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Un'orgogliosa umiliazione


di Claire1980
02.09.2024    |    4.880    |    13 8.2
"" "Chiara, cosa ti ha detto?" "Che il mio corpo è fenomenale..."
"Coniglietta, cosa c'è che non va? Sei stata così strana negli ultimi giorni!"
"Oh... niente."
"Ma certo, c'è qualcosa, lo sento! Per carità, ti conosco troppo bene! Chiara, parla! Dì a tuo marito che succede! Qualcuno ti ha fatto qualcosa?"
"No! O sì, in realtà. Solo che non ho fatto niente al riguardo. Tesoro, mi dispiace così tanto!"
Un caldo acido mi brucia dentro, e ho questo sapore metallico in bocca, come sangue o ruggine. Mi giro su me stesso, la mente che vortica in cerca di senso.
"Hai qualcosa da confessare?"
Mia moglie esita.
"Chiara!"
Annuisce finalmente, gli occhi fissi al soffitto, la coperta tirata fin sotto al mento come se potesse nasconderla dal giudizio.
"Questa volta chi era?"
Mormorio.
"Non capisco! Parla più forte! Santo cielo, amore!"
"Michele...", bisbiglia flebile da mia moglie.
"Michele Michele?..."
"Sì"
Michele... Mio fratello! Il sangue mi scoppia nelle vene come un martello pneumatico. Mio fratello!! Era qui, seduto al nostro tavolo a cena mentre io facevo tardi al lavoro!
Inizio a camminare avanti e indietro come una bestia in gabbia, la mente in un caos totale. Mi sento stordito, le gambe deboli, ma c’è una cosa che devo fare prima di tutto: calmarmi. Devo sapere. Devo sapere tutto, ogni maledetto dettaglio.
Con una serie di respiri profondi mi forzo alla calma. Mi siedo sul letto, tirando delicatamente la coperta via dal viso di Chiara.
"Tesoro, per favore guardami!" Lo dico con la massima calma e gentilezza possibile.
Lei alza lo sguardo, ci fissiamo come due estranei per un momento eterno. Voglio che senta il mio amore, voglio che lo sappia. Con la mano, traccio le sue labbra con un dito. Lei chiude gli occhi, sembra rilassarsi.

"Lo hai baciato?"
"Mhm."
Con una leggera pressione le infilo il dito in bocca.
"Con la lingua?"
Lei annuisce, la punta della sua lingua gioca con il mio dito.
La mia mano si sposta sul suo seno.
"Ti ha toccato il seno?"
"Sì, Massimo, lo ha fatto."
"I seni scoperti? Ha succhiato bene i tuoi capezzoli eretti?"
"Amore!!"
"Tesoro, devo saperlo! Per favore! Assolutamente! Altrimenti impazzisco, lo giuro!"
"Ne sei sicuro?"
"No. Sì. Sì. Devo. Condividi questo con me. Quello che hai fatto. Quello che hai sentito. Quello che ti hai fatto. Ogni dettaglio, senza segreti. Ora, per favore, non lasciarmi fuori dalla tua vita, me lo devi!"
"Se lo dici tu... Ma sotto la tua responsabilità!"
"Continua."
"Sì, aveva i miei capezzoli in bocca!"
"E gli hai toccato il cazzo?"
"..."
"Tesoro, hai toccato il cazzo di mio fratello?"
"Sì."
"E com'era?"
"Grande. Duro. Esigente."
"Caldo?"
"Sì, sì... molto caldo."
"E... te lo sei messo in bocca?"
"Ad un certo punto, sì."
"Più grande del mio?"
"Sì, tesoro. Più grande del tuo."
Le sue parole sono una frustata, una scossa che mi fa tremare tutto. Mi sento vuoto, spento, ma al tempo stesso la necessità di sapere mi divora vivo. Questo dolore mi appartiene, me lo prendo tutto.
"I tuoi capezzoli sono rigidi!"
"Mi stai costringendo a pensarci!"
"Quindi ti è piaciuto allora?"
"Faceva... un caldo indescrivibile! Vedo che il tuo pene è d’accordo..."

