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La figa di mia sorella - 1


di Solo_per
17.10.2021    |    17.191    |    4 8.8
"Lo trovai naturale, avevamo una grande confidenza..."
Ho conosciuto una ragazza all’università, Adele, un po’ più giovane di me.

Io mi ero già laureato, e restavo a Parma perché avevo ancora delle cose da fare.
Ci trovavamo all’ università e passavamo abbastanza tempo insieme. Nacque una bella confidenza. Era una biondina chiacchierona, ma non invadente. Studiava, era vicina a laurearsi.
Una sera lei restò da me, non ricordo la scusa, e dormimmo insieme.
Stavamo bene, non eravamo competitivi, ci divertivamo.
Una volta mi presentò sua sorella, Robertina.
Che fossero sorelle si capiva, ma erano davvero diverse.
Robertina più rotondetta, più timida, alta e garbata. Emanava un’aria che la rendeva molto attraente.
Passò del tempo.
Una sera Adele arrivò a casa con Robertina. Lo trovai naturale, avevamo una grande confidenza.

Un po’ mi meravigliai invece quando Adele disse che ci doveva lasciare e scappò con una fretta esagerata pregandomi di “badare a Robertina”. Disse proprio così.
Robertina, da parte sua si sistemò con molta calma sulla poltroncina e mi chiese se potevo offrirle la crema di caffè che bevevo con Adele; aveva un po’ di freddo e ne sentiva il bisogno.
Io restai davvero colpito. Quella crema di caffè era una ricetta di mia mamma, un bel liquore forte che bevevamo con Adele praticamente solo quando eravamo insieme a letto. Era diventata un’abitudine e ci ridevamo sopra.

Pensai fra me e me a quale complicità fossero arrivate le due sorelle, e versai volentieri da bere, molto divertito.
Robertina bevve un bel sorso, sospirò, mi attirò per il braccio e disse:
- Per fortuna Adele ti ha detto tutto.
Poi cominciò a baciarmi in bocca con calma e molta passione.
Era perfettamente distesa e spontanea, tutto avveniva naturalmente e con gusto.
Ci baciammo in piedi a lungo, ed effettivamente quella ragazza si dava con un abbandono ed una gioia che mi colpirono.
Tardammo a spogliarci perché ci piaceva continuare così, ma infine ci infilammo nel letto.
Robertina mi dimostrava una passione esagerata, insospettabile fino ad allora. A me piaceva stringerla addosso, con forza, per aumentare il godimento del contatto. Era forte, con dei bei seni, e rispondeva con piacere, strofinandosi anche lei, per avere addosso più pelle possibile.
Strofinava il corpo al mio cazzo con ardore e gusto, ma non lo toccava, e non faceva nulla per attirarlo dentro.
Io mi godevo quella bella ragazza, ma soprattutto il senso di scoperta gioiosa che mi trasmetteva ogni volta che la accarezzavo e mi baciava.
Ero un po’ confuso e l’immagine della sorella mi si sovrapponeva spesso; si somigliavano, ed io ero abituato ad Adele, alle sue maniere un po’ spicce, alle sue iniziative; Robertina invece era tutta devozione ed attesa, adorazione del mio cazzo e gioia di contatto fisico.

Mentre ci baciavamo sdraiati di fianco la penetrai. Il cazzo davvero durissimo arrivava in fondo, colpiva la fine della vagina e mi meravigliai a pensare che in quello era uguale alla sorella. Anche in quel momento ebbi un senso di confusione
Robertina si muoveva poco, mi lasciava fare con una fiducia ed un conforto incredibili, continuava a tenermi stretto ed a baciarmi, e quasi non respirava.
Io continuavo, con quella bella sensazione di figa ben presa e riempita fino alla fine, fino a dove il cazzo toccava.

Finalmente venne, irrigidendosi e rilassandosi a ripetizione, emettendo dei piccoli singulti, quasi dei singhiozzi.

Le tenni il cazzo duro ancora un po’ dentro, senza muoverlo, colto anche io da uno strano senso di meraviglia e di rispetto per quel bel corpo che mi si abbandonava con gratitudine.
Mi sfilai piano.
Lei volle il cazzo sul petto ed a quel punto mi fece venire velocemente, con una decisione ed un’esperienza che non immaginavo. Mi abbandonai su di lei e ci addormentammo.
Dopo un po’ Robertina volle andar via, e mi salutò con molta tenerezza.
Il giorno dopo io dovevo partire presto.
Ovviamente avevo qualcosa da dire ad Adele, mi sentivo in dovere ma anche in diritto di discutere con lei.
Ma non la vidi.
Tornai a casa per un certo tempo; qualche volta chiamai Adele al telefono; ma in quelle occasioni chiacchieravamo, sempre per il piacere di farlo. Non ci fu verso di parlare di noi, e della nostra esperienza.
Capitò che dovessi ripassare da Parma.
Avvisai Adele e ci ritrovammo con allegria; passammo una intera giornata a letto, anche per mangiare e, naturalmente, bere roba forte.

Si era fidanzata e parlava del suo nuovo ragazzo con affetto, dicendo che era simpatico e che la faceva ridere. Capii anche che doveva esser molto ricco, e che lei ci teneva. Non dubitai che lo avesse in pugno, e pensai che fosse un bene per entrambi loro.
- Ti devo una spiegazione, mi disse ad un certo punto.
E cominciò a raccontare ...
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