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ADOLESCENZA 3 - Il bagnino romagnolo


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
05.05.2024    |    15.821    |    14 9.8
"Era davvero pieno come mi aveva detto..."
Era notte fonda ed ero in viaggio di ritorno dalle vacanze romagnole. Eravamo stati in giro e infine in una pensione per famiglie solo per tre giorni. I miei non si erano fatti neppure un bagno come si deve. Erano stati un po’ in piscina e sempre sotto l’ombrellone con i loro giornali del cavolo. Mia sorella aveva solo lamentato l’assenza del suo fidanzato e aveva rotto le palle per tutto il tempo.
Mio padre decise di fermarsi per far benzina a Candela ed io ne volli approfittare per segarmi, dato che era più di metà del viaggio che avevo l'uccello che mi pulsava nei pantaloncini. Stavo per impazzire. Ormai prendevo per abitudine il cazzo di Gianni da un bel po’ e quell’astinenza la subivo, rendendomi conto di esserne diventato dipendente. Ero eccitato non solo per quello in verità. Non riuscivo a togliermi dalla testa il bagnino che avevo incontrato poco prima del viaggio di ritorno. Fisico perfetto, sarà stato alto si e no uno e ottanta, bruno, depilato. Avevo notato quell'ultimo pomeriggio il ritmato movimento della sua mano all'altezza della patta. Ne doveva avere di tentazioni dalla sua postazione!

La spiaggia cominciava a svuotarsi. Io, però, avevo ancora voglia di un bagno. Mio padre, annoiato come sempre, aveva già da tempo cominciato a prendere borse ed aggeggi per anticipare la partenza. Mi aveva detto di fare in fretta e che, intanto, avrebbero sistemato le ultime cose e usato loro il bagno in camera per farsi una doccia.
Avevo una gran voglia di cazzo! Avevo voglia di toccare un maschio in qualsiasi modo e finalmente ero solo. Una, due, tre, dieci volte non avevo pensato ad altro, a Gianni, col suo cazzo duro in auto, che mi chiedeva di succhiaglielo. Avevo ripensato ai suoi schizzi lunghi e potenti, alle parole che nel tempo aveva pronunciato mentre sborrava copiosamente.
Stavo per impazzire. Avevo deciso di inventarmi qualcosa, così mi ero avvicinato al bagnino dicendogli che avrei voluto imparare a galleggiare a pelo d’acqua.
Lui si era avvicinato pensando stessi scherzando e dicendomi che le cose a pelo, soprattutto con le ragazze, erano pericolose e che conveniva sempre portarsi dietro un salvagente.
Non avevo riso alla battuta tanto che, fattosi più serio, mi aveva chiesto:
“Ma vuoi provare davvero?”
Avevo annuito: “Sì, voglio provare a pelo… d’acqua!”
Perplesso, cercando di ritornare nel suo ruolo, aveva puntualizzato che non era suo dovere dare certe lezioni. Si tastó il pacco: “Va bene, andiamo… Tanto non c’è più nessuno!”
In acqua aveva quindi messo le mani sotto di me per reggermi e io mi ero divertito ad abbassare i glutei, sentendo la presa. Il suo iniziale imbarazzo lentamente mi era sembrato si fosse trasformato in palpeggio, mentre continuava ad adocchiare la spiaggia per verificare che veramente fosse libera.
Soli a qualche metro dalla riva e lontani da occhi indiscreti, me lo sentivo addosso e non poteva essere un caso. Nel leggero movimento delle onde la mia mano si era avvicinata ai suoi boxer, fingendo insicurezza. Lo avevo sfiorato. Era barzotto, ma sembrava già notevole. Non si era ritratto, quindi gliel’avevo stretto con dolcezza, iniziando a masturbarlo. E lui sghignazzando:“Nu fa e’ pataca.”
Avevo risposto con ironia: “Mi reggo al salvagente…”
Fingendo di stare allo scherzo, la sua mano intanto si era già infilata lentamente nei miei slip, mentre con l’altra mi teneva dalla schiena. Con un movimento esperto aveva cominciato a giocare con il mio buchetto mentre gli smuovevo la bella mazza che spingeva sempre più nei boxer.
“Brot zinganàz… Mo chi te cumbine’? Vigliac dun porc!” (Zingaro, che combini? Vigliacco d'un porco)
Senza smettere di scherzare: "Non mi vuoi salvare? Che bagnino sei?"
“St’atent che se continui a provocare ch’at’atac in t’la muràia…” (Attento che, se continui a provocare, ti attacco al muro)
“E che problema c’è?”
