10 mesi fa
Baubo la dea dell'Oscenità
Da sempre mi interesso di argomenti che riguardano la sessualità femminile, in senso lato. Quando poi questo tema si intreccia con il tema del "sacro", dell'inconscio e delle origini della nostra civilità, ne vengo ancor più stuzzicata. Riporto quindi un estratto da una pagina Fb, LUDUM - Science Center Catania (visitatela tutti, è seria), su una figura di epoca neolitica che rappresenta l'Oscenità femminile, la mitica dea Baubò, o Baubo.
"C'è un essere che vive nel sottosuolo selvaggio delle nature femminili.
Questa creatura come tutte le creature complete ha i suoi cicli naturali e nutritivi.
Reagisce agli stimoli concernenti i sensi: la musica, il movimento, il cibo, le bevande, la pace, la quiete, la bellezza, l’oscurità.
Il suo culto è apparentemente scomparso da millenni , ma spesso il suo nome anche se è un poco storpiato viene pronunciato dagli uomini siciliani.
Parliamo della mitica dea Baubo, o Baubò.
Antica più degli antichi dei greci ,legame di unione con le divinità femminili neolitiche, misteriose nella loro incompiutezza corporale e come le antiche dee era rappresentata mutilata negli arti e altre volte nel capo, ma con chiari segni indicanti la fertilità.
Rappresentava un aspetto della sessualità femminile che nei tempi antichi veniva detto oscenità sacra, non nel senso che ha assunto oggi la parola, ma inteso come saggezza e intelligenza nella sessualità.
C'erano un tempo culti dedicati alla sessualità femminile irriverente, che non erano dispregiativi ma intesi a ritrarre parti dell’inconscio che rimangono tuttora misteriose e sconosciute.
L'idea stessa della sacralità della sessualità, e più specificamente dell’oscenità, quale aspetto della sua sacralità, è essenziale per la natura selvaggia.
Nelle antiche culture matriarcali esistevano dee dell’oscenità, così chiamate per la loro lascivia innocente quanto scaltra. Tuttavia il linguaggio rende ormai assai difficile comprendere le «dee oscene» senza connotati volgari.
Questo antico culto delle dee fu sospinto in meandri sotterranei dalla cultura patriarcale
A dispetto di tanta denigrazione, restano frammenti di storie nella cultura (compreso il nome) che sono sopravvissuti a svariate purghe.
Ci informano che l’osceno non è affatto volgare, la dea assomiglia piuttosto a una creatura fantastica che le donne vorrebbero avere tra le migliori amiche e che intimiderebbe qualunque maschio.
La dea dell'oscenità aveva la capacità di allentare ciò che era troppo stretto, di bandire la malinconia, di comunicare al corpo un umore che non appartiene all’intelletto ma al corpo medesimo, di mantenere liberi questi passaggi.
Esiste un unico riferimento scritto sulla dea a noi pervenuto dall’antichità , questo fa pensare che il suo culto venne distrutto e sepolto .
Cunta lu cuntu , ca.....
Proserpina bella figlia di Demetra la potente dea madre , fu rapita in terra sicula dal perfido Ade invaghito dalla sua bellezza.
Demetra cominciò a cercare la figlia per tutta la terra , si strappò la chioma immortale, e spogliandosi degli scuri veli, prese a volare sulla terra come un grande uccello, alla ricerca di sua figlia, chiamandola a gran voce.
Quella notte una vecchia seduta al limitare di una caverna disse alle sorelle di aver udito tre grida quel giorno: una era una giovane voce che urlava di terrore, l’altra chiamava lamentosamente, e la terza era di una madre in lacrime.
Proserpina non si ritrovava, e iniziò così la lunga folle ricerca di Demetra della figlia tanto amata.
Demetra si infuriò, pianse, urlò, cercò indizi e frugò dentro, sotto, sopra ogni rialzo della terra, implorò compassione, implorò la morte, ma non riuscì a trovare l’amata figlia.
