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Il gusto del controllo


di AriannaeDioniso
19.09.2024    |    688    |    1 9.2
"" "Gesù, e se arriva qualcuno?" Anna balbettò, cercando disperatamente un’uscita, anche se ormai non poteva più fermarsi..."
Anna chiuse la porta del negozio, lasciando che il rumore del chiavistello scattasse come una liberazione. Il giorno era stato lungo, estenuante, e il sudore che le scivolava lungo la schiena le ricordava quanto desiderasse solo una doccia e un po' di silenzio. Ma non appena girò su sé stessa, vide Francesca. Gli occhiali di lei erano abbassati sulla punta del naso, quegli occhi scuri la fissavano con una calma che aveva imparato a temere e desiderare allo stesso tempo.
Era stato così per tutto il giorno. Ogni sguardo, ogni tocco accidentale, ogni parola non detta aveva portato a questo momento. Anna lo sapeva. Lo aveva sempre saputo. Francesca la voleva, e non era la prima volta che lo faceva capire. Ma questa volta, il desiderio della sua capa era tangibile, denso, viscerale.

Anna si diresse verso il bagno, il cuore che le martellava nel petto. Prese il rossetto dalla borsa, il suo colore preferito, un rosso scuro che le faceva sentire sicura di sé. Ma mentre si specchiava, sentì la porta aprirsi alle sue spalle. Il cuore le saltò in gola.
Francesca era lì, ferma nell’ingresso, lo sguardo che bruciava su di lei. Non c'era via di fuga. Non che volesse fuggire, non davvero. Un brivido di eccitazione le percorse la schiena mentre la donna si avvicinava, con movimenti lenti e deliberati. Sentì la mano di lei sollevarsi e, un attimo dopo, il tocco morbido ma deciso delle dita di Francesca le scivolò lungo la guancia.

Anna indietreggiò, fino a sentire il muro freddo contro la schiena. Il suo respiro si fece più rapido, i suoi occhi si allargarono mentre quelli di Francesca si stringevano, colmi di un desiderio selvaggio. Il calore tra i loro corpi era insopportabile, ogni millimetro di spazio tra di loro carico di tensione elettrica. Il respiro di Anna divenne un ansimare irregolare, il suo corpo tradiva il senso di controllo che cercava disperatamente di mantenere.

"Devo andare, signora Francesca..." sussurrò, la voce tremante di una scusa che sapeva già non avrebbe retto.
Francesca rise piano, una risata bassa, piena di un piacere perverso.
"Perché mi fai sempre questo, Anna?" chiese, la voce dolce ma con una sfumatura di minaccia.
"Non ho fatto niente," rispose Anna, sentendo la sua gola stringersi. "È solo una sua impressione."
L'espressione di Francesca si fece più dura.
"La mia impressione? Sempre scuse, sempre bugie."
Fece un passo avanti, invadendo ulteriormente lo spazio personale di Anna.
"Flirti con me tutto il giorno, mi provochi con quegli sguardi. E poi ti comporti come se non volessi niente. Ma io so cosa vuoi, Anna. So cosa ti fa tremare."
Le parole di Francesca erano una lama affilata che tagliava ogni difesa della ragazza. Ogni fibra del suo essere urlava di resistere, ma il suo corpo si piegava, il suo cuore batteva più forte.
"Ti avevo avvertito," sussurrò Francesca, abbassando la voce fino a renderla un sospiro intimo. "Ora voglio assaggiarti. Voglio che sia dolce, come piace a me."
"Gesù, e se arriva qualcuno?"
Anna balbettò, cercando disperatamente un’uscita, anche se ormai non poteva più fermarsi.
"Non ci vorrà molto," rispose Francesca, il tono autoritario che non ammetteva repliche. "Vieni qui. Voglio sentire la tua bocca."

