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Lui & Lei

Triestina - Atalanta


di Claire1980
24.09.2024    |    848    |    4 9.7
"Quando serra le gambe intorno al mio viso, affondo la bocca nella figa offerta..."
La versione di Chiara

Mi muovo lentamente, il cuore che batte forte mentre il suo sguardo si fissa su di me.
Il vestito di Amanda Uprichard scivola via, cadendo in un morbido abbraccio sul pavimento.
Con un gesto deciso, inizio a slacciare il reggiseno, lasciando che le spalline scivolino lungo le spalle. Sento la freschezza dell’aria sulla mia pelle, il brivido dell’esposizione.
Resto solo con i miei sandali di Rene Caovilla e le calze di nylon, che avvolgono le mie gambe in un delicato abbraccio lucido. Ogni movimento è lento e sensuale, mentre il nylon si allunga e si stringe, enfatizzando le curve del mio corpo.
Sento la sua attenzione su di me, il desiderio palpabile nell'aria. Le calze brillano sotto la luce, ogni passo che faccio è un invito, un’esplosione di sensualità. Resto lì, consapevole della mia vulnerabilità, ma anche del potere che ho in questo momento. La stanza è carica di tensione, e io sono pronta a lasciare che tutto questo si trasformi in un gioco di desideri e sguardi.

Lui non perde tempo, e la sua presenza è un vortice di desiderio che mi avvolge. Rozzo e maldestro, trasmette una virilità che mi fa perdere la ragione. Con un gesto audace, infila un dito nella mia intimità, e il suo tocco risveglia in me un brivido di piacere inaspettato. Prima che io possa rendersene conto, mi ritrovo sdraiata sotto di lui, mentre la sua forza selvaggia mi invade.
La sua passione è vorace, e ogni movimento è una danza di pura intensità. Mi scopa forte e mi palpa con bramosia, le sue mani esplorano il mio corpo, mordono e strizzano con un misto di desiderio e possessività. Il dolore si fonde con il piacere. la sua irruenza un fuoco che divampa, e io non posso fare altro che arrendermi, bramando ogni istante di questa esplosione di sensazioni.


Mentre la passione infuocata tra di noi cresce, una nuova impellente voglia mi attraversa. Lo osservo, il suo corpo teso e muscoloso, il desiderio che brilla nei suoi occhi. Un impulso irrefrenabile mi spinge a chiedergli di uscire, scendere, a esplorare quell’ardore che emana da lui.
Mi inginocchio, il suo sguardo che mi incita. Con un gesto delicato, prendo tra le mani il suo pene imbrattato dai miei umori, sentendo il calore e la solidità che irradia. I miei polpastrelli scorrono lungo la lunghezza, mentre lo guardo, il suo respiro si fa più profondo e affannato.
Inizio a muovermi lentamente, facendo scivolare la mia bocca sulla punta, gustando il sapore salato e inebriante. La mia lingua danza intorno alla sua testa, tracciando cerchi che lo fanno gemere. Ogni tocco è un invito, e la sua reazione mi riempie di potere.
Mentre il mio ritmo cresce, lo accolgo più che posso nella mia bocca, sentendo la sua reazione crescere a ogni movimento. I suoi gemiti di piacere diventano musica per le mie orecchie, e io mi lascio trasportare dal desiderio, affondando sempre più in lui.
Sento le sue mani nei miei capelli, un gesto di controllo e passione che mi fa fremere. Continuo, esplorando la sua essenza, mentre l’intensità dell’atto ci avvolge, creando un legame indissolubile di piacere e desiderio.

Sento un brivido di anticipazione mentre lui si sposta, le sue mani che mi afferrano i con forza e mi girano. La sua bocca si avvicina alla mia vulva, e un battito di cuore accelera il mio respiro.
Le sue labbra leccano la mia pelle, scivolando verso l’intimità che brama il suo tocco. Un’ondata di eccitazione mi attraversa, mentre la sua lingua inizia a esplorare, un movimento sinuoso e esperto che fa crescere le mie voglie.
Il calore della sua bocca e lingua che sguazza nella mia vulva sono un abbraccio avvolgente, Si dedica a me con passione, sente i miei gemiti, i miei respiri affannosi, e la sua attenzione si concentra su quel punto sensibile, portandomi sempre più in alto. Sento la tensione crescere dentro di me, un desiderio che si intensifica, un fuoco che arde e brama di essere soddisfatto.

Infine, raggiungo l’apice, una scossa elettrica che dall’inguine mi arriva al cervello attraverso i miei nervi e ka mia carne, Le mie gambe tremano mentre l’orgasmo esplode, un’esplosione di luce e intensità che mi lascia senza fiato. Ogni muscolo si contrae in un’ondata di estasi, e mentre lui continua a deliziarmi, mi abbandono completamente a quel momento di pura beatitudine.

Dopo il mio orgasmo le sono grata, farei di tutto per quest’uomo così selvaggio e appassionato. Con un sorriso malizioso, torno a inginocchiarmi davanti a lui.
Prendo di nuovo il suo cazzo tra le mani, accarezzandolo con una dolcezza che si trasforma rapidamente in bramosia. La mia bocca si chiude attorno a lui, e ricomincio da dove eravamo rimasti, tracciando linee di piacere lungo la sua lunghezza.
Sento le sie vene ingrossarsi, grugnisce qualcosa nel suo dialetto incomprensibile, ogni suono che emette alimenta il fuoco che arde dentro di me.
La mia testa si muove su e giù, sempre più veloce, mentre la mia lingua lavora instancabilmente. Ogni volta che lo sento avvicinarsi al limite, rallento, facendolo bramare ancora di più.
Finalmente, la sua tensione si scioglie in un esplosione di gioia carnale, e lo sento vibrare mentre raggiunge l’orgasmo. Lo sperma caldo inonda la mia bocca, un sapore intenso e salato che mi riempie. Ogni goccia è una ricompensa, e io lo accolgo con avidità, assaporando la sua essenza mentre il suo corpo si abbandona alla soddisfazione.
In quel momento, il nostro legame si intensifica, una fusione di desideri e piaceri che ci unisce in un’esperienza indimenticabile.

