loro, dietro la schiena. Li lega insieme allo schienale, una stretta decisa, e io tremo appena, di emozione e sgomento. Lei se ne accorge, e mi si para davanti con un sorriso beffardo. "Pietro, devi stare calmo, non voglio farti del male..." Detto questo prende l'ultima sigaretta del suo pacchetto e l'accende, guardando la forte erezione che pulsa dietro al mio costume da bagno.
Ines tira la prima boccata, allunga una mano tra le mie cosce e comincia lentamente a liberare il mio sesso. "Che bellissimo cazzo, Pietro. Adesso da bravo, guardami..." Mi dice cominciando a masturbarmi dolcemente, con la sua Marlboro tra le labbra. Poi indietreggia appena, si appoggia allo spigolo del tavolo e comincia a sfilarsi la gonna mentre il fumo della sigaretta le divide il viso in due parti. Ora Ines mi guarda negli occhi, è completamente nuda tra le gambe, ed è lì che comincia a toccarsi.
"Mirco e Paolo potrebbero rientrare da un momento e l'altro..." sussurro immobilizzato alla sedia, mentre la mia erezione non accenna a diminuire. "Non credi che sia ancora più eccitante?" Mi domanda Ines, fumando e masturbandosi con le sue dita bellissime. Avanza appena, fino a divaricare le sue gambe per fare posto alle mie. Siede dolcemente sul mio cazzo, guardandomi negli occhi. Entro dentro Ines e la sedia a cui sono legato diventa improvvisamente l'asse intorno a cui gira la terra.
Con la sigaretta accesa tra le labbra si libera del pezzo alto del costume. "Leccami, Pietro" mi ordina Ines, mentre mi scopa e fuma insieme. Comincio a leccare i suoi capezzoli duri, a mordicchiarli. Muovo il bacino, insieme a lei, siamo due corpi e un solo movimento. Sto per venire, quando Ines si alza, nuda, coi suoi capelli neri spettinati sulla fronte. Spegne la sigaretta nel mio piatto e libera la tavola con un movimento del braccio. Vi si sdraia sopra supina. Nuda e selvatica, pelle scura contro il marmo bianco, Ines comincia a toccarsi. Muoio di desiderio, con le braccia legate e il sesso tremante. Comincio col movimento dei polsi ad allentare la stretta, con un dito riesco a ricavare lo spazio di un buco, lo allargo pian piano e con non poca fatica riesco a liberarmi. Adesso sono io un lupo famelico. Sfilo completamente il mio costume e salgo sul tavolo, sopra Ines. La mia bocca affonda nella sua fica, e lei accoglie il mio cazzo forte tra le sue labbra. L'incastro perfetto, il bianco e nero, l'anello di Moebius.
Veniamo insieme, un fremito unico, due corpi uniti da un solo lungo flusso di piacere.

"Pietro ma ti sei incantato?" Mi dice Ines dall'altro lato del tavolo. Improvvisamente precipito dalle nuvole. Lei è seduta col bicchiere ancora sospeso a mezz'aria, e con un sorriso divertito mi fa "Allora, vogliamo farlo questo brindisi, o no?"
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