Quindi mi aveva afferrato e senza dire nulla mi aveva portato verso riva.
Si era guardato intorno. Il lido era ormai deserto. Ci eravamo diretti sull’unico lettino rimasto aperto. Si era calato i boxer, duro, già pronto per me. Proporzionato, ma bello spesso, leggermente incurvato e con una vena che, partendo dal pelo curato, arrivava quasi all’attaccatura della capocchiona sporgente. Le palle, non grosse, ma depilate, erano contratte alla base quasi lateralmente all’asta.
“Madonna che bella sberla!”
Aveva sorriso orgoglioso del suo cazzo: “Ti piace? Eh, tanto lo so voi turisti s'a vniv a zarchè a qué!” (Lo so cosa venite a cercare qui!)
"Fammi vedere come fai."
"Cosa?"
E ancora: "Fammi vedere come fai quando ti tocchi".
Si era masturbato davanti a me, senza molti problemi. Il mio sguardo si era spostato dal suo cazzo duro al viso stravolto dal piacere esibizionistico. Il suo sesso, se possibile, mi era sembrato più grosso e duro di prima.
Gli avevo preso la mano, quasi per guidarlo nella sega che aveva interrotto. Il ragazzo forse non aveva capito il gioco, ma aveva obbedito alla richiesta, finché io: "Ti va di scoparmi?"
"Quanti anni hai?"
“Diciassette! Tu?”
“Ah, io trentadue! Lasciamo perdere. Troppo pericoloso. Poi va a finire che rompi i coglioni, lo vai a dire a tuo padre e…” - ed era indietreggiato.
Dubbioso, tirandosi su i boxer e mimando il gesto: “Va a fè al pugnetti valà…” (Vai a farti le seghe)
"Non sei mica il primo!?"
Tutto gli era diventato più chiaro quando mi aveva visto inginocchiarmi ai suoi piedi, davanti al suo cazzo: "Neppure in bocca mi vuoi scopare?"
Avevo aperto la bocca e tirato fuori la lingua. Lo avevo fissato un attimo negli occhi. Quello si era spostato un po' più avanti avvicinandosi ulteriormente al mio viso: "Sei capace?"
Il mio primo bacio sulla punta del cazzo era stata una scossa elettrica per entrambi. Poi, però, non molto convinto me l’aveva spinto in bocca. Avevo sentito la cappella che mi urtava la gola e mi faceva male. Quindi, vista la mia resistenza, aveva cominciato a scoparmi in bocca.
Con il passare dei minuti avevo sentito che si ingrossava e non volevo venisse così.
Mi ero staccato da lui, mi ero voltato allargandomi i glutei e mostrando la piena disponibilità del mio tunnel, pronto per essere perforato.
Gli avevo sorriso: “Leccamelo un po’…”
Mi aveva calato gli slip. Avevo aperto le gambe con i piedi saldi sulla sabbia. Avendo sollevato leggermente il bacino, si era infilato con la sua testa e con quella lingua ci sapeva davvero fare.
Avevo allargato di più le cosce e lui aveva affondato i colpi di lingua, con le mani ferme sui miei glutei. Si era spinto dentro e giocava con la punta, penetrandomi abilmente l’ano. L’avevo pregato di chiavarmi con due dita, poi con tre, mettendo alla prova la sua resistenza. Avevo continuato a dirgli di come mi fosse piaciuto succhiarglielo, di quanto volessi essere scopato. Intanto gemevo, mi contorcevo, finché non mi aveva spremuto tra le chiappe la crema doposole e: “Brut putanas, se è così, tul in te sàc!” (Puttana, se è così, prendilo in culo)
Me l’aveva spinto tutto, fino in fondo, convinto fossi più aperto, ma rispetto a quello di Gianni il suo era molto più spesso. Mi aveva fatto male e mi ero lamentato, ma quello era andato avanti senza pietà: “Al voj is péga!” (Le voglie si pagano)
Aveva avuto ragione perché ogni suo colpo era stato un piacere immenso e avevo fatto fatica a non urlare. Era stato bellissimo toccarlo. Mi aveva scopato nel culo come aveva fatto con la bocca, con forza e causandomi piacere solo grazie alla dominazione che questo comportava. Mi ero sentito sottomesso e mi era piaciuto tantissimo.
