Gay & Bisex
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di massimocurioso
11.11.2024 |
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"L’ha guidato con una mano dritto nel mio orifizio e poi ha spinto un poco..."
I polpacci mi bruciano, non sono abituato a stare con i tacchi a spillo, e anche se sono appoggiato con le mani alla parete, quella posizione cui non sono abituato mi sta provocando un crampo. Stringo i denti e trovo la forza per incitarlo:“Spingi, di più.”
Lui mi allarga le natiche e affonda dentro le mie viscere. Sento i suoi peli pubici che strusciano sul mio culo. L’ho depilato poche ore fa, è liscio liscio, sensibile come non mai, al punto che quando appoggia le sue mani brividi di piacere mi percorrono tutta la schiena.
Mi ha dato diversi schiaffi prima di prendermi, violenti al punto che il lato sinistro mi brucia e sono certo che mi resteranno i segni delle sue dita per alcuni giorni. Lui non è un raffinato, uno di quelli che si perde in moine.
“Hai un bel culo, grosso e tondo.”
Mi ha detto poco prima, mentre indossavo i catpants davanti a lui. So di essere una visione kinky: un uomo peloso e per niente femminile con addosso una tutina in rete nera e i tacchi a spillo. Il sesso e il culo sono le uniche isole glabre, sul resto non ho scelta, deve rimanere così, altrimenti Paola se ne accorgerebbe. In ogni caso, anche questa volta, il mio amante improvvisato sembra soddisfatto di quello che vede.
Lui non è uno che va di fino, dicevo. Non ho dovuto succhiarglielo per prepararlo, e comunque non l’avrei fatto. Ho lubrificato il buchetto mentre lui indossava un preservativo rosso e poi mi sono appoggiato a una parete, e ho atteso. Poco, a dire il vero. L’ha guidato con una mano dritto nel mio orifizio e poi ha spinto un poco. Immediatamente il mio pene si è irrigidito, ho ritratto il prepuzio per vedere la gocciolina di piacere uscire dal glande.
“Sei pronta, troia?”
Fa parte del gioco di quella sera, essere la femmina di qualcuno, un buco da riempire. Di solito è il contrario, è il mio cazzo a volere soddisfazione, non il mio culo. Quel pomeriggio, però, mentre giravo nel sito di incontri, ho letto il suo annuncio e ho sentito quella voglia.
“Sempre, per il tuo cazzo. Inculami.”
Mi è piaciuto come ha pronunciato quella parola, troia, con la ‘t’ ruvida, come quella cosa grossa e dura che subito dopo ha iniziato a farsi strada tra le mie viscere.
“Hai un buchetto stretto …”
Ha fatto un passo indietro e ho sentito il rumore familiare del guizzo di lubrificante che esce dal tubetto. Ho guardato con la coda dell’occhio e ho visto che se l’è spruzzato sul dorso dell’asta.
È vero, il mio orifizio è stretto, non è allenato a penetrazioni estreme, e, come ho detto, lo concedo in poche occasioni. La realtà è però che sono eccitato alla follia, al punto che i muscoli anali sono contratti all’estremo.
Mi sta scopando ormai da una decina di minuti, sempre nella stessa posizione. Mi sono dovuto abbassare, coi tacchi a spillo sono troppo alto e lui era costretto a spingere verso l’alto, in punta di piedi. Abbasso lo sguardo, il pavimento è pieno di chiazze di seme, il mio, che continua a uscire a fiotti, a ogni risacca.
“Di più, sfondami.”
Adoro sentire il suono della mia voce mentre lo imploro, usando parole che non ho mai detto, che non dico mai a Paola: sfondami, inculami, aprimi. Echeggiano nella mia mente e fanno da cassa di risonanza per quello che è ormai inevitabile. Lui prende con una mano i testicoli raccolti con l’elastico di lattice, ho il pene talmente duro che lo vedo muoversi su e giù al ritmo della sua scopata.
Sposto la mano destra sperando di non perdere l’equilibrio e inizio a masturbarmi. Sono in paradiso.
“Dai troia, vieni.”
Chiudo gli occhi, siamo ormai entrambi sudati fradici, è un’afosa notte di estate e lui non ha acceso il condizionatore. Abbiamo dovuto tenere le finestre chiuse, perché fuori, sul parcheggio, ci sono alcuni ragazzi che parlano in modo concitato e lui teme che ci possano sentire, sputtanando i suoi gusti sessuali a tutto il vicinato.
Lui si muove in modo quasi impercettibile, ho finito il lubrificante e il mio sfintere è ancora turgido all’estremo. Brucia, al punto che il dolore prende strada e per un attimo temo che mandi a puttane il mio orgasmo. Sento il paletto dentro di me che ha dei sussulti e capisco che è ‘ora o mai più’. Ancheggio per spostarlo dentro di me e vengo, spruzzando un mare di sperma sulla parete del muro cui sono appoggiato.
“Mi hai sporcato il muro, cazzo!”
Sembra veramente arrabbiato, e lo diventa ancora di più dopo che mi metto a ridere. Mi ci è voluto un orgasmo per rendermi conto che il mio amante, per il quale ho fatto quasi un ora di strada, non è che un ragazzo. Ha il pene floscio coperto da un preservativo pieno di sperma.
“Basta uno straccio umido, e va via tutto.”
Lui sfila il cappuccio di lattice e lo getta vicino al tubetto di lubrificante vuoto. Ci rivestiamo in silenzio. Metto i sandali e i catpants nella mia valigetta, poi lo saluto con un gesto ed esco.
Il gruppetto di ragazzi è ancora nel parcheggio, passo a poca distanza da loro e sono sollevato che mi ignorino: vuol dire che non hanno sentito, la sua reputazione è salva.
Mentre sto per salire in auto mi sento chiamare, è il mio amante che si è affacciato da una finestra del suo appartamento. Ha in mano un sacchettino.
“Questo è tuo.”
Mi avvicino e lui lo lascia cadere. Sorride, a quanto pare è riuscito a pulire la parete. Mi fa un cenno di saluto e poi entra in casa.
Salgo in macchina e fuggo in gran fretta. Appena sono abbastanza distante, mi fermo e apro il sacchetto. Il ragazzo ci ha messo dentro il tubetto vuoto di lubrificante e il preservativo. Stronzo. Mi guardo in giro e vedo dei bidoni di immondizia a bordo strada, butto il sacchetto dentro a quello piazzato davanti al cancello della casa più vicina, poi mi avvio verso casa.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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