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Giorgina e la Bestia (Finale)


di aspergo
27.09.2024    |    1.715    |    3 9.7
"Volevo che succedesse, proprio così come una cerimonia di iniziazione, volevo uscire da quel garage come un vero rottoinculo, che perdeva sborra dal suo..."
Il riposo e la tenerezza dopo quel primo pompino furono intensi ma durarono poco.
Ero sicuro che Luigi volesse altro. E io non avevo intenzione di tirarmi indietro. Stava per succedere, sarei stato inculato e non era più un sogno o una fantasia.
In realtà lui non mi chiese niente. Non ce n'era bisogno. Ero soggiogato e stordito, sentivo il sangue fluire come se fosse un torrente di montagna, il cuore battere forte come non mai. Lo abbracciai stretto stretto e poi presi leccargli di nuovo il cazzo che stava tornando duro. Piccole leccate. Rispettose. Ero un cagnetto, un delizioso piccolo animale domestico tentava di attirare l'attenzione e la benevolenza del suo padrone.
Gli dissi semplicemente "Inculami!" Poi da brava bestiolina mi misi a quattro zampe sul pavimento, arcuando quanto più possibile il culo e tenendo bassa la testa. Volevo che lui vedesse bene la piccola invitante "o" più scura che lo aspettava tra le mie natiche.

Non ci furono parole o cerimonie inutili, io non gli dissi "Non farmi male è la prima volta." Lui non mi disse "Farò piano". Le bestie selvatiche non si scambiano smancerie. Si prendono. Lui semplicemente tra poco mi avrebbe rotto il culo. Sarebbe entrato a prepotenza dentro di me in un posto segreto che non sarebbe stato mai più come prima, e ogni volta che dal mio ano fosse passato qualcosa per entrare o per uscire io avrei pensato "Questo è il culo che Luigi ha spaccato quando io avevo sedici anni."
A me la cosa stava bene, così, proprio in quei termini. Volevo che succedesse, proprio così come una cerimonia di iniziazione, volevo uscire da quel garage come un vero rottoinculo, che perdeva sborra dal suo buco slabbrato.
Tutto quello che chiedevo al mio nuovo signore era che mi rendesse felice e degno di lui, che si impadronisse del mio culo, che mi dilatasse oscenamente e dolorosamente come un bravo cagnetto merita.
Non ci furono dita pietose che sparsero lubrificanti dentro e fuori il mio culo. Molto più semplicemente Luigi si avvicinò, stette un attimo immobile a torreggiare sopra di me in attesa, poi si accucciò, mi afferrò saldamente per le anche, sputò sul mio culo e puntò la sua cappella contro il mio buco.

A entrare fino in fondo ci mise un paio di minuti che io trascorsi con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati, ansimando. Mi assaporai ogni millimetro di quella penetrazione, ogni piccolo strappo che sentivo e che vinceva la mia carne e mi faceva diventare un altro, un servo e un dispensatore di piacere tramite la mia sottomissione al volere di qualcun altro.
Luigi era la grossa bestia che poteva stuprami a suo piacimento perché era quello che desideravo.
L'avanzare del suo cazzo che stava dando una nuova forma al mio culo mi stava facendo diventare il cazzetto duro come l'acciaio, duro tanto da essere quasi insopportabilmente dolorante.
Alla fine sentii i peli dei suoi coglioni appoggiarsi sulla mia pelle, era entrato tutto.
Mi disse "Hai il culo stretto, anche se ho visto che te lo sei già aperto da solo, ma il cazzo, quello vero, è un'altra cosa giusto?" "Un'altra e bellissima cosa, Luigi, ora scopami bene, ti prego".
E lui lo fece, prese a scoparmi con colpi improvvisi e duri, fino in fondo, poi cambiò ritmo, rallentò e per un po' andò avanti e indietro lento e metodico per esplodere poi nuovamente con colpi rapidi e affondati fino alla radice, così che io potessi sentire i suoi grossi coglioni sbattermi addosso.
In preda a un piacere sconosciuto mi muovevo andando incontro ai suoi colpi, alternando momenti dove tentavo di stringere il suo cazzo con il mio culo ad altri dove me ne stavo fermo a prendere rassegnato tutto quello che lui voleva darmi.
Lo imploravo con le solite preghiere: che andasse più forte, più a fondo, che mi facesse più male, che non avesse nessuna pietà di me, che mi inculasse come se fossi uno persona che odiava e che voleva punire.
Lo pregai di sculacciarmi mentre mi inculava, che mi colpisse forte con le sue grandi mani, che rendesse le mie natiche incandescenti tanto da non potermi sedere nei giorni a venire.
E alla fine successe, il mio cazzetto cominciò a secernere una sborra filamentosa che si accumulava in una piccola pozza sotto di me, stavo venendo ed era una cosa completamente diversa da ciò a cui mi ero abituato con le mie seghe, non c'erano spinte, non cerano fiotti, era un piccolo flusso continuo che mi stava sciogliendo dal di dentro.
Poi venne anche Luigi con colpi tremendi e grugniti adatti alla bestia primordiale che lui era per me. Lo sentivo pulsare mentre stava fermo piantato dentro di me, che ero una cosa sua, un accessorio per svuotarsi per bene i coglioni.