Francesca sollevò le dita, e senza neanche pensarci, Anna obbedì. La bocca si aprì, e le sue labbra si chiusero intorno alle dita della padrona, succhiandole lentamente, la lingua che si muoveva con ansia attorno alla pelle morbida. Sentì il sapore del desiderio sulle dita di lei, sentì il corpo che si scioglieva sotto quella sottomissione.
La tensione si accumulava, ogni tocco, ogni movimento delle dita di Francesca nella sua bocca le faceva salire un’ondata di calore, un formicolio insistente che iniziava a crescere tra le sue gambe.
Francesca non si fermava. L’altra mano trovò presto la via sotto la gonna di Anna, scivolando dentro di lei con una facilità disarmante. Le dita si muovevano con una precisione che solo Francesca possedeva, come se avesse studiato ogni centimetro del corpo di Anna.
"Ora muoviti," ordinò Francesca, la voce carica di desiderio. "Muoviti come se fossi con lui."
Il corpo di Anna rispose prima ancora che potesse pensarci. I fianchi si mossero contro le dita di Francesca, il respiro divenne più pesante, i suoi occhi si chiusero mentre si abbandonava al piacere.
"Succhia di più," ordinò Francesca, le sue dita che si muovevano con maggiore intensità. "Fammi sentire quanto lo vuoi, Anna."
Anna tremava. Il piacere le percorreva tutto il corpo, ogni fibra in tensione, fino a quando non poté più trattenersi. Un’ondata di estasi la colpì come una tempesta, il suo corpo si contrasse, la bocca si aprì in un urlo soffocato, mentre Francesca la guardava con uno sguardo di puro possesso.

"Sei così brava a fingere," mormorò Francesca, il sorriso di una predatrice dipinto sulle labbra. "Ma ora ti farò godere sul serio."
Anna tremava ancora, i respiri corti e affannosi riempivano il silenzio del bagno. La schiena premeva contro il muro freddo, mentre cercava di recuperare il controllo, di rimettere insieme i pezzi di sé che Francesca aveva appena spezzato.
Ma la sua capa aveva appena cominciato. Con movimenti lenti e sensuali, le sue mani scivolarono sulla vita di Anna, tirando giù la gonna, lasciandola cadere ai suoi piedi.
Francesca si abbassò, le ginocchia che sfioravano il pavimento freddo, e sollevò gli occhi verso Anna, il sorriso pericoloso ancora dipinto sulle sue labbra.
"Non ho ancora finito con te," sussurrò, la voce carica di promesse oscene.

Le dita di Francesca si mossero di nuovo, questa volta con una delicatezza che contrastava con la brutalità di prima. Carezzò le gambe di Anna, le ginocchia che tremavano, la pelle ancora calda per il piacere appena provato. Poi, senza distogliere lo sguardo dal volto di Anna, le mani della donna si posarono sulle cosce di lei, facendola aprire lentamente, guidando il suo corpo.
"Voglio sentirti ancora, voglio assaporare ogni centimetro di te," sussurrò Francesca, e Anna sentì il calore crescere di nuovo dentro di lei. Era come se il corpo non fosse più suo. Ogni resistenza si era disciolta come zucchero nell'acqua, lasciando solo il desiderio, quel desiderio travolgente che solo Francesca poteva innescare e saziare.
Quando la bocca di Francesca trovò la sua strada tra le cosce di Anna, il respiro di lei si fermò per un attimo. Il tocco delle labbra di Francesca sulla sua pelle era un fuoco lento che iniziava a bruciare da dentro. Ogni leccata un tormento dolce, ogni bacio un'invasione profonda che la faceva sciogliere sempre di più.
"Sei così dolce," sussurrò Francesca, sollevando appena lo sguardo, le labbra umide. "Mi sei mancata, sai? Non sai quanto ho desiderato questo, quanto ho sognato di averti così."