Infatti eccomi qui, a metà strada tra il panico e il desiderio, con la mano che scende da sola, quasi senza pensarci, a strofinare l'erezione che mi preme contro il pigiama. E la mente va, corre, scivola in un posto buio e perverso. C'è chi dice che noi uomini siamo creature semplici, che il nostro sesso risponde a regole basilari. Ma non è proprio così, no, c'è qualcosa di marcio e contorto in ognuno di noi.
Facciamo un esperimento, caro lettore: chiudi gli occhi e immagina qualcuno che sbatte con forza, con un ritmo feroce, contro la fica della tua donna, la tua amata, quella che tieni stretta ogni notte. La senti che geme, che si contorce, che sorride persino, le tette che ondeggiano, gli occhi al cielo in estasi. Sentila gridare di piacere, sentila godere sotto un altro.
E ora, dimmi, hai già il cazzo duro, vero? Duro come l'acciaio, come se volesse uscire dai pantaloni e unirsi a quel perverso spettacolo. Sei geloso? Forse. Ferito? Sicuramente. Ma quel cazzo non mente, è lì, duro come un brufolo, pronto a scoppiare.
Strano, no? Interessante, forse anche un po’ inquietante, ma è la verità nuda e cruda, amico. La verità che ci portiamo dentro, nascosta dietro l'orgoglio e la rabbia. Ma non puoi negarlo, il tuo corpo sa quello che vuole, anche se la tua testa grida al tradimento. Una strana, contorta, fottuta verità.

"Uffa, sì, mi eccita. Mio fratello! Con te! E il ricordo ti fa arrapare di nuovo! Mi sono arrapato anch'io, cazzo! Dimmelo forza! Come si è arrivati ​​a questo?"
"Mi stavo lavando le mani nel lavandino. All'improvviso mi ha afferrato il seno da dietro e mi ha sussurrato all'orecchio."
"Sussurrato cosa?"
"Le solite cose che si dicono."
"Chiara, cosa ti ha detto?"
"Che il mio corpo è fenomenale. Che era da tempo che aveva una fissazione e aveva bisogno di me.”
“Poi?”
“Poi mi ha detto se riuscivo a sentire il suo cazzo."
"Allora, lo hai sentito?"
"Sì."
"Sul culo?"
"Sì."
"E tu?"
"All'inizio ero paralizzata dallo shock. Ma... le mani sul seno, quella cosa dura sul sedere... era bello..."
"Vai avanti!"
"Ha messo le sue mani calde sotto la mia camicetta. Sotto il reggiseno. Mi ha accarezzato, Impastato. Delicatamente. Con fermezza. Premendomi sempre più forte contro il lavandino. Baciandomi il collo. Leccandomi l'orecchio. Ansimando. Strofinandomi contro il sedere."
"Ed è stato allora che hai sentito il suo cazzo."
"A dire il vero, probabilmente ho aiutato un po'. Lui se ne è accorto. Ha riso. Mi ha sbottonato e mi ha abbassato i pantaloni e le mutande."
"E tu gli hai lasciato fare tutto questo? Sei la solita ninfomane, Chiara."
"Non potevo lasciarmi resistere. Mi sono girata e ho aperto anche la cerniera dei suoi pantaloni. Poi ci siamo baciati a lungo e ci siamo toccati tra le gambe."
Chi si sta toccando adesso è mia moglie, lo so anche senza abbassare lo sguardo lo vedo nei suoi occhi socchiusi, nel modo in cui si morde il labbro. Io tiro fuori il cazzo e inizio davvero a masturbarmi, senza freni.