Dopo ci fu silenzio. Silenzio e l'odore acre del suo sudore. Mi accorsi che stavo piangendo. Una commozione fatta di molte cose. Certo, anche del dolore che si irradiava dal mio ano. Ma c'era altro, provavo un senso di liberazione e un piccolo senso di gratitudine per Luigi. Poi ci fu il suo cazzo che usciva dal mio culo.
Luigi non fece mostra di nessuna tenerezza particolare, un momento prima stava piantato fino in fondo in me, un momento dopo non era più dentro di me e questo era tutto.
Io sentivo il mio culo aperto e sapevo che non si sarebbe mai più chiuso del tutto. Almeno non lo avrebbe fatto nella mia testa.
Luigi mi disse "Mi è piaciuto sverginarti. Non sei il primo ragazzino che passa da questo palchetto. Ma tu sei speciale, tu sei raro, tu vuoi che ti si facciano le peggio cose. Mi piacerebbe fartele io quelle cose. Ma so che è meglio per tutti e due che non ci veda più." Non era tonto, proprio per niente. La gente su di lui si ingannava.
Io gli buttai le braccia al collo, lo baciai ancora e gli chiesi se mi potesse aiutare in un'ultima cosa. Gli chiesi se potesse prendermi un po' di carta igienica dal bagno, quando tornò io ero in piedi davanti al divanetto. Misi la carta per terra poi chiesi a Luigi di tenermi per le mani mentre mi abbassavo con una mossa quasi di minuetto e cagavo fuori dal culo la sua sborra mista a filamenti di sangue. Poi presi la carta, lo fissai negli occhi e gli dissi "Ti ringrazio Luigi. Mi hai rotto il culo in maniera divina."
E poi leccai tutto, avidamente.

Luigi non lo rividi più. Mio padre dopo poche settimane fu trasferito ad altra sede e noi cambiammo città.
E io a Luigi sono rimasto sempre grato, posto che Luigi fosse il suo vero nome. Grato per quel pomeriggio, per avermi svelato cose di me che non osavo confessarmi e per avermi aperto, è il caso di dirlo, nuove strade. Nell'immediato, nella nuova città Luigi mi mancava.
Mi stupravo da solo, quasi ogni sera, ripetutamente, cercando il dolore dei primi colpi e cercando di raggiungere quell'orgasmo così strano che avevo provato solo con la sua inculata, ma non c'era niente da fare... Il vero cazzo è un'altra cosa, aveva ragione anche in questo il mio Luigi.
Il peso di una persona che ti domina e che decide cosa farti è un'altra cosa. Più intensa, più ubriacante. Una sensazione che a me mancava tanto. Giorgina doveva prendere in mano la situazione e andare a cercarsi qualche bel maschio cui sottomettersi.
Ma queste, come si dice, sono altre storie a venire.

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