Il bagnino aveva intensificato i colpi. Con la destra mi aveva preso dalla nuca, aggrappandosi ai miei capelli. Aveva cominciato a tirare, spingendo ancora di più con il bacino. Fissando il vuoto, avevo sentito i suoi colpi come brividi di piacere. Quando il buco aveva iniziato a essere sufficientemente lubrificato, avevo cominciato a muovere da solo il culo, mentre il guardaspiaggia mi stava strizzando i capezzoli. I suoi gemiti mi avevano fatto capire quanto fosse eccitato. Anche io non ce l’avevo più fatta e avevo cominciato ad urlare di piacere. Due dita si erano infilate nella mia bocca, provando a strozzare le urla. Nell’orecchio mi aveva detto di avere le palle piene di sborra e mi aveva chiesto dove la volessi. Gli avevo risposto che la volevo nel culo, tutta, come aveva già fatto chissà con quante turiste. Aveva commentato su quanti fossi troia a diciassette anni e su cosa avrei potuto combinare in futuro, continuando così. Non mi aveva accontentato. Infatti, dopo avermi impalato per un buon quarto d’ora, mi aveva preso per i capelli e m’aveva fatto inginocchiare. Avevo pensato volesse un altro pompino, ma quello me l’aveva ficcato in gola fino quasi a farmi strozzare. Un'ondata di sborra mi aveva invaso. Dopo il primo schizzo violento, aveva riversato in me non so quanto sperma. Era davvero pieno come mi aveva detto. Non sapevo come avessi fatto a ingoiare tutto, forse ero stato obbligato, considerando che altrimenti mi avrebbe soffocato. Senza che quello mi avesse chiesto nulla, dopo aver ciucciato il possibile avevo iniziato a leccarlo fino alle palle per non perdermi neppure una goccia da vera puttana qual ero.
Avevamo il respiro corto come se avessimo appena concluso una corsa.
Lentamente mi ero rialzato quando ormai era completamente buio. Ero rientrato in acqua per eliminare ogni prova di quella magnifica scopata. Mi ero asciugato per andar via. Il ragazzone si stava rimettendo i boxer, compiaciuto ma visibilmente imbarazzato aveva cercato di stemperare la tensione: "Con le turiste, mai dentro. E' una regola di tutti i bagnini..."
"Vale anche per il culo di un ragazzo?"
"Quale ragazzo? Mai scopato il culo di un uomo... Ai bagnini piace solo la figa. Mica sono un busone io!" - e mi aveva fatto l'occhiolino.
"Certo. Neppure io, chiedevo giusto per sapere!"
Sorridendo: "Tò dè caz allora" (vai via, sparisci)
Ritornato in stanza, avevo trovato mio padre già pronto per il rientro: “Alla buon’ora. Aspettavamo solo te! Tua madre e tua sorella sono già in auto. Per colpa tua arriveremo all’alba a casa!”
Ero corso in bagno, ma non c’era stato tempo per sfogarmi con una sega. Avevo messo i pantaloncini, ma senza avere il tempo di cercare le mutande, ed ero uscito.

Ora mi trovavo lì, in quel cavolo di autogrill, eccitato e insoddisfatto. Certo non potevo starmene in auto a cazzo duro con addosso solo un largo pantaloncino estivo.
Scesi e chiesi all'uomo vicino alle pompe di benzina dove fosse il bagno, lui me lo indicò.
“Pa’ vado in bagno!”
“Vuoi farci perdere altro tempo?”
“No, velocissimo, giuro!”
Saranno state le tre o le quattro di notte e nessuno della mia famiglia evidentemente doveva andarci. Decisi di rischiare e, appena entrato, mi diressi agli orinatoi. Tirai fuori la mia modesta erezione, abbassando i pantaloncini fino alle ginocchia. Non ero neanche a metà sega che entrò il benzinaio. Rimasi pietrificato mentre lui si avvicinava.
Mi guardò e mi fece: “Si vedeva che sei ancora un segaiolo”.
Quindi si è abbassò la zip e tirò fuori un cazzo bruno e barzotto. Con disinvoltura cominciò a pisciare, sempre guardandomi e dicendomi: “Dai, vai avanti”.
Ero talmente eccitato che in pratica sborrai mentre lui stava ancora finendo.
Rimanemmo un istante davanti agli orinatoi con i cazzi fuori. Il mio che si stava pian piano ammosciando e il suo che gocciolava ancora. Quello con disinvoltura si passò due dita sulla cappella, prendendo qualche goccia di piscio. Me le mise in bocca ed io bevvi.
“Bravo, e sei pure troia!”
Mi spinse in basso, cominciai a succhiarlo facendolo diventare duro. Ero pronto ad andare avanti, ma la voce di mio padre non mi diede il tempo. Lui sollevò le spalle, mi schiaffeggiò dolcemente il viso, se lo rimise dentro, sì tirò su la zip e andò via, lasciandomi inginocchiato e mezzo nudo davanti agli orinatoi.
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