"Vi siete masturbati?"
"Sono venuta due volte di seguito, è stato meraviglioso! Ho squirtato davvero, tesoro! Poi voleva anche scoparmi. Ho detto che non era possibile. A causa tua. Mi ha chiesto se valeva anche per l'ingresso sul retro. Non ce la faceva più, poverino, ha quasi implorato. È stato così dolce che ho iniziato a succhiarglielo."
"Ti è venuto in bocca?"
"No. Dopo un po' ha iniziato a scoparmi forte la bocca. Quando è diventato troppo forte mi sono alzata. Ha premuto il suo cazzo contro la mia figa. Ho ripetuto che non potevo farlo. Ma lui insisteva tanto... Strofinava sulla clitoride con la punta del cazzo, e si insomma, amore, lo sai come sono quando mi fai così, non resisto, e gli ho permesso di farlo."
"Ti vedo davanti a me! Scommetto che ti sei girata come fai sempre. Hai piegato i fianchi in avanti e allargato le gambe in modo che potesse entrare meglio..."
"Sì. E ho allargato le natiche con le mani. Non è stato facile con i pantaloni abbassati, deve essere sembrato strano. Beh, e poi ho spinto io stesso il suo cazzo meravigliosamente grosso nella mia figa."
"Sei la solita ninfomane...!"
"Ero troppo eccitata. Mi dispiace, amore. Non c'era altra scelta. Mi sono lasciata trasportare."
Entrambi gemiamo, avvinghiati alla nostra masturbazione, avidi di piacere, perdendo qualsiasi parvenza di autocontrollo.

"E poi mio fratello ti ha scopata!!"
"Mi ha piegato sul tavolo della cucina, mi ha afferrato per i fianchi e mi ha preso brutalmente da dietro. In entrambe le entrate, il maiale arrapato. Mi ha fottuto il cervello, come si suol dire. Del resto è proprio vero. Ero sicura che tuo fratello fosse molto più potente di te, lo sai."
"E in quale buco è venuto?"
"Proprio in faccia!"

La peculiarità delle troie! Non molto popolare tra le donne, a meno che non siano ninfomani assettate di sborra. E mia moglie, purtroppo, lo è!
Ma dopo tutto, sono io qui l'uomo, devo rimarcare il mio territorio e riconquistarla! Oh, quanto la amo!
Sento la rabbia, il desiderio, tutto mischiato in un cocktail tossico di emozioni. Mi inginocchio sul suo viso, la realtà che si dissolve mentre il cazzo pulsa, pronto a esplodere. E lei, la mia Chiara, che cosa fa? Apre la bocca, come se fosse una cosa naturale. Non me ne frega un cazzo. L'orgasmo arriva in un'esplosione primitiva, grugnisco, sgroppo, schizzo e le riempio la bocca con il mio seme, mentre lei mi stringe il culo e mi fa contrarre tutto il corpo.

“Tuo fratello ne ha di più…” è il suo commento subito dopo.
Crollo, tremante, ansimando, e la realtà torna a colpirmi come un treno. Aspetta, cazzo, tutto questo è reale! Lei non sta scherzando!
"Allora cosa succederà ora? Vuoi farlo di nuovo con lui?
"Beh, penso che mi vorrà scopare ancora. Spero..."
Oh merda!
"Niente più coscienza sporca?"
"Ti sei guardato? Tesoro, devi capirlo. Tuo fratello è semplicemente più grande, più forte, più mascolino. Capisci cosa intendo? Non posso farci niente. E nemmeno tu puoi."
Le sue parole mi colpiscono come una martellata in testa. Non posso farci niente? No, cazzo, non posso accettarlo. Ma in fondo, lo so, lo sento... ha ragione. E mi fa impazzire.