Mi dice qualcosa, un luogo comune sulle donne di Trieste, credo. Dice che ha fame. Dopo la passione che mi ha regalato non posso fare altro che proporgli le mie patate in tecia, una delle poche cose che so cucinare. Ci vestiamo e usciamo a far la spesa.


La versione di Massimo

Pota gnari, me lo aveva detto che per pagarsi gli studi aveva ballato sui cubi, la troia. Con arte si toglie gli indumenti, a uno a uno, tenendosi solo calze e scarpe. Sorride quando le palpo le cosce. Ha un profumo intenso, di quelli costosi, che impregnano l’aria e la rendono irrespirabile. Le infilo un dito dentro la figa. Poi due. Facciamo pure tre, che qui ci stanno comodi. Lei mormora qualcosa di delizioso in triestino. Qualche zozzeria molto musicale.
Le dilato la figa rosa e fresca e gliela l'annuso.
La sdraio sul tappeto e la fotto lì per terra. Non le faccio neanche togliere le calze, né le scarpe. Sandali con un tacco a spillo, che mi arrapano a bestia.
La chiavo selvaggiamente, come fuori di me. Una puttana bergamasca protesterebbe per tanta irruenza, i morsi, le strizze, i pizzicotti... Chiara invece sorride e ci sta.
Mi dà gusto strapazzarle le tette. Me le mette in mano. Mi dà i capezzoli da mordere. Tiro fuori l'uccello e glielo faccio accarezzare. Lei lo stringe forte fra le dita affusolate, seguitando a cinguettare in triestino.

Ha le gambe lisce lisce, senza peli. La figa è completamente liscia come quella di una bambina. Anche intorno al buco del culo del culo è pelata. Glielo assaggio col dito. Lei freme. Intorno alla figa comincia a essere umida. La fessura sembra piccola, ma ha un nonsoché di maturo, al tasto, sembra morbida e accondiscendente.
Il mio uccello le piace. Gli torce un po' il collo, gli tira la barba. Si accovaccia davanti a me, per giocarci. La figa le si apre come un frutto maturo. Mi sfiora con le cosce calzate di seta. Il loro tocco anomalo mi sfizia.

A guardarla non si capirebbe, se è arrapata. Ma il madore delle cosce la tradisce. Luccica sulla pelle. Adesso l'odore di figa sovrasta il suo profumo. Accarezza la cappella del mio uccello, mi fa solletico alle palle. Poi mi si sdraia fra le gambe e affonda il nasino nel mio vello virile. Non lo so cosa gl'insegnano alle donne, a Trieste. Chiara ha imparato a far bocchini fin da piccola, sembra. Incomincia dalle palle, a lavorare di lingua. Ha una lingua che pare un succhiello. Mi lecca la cappella, mi bacia la pancia, poi apre la bocca e mi slurpa l'uccello. È allupata. Stringe gli occhi a fessura. Mi circonda con le braccia. E ciuccia e ciuccia, a tutto andare. Con la mano le accompagno la testa su e giù, ha i capelli un po’ biondi un po’ castani, lisci e lucenti.

Le rovino quasi addosso. Lei si raddrizza, sempre col mio uccello in bocca, senza smettere di suggere e leccare e mordicchiare. Ma io la rovescio sul dorso e striscio con la faccia verso la sua figa. Strofino il mento sul suo pube, le titillo il bottoncino con la lingua. Le lecco le cosce, la figa, il perineo, il buco del culo. Quando serra le gambe intorno al mio viso, affondo la bocca nella figa offerta. Ne lecco il succo e, intanto, le palpo le chiappe. Lei spinge la sua figa desiderosa contro le mie labbra, tutta illanguidita. Il suo succo mi cola nella bocca.
Trema tutta, quando sente la mia lingua sfotticchiarle la clitoride. Io le affondo la lingua nella figa più a fondo che posso, fino a sfiorarle l'utero. Poi, d'un tratto, la fiumana. Io mi faccio una grande bevuta di succo di figa.

Voglio vedere, quando il mio cazzo sparare in quella bocca da troia. Quindi mi rigiro sul dorso e mi tiro un po' su, sui gomiti. La mula lavora, alacremente. La testa va su e giù, a ritmo pieno. Il suo volto si fa estatico, poi, quando sente il fiotto caldo sul palato, e nella gola. Chiude gli occhi rapita. Ciuccia e inghiotte. Inghiotte e ciuccia…Una sborrata così non me la ricordavo da tempo.

“Le triestine, m'hanno detto, sono come il caffè: forti e aromatiche. Vero?”
Chiara si mette a ridere. Mi chiede il permesso di sfilarsi le calze ora. M'è venuta fame. Propongo di andare al ristorante.
Ma Chiara mi redarguisce: “Non sono qui solo per fottere come una vacca,” dice. Quindi, cucinerà lei per me, dichiara. L'idea mi sorride. Ci vestiamo e andiamo a comprare del cibo.
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