18 anni - L'incontro

L'arrivo dell'estate in una cittadina come la mia significa l'inizio di una lunga serie di eventi, sagre, cene di fine anno, saggi, tornei, concerti ed occasioni di incontro con chi non vedevi da parecchio.
Durante una cena in spiaggia tra associazioni di volontariato mi capita davanti lei, giovane donna in short di jeans e pezzo sopra del costume da bagno che mi saluta fin troppo affettuosamente.
Ci metto un po' a capire chi sia, sono vecchio, ci metto qualche secondo a dare un nome a quelle forme.
Celeste (nome fittizzio) l'avevo conosciuta quando era ancora una bambina, ero stato suo animatore ad un campo estivo, all'epoca era una bambina delicata, con i grandi occhioni azzurri, sempre educata e posata, portatrice di un cognome importante, con una vocina leggera, quasi fastidiosa.
Ricambio il saluto e scruto com'è cambiata mentre mi parla dell'esame della patente e impegni nell'associazione per cui fa volontariato, quanto cazzo è cambiata...
Sul volto è rimasta quella dolcezza da bambina, incorniciato da lunghi capelli biondi, labbra sottili e solo un velo di trucco quasi impercettibile.
Ha delle gambe molto sviluppate, un bel paio di cosce e gli short avvolgono i fianchi larghi senza essere volgari od eccessivi.
Ha il fisico da giovane donna, si vede che fa sport, ma non si lascia condizionare dall'avere un po' di morbidezza dove piace agli uomini, almeno dove piace a me, ad occhio credo che porti una terza o una quarta, ma non mi fido di ciò che non posso toccare con mano!
Parliamo del più e del meno per qualche minuto prima di salutarci, prima che lei debba tornare dal fidanzato, un bravo ragazzo suo coetaneo che conosco da qualche anno.
La serata procede tranquilla, parlano i presidenti, intervengono le autorita ed anche il parroco ormai brillo si concede due parole per lodare l'impegno di tutte le associazioni coinvolte, come al solito rimaniamo in quattro gatti a rimettere a posto.
Mi allontano tra le cabine buie per prendere le ultime cose dallo spogliatoio e incontro ancora Celeste, direi che ha bevuto, ma meno di quanto abbia fatto io... Attacca subito bottone nella penombra illuminata solo dal lampione della passeggiata.
Mi racconta dell'estate di quando ci siamo conosciuti, di quel giorno in cui un ragazzo tre volte lei l'aveva trovalta, di come ero corso a soccorrerla, l'avevo presa in braccio mentre piangeva e l'avevo poi medicata con cura asciugandole le lacrime.
Nella borsetta cerca maldestramente il telefono facendo cadere un mazzo di chiavi che subito si accovaccia per prendere passando fin troppo vicino alla patta dei mie pantaloni, rimane in ginocchio ed alza lo sguardo verso l'alto, continuando a parlarmi come se nulla fosse a pochi centimetri dalla mia erezione.
Nel mio cervello si materializza l'immagine del suo volto delicato coperto di sborra, mi immagino le sue labbra sul mio cazzo mentre le scopo la bocca, dovevo bere meno...
Mi scosto a disagio e lei si tira su finalmente, fa una battuta sul suo ragazzo che si lamenta sempre del fatto che lei lo faccia aspettare sempre e mi abbraccia.
Ricambio stringendola stretta a me, il mio volto si perde nei suoi capelli biondi e mi immergo nel suo profumo, sento il suo bacino muoversi ritmico, si sta strusciando su di me, non lo nasconde mentre lascia che un lieve sospiro mi raggiunga l'orecchio.
Vorrei, ma non posso, merda se mi piacerebbe, ma non lo voglio davvero...
Appena sente che la mia presa si allenta si allontana, mi sorride maliziosa e mi dice che potremmo vederci qualche volta, che deve prendere alcune scelte importanti e le piacerebbe poterne discutere con me, saluta e se ne va.
Rimango fermo nella penombra cercando ricomporre la mia mente, sarà una lunga estate...