___


Tre giorni dopo mio fratello Michele viene a trovarci. Proprio sulla porta e dopo un lungo bacio di saluto, Chiara gli dice che lo so. Michele aggrotta la fronte, mi guarda.
"E?..."
Non dico niente.
"Si è fatto una sega quando gliel'ho detto. Mi ha chiesto della misura del tuo uccello."
Chiara!!! Cazzo! Quanto è imbarazzante!
"Oh? Allora... hai cucinato qualcosa di buono, Chiara?”, dice mio fratello, “ha un profumo così buono! O sei tu?"
Il profumo in cucina sì, è buono, ma che cazzo importa? Non è mica il cibo che mi interessa ora.

Dopo cena, seduti sul divano, loro due, Chiara e quel bastardo, ridono, si strusciano, fanno finta di niente, come se fossi invisibile. Io lì, su una poltrona, osservatore un po’ tollerato, ma solo appena.
Le mani di lui iniziano a esplorare, e lei non ci pensa nemmeno a fermarlo. Baci, tocchi, carezze, e io lì, spettatore impotente. La sua mano le scivola sotto la gonna, e lei gli sorride come se fosse tutto uno scherzo, ma lo sappiamo tutti che non lo è.
Poi, come se non bastasse, lei si alza e si mette a fare uno spogliarello. Chiara che si spoglia davanti a lui, ma mai per me. Non così, almeno. Dove cazzo ha imparato a fare queste mosse? E quella biancheria, di seta o qualche merda del genere, che non l’ho mai vista prima. L’ha comprata per lui? E quanto cazzo è costata? Sembra roba di lusso, roba che non avrebbe mai sprecato su di me.
Lei gli si avvicina, sensuale, ogni movimento un invito, e io posso solo guardare. Mai per me, mai così per me.

“Perchè non vi spogliate anche voi, ragazzacci?”, dice la zoccola, completamente nuda davanti a noi.
Mio fratello non se lo fa ripetere due volte. Io sono titubante, mia moglie fa un gesto con le mani, come dire: “E tu? Cosa aspetti?”.
Ok, bambina mia, se è questo che vuoi… Mi spoglio anche io. Anche se in qualche modo mi sembra inappropriato. E il mio cazzetto (in confronto) è splendidamente in piedi perché mio fratello, in piedi, con il suo potente membro da maschio alfa che si alza rapidamente, stende Chiara sul divano, la afferra per le caviglie, le allarga le gambe e osserva con reverenza la “fica magnificamente bagnata" di mia moglie.
Dice proprio così: “fica magnificamente bagnata". Fatico a crederci.
E aggiunge: “Adesso ti scopo come si merita una troia come te.”
Davvero è quello che lei vuole? Venire insultata così da suo cognato?
Ma quando vedo il sorriso amoroso di Chiara, la sua presentazione volenterosa e del tutto spudorata, i suoi occhi lucenti, che vagano sul corpo di mio fratello leccandosi le labbra capisco che tutto ciò che sto vivendo non è in film porno, è la cruda realtà.

Chiara fa quei suoni che non ho mai sentito prima, suoni che non fa mai con me. Con mio fratello è come un’altra persona, disinibita, selvaggia, come se tutte le sue inibizioni fossero state spazzate via, lasciando solo pura lussuria. E io lì, a guardare, a sentire ogni gemito, ogni respiro affannato che mi perfora come una lama.
Mi brucia il glande, quasi come se stessi per esplodere, ma non riesco a smettere di guardare, di ascoltare. Di masturbarmi. È come se ogni suo gemito fosse una fottuta tortura, ma una di quelle che non vuoi mai che finisca. È un dolore così intenso che mi fa perdere il controllo, e nonostante tutto, vengo e vengo come un pazzo, come se il mio corpo fosse posseduto.
Ogni fottuto spasmo dell'orgasmo è una scarica elettrica che mi scuote, e lei continua, quei suoni che mi spingono sempre più in là, verso il limite. Non lo posso descrivere, non posso spiegare quanto sia maledettamente bello e devastante allo stesso tempo. Lei è lì, e io non sono altro che uno spettatore che gode nel suo fottuto inferno personale.

