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MI FOTTA IL CULO, PROFESSORE!


di caos_calmo88
31.07.2014    |    49.490    |    10 9.7
"Mi ero scordato, il mio amico mi aveva sborrato nel culo ieri sera..."
Un piccolo episodio della mia adolescenza che ricordo con piacere...
Avevo da poco compiuto 18 anni e già stravedevo per il cazzo. Di esperienza ne avevo già in materia, ero molto consapevole di ciò che desideravo e sapevo anche come ottenerlo… Avevo messo gli occhi sul mio professore, il supplente di chimica. Un bel ragazzone di 29 anni, un manzo con la barba incolta e gli occhialini da intellettuale, con il pacco sempre gonfio… Più di una volta mi aveva sorpreso mentre glielo puntavo, la cosa sembrava divertirlo anzi che disturbarlo. Non era alto, ma ben proporzionato, spalle larghe e un fisico robusto, atletico e curato. Occhi nerissimi e profondi.
Lui parlava della tavola periodica, mentre io gli fissavo il cazzo, proprio come un cane fissa un prosciutto. Poi ripensai alla scopata della sera prima col mio migliore amico, con il quale molti anni prima avevo perso la verginità anale. Seduto al mio banco, avvertivo delle fitte al buco del culo, stavolta mi aveva proprio sfondato con quel suo cazzone argentino. 20 cm di carne rosa pallido, che ogni volta mi deliziava.
Mi alzai dalla sedia e chiesi al professore di poter uscire, mi sentivo il culo umido…
Entrato in bagno mi passai due dita tra le chiappe e poi le annusai… sentii l’inconfondibile odore della sborra mescolata all’aroma di cazzo che mi fece eccitare di colpo. Mi ero scordato, il mio amico mi aveva sborrato nel culo ieri sera. Una sborrata copiosa, dolce, densa, che adoravo ingoiare spesso. Mi sarei sparato una sega con due dita nel culo, leccando ciò che rimaneva dello sperma fuoriuscito, ma non c’era tempo. Mi pulì come meglio potevo e tornai in classe proprio mentre suonava la campanella della ricreazione.
Vi trovai il professorino immerso nella lettura, mentre addentava un panino. Gli feci un sorrisino malizioso, che lui ricambio divertito.
Il resto della mattinata fu di una noia mortale, seguirono due interminabili ore di matematica!
Arrivarono finalmente le 13 e 30, la campanella suonò, e potei uscire da quella gabbia.
Avevo il pomeriggio libero, a casa non c’era nessuno, decisi quindi di mangiare qualcosa nel mio bar preferito, che poi era anche il bar dove mangiava abitualmente il mio sexy supplente di chimica. E infatti arrivò, con il giornale sotto braccio e gli occhialetti nel taschino della camicia.
- “Professore!!”, gli urlai.
- “Ciao”, mi rispose lui con un gran sorriso. “ Mi hai dovuto sopportare un ora stamattina, non ti secca dovermi vedere anche fuori?” disse ironicamente.
- “Niente affatto, anzi, se è solo e vuole farmi compagnia… mangiamo qualcosa insieme”.
- “Volentieri… se non ti disturba”, disse timidamente.
- “Perché dovrebbe professore? Lei mi è simpatico, non è come gli altri”
Mangiammo e parlammo allegramente per circa un ora, delle nostre vite, dei miei sogni, dei suoi studi.
Mi confidò di amare molto la musica jazz, anzi, mi invitò quella sera stessa al concerto di un suo caro amico, che si esibiva in un piccolo teatro cittadino. Accettai l’invito con entusiasmo.
Quella sera detti buca al mio amico argentino, avevo in previsione di farmi scopare il culetto dal professore…
Il concerto fu interessante, più che altro fu interessante il gioco di sguardi, le piccole allusioni, giocammo su questa linea per tutta la sera.
Ciò nonostante, dopo il concerto, il professore mi sembrava lontano dall’idea di farmi suo.
Intuì il problema e mi sbrigai a dirgli che ero maggiorenne… a quel punto si sciolse ma era quasi l’una di notte.
Eravamo in macchina, mi stava accompagnando a casa. Lo feci fermare con una scusa in una zona piuttosto isolata. Lui capii le mie intenzioni, forse, e si lasciò trascinare.
Mi sfiorò la mano e mi guardò con occhi dolci: non persi tempo, mi avvicinai a lui e gli infilai la lingua in bocca. Misi la mano sul suo pacco e lui me la tolse, una volta, poi due.
Ero deciso a farmi scopare da quel toro così timido. Ci sarei riuscito solo provocandolo.
La mia mano si riposò sul suo cazzo che si stava indurendo, cominciai a massaggiarglielo con una certa pressione, questa volta si arrese…
Prima che avesse modo di ripensarci glielo tirai fuori velocemente, graffiandomi la mano con la zip di metallo.
Finalmente lo avevo in mano, stringevo quel cazzo su cui tanto avevo fantasticato!
Era grosso e venoso, la cappella leggermente a punta e ben tornita. Cominciai a masturbarlo con decisione, lui godeva ed era come in estasi.
Mi piegai su di lui per infilarmi in bocca quell’uccellone, mentre lui mi infilava una mano nel culo. Gli presi la mano e gliela leccai abbondantemente… fu così che mi infilò un dito nel culo… “è caldo e morbido”, mi disse.
“Scopamelo”, fu la mia risposta.
Affondava il suo cazzo nella mia bocca, mi afferrò i capelli e spingeva la mia testa su e giù.
La mia saliva colava copiosa sui suoi coglioni pelosi.
-“Non ho i preservativi, andiamo a comprarli al distributore”, disse il professore con un filo di voce.
Accadde tutto in un lampo, ricordo solo che un attimo dopo ero a pecorina sul sedile della sua macchina, col culo sporto all’esterno, con lui in piedi dietro di me, fuori dalla macchina.
Mi lubrificò il buco abbondantemente e mi entrò con molta dolcezza… il mio culo si aprì docilmente al suo cazzo per farlo entrare. Buttai il sedere all’indietro di scatto, e mi impalò.
In un istante mi ritrovai il suo randello piantato fino in fondo al culo… cominciò a sbattermi con forza sempre maggiore, riuscivo a sentire le sue palle sfiorarmi le chiappe, che sensazione!
Sborrai con il suo cazzo piantato in culo… poco dopo mi raggiunse anche lui e lo sentii tremare dall’orgasmo.
Non ricordo quanto durò, ma ricordo di aver goduto come una puttana.
Dopo quella bella serata ce ne furono molte altre, nei mesi successivi.
Ma con discrezione ovviamente…
A fine anno il professore fu trasferito in un’altra città, aveva trovato un posto fisso.
Mi scopò un’ultima volta sul divano di casa sua, a pochi giorni dall’esame di maturità, quella volta mi sborrò in bocca per ben due volte in un solo pomeriggio. Ma solo dopo avermi stantuffato il culo per due ore buone, lasciandomi il buco largo e gonfio.
Fu un buon modo per salutarci.
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