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Chiara - Festa delle donne (o alle donne?)


di Membro VIP di Annunci69.it Pink1966
12.09.2023    |    1.337    |    4 9.3
"Troppo indecenti, troppo violente, troppo volgari..."
La Festa della donna (o la festa alle donne)

Quando il suo compagno - così lo chiamava Chiara, compagno di giochi ed emozioni, visto che nella vita aveva un marito e due figli -, le aveva detto di tenersi libera per due giorni la settimana successiva, la sua soglia di attenzione si era immediatamente alzata. “Dove mi porti?” gli aveva chiesto Chiara. “A Milano. Per la Festa della Donna. Sai quel gruppo di ragazzi che organizza gang? Faranno una festa in un locale, ci hanno invitati e gli ho detto che ci saremo. Saranno tutti a tua totale disposizione”.
Solo quelle poche parole erano bastate ad accenderle il fuoco dentro. Perché in un attimo si immaginò di essere preda di quel branco, il termine non lo aveva pensato a caso, di ragazzi giovani, belli, con dei cazzi possenti che per ore si sarebbero alternati su di lei, sfiancandola e sfinendola. Solo al pensiero sentì che la fica si stava schiudendo.
“Ah, non è tutto, ci saranno anche l’architetto con quella sua amica di Praga. Sai l’ex pornostar che abbiamo incontrato qualche tempo fa? Ha detto che vuole giocare con te” la informò, prima di salutarla e chiudere la telefonata. In un attimo, anche al pensiero di quella coppia folle – l’architetto era un sessantenne dal gran carisma, famoso nel mondo non solo per le sue qualità lavorative, ma anche per quella mente libera e libertina che non conosceva limiti – con la quale aveva già giocato una volta, il vortice delle sue emozioni sbandò.
Chiara era seduta alla sua scrivania nell’azienda del marito dove lavorava da diversi anni, ma per alcuni secondi quello che la circondava sparì completamente dalla vista, il computer, la stanza, le pareti, in pochi attimi tutto si dissolse, mentre la sua mente già si proiettava a quello che sarebbe successo la settimana successiva. Grovigli di corpi sudati, buchi sfondati, fiche da leccare, artigliare e possedere con le mani, grida e urla, bastoni di carne che si sarebbero contesi il suo corpo. In ogni posizione. In ogni buco. Più e più volte, fino a massacrarla a colpi di cazzo.
Le emozioni. L’adrenalina. Il gusto del proibito e della sfida. L’essere messa di fronte ogni volta a qualcosa di nuovo, di diverso, di forte. Sempre più forte, sempre di più. Sapeva di essere drogata di emozioni, solo così si sentiva libera, e anche se quello era un lato che non sempre poteva permettersi di mostrare, allo stesso tempo sapeva anche che quella era la sua condizione più vera, quella dove il suo essere messo davanti a uno specchio si sarebbe riconosciuto incondizionatamente.
Per chi non l’aveva conosciuta in questa veste, era davvero impossibile immaginarsi la trasformazione di quella donna bellissima in una dea del sesso, anche se il termine usato da molti sarebbe stato diverso. Ma che la chiamassero dea o troia, signora o vacca, mammina in calore o troia, alla fine non le importava affatto, quello che per lei davvero contava erano le sensazioni che provava e che poteva permettersi di vivere ogni qualvolta si presentava una situazione di quel genere. E, negli anni, va detto, di occasioni così ne aveva vissute a iosa, prima con il marito, abile amante e burattinaio delle sue emozioni e passioni, con il quale aveva iniziato a esplorare quel mondo libertino del quale ormai non avrebbe più potuto fare a meno.
E poi, quando il marito si era un po’ stufato di quel gioco, con il suo compagno, al quale Chiara era stata ‘ceduta’ affinché potesse continuare la sua ricerca del piacere. Con suo marito, al quale comunque raccontava sempre tutto, il rapporto era rimasto forte e bello come sempre, la loro era una famiglia bella e unita, e lei una madre attenta che faceva di tutto per far sì che i suoi due ragazzi crescessero bene e senza troppe nuvole a oscurarne gli orizzonti.
Ma poi c’era la sua seconda vita, e quelle poche persone con cui aveva una tale confidenza da potere mettere a nudo i propri pensieri non potevano restare indifferenti quando, con quella sua parlata dolce e lenta, nella quale ogni parola veniva pesata e valutata, Chiara raccontava di quelle sensazioni che nei momenti topici la avvolgevano come un abito, e che ogni volta la portavano a fare un passo più in là.
“Il sesso è la mia droga – ammetteva –, ma c’è sesso e sesso. E quello dolce, da amanti, non è il mio. Devo emozionarmi, sentire le endorfine diffondersi nel mio corpo, scuotermi, dilagare prive di qualsiasi tipo di controllo. Devo sentire i crampi alla fica, quel senso di vuoto che solo un cazzo potente e possessivo sa regalarmi. Devo agitarmi quando davanti a me vedo una donna libera e passionale. E in quel momento non ci sono niente e nessuno che possano fermarmi, impedirmi di conquistarla”.