Anna ansimò, i suoi fianchi si mossero involontariamente contro la bocca di Francesca, il piacere le attraversava il corpo come un fulmine. La sua mente era un caos, incapace di pensare, di resistere. Poteva solo arrendersi, abbandonarsi completamente a quella donna che la stava possedendo con una tale intensità da farle perdere il controllo.
Francesca aumentò il ritmo, la sua lingua trovava esattamente il punto giusto, le dita si infilavano dentro Anna con un'abilità letale. Ogni tocco, ogni movimento era preciso, calcolato, fatto per farla impazzire. E Anna non poteva fare altro che lasciarsi andare, il corpo che si arcuava verso di lei, le mani che si aggrappavano ai capelli di Francesca, le labbra che emettevano gemiti spezzati, desiderosi.
"Ecco, così," sussurrò Francesca, la voce appena percettibile, un mormorio caldo contro la pelle umida di Anna. "Lasciati andare. Lo voglio tutto, tutto per me."

Anna urlò, un grido soffocato che riempì la stanza mentre il suo corpo esplodeva in un’onda di piacere incontrollabile. Il suo orgasmo la travolse, le gambe tremavano, le mani che cercavano disperatamente appiglio. Ma non c’era nulla da afferrare. Solo Francesca, solo il piacere. Non c’era via di fuga.
Quando finalmente si lasciò cadere, senza forze, sentì le labbra di Francesca risalire lungo il suo corpo, lasciando una scia di baci caldi e lenti sulla sua pelle. Francesca si fermò davanti a lei, il viso arrossato, il respiro pesante.

"Sei ancora con me?" chiese con un sorriso beffardo, sfiorandole il mento con un dito.
Anna non riusciva a parlare. I suoi occhi erano ancora chiusi, il suo respiro ancora irregolare, ma annuì lentamente, incapace di fare altro.
"Brava ragazza," mormorò Francesca, appoggiando la fronte contro la sua. "Ma ricorda, questo è solo l'inizio. Sei mia, Anna."
Francesca si rialzò lentamente, lasciando che le sue mani scivolassero lungo il corpo ancora tremante di Anna. La guardava dall'alto, con quel sorriso sicuro che faceva sentire Anna completamente alla sua mercé. C’era qualcosa di così potente, quasi ipnotico, nell’autorità silenziosa di Francesca. Non aveva bisogno di parlare, il suo sguardo diceva tutto.

Anna la guardò, ancora confusa dal vortice di emozioni che l'avevano travolta. Non poteva far altro che restare lì, con le gambe che le tremavano, il cuore che batteva ancora forte nel petto. Aveva ceduto, si era lasciata amare da Francesca, e una parte di lei si chiedeva quanto di quel desiderio fosse sempre stato dentro di lei, nascosto, pronto a esplodere.

Francesca si sistemò i capelli, facendo scivolare una ciocca dietro l'orecchio con la grazia innata di chi sapeva sempre esattamente come apparire perfetta, anche dopo un momento di pura passione. Poi si chinò, raccolse le mutandine rosa dal pavimento e le passò ad Anna, come un gesto di concessione, ma anche di controllo.
"Vestiti," disse con voce bassa, ma autoritaria. "Dobbiamo tornare al lavoro, non vogliamo far aspettare troppo i nostri clienti, vero?"
Anna annuì debolmente, mentre prendeva le mutandine dalle mani di Francesca le dita tremavano . Le infilò velocemente, sentendo il calore sulla sua pelle, la traccia di quello che era appena successo tra loro. Cercava di mantenere un minimo di compostezza, ma sapeva che Francesca vedeva tutto, ogni emozione, ogni piccola insicurezza che provava in quel momento.

Francesca si avvicinò di nuovo, questa volta più lentamente, quasi come se volesse concedere alla ragazza un po' di respiro. Francesca si piegò in avanti, le labbra sfiorarono appena l’orecchio di Anna, e sussurrò, con una voce che era miele avvelenato:
"Non pensare che sia finita qui. Quello che abbiamo appena fatto… non è niente rispetto a quello che voglio da te. Questa è solo la prima lezione, Anna. E sarai tu a venire da me la prossima volta. A supplicare. Capito?"
Anna annuì, il suo cuore che accelerava di nuovo. C’era qualcosa di irresistibile in quelle parole, in quel potere che Francesca esercitava su di lei. Non era solo il piacere fisico, era una sottomissione emotiva, l'abbandono totale a qualcosa di più grande, di più intenso.

