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Mio cugino


di kaizer
01.04.2017    |    1.254    |    2 9.8
"Lo agguantò con una mano calda che riprese a pulsare sembrava stesse per scoppiare e nel provare a ripiegarlo su su un lato per cercare di riporlo dentro me lo..."
Avevo appena completato un paio di pantaloni che non vedevo l'ora di indossare ma essendo lunghi dovevo aspettare per poterli accorciare. Giá in negozio, cercavo di focalizzare chi potesse fare un lavoro di sartoria in rapiditá. A casa mostrando in nuovi acquisti a mia madre ed esponendo il problema sartoriale , lei me lo risolse subito" ma sei proprio stupido" disse, " tuo cugino Vito é una vita che fa il sarto". Me ne ero completamente dimenticato tutto preso a pensare dove potessi andare, avevo dimenticato di avere il sarto in casa. Mio cugino Vito, sposato con una strafiga e padre di due splendide bambine, abita vicino casa mia è sentito sul cellulare mi diede suvito la disponibilità anzi, disse di sbrigarmi visto che Daniela, la moglie, lavorava e di lì a poco, sarebbe dovuto andare a prendere le bimbe da scuola. Mi affrettai a raggiungerlo è una volta casa dovetti togliere i jeans che avevo per la prova lunghezza. Quel giorno indossavo un paio di boxer, abbastanza larghi che mal volentieri contenevano il pisello all'interno. Non sono uno super dotato ma, vuoi lo sguardo di mio cugino che inginocchiato è già pronto per prendere la misura sembrava non staccare gli occhi dal mio pacco, vuoi il boxer che sciaguratamente metteva in evidenza il mio pisello, mi sembrava già così più grande del solito. Per togliermi dall'impaccio mi affrettai ad indossare subito i pantaloni appena comperati. Lui con fare sapiente nel sistemare le pieghe andò ad impattare e a sistemare più volte, come tutti i sarti, il cavallo dei pantaloni. Lo sapevo che erano consueti a farlo ma vuoi lo stare da solo in casa o il fatto che sembrava lo avesse visto spuntare da fuori i boxer e pensare che lo seguisse con gli occhi me lo stava facendo diventare bazzotto in men che non si dica. Non potevo certo nascondere l'elezione visto il tessuto morbido e la vicinanza dei suoi occhi e del suo viso vicino al mio pacco. Lui sembrava assorto solo a prendere le misure mentre io tentavo di pensare ad altro. Mi sbagliavo con ripetuti tocchi delicatissimi e sapienti struscia enti passava la mano sul cazzo che andava a diventare durissimo con la scusa di stentare il cavallo. Troppo eccitante. Il mio cazzo era diventato così duro e lui accorgendosene con la scusa di verificare le cuciture interne del pantalone, che sembravano dare una falsa piega,apri la zip e mentre apriva fece la sua comparsa, la grossa cappella arrossata dallo sfregare dei pantaloni , che uscita dai boxer lo guardava pulsando. Nel cercare di scusarmi per l'accaduto e per la vergogna, cercavo di riporre il mio arnese al suo posto. Nel cercare di rassicurarmi dicendo che erano cose che poteva succedere e vedendo l'impaccio nel non riuscire a riporlo dentro, si apprestò ad aiutarmi spostandomi la mano. "Lascia stare, te lo metto a posto io" mi disse. Lo agguantò con una mano calda che riprese a pulsare sembrava stesse per scoppiare e nel provare a ripiegarlo su su un lato per cercare di riporlo dentro me lo scappelló. ne seguì un gemito istintivo di goduria esagerata e un inaspettato inarcamento della fondo schiena che avvicinò il mio membro sulle labbra di mio cugino. Attimi interminabili. Le mie narici sembravano avvertire l'odore forte del mio sesso Con fare per nulla scandalizzato ma piacevolmente sorpreso, Vito, dopo un paio di veloci annusate sembrava accarezzare con le labbra la mia cappella. La sfiora da tutte le parti e dopo essersi inumidite le labbra gli diede il primo di una lunghissima serie di baci delicatissimi. Dopo averlo completamente bagnato in maniera repentina lo prese in bocca e con due abilissimi colpi di lingua imi fece sborrare sul sul viso. Come se niente fosse successo nel notare l'orologio, si rialzò velocemente mi ammonì dicendo di ripassare all'indomani per il ritiro, per verificare se la misura andasse bene. Mi strizzò l'occhio e scappo e prendere le bimbe da scuola. Ancora stordito mi rimisi i miei jeans e uscì dietro di lui.
Il resto un'altra volta
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