Quando alla fine Michele si stacca da Chiara, entrambi esausti, lei è sdraiata lì, le gambe aperte, il petto che ancora si alza e si abbassa, un sorriso soddisfatto stampato sulla faccia. Io mi avvicino, il cuore che mi batte nelle orecchie, e vedo la sua figa, gonfia, dilatata, che trasuda tutti quei succhi. L'odore è forte, quasi mi stordisce. Pungente, clorato, sporco, caldo, un misto di sudore e sesso.
Mi inginocchio, il mio corpo si muove da solo, e faccio l’impensabile. La mia lingua esce, timida all'inizio, poi più decisa. La passo lungo il bordo della sua fessura, assaporando ogni goccia di sperma che sgorga fuori, raccogliendo tutto, senza lasciarmi dietro nulla. È amaro e salato, un sapore che non ho mai provato prima ma che mi travolge, mi riempie di un fottuto senso di euforia e vergogna insieme.
La mia lingua scivola giù, giù fino al buco del culo, imbrattato di succhi, e risale lentamente, raccogliendo tutto quello che trovo lungo il cammino. Il sapore è disgustoso, ma non riesco a fermarmi. La mia lingua si immerge profondamente nella sua fessura calda, lecco ogni angolo, ogni piega, assaporando quei sapori, eccitandomi come non ho mai fatto prima. Non disdegno nulla, ogni goccia è mia, ogni sapore è un’altra fottuta scarica di piacere che mi scorre nelle vene.

"Ehi, fratello, e con me?"
Cosa? Davvero? Sul serio? Non è un po'... o meglio, anche troppo... oh, è tutto così surreale, che cazzo. Si cazzo, lo farò! Quindi prendo il grosso uccello di mio fratello in bocca e lo pulisco. Il mio primo vero cazzo! Mio fratello! Non posso resistere dal toccare e accarezzare un po' le palle pesanti e avvizzite. E in realtà mi sento orgoglioso mentre faccio crescere il cazzo di Michele. Questo orgoglio sarà ancora lì la mattina dopo? Molto molto discutibile. Ma non mi interessa questo adesso.
E come lo sento in bocca! Questa pulsazione e questa contrazione accesa, questa crescita che allunga il mio palato! Come inizia ad affondare, quando mio fratello mi afferra la testa con due mani! Sì, finalmente l'ho lasciato venire nella mia bocca. Sì, ingoio tutto. Posso capire le donne! Anche se Chiara non vorrà più succhiarmi dopo, è un peccato. Non è proprio uguale al mio, lo capisco.
Vorrei spruzzarle sul seno di mia moglie per finire e bilanciare le cose. Ma non è rimasto più niente, provo a masturbami ma rinuncio subito. Il mio pisello è secco e flaccido. E io sono svuotato. Fisicamente e psicologicamente.

Siamo d'accordo che passerò la notte sul divano ancora impregnato dei loro odori, per lasciar loro il nostro letto matrimoniale.
Mi sveglio nel cuore della notte. Mi avvicino furtivamente alla porta semiaperta della camera da letto, seguendo i rumori evidenti, e guardo a lungo attraverso la fessura. Ma non entro. Mi rendo conto di non essere stato invitato.

Mi rannicchio, nudo, sul tappeto davanti alla camera. La mia mente si arrende, il mio corpo si arrotola in una pietà umida e nuda. Lì, nel buio, inizio a piangere in silenzio. Non è un pianto liberatorio o catartico; è un pianto sordo, un rumore muto che si perde nella notte più lunga della mia vita. Ogni singhiozzo sembra assorbito dal tappeto, dalla verità di quello che sono e di ciò che non sarò mai. Le lacrime scorrono, non per il dolore fisico ma per l’amarezza di un'autoesclusione che mi ha lasciato qui, con nulla se non un cuore infranto e un'orgogliosa umiliazione.

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