Allora, lei che aveva fatto crescere ogni cosa per l’eternità, maledisse tutti i campi fertili del mondo, urlando nell’afflizione:
«Morite! Morite! Morite!»
Per via della maledizione di Demetra, nessun bambino poteva nascere, non poteva crescere il grano per il nutrimento, né potevano sbocciare fiori per le feste o crescere rami d'albero per i morti.
Tutto era appassito e inaridito sulla terra riarsa.
Demetra non si era più bagnata, e le sue vesti erano tutte infangate e i capelli arruffati. Nel suo cuore la pena vacillava, ma non si sarebbe arresa. Dopo tante domande, preghiere, avventure che non avevano portato a nulla, cadde infine accanto a un pozzo in un villaggio alle falde dell'Etna (alcuni dicono invece Eulisi in Grecia) in cui nessuno la conosceva.
Appoggiò il corpo dolente contro la pietra fredda del pozzo, e in quel mentre sopraggiunse una donna, o piuttosto una specie di donna.
Questa donna si mise a danzare davanti a Demetra dimenando i fianchi in un modo che ricordava il rapporto sessuale, e scuotendo i seni nella danza , vedendola Demetra non potè trattenere un lieve riso.
La femmina ballerina era davvero magica, perché non aveva testa, e i capezzoli erano i suoi occhi e la vagina la sua bocca.
Con questa amabile bocca prese a intrattenere Demetra con storielle piccanti.
Demetra cominciò a sorridere, poi ridacchiò, poi esplose in una fragorosa risata. E insieme risero le due donne, la piccola Baubo e la potente Demetra.
E fu proprio questo riso che trasse Demetra dalla depressione e le diede l’energia necessaria per continuare la ricerca della figlia; con l’aiuto di Baubo, della vecchia Ecate e di Elio, il Sole, la ricerca ebbe buon esito.
Le donne andarono da Zeus e lo obbligarono a chiamare Ade per liberare Proserpina , ma visto che la fanciulla aveva mangiato la melagrana che la legava per l'eternità con Ade , si trovò l'accordo che la ragazza passasse 8 mesi con la madre e 4 con il signore degli inferi.
Dal mito di Baubo ha origine il gesto dell’anásyrma (ἀνάσυρμα), o anasyrmós (ἀνασυρμός), ovvero l’atto di sollevarsi la gonna per mostrare la propria vulva.
Non è pornografia o semplice divertimento, ma un vero e proprio rituale apotropaico.
Esso era praticato nelle feste religiose associate a Demetra, come i Misteri Eleusini e le Termoforie, propiziatorie per la fertilità della terra e legate al ciclo della vita e della rinascita.
Le fonti letterarie ne riportano la descrizione con riferimenti al sollevamento delle vesti, a danze, all’uso di un linguaggio licenzioso, a scherzi a sfondo sessuale e di esibizione, a simboli di fertilità (per esempio i mylloi, dolci sui quali era praticata un’incisione al centro prima della cottura in modo tale che, una volta cotti, assomigliassero a delle vulve), a sacrifici di animali legati alla sfera demetriaca (ad esempio piccoli porcellini) e al consumo di alimenti legati alla dea, come melograna, fico e grano.
Fondamentali in tal senso sono gli ex voto ritrovati nei santuari demetriaci in quanto presentano gli attributi appena descritti.
L'appellativo con cui i siciliani chiamano la vulva femminile (u babbu) ricorda ancora l'antica dea , anche se esiste una versione che attribuisce tale appellativo all’arabo bāb che significa, “porta”.
Resta il fatto che le storielle «sporche» non soltanto alleviano la depressione ma possono far svanire la collera, lasciandoci più contenti di prima.
Provate e vedrete, se succede non mancate di ringraziare Baubo."
