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Aradia
di normanmonteiro
06.02.2024 |
2.371 |
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"Nel villaggio di Aradia, il paganesimo e l'erotismo si intrecciavano in una danza celestiale di spiritualità e piacere..."
C'era una volta il villaggio di Aradia, un luogo immerso nella bellezza e nella natura lussureggiante, una comunità di persone che vivevano seguendo una filosofia pagana. Questi abitanti credendo nella sacralità di ogni aspetto della vita, dalle stagioni che si susseguivano alle piante che crescevano, avevano una profonda connessione con la spiritualità.Nel cuore della foresta sedeva un altare circondato da fiori e incenso, dove le persone del villaggio si riunivano per celebrare i cicli della natura e onorare la Grande Dea. Durante questi rituali, la presenza dell'energia e del desiderio erotico era parte integrante della spiritualità pagana. Questa comunità vedeva nell'eros un sentimento sacro e considerava l'espressione fisica dell'amore come un atto di connessione profonda con la divinità.
Nei riti ogni donna si sedeva sopra ogni uomo, la penetrazione anale faceva parte del rito dell'unione tra terra e cielo, nonostante fossero circa 200 ormai giovani e vecchi si riunivano in questi rituali
Si iniziava a partecipare molto giovani: dall'età fertile delle ragazze, alle prime erezioni dei ragazzi; le tre donne più anziane si prendevano cura dei ragazzini per vedere se erano pronti ad avere rapporti, tutte le sere succhiavano i loro giovani membri, e valutavano se era un principio di erezione o se ormai erano "adulti" , in questo caso saliva sul suo membro e vedeva quanto quanto resisteva nella vagina.
La notte, quando la luna splendeva nel cielo illuminando i corpi degli amanti avvolti nei loro abbracci appassionati, il villaggio si trasformava in un luogo di desiderio e intensità. Coppie danzavano nude sotto il manto stellato, abbandonandosi alla passione e all'energia che emanava dalla terra. Quando la luna splendeva erano i momenti della scelta: si vedeva in viso le persone con cui si "ritualeggiava", nelle notti senza luna, ci si "ammucchiava", stesso negli inverni nella grande yuta.
Gli scambi di piaceri fisici tra gli abitanti del villaggio erano visti come un rito di unione, un modo per celebrare la divinità che risiedeva in ogni individuo. Questo approccio al sesso era libero da giudizi e tabù, un'esperienza condivisa e rispettata da tutti.
Le sacerdotesse della Grande Dea, vestite di bianco e circondate da fiori profumati, erano le custodi del tempio dell'eros. Durante i rituali, queste donne si univano agli uomini, danzando e intrecciando i corpi in una sinfonia di desiderio e passione, offrendo alla divinità un tributo di estasi.
Per diventare sacerdotessa una donna doveva masturbare il "grande vecchio", e raccogliere il seme in una grande coppa.
Questo uomo di una stirpe che si tramandava con iniziazioni, riusciva ad avere 30 potenti eiaculazioni.
La neo sacerdotessa per diventare tale doveva doveva bere senza interruzione tutto lo sperma (circa un litro) del Grande Vecchio.
Nei riti principali c'era solo la componente eterosessuale, poi altri e tutte le sere erano baccanali dove non si guardava al sesso degli altri partecipanti: naturalmente i figli erano figli di tutti.
La bellezza della spiritualità pagana ed erotica che permeava il villaggio era anche espressa attraverso opere d'arte e musiche. Gli artisti del villaggio creavano ritratti sensuali di corpi avvolgenti, dipingendo dettagli intimi e celebrando l'estetica del desiderio. Le canzoni che risuonavano nell'aria erano una mescolanza di melodie affascinanti, danze sensuali e testi che celebravano l'amore e la passione.
Nel villaggio di Aradia, il paganesimo e l'erotismo si intrecciavano in una danza celestiale di spiritualità e piacere. Era un luogo dove le persone vivevano in armonia con la natura, celebrando il divino attraverso l'atto d'amore. Questo era il loro modo di onorare la sacralità della vita, ricordandosi che ogni aspetto della loro esistenza era intrinsecamente collegato all'amore e alla forza vitale che permeano il cosmo.
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