La scelta più complicata, se complicata poté essere definita, fu scegliere il vestito adatto, qualcosa che non lasciasse nulla all’immaginazione, ma che al tempo stesso le facesse conservare quell’eleganza femminile che non la abbandonava mai, nemmeno nei momenti più torbidi. “Quella che per molti è perversione, lussuria, volgarità indecente, per me è solo libertà e piacere. Non ci sono situazioni ‘troppo’. Troppo indecenti, troppo violente, troppo volgari. E una donna libera ai miei occhi non sarà mai volgare, indipendentemente dalla situazione nella quale si venga a trovare” raccontava spesso Chiara.
E così, con il cuore che già giorni prima iniziava a batterle forte ogni volta che si trovava a pensare a quella Festa della Donna che la attendeva, “semmai più una festa alle donne”, si trovava a sorridere, iniziò anche a pensare all’abito adatto. In un primo momento aveva pensato a un vestitino in lattice che le disegnava alla perfezione quel corpo che spesso strappava occhiate bramose a chi la incrociava anche se indossava solo un paio di jeans.
Alla fine, però, optò per un miniabito nero che le era stato regalato poco tempo prima, molto aderente e molto corto, caratterizzato da diversi tagli nella stoffa che, nel muoversi, scoprivano il corpo, mostrando ora i seni, ora i fianchi, ora i glutei. Provocante, eccessivo, elegante. Proprio come Chiara, che nel momento in cui entrò nel club dove si teneva la festa sentì su di sé gli sguardi di oltre un centinaio di occhi.
Solo quegli ammiccamenti ricevuti nel momento in cui, al fianco del suo compagno, Chiara si presentò nel club, e l’idea di quello che sarebbe accaduto di lì a poco, contribuirono a regalarle i primi crampetti alla fica, che nascosta da appena un paio di centimetri di tessuto, iniziò a bagnarsi immediatamente. Qualche chiacchiera con un po’ di gente, qualcuno dell’ambiente milanese che conosceva e aveva frequentato nel corso degli anni, qualcuno che la approcciò con la baldanza tipica di sentirsi lo stallone che di lì a poco avrebbe domato quella puledra bionda dagli occhi nocciola, un drink, un paio di balli per riscaldare l’attesa, qualche mano che la accarezzava in maniera sempre più esplicita, e la serata incominciò a decollare.
I ragazzi che avevano organizzato la serata iniziarono a scaldare l’atmosfera con un po’ di balli sul piccolo palcoscenico al centro della sala, e quei corpi giovani, atletici, vibranti cominciarono a far vibrare le corde delle emozioni, ma le cose iniziarono a farsi serie per davvero nel momento in cui l’ex pornostar chiese di poter salire sul palco. Fisico sinuoso e proporzionato, gambe lunghe, un culo che sembrava disegnato e un seno che nel corso degli anni si intuiva che l’avesse portata a fare visita a qualche chirurgo estetico, la ragazza incominciò una lunga e seducente danza, che in breve tempo la lasciò nuda e sudata, mentre lo sguardo trapassava e oltrepassava tutti quegli occhi puntati su di lei.
Passione e disinibizione totale. Era quella libertà assoluta, quel senso del desiderio che filtrava non solo da quel corpo che aggrappato a un palo si apriva agli sguardi di tutti, ma anche dal volto ormai prigioniero della lussuria, erotico eppure per nulla volgare, che catturava ogni volta Chiara. E mentre la ragazza si toccava senza alcun ritegno, le mani ad accarezzare quella fica glabra che già luccicava di piacere, Chiara sentiva accendersi il desiderio.
Prima di concedersi al branco, sapeva che il suo primo orgasmo sarebbe stato dedicato alla ragazza, che nel frattempo, bevuta una birra, aveva srotolato un preservativo lungo il collo di vetro per poi infilarsi la bottiglia nella fica. Pochi minuti, e uno schizzo potente bagnò il palco, con quello squirting imperioso che sollevò un mormorio eccitato dalla sala.
“Vai a giocare con lei”. Quelle cinque parole pronunciate dal suo compagno, assieme a una leggera spinta sulla schiena, furono tutto ciò di cui Chiara ebbe bisogno. Pochi attimi e, liberatasi del vestito, Chiara raggiunse sul palco la ragazza, che nel frattempo non smetteva di toccarsi, dimenarsi e contorcersi sul palco bagnato dal suo orgasmo.