Da sempre mi interesso di argomenti che riguardano la sessualità femminile, in senso lato. Quando poi questo tema si intreccia con il tema del "sacro", dell'inconscio e delle origini della nostra civilità, ne vengo ancor più stuzzicata. Riporto quindi un estratto da una pagina Fb, LUDUM - Science Center Catania (visitatela tutti, è seria), su una figura di epoca neolitica che rappresenta l'Oscenità femminile, la mitica dea Baubò, o Baubo.
"C'è un essere che vive nel sottosuolo selvaggio delle nature femminili.
Questa creatura come tutte le creature complete ha i suoi cicli naturali e nutritivi.
Reagisce agli stimoli concernenti i sensi: la musica, il movimento, il cibo, le bevande, la pace, la quiete, la bellezza, l’oscurità.
Il suo culto è apparentemente scomparso da millenni , ma spesso il suo nome anche se è un poco storpiato viene pronunciato dagli uomini siciliani.
Parliamo della mitica dea Baubo, o Baubò.
Antica più degli antichi dei greci ,legame di unione con le divinità femminili neolitiche, misteriose nella loro incompiutezza corporale e come le antiche dee era rappresentata mutilata negli arti e altre volte nel capo, ma con chiari segni indicanti la fertilità.
Rappresentava un aspetto della sessualità femminile che nei tempi antichi veniva detto oscenità sacra, non nel senso che ha assunto oggi la parola, ma inteso come saggezza e intelligenza nella sessualità.
C'erano un tempo culti dedicati alla sessualità femminile irriverente, che non erano dispregiativi ma intesi a ritrarre parti dell’inconscio che rimangono tuttora misteriose e sconosciute.
L'idea stessa della sacralità della sessualità, e più specificamente dell’oscenità, quale aspetto della sua sacralità, è essenziale per la natura selvaggia.
Nelle antiche culture matriarcali esistevano dee dell’oscenità, così chiamate per la loro lascivia innocente quanto scaltra. Tuttavia il linguaggio rende ormai assai difficile comprendere le «dee oscene» senza connotati volgari.
Questo antico culto delle dee fu sospinto in meandri sotterranei dalla cultura patriarcale
A dispetto di tanta denigrazione, restano frammenti di storie nella cultura (compreso il nome) che sono sopravvissuti a svariate purghe.
Ci informano che l’osceno non è affatto volgare, la dea assomiglia piuttosto a una creatura fantastica che le donne vorrebbero avere tra le migliori amiche e che intimiderebbe qualunque maschio.
La dea dell'oscenità aveva la capacità di allentare ciò che era troppo stretto, di bandire la malinconia, di comunicare al corpo un umore che non appartiene all’intelletto ma al corpo medesimo, di mantenere liberi questi passaggi.
Esiste un unico riferimento scritto sulla dea a noi pervenuto dall’antichità , questo fa pensare che il suo culto venne distrutto e sepolto .
Cunta lu cuntu , ca.....
Proserpina bella figlia di Demetra la potente dea madre , fu rapita in terra sicula dal perfido Ade invaghito dalla sua bellezza.
Demetra cominciò a cercare la figlia per tutta la terra , si strappò la chioma immortale, e spogliandosi degli scuri veli, prese a volare sulla terra come un grande uccello, alla ricerca di sua figlia, chiamandola a gran voce.
Quella notte una vecchia seduta al limitare di una caverna disse alle sorelle di aver udito tre grida quel giorno: una era una giovane voce che urlava di terrore, l’altra chiamava lamentosamente, e la terza era di una madre in lacrime.
Proserpina non si ritrovava, e iniziò così la lunga folle ricerca di Demetra della figlia tanto amata.
Demetra si infuriò, pianse, urlò, cercò indizi e frugò dentro, sotto, sopra ogni rialzo della terra, implorò compassione, implorò la morte, ma non riuscì a trovare l’amata figlia.
Allora, lei che aveva fatto crescere ogni cosa per l’eternità, maledisse tutti i campi fertili del mondo, urlando nell’afflizione:
«Morite! Morite! Morite!»
