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Orgia pagana a Villa Dracone: la Notte Trasgressivadei Vampiri
di LucasFromParis
27.01.2020 |
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"Si spogliò infatti lentamente contorcendosi lasciva e ondeggiando fra i presenti sotto lo sguardo compiaciuto del suo compagno che la ammirava seduto su una..."
Una bellissima colonna sonora, tutta basata su brani rock, accolse Amélie e me. La musica era perfetta all’ambientazione e alla scenografia per la serata che ci si prospettava. Nel bellissimo e suggestivo salone ci accolsero i nostri amici Vivi e Spettro. Lui, come sempre, era elegante nei modi e nel look. Tutto abbigliato di nero (come chiedeva il dress code) con due bretelle rosse che spiccavano. Lei era decisamente aggressiva. Il suo trucco valorizzava occhi e bocca, il seno generoso sembrava esplodere da quando era strizzato e le sue gambe esaltate da un pantalone di pelle rossa. Due vampiri, due splendidi vampiri. Così come lo eravamo noi nel raffinato gioco di ruolo che avevano organizzato. Ero già stato ospite della Contessa Dada e della sua incredibile Villa Dracone. Ma il fascino di quel luogo mi colpì nuovamente. Un piccolo sentiero bordato di sassi conduceva dal cancello all’ingresso della villa. Dall’esterno, le ampie vetrate e la porta, anch’essa a vetri, permettevano già di intravvedere l’opulenza vagamente gotica dell’interno. La facciata della villa emanava un’aria di raffinata decadenza. La padrona di casa era la famosa “Contessa Dada”. Andammo a salutare anche lei e ne approfittai per presentarle Amélie. La contessa aveva gli occhi che brillavano per l’eccitazione e l’attesa della serata. La sua bocca carnosa aveva quel sorriso imbronciato che lasciavano immaginare meraviglie. Ci guardammo intorno e negli occhi di Amélie lessi lo stupore l’ammirazione per quel luogo fatato. La sala era dominata dai candelabri, dai tappeti, da poltrone e divani d’epoca. I toni caldi del legno, del rosso evocavano lussuria; un letto era casualmente posato laddove avrebbe dovuto esserci un tavolino. Animali impagliati, vecchie foto in bianco e nero, quadri di ogni foggia e stile. Eravamo fuori dal tempo e dallo spazio in un luogo senza eguali. In un angolo della bellissima e amplia sala, un grande tavolo era coperto di bicchieri. Alcuni cocktail erano già stati preparati. Nei bicchieri erano immerse siringhe piene di un colore rosso a evocare il sangue. Alcune persone erano già arrivate alla festa e ci salutammo. Poi salimmo nella camera dei nostri amici per cambiarci.
La camera da letto, posta al piano superiore, era all’altezza delle altre stanze. In un camino rosseggiavano delle braci, il letto era principesco. Alle pareti, ancora quadri e mobili d’epoca. Avevamo fatto parecchia strada per giungere alla Villa Dracone. Organizzarci non era stato facile. Però quando avevo proposto questa esperienza alla mia donna ero certo che questo l’avrebbe entusiasmata e che avrebbe fatto l’impossibile per andarci al mio fianco. Quando Amélie desidera qualcosa, raggiunge sempre il suo obiettivo. Quella sera il suo obiettivo era vivere un’esperienza diversa da tutte le altre. Era la nostra prima volta. Era la nostra prima volta a una vera festa privata. Era la nostra prima volta in un luogo particolare. La volevo condividere con lei e con lei solamente. Quando Spettro me ne aveva parlato qualche settimana prima le dissi quanto avrei voluto che fosse lei la mia compagna. Non andarci come singolo, bensì in coppia. La nostra coppia, così unita nel gioco e nella trasgressione. Lei sarebbe stata perfetta. La situazione sarebbe stata perfetta per lei. Era la nostra notte. Spettro e Vivi avevano fatto le cose alla grande, gestendo tutti gli aspetti organizzativi in modo impeccabile. Nutrivo la massima fiducia nei nostri amici: tutto sarebbe andato alla grande! Il tema della serata era “vampiri e umani”. I primi erano vestiti di nero, i secondi di bianco. L’idea intrigante e originale verteva intorno al “cerimoniale” nel corso del quale gli umani avrebbero potuto farsi vampirizzare per accedere alla cripta. La cripta era l’antica cappella della villa, ancora celata dietro una pesante porta di legno scuro, cosi come altri misteriosi vani al pianterreno. Sotto i miei occhi la bellissima Amélie si trasformò in una sofisticata bionda. Il contrasto fra la sua pelle diafana, il rossetto color rosso cupo, e gli occhi pesantemente truccati era irresistibile. Improvvisamente la mia piccola era diventata una bionda sofisticata, sensuale e sicura di sé. Ero così orgoglioso di averla al mio fianco mentre scendevamo le scale per unirci finalmente alla serata.