Da lì a cominciare a baciarla e a leccarla con passione fu un nulla, con le due lingue che dopo essersi scambiate qualche bacio intenso, presero a giocare con il corpo dell’altra, le bocche che cercavano i capezzoli e poi sempre più giù, con Chiara che, quando si trovò davanti quella fica aperta e fradicia di piacere perse definitivamente la testa, la lingua impazzita a invadere quella fonte di piacere, le dita che scavavano in profondità martellando senza posa quel corpo stupendo, i denti ad artigliare il clitoride scatenando gemiti di dolore e piacere.
Amava il cazzo, Chiara, e nel corso degli anni aveva perso il conto di quanti ne aveva presi, di tutte le età, razze e dimensioni, ma leccare una fica, poterla sodomizzare indossando uno strap-on, dominare una donna era qualcosa che le scatenava dentro qualcosa di primitivo e bestiale. E così, in quel momento, tutto il suo universo si concentrava tra quelle gambe, il volto fradicio di un nuovo orgasmo, dimentica di dove si trovasse e di tutto quello che stava succedendo intorno a loro, mentre la ragazza, tra una venuta e l’altra, con le mani le artigliava la testa quasi avesse paura di perdere contatto con quella lingua famelica che, se avesse potuto, si sarebbe infilata fin chissà dove.
Il primo cazzo, Chiara se lo trovò davanti nell’aprire gli occhi quando, pochi minuti dopo, sdraiata per terra, si stava godendo a sua volta la lingua della ragazza che aveva iniziata a lapparla come un’ossessa. Mentre intorno a loro in tutta la sala i corpi iniziavano mischiarsi, uno dei ragazzi era salito sul palco e si era unito alle due donne. Dai seni, la bocca era risalita lentamente sul suo petto, lungo il collo e poi alla bocca, con la lingua che avida era andata a ripulire gli umori che le ricoprivano il volto.
In piena estasi, la mente libera e leggera, il corpo pervaso da sensazioni intense, Chiara si godeva ogni bacio, ogni tocco, ogni carezza, ogni brivido, in un loop infinito e sempre più travolgente fatto di adrenalina, endorfine, follia. Quindi quel bel cazzo aveva puntato le labbra di Chiara che, come i petali di un fiore in una mattina di primavera, si erano dischiuse per accettarlo, il bastone di carne che, centimetro dopo centimetro, aveva invaso la sua bocca.
Da quel momento, mentre il suo compagno non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, era cominciata la mattanza di Chiara, perché alla bocca della ragazza poco dopo si sostituì un altro cazzo, che non trovò nessuna resistenza quando si trattò di affondare il colpo in quella fica calda e accogliente. Cazzi su cazzi a ritmo incessante cominciarono a dividersi e contendersi i suoi buchi, questo si sentiva Chiara, un buco da riempire di carne e sborra, e quando bocca fica e culo erano occupati, erano le mani a cercare e ad afferrare altri cazzi, segandoli per prepararli alla monta successiva.
Mentre nella sala ormai l’orgia era diventata collettiva, tra urla di incitamento e piacere, parole ad alta voce come gemiti prolungati, il suono di corpi che si scontravano a un ritmo sempre più animale e incontrollato, a un certo punto Chiara si ritrovò su un divanetto accerchiata da corpi di sconosciuti, la testa oltre il bordo, un cazzo che le sfondava in maniera prepotente la gola, mentre un altro la massacrava in fica e qualcuno, non sapeva chi, a intervalli regolari la prendeva a sberle sul clitoride. Quei cazzi durissimi, quei colpi violenti che la facevano sobbalzare e gemere sempre più forte, la mandavano fuori di testa, e più quei cazzi prendevano possesso del suo corpo, più Chiara, il volto ormai una maschera di saliva e sperma mentre un uomo dopo l’altro si svuotava nella sua bocca, sentiva di perdere il controllo e di volerne ancora e ancor di più.
Il punto di non ritorno avvenne quando il suo compagno, dopo un tempo che potevano essere ore, ma il tempo in quel momento correva a un ritmo tutto suo, le si avvicinò. Per tutta la serata era rimasto perfettamente composto a guardare quello che succedeva, bellissimo ai suoi occhi con quella camicia bianca e il pantalone classico, color grigio. Gli fu sufficiente un gesto per farla sentire puttana come a nessuno era ancora riuscito quella sera, perché senza neppure degnarsi di svestirsi, dopo essersi sistemato tra le sue gambe si limitò ad aprire la patta, tirare fuori il cazzo e con un colpo secco incominciò a fotterla come una cagna davanti a tutti.
E, come una cagna, Chiara in quel momento guaì, quasi pisciandogli addosso tutto il proprio piacere. Quando, qualche ora e un’infinità di cazzi dopo, la serata giunse al termine, Chiara era così sfinita da faticare persino a parlare, la mascella indolenzita, il corpo ricoperto di sborra, fica e culo che le facevano male solo a sfiorarli.
“Mi sento come se avessi corso una maratona – sussurrò a bassa voce al proprio compagno –. Dici che l’ho vinta?”.
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