Per via della maledizione di Demetra, nessun bambino poteva nascere, non poteva crescere il grano per il nutrimento, né potevano sbocciare fiori per le feste o crescere rami d'albero per i morti.
Tutto era appassito e inaridito sulla terra riarsa.
Demetra non si era più bagnata, e le sue vesti erano tutte infangate e i capelli arruffati. Nel suo cuore la pena vacillava, ma non si sarebbe arresa. Dopo tante domande, preghiere, avventure che non avevano portato a nulla, cadde infine accanto a un pozzo in un villaggio alle falde dell'Etna (alcuni dicono invece Eulisi in Grecia) in cui nessuno la conosceva.
Appoggiò il corpo dolente contro la pietra fredda del pozzo, e in quel mentre sopraggiunse una donna, o piuttosto una specie di donna.
Questa donna si mise a danzare davanti a Demetra dimenando i fianchi in un modo che ricordava il rapporto sessuale, e scuotendo i seni nella danza , vedendola Demetra non potè trattenere un lieve riso.
La femmina ballerina era davvero magica, perché non aveva testa, e i capezzoli erano i suoi occhi e la vagina la sua bocca.
Con questa amabile bocca prese a intrattenere Demetra con storielle piccanti.
Demetra cominciò a sorridere, poi ridacchiò, poi esplose in una fragorosa risata. E insieme risero le due donne, la piccola Baubo e la potente Demetra.
E fu proprio questo riso che trasse Demetra dalla depressione e le diede l’energia necessaria per continuare la ricerca della figlia; con l’aiuto di Baubo, della vecchia Ecate e di Elio, il Sole, la ricerca ebbe buon esito.
Le donne andarono da Zeus e lo obbligarono a chiamare Ade per liberare Proserpina , ma visto che la fanciulla aveva mangiato la melagrana che la legava per l'eternità con Ade , si trovò l'accordo che la ragazza passasse 8 mesi con la madre e 4 con il signore degli inferi.
Dal mito di Baubo ha origine il gesto dell’anásyrma (ἀνάσυρμα), o anasyrmós (ἀνασυρμός), ovvero l’atto di sollevarsi la gonna per mostrare la propria vulva.
Non è pornografia o semplice divertimento, ma un vero e proprio rituale apotropaico.
Esso era praticato nelle feste religiose associate a Demetra, come i Misteri Eleusini e le Termoforie, propiziatorie per la fertilità della terra e legate al ciclo della vita e della rinascita.
Le fonti letterarie ne riportano la descrizione con riferimenti al sollevamento delle vesti, a danze, all’uso di un linguaggio licenzioso, a scherzi a sfondo sessuale e di esibizione, a simboli di fertilità (per esempio i mylloi, dolci sui quali era praticata un’incisione al centro prima della cottura in modo tale che, una volta cotti, assomigliassero a delle vulve), a sacrifici di animali legati alla sfera demetriaca (ad esempio piccoli porcellini) e al consumo di alimenti legati alla dea, come melograna, fico e grano.
Fondamentali in tal senso sono gli ex voto ritrovati nei santuari demetriaci in quanto presentano gli attributi appena descritti.
L'appellativo con cui i siciliani chiamano la vulva femminile (u babbu) ricorda ancora l'antica dea , anche se esiste una versione che attribuisce tale appellativo all’arabo bāb che significa, “porta”.
Resta il fatto che le storielle «sporche» non soltanto alleviano la depressione ma possono far svanire la collera, lasciandoci più contenti di prima.
Provate e vedrete, se succede non mancate di ringraziare Baubo."
10 mesi fa
ti ringrazio, temevo fosse un argomento noioso 🙂Quotato da AndraSofioMSDB,a "sottosuolo selvaggio delle nature femminili" già l'immaginazione è partita su una sicula dai capelli corvini e lucidi come il latex di cui veste :-)
.
bellissima storia, l'ho letta con molto piacere [...]