Altre coppie erano arrivate. Riconobbi un ragazzo sorridente che avevo conosciuto durante una festa precedente. Ci presentammo a tutti sorridendo; avvertii che l’energia iniziava a salire, assieme alla trepidazione di tutti. Andammo subito a sorseggiare il primo coktail e vidi che gli occhi di Amélie brillavano alla vista del barman. Il ragazzo era completamente vestito di nero con giacca e cravatta. Era altro e robusto, la barba castane ne incorniciava il volto virile e gli occhi erano gentili e sorridenti. Lei lo desiderò subito, non c’erano dubbi, e iniziò a scherzare con lui. Temeva che, essendo lì per lavoro, il seducente giovane non potesse essere un partecipante attivo alla festa. Chiesi lumi alla mia amica Vivi, che immediatamente mi rassicurò. Quando lo seppe, Amélie fece un sorriso dolce e malizioso pregustando il corpo del barman. Non li limitai a chiedere lumi. Attratto irresistibilmente dal suo seno mi avvicinai, lo baciai. Con mossa audace tirai fuori le sue tette dalle coppe per leccarle velocemente i capezzoli. Eravamo in confidenza e me lo potevo permettere. Il mio sguardo si posò quindi su quella che per conto mio era la più bella donna presente alla festa (eccezion fatta per la mia!). Era voltata verso il suo compagno e la prima cosa che notai furono le sue gambe. Erano perfette, magre e tornite come piacevano a me. Una giacca rossa le copriva la parte superiore del corpo ma non il suo culo, a malapena coperto dal vestito bianco. Era piccolo e appariva sodo. Quando andai sfacciatamente a salutare lei e il suo compagno ammirai il suo viso di porcellana, la bocca sorridente e gli occhi. Fra noi due scattò immediatamente qualcosa. Il luccichio dei suoi occhi, che certamente avevo anche io, mostrava che l’attrazione animale del maschio e della femmina era scattata. Immediata. Violenta. Sarebbe successo qualcosa fra noi, ne ero certo.
Mi allontanai qualche minuto per prendere una boccata d’aria nel cortile; al mio ritorno vidi Amélie che parlava con quella donna (disse di chiamarsi M) e il suo compagno. Sapevo che lo stava facendo per me. Mi stava aiutando a sedurla con tutta la sua classe e gentilezza. La amai profondamente in quel momento. Vidi molti occhi, maschili e femminili, cercarla. Da lei emanava una energia profonda e gentile. La mia donna, per quanto schiva e timida, godeva intensamente di queste silenziose manifestazioni di interesse spontaneo. Si sentiva bella. Era bella. Era speciale. Tutti la desideravano.
All’improvviso Spettro dichiarò aperta la serata dei vampiri. Lentamente, le porte si aprirono e ci mostrarono la cripta; un’antica cappella dove candele e luci soffuse creavano una magia speciale. Sul fondo era collocato un altare; alla parete opposta troneggiava una grande croce di legno da cui pendevano catene. Al centro, un materasso poteva avere un solo significato. Il connubio di sacro e profano era inebriante. Prendemmo tutti posto disponendoci ai lati e una magnifica donna prosperosa diede fuoco alle polveri. Si spogliò infatti lentamente contorcendosi lasciva e ondeggiando fra i presenti sotto lo sguardo compiaciuto del suo compagno che la ammirava seduto su una poltrona. Comparve il suo seno prosperoso ma fermo, i fianchi generosi, le lunghe gambe esaltate dall’altissimo tacco. Infine, apparve la fessura del suo sesso, quando rimase nuda con le sole autoreggenti e scarpe. Lo spettacolo aveva decisamente alzato la temperatura della serata. Molti uomini, ne sono certo, la stavano desiderando ma lei dimostrò subito quale fosse il suo prescelto non lasciando spazio né speranze agli altri. Non mi importava. Io avevo puntato la mia preda. Volevo lei, volevo M.