Francesca si allontanò, dandole un ultimo sguardo penetrante prima di girarsi e uscire dalla stanza, lasciando Anna sola, in piedi, ancora stordita.
Rimasta lì, Anna cercò di riprendere il controllo. Respirava a fatica, mentre i pensieri si accumulavano nella sua testa. Che cosa stava facendo? E perché ogni volta che Francesca la chiamava, ogni volta che le diceva di piegarsi alla sua volontà, lei non riusciva a dire di no? Le risposte a quelle domande, però, sembravano lontane, nascoste dietro un desiderio che non riusciva a comprendere del tutto, ma che la dominava con una forza irresistibile.
Francesca uscì dal bagno senza voltarsi, i tacchi che facevano eco sul pavimento del negozio silenzioso. Anna restò lì, immobile per qualche istante, mentre l'odore persistente di lei riempiva ancora l'aria. Il cuore le batteva forte, e mentre si rimetteva in ordine, si chiese come avrebbe fatto a rientrare in quella routine normale, quotidiana, sapendo che tutto stava cambiando, che Francesca avrebbe voluto di più.

Si guardò allo specchio, la pelle ancora arrossata, le labbra gonfie per il morso di desiderio che aveva cercato di trattenere, invano. Francesca l'aveva ridotta a questo: un miscuglio di emozioni che non riusciva a controllare. Indossò di nuovo la sua uniforme, sistemò i capelli in una coda alta, cercando di sembrare composta. Ma dentro, la tempesta era appena iniziata.

Mentre usciva dal bagno, Anna si sentiva come se il mondo esterno fosse cambiato, o forse era lei ad essere cambiata. Camminava lentamente, le gambe ancora deboli, la mente altrove, incapace di concentrarsi su nulla che non fosse Francesca, la sua voce, il suo tocco, le sue richieste sussurrate.
Il negozio era vuoto adesso, le luci fioche riflettevano sui pavimenti di legno lucido, e Anna si sentì improvvisamente vulnerabile, esposta in quell'ambiente che fino a qualche ora prima sembrava così sicuro, prevedibile. Chiuse la porta del bagno dietro di sé, sentendo l'eco della serratura scattare, un rumore che sembrava segnalare la fine di qualcosa, e l'inizio di qualcos'altro.

Francesca era seduta al banco, apparentemente immersa in qualche documento, gli occhiali ora ben saldi sul naso, la solita aria distaccata e professionale. Era difficile credere che, solo pochi minuti prima, quelle stesse mani che ora sfogliavano carte con noncuranza, l’avevano posseduta con tale fervore.
"Anna," la voce di Francesca risuonò tranquilla, quasi dolce, ma con quella sfumatura tagliente che aveva imparato a riconoscere, "sei pronta per chiudere?"
Anna annuì, incapace di guardarla negli occhi. "Sì, signora Francesca," rispose, la sua voce appena un sussurro.
Francesca alzò lo sguardo, fissandola per un lungo momento, come se stesse decidendo se lasciare andare la tensione che ancora aleggiava tra loro o se stuzzicarla ancora un po’. Poi sorrise, un sorriso che Anna trovava sempre più difficile decifrare.
"Bene. Non dimenticare di sistemare tutto prima di andartene."

Anna si affrettò a fare ciò che le era stato detto, il corpo che sembrava muoversi meccanicamente mentre la mente si arrovellava. Pensava al modo in cui Francesca l'aveva guardata, toccata, comandata. E nonostante il turbamento, c'era qualcosa in lei che continuava a desiderarlo.
E mentre il negozio si svuotava, Anna sentiva che il gioco tra loro era appena cominciato. Una partita che non sapeva come avrebbe giocato, ma a cui non avrebbe mai potuto rinunciare.
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