10 mesi fa
Concordo, guardare al passato può darci molte spiegazioni sul presente...terró cara l'idea di questa Dea!Quotato da AndraSofioMSDB,trovo che negli antichi miti ci siano molti spunti per fare sesso in modo acculturato e divertente
un gioco di ruolo lo vedo che ... cit "accompagna solo" :-)
10 mesi fa
🙂 Bellissima storia... adoro i miti dell'antica Grecia e questo mi era sconosciuto. Grazie 🙂Quotato da LaGattona,Baubo la dea dell'Oscenità
Da sempre mi interesso di argomenti che riguardano la sessualità femminile, in senso lato. Quando poi questo tema si intreccia con il tema del "sacro", dell'inconscio e delle origini della nostr [...]
10 mesi fa
Antica più dei Greci 🙂Quotato da Gargaroth,🙂 Bellissima storia... adoro i miti dell'antica Grecia e questo mi era sconosciuto. Grazie 🙂Quotato da LaGattona,Baubo la dea dell'Oscenità
Da sempre mi interesso di argomenti che riguardano la sessualità femminile, in senso lato. Quando poi questo tema si intreccia con il tema del "sacro", dell'inconscio e delle origini della nostr [...]
10 mesi fa
Eh si 🙂Quotato da LaGattona,Antica più dei Greci 🙂Quotato da Gargaroth,
🙂 Bellissima storia... adoro i miti dell'antica Grecia e questo mi era sconosciuto. Grazie 🙂
10 mesi fa
La mitologia greca è meravigliosa! Grazie per il tuo contributo 💗
Un'altro è Priapo:
Il culto di Priapo risale ai tempi di Alessandro Magno e fu largamente ripreso anche dai Romani, soprattutto collegato ai riti dionisiaci e alle orge dionisiache. Il suo culto era anche fortemente associato al mondo agricolo ed alla protezione delle greggi, dei pesci, delle api, degli orti. Spesso infatti, cippi di forma fallica o erme con in aggiunta simboli fallici nella parte inferiore venivano usati a delimitare gli agri di terra coltivabile. Questa tradizione è continuata nel corso dei secoli ed è resistita alla moralizzazione medievale del monachesimo. Infatti ancora oggi, possiamo trovare diversi esempi di cippi fallici in Italia, nelle campagne di Sardegna, Puglia (soprattutto nella provincia di Lecce) e Basilicata o nelle zone interne di Spagna, Grecia e Macedonia del Nord.
Il suo animale era l'asino, sia a causa dell'importanza che esso aveva nella vita contadina, sia per una sorta di analogia fra il pene di Priapo e dell'asino.
Già molto diffuse in Grecia e poi a Roma, le feste in onore di Priapo, definite falloforie, avevano un grande rilievo nel calendario sacro
Un'altro è Priapo:
Il culto di Priapo risale ai tempi di Alessandro Magno e fu largamente ripreso anche dai Romani, soprattutto collegato ai riti dionisiaci e alle orge dionisiache. Il suo culto era anche fortemente associato al mondo agricolo ed alla protezione delle greggi, dei pesci, delle api, degli orti. Spesso infatti, cippi di forma fallica o erme con in aggiunta simboli fallici nella parte inferiore venivano usati a delimitare gli agri di terra coltivabile. Questa tradizione è continuata nel corso dei secoli ed è resistita alla moralizzazione medievale del monachesimo. Infatti ancora oggi, possiamo trovare diversi esempi di cippi fallici in Italia, nelle campagne di Sardegna, Puglia (soprattutto nella provincia di Lecce) e Basilicata o nelle zone interne di Spagna, Grecia e Macedonia del Nord.
Il suo animale era l'asino, sia a causa dell'importanza che esso aveva nella vita contadina, sia per una sorta di analogia fra il pene di Priapo e dell'asino.