Dopo altri balli e altri brindisi eravamo pronti per la “vampirizzazione” degli umani. Fu aperta un’altra porta e accedemmo una sala spoglia e severa. Fu scelto un ragazzo per la dimostrazione. Venne legato a un’altra croce; quando fu completamente indifeso gli si avvicinarono due sensuali vampire. Gli stavano addosso, leccando e mordendo, aprendo la sua camicia e scoprendo la sua pelle. Vidi le loro mani scendere sul suo corpo, i sui pantaloni furono calati e si trovò nudo, di fronte a tutti, per godere di quella specialissima cerimonia. Eravamo giunti, lo avvertivo, al punto cruciale. Al punto di non ritorno. Al momento in cui non c’è scampo. Le due vampire, con ogni evidenza, non amavano solo la carne maschile. Salirono sul robusto tavolo per giocare fra loro. Una di esse era di spalle rispetto ad Amélie e me. Attraverso il collant di rete strappato vedevo il suo culo e la figa carnosa che sfiorai audacemente. Guardai la mia compagna. Conoscevo bene l’espressione del suo volto, per averla vista molte volte. Era letteralmente fuori controllo. Anche lei desiderava sdraiarsi sul tavolo alla mercé di tutti. Ma prima vidi la mia chance. La bellissima M volle farsi vampirizzare a sua volta. Quando venne immobilizzata ci avvicinammo a lei. Si era tolta il vestito e solo un esile perizoma bianco la copriva. Tutti poterono ammirarla nella sua flessuosa ed esile bellezza. Amélie ed io le fummo addosso. Rispose ai nostri baci con passione ed ebbi la conferma che le piacevamo. Non resistetti alla tentazione di accucciarmi davanti a lei. Avvertivo il profumo di femmina eccitata attraverso il tessuto. Lo annusai, lo bacia; poi lo scostai senza remore e iniziai ad assaggiare quella figa dolcissima. Ero certo che più tardi sarebbe successo fra noi, ma volli godermi ora lo spettacolo della mia compagna sdraiata sul tavolo. Aveva molte mani avide tutto intorno a lei. Uomini e donne la spogliavano, la baciavano, la leccavamo ovunque mente le sue mani si protendevano ad afferrare cazzi eretti per tastarli e accarezzarli. Una delle vampire era particolarmente eccitata da lei. Io le accarezzato la testa e i capelli e spiavo il suo volto. La udii gemere con voce strozzata “è bravissima!” quando la ragazza giocò con bocca e dita e la portò rapidamente al primo orgasmo. Adoravo vedere il suo volto in quei momenti e sentivo di amarla come non mai. La sua occasionale amante non intendeva certo fermarsi lì. Estrasse uno spesso strapon e lo indossò con disinvoltura. Prima lo intinse nella bocca della mia bionda che non si fece pregare per leccarlo e sbavarlo. Poi la attirò verso il bordo del tavolo e, stando in piedi di fronte, la scopò come un uomo. Amélie era al settimo cielo e aveva completamente perduto il controllo. Intorno al noi vedevo corpi come ombre intrecciarsi in mille modi in cerca di piacere e connessione. Ero molto eccitato da tutta la scena. Quando la ragazza smise di stantuffare nella figa della mia donna presi il suo posto. Volevo che fosse lei la prima donna che scopavo quella sera. Era completamente fradicia e si abbandonò al mio ritmo sempre circondata da mani e bocche avide di darle piacere.
Confusamente la vidi scendere dal tavolo e accucciarsi, desiderosa di ricambiare il piacere che aveva ricevuto. Alcuni maschi erano attorno a lei e si disputavano educatamente i favori deliziosi che la sua bocca elargiva con sapienza e generosità. Conoscevo fin troppo bene quei rumori osceni di risucchio che stava emettendo e le sensazioni uniche che i presenti stavano assaporando. Mi guardai intorno. M era lì, vicinissima. Mi guardava e lessi nei suoi occhi il desiderio che animava anche me. Con gentile fermezza posai lei sul tavolo, certo di fare la cosa giusta e di venire incontro al desiderio di entrambi. Avevo il suo delizioso corpicino a mia disposizione. Baciai il suo morbido interno coscia per affondare nuovamente la testa fra le sue gambe spalancate. La sentivo sussultare e gemere; non resistetti molto. La volevo, volevo entrare in lei con tutto il mio essere. Indossai rapidamente il preservativo, quasi timoroso che lei potesse sottrarsi all’ultimo. Non si sottrasse e scivolai in lei senza ostacoli. Finalmente la stavo possedendo e il calore umido della sua intimità deliziava il mio corpo. Il suo uomo era al suo fianco e stava usando la sua bocca. La rialzai successivamente e la posai per terra. La feci piegare con il busto sul tavolo per godere una diversa visuale del suo corpo. Mentre la stavo nuovamente sbattendo con forza e passione sentivo il suo culo appoggiarsi al mio ventre. Le stuzzicai l’ano (che avevo in precedenza insalivato) il pollice. Era cedevole. Era arrendevole. Stavo per incularla quando il suo uomo riprese il controllo della situazione mi rimpiazzò. Fui io ad avvicinarmi quindi alla sua bocca. Prima la baciai nuovamente con passione, poi la sua lingua guizzò agile sul mio cazzo per poi ingoiarne il più possibile.
Amélie non si trovava più nella stanza. La rividi nel salone principale. Accucciata. Di fronte a lei sedeva il barista che l’aveva sedotta. Aveva catturato la sua preda e la gustava a fondo. Ero felice per lei ed eccitato. Mi avvicinai a loro e suggerii al ragazzo di spingerle la testa in basso. Sapevo che lei adorava quel trattamento ruvido ma eccitante. Tutto si mischia nei miei ricordi. Ballammo e ci baciammo a lungo, Amélie ed io, godendo della reciproca compagnia. Una signora bionda ed elegante mi aveva guardato in precedente e andai verso di lei. Le presi la mano e le chiesi se volesse ballare con me. Sotto gli occhi divertiti e compiaciuti del marito mi si avvinghiò con passione. Sapevo che non avrebbe voluto andare oltre, ma godetti intensamente quel momento di complicità. La stringevo a me, passavo le mani sul suo corpo, eravamo intrecciati con la mia gamba fra le sue e lei si strusciava senza ritegno mentre i nostri baci erano infuocati. Arrivò anche un altro uomo e la stringemmo in un abbraccio perverso a tre. Al mio fianco Amélie era nella stessa posizione. Il barista e Spettro l’avevano circuita e circondata. La stavano masturbando e lei godette ancora.
Infine, tornai nella cripta. M stava cavalcando il suo compagno con foga inesauribile. La ammiravo ondeggiare flessuosa. Dietro di lei, un singolo le stava penetrando l’ano con le dita. Ebbi un lampo. Sapevo esattamente cosa fare. Mi avvicinai e le chiesi: “ti va di provare una doppia penetrazione?”. Un breve attimo di silenzio, in cui di certo si consultò silenziosamente con il suo uomo. Poi mi diede l’agognato permesso. Mi inginocchiai dietro di lei e con gentile fermezza la abbassai fino a toccare il petto di lui. Avevo il suo buco a disposizione. Ormai violato dalle dita indiscrete dello sconosciuto, era pronto. Bastò un’unica, fluida spinta per incularla. La donna gemeva sempre più forte mentre quei due cazzi la riempivano tutta. Giocammo a lungo così, alternando colpi rapidi e violenti nei quali le grida di piacere della splendida donna si alzavano di intensità, a spinte più lente e profonde che le arrivavano direttamente al cervello sconvolgendola.
Amélie mi raggiunse nella cripta e le mie ultime attenzioni furono per lei. M si era nel frattempo rivestita e ci guardava eccitandosi ancora e ancora. La complicità e la connessione della nostra coppia erano speciali. Unici. Erano chiari a tutti.
La lunga onda energetica che aveva caratterizzato la serata si andava placando lentamente. Andammo a salutare tutti e ringraziammo ancora i nostri amici congratulandoci con loro per la piena realizzazione della serata. Quando andai a salutare M mi disse una cosa che mi stupì molto. “Sai, per me era la prima volta che facevo una doppia penetrazione”. Me lo disse con un sorriso timido e sfrontato. “Almeno sono certo che ti ricorderai di me”, risposi felice e compiaciuto. L’aria fredda della notte ci accolse quando uscimmo da quella magione incantata. Riportandoci nella realtà. Ma il ricordo della serata sarebbe sempre rimasto in noi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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