Già molto diffuse in Grecia e poi a Roma, le feste in onore di Priapo, definite falloforie, avevano un grande rilievo nel calendario sacro
Modificato dall'autore il 27-01-2024 08:38:02
10 mesi fa
Argomento per me assolutamente sconosciuto. Grazie per la condivisione. 🙂
10 mesi fa
Grazie gattona i miti mi affascinano sempre
In Sicilia è più usato : sticchio
termine sticchio ha la sua etimologia nel latino Osticulum ovvero piccola bocca (da Os) con evidente riferimento alla forma dei genitali femminil
In Sicilia è più usato : sticchio
termine sticchio ha la sua etimologia nel latino Osticulum ovvero piccola bocca (da Os) con evidente riferimento alla forma dei genitali femminil
10 mesi fa
Più che altro guardando al passato, viene da domandarsi come mai gli uomini del neolitico, avessero una considerazione per il genere femminile, più profondo di quello che c'è oggi...Quotato da LaGattona,Concordo, guardare al passato può darci molte spiegazioni sul presente...terró cara l'idea di questa Dea!Quotato da AndraSofioMSDB,trovo che negli antichi miti ci siano molti spunti per fare sesso in modo acculturato e divertente
un gioco di ruolo lo vedo che ... cit "accompagna solo" :-)
Tanto da pensare che forse, i veri uomini delle caverne abitino tra noi
🙃
Modificato dall'autore il 27-01-2024 15:21:38
10 mesi fa
Sicuramente i miti hanno radici nella vita reale ,ma non è così semplice , pensa alle donne che erano al centro del branco perché scappavano più lentamente ,oggi, all uscita di una metropolitana non c è ne è bisogno ,ci sono state società matriarcali e non ,tutto va rapportato in maniera non anacronisticaQuotato da xNemesi,Più che altro guardando al passato, viene da domandarsi come mai gli uomini del neolitico, avessero una considerazione per il genere femminile, più profondo di quello che c'è oggi...Quotato da LaGattona,
Concordo, guardare al passato può darci molte spiegazioni sul presente...terró cara l'idea di questa Dea!
🙃
Con la mortalità e la vita media preistorica maternità e prole avevano un valore 50 volte superiore a oggi !
10 mesi fa
https://www.nucleodoconhecimento.com.br/storia/concezioni-storiche#:~:text=Durante%20tutto%20il%20paleolitico%20le,sessi%20esisteva%2C%20ma%20senza%20disuguaglianza.
Alti e bassi nella considerazione femminile dall inizio !
La riflessione è che quando l uomo raccoglieva il cibo la donna aveva un ruolo paritario perché la forza fisica non aveva importanza , dopo con la caccia ,la proprietà ,la famiglia ecc ecc non è stato più così ?per logica , oggi che non c è tutto questo bisogno della forza fisica si dovrebbe naturalmente tornare alla parità ?ma c?è qualcuno che cerca di evitarlo 😄
Alti e bassi nella considerazione femminile dall inizio !
La riflessione è che quando l uomo raccoglieva il cibo la donna aveva un ruolo paritario perché la forza fisica non aveva importanza , dopo con la caccia ,la proprietà ,la famiglia ecc ecc non è stato più così ?per logica , oggi che non c è tutto questo bisogno della forza fisica si dovrebbe naturalmente tornare alla parità ?ma c?è qualcuno che cerca di evitarlo 😄
Modificato dall'autore il 27-01-2024 15:41:01
10 mesi fa
Leggetelo è interessante
https://www.focus.it/comportamento/psicologia/la-civilta-delle-donne
https://www.focus.it/comportamento/psicologia/la-civilta-delle-donne
10 mesi fa
Probabilmente eravamo migliori nei comportamenti sociali come ad esempio con l'economia del dono che naturalmente non implicava il possesso personale ma la condivisione: questo portava ad una società